martedì 12 dicembre 2017

Rassegna stampa 12 Dicembre 2017

La Nuova

Zedda leader della sinistra orfana di Pisapia
Il sindaco di Cagliari si schiera con il Pd: con lui anche Uras e
Capelli. Nel weekend vertice con Fassino

CAGLIARI Non c'è più Giuliano Pisapia al comando, ma Campo progressista non s'è dissolto. Anzi, uno dei nuovi leader, visto che è probabile una gestione collettiva dello "spazio politico" alla sinistra del Pd e col Pd, sarà il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Indiscrezioni romane, lo annunciano per domani nella Capitale, quando quello che è rimasto del Cp dovrebbe decidere con quale simbolo presentarsi alle elezioni politiche di marzo. Il più probabile è questo: «Sinistra progressista» su campo rosso, senza altri nomi o candidati di richiamo. All'interno del cerchio dovrebbero esserci due altri simboli e forse un terzo: Verdi, Socialisti e ancora in dubbio quello dei Radicali.

Di sicuro «Sinistra progressista» sarà un alleato del Pd in tutti i collegi uninominali e dovrebbe presentare le liste in quasi tutti quelli proporzionali. Il peso politico del nuovo partito potrebbe essere anche più pesante del previsto per due motivi: sarà l'argine a sinistra per frenare la fuga di voti verso «Liberi e Uniti» del presidente del Senato, Pietro Grasso, candidato di punta per Articolo 1-Mdp. Ma servirà a controbilanciare anche la presenza dei centristi di Casini, altri sicuri alleati del Pd, mentre sembra essere sempre più distante (si parla di divorzio consensuale) Alternativa popolare di Angelino Alfano. Sarebbe stato proprio questo distacco elettorale ad aver convinto Campo progressista, o Sinistra progressista stando al simbolo, ad accelerare i tempi dell'accordo col Partito democratico.

Domani sarà un giorno decisivo. Il ruolo di Zedda. Il sindaco di Cagliari non dovrebbe candidarsi alle Politiche, sarebbe costretto a dimettersi dalla carica dopo neanche due anni dalla rielezione, nel 2016, e questo non lo vuole fare. «Sarebbe una grave mancanza di rispetto nei confronti degli elettori», hanno fatto sapere dallo staff. Ma Zedda sarà comunque un o il punto di riferimento nazionale sia nella costituzione del partito e anche nella trattativa con il Pd su quale centrosinistra dovrà presentarsi alle elezioni.

Al suo fianco - anche questa è un'indiscrezione romana - dovrebbe esserci Federico Pizzarotti, sindaco di Parma ed ex Cinque stelle. In altre parole, riprenderebbe corpo e sostanza il movimento dei sindaci Arancioni, che tra l'altro è il nucleo da cui, a suo tempo, è nato Campo progressista. Poi cresciuto fino alla leadership di Pisapia, che però, ora ha fatto un passo indietro. Trattative avviate. Non solo a Roma ma anche in Sardegna.

Per questo fine settimana è annunciato un vertice, potrebbe essere venerdì quando a Cagliari ci sarà Piero Fassino, ormai è lui l'ambasciatore del Pd, fra il segretario regionale dei dem, Giuseppe Luigi Cucca, e proprio Zedda. Della delegazione di Campo progressista dovrebbero far parte anche i parlamentari uscenti Luciano Uras, senatore, e Roberto Capelli, deputato. È possibile che, in quell'occasione, proprio a Cagliari possa essere siglato il primo accordo ufficiale ed elettorale del centrosinistra in vista delle Politiche di marzo. (ua)

Unione Sarda

Pigliaru ricompatta gli alleati Ma sulle servitù si sfila il Pds
Il governatore dopo il vertice coi parlamentari: «Avanti insieme sulle riforme»

Il centrosinistra sardo si carica di buone intenzioni, lascia le
divisioni romane fuori dai cancelli di Villa Devoto e prova a serrare
le fila in vista delle prossime regionali. Il vertice di ieri
pomeriggio convocato dal presidente Pigliaru, al quale hanno
partecipato parlamentari e rappresentanti dei partiti di maggioranza,
è servito per strappare l'impegno a proteggere la coalizione e magari
ampliarla. Soddisfatto il governatore: «Un momento di condivisione
importante che ci rafforza e ci motiva».

LE PRIORITÀ Pigliaru promuove l'unità perché «lavorando insieme i
risultati arrivano, e molto può essere ottenuto nel breve periodo dopo
le riforme strutturali». Durante l'incontro sono emerse le priorità
che riguardano «lavoro, inclusione sociale, diritto allo studio,
trasporti e vertenze industriali». Il prossimo passaggio è «far
muovere subito le risorse finanziarie, soprattutto far arrivare in
fretta i fondi per il sociale e per il lavoro, cominciando
dall'approvazione degli importanti interventi previsti dalla
Finanziaria entro dicembre».

SERVITÙ Bisogna risolvere, però, la grana sulle servitù militari. Il
Partito dei sardi si è messo di traverso sull'intesa siglata a Roma da
Pigliaru: «Non è conveniente per la Sardegna», spiega il capogruppo in
Consiglio regionale, Gianfranco Congiu. Il presidente parla di «ampia
condivisione», e sulla posizione del Partito dei sardi dice: «La
rispetto ma ritengo sia profondamente sbagliata».

Il presidente difende l'accordo perché «fa fare alla Sardegna passi
avanti per mitigare l'impatto delle servitù militari». La posizione
del Partito dei sardi, espressa da Congiu durante il vertice a Villa
Devoto, parte da un presupposto di «scarsa fiducia nei confronti di un
ministero spesso inadempiente nei confronti della Sardegna».
Stamattina il presidente Pigliaru riferirà in Consiglio regionale
sull'accordo per poi votare un ordine del giorno. La seduta sarà
preceduta da un ulteriore incontro di maggioranza per capire se si
potrà ricucire lo strappo.

IL VERTICE Deputati e senatori della maggioranza sono arrivati nel
primo pomeriggio nella sede della presidenza della Giunta per la
riunione con il governatore alla quale partecipano anche il presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e il presidente della
commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd). L'obiettivo era tenere in
vita il centrosinistra, anche con l'aiuto di quelle forze che a
livello nazionale hanno dichiarato guerra al Partito democratico, in
primo luogo Art.1-Mdp.

La Sardegna, però, è un'altra cosa e lo dimostrano le parole del
deputato Michele Piras, alla fine dell'incontro: «C'è la volontà di
riconfermare il patrimonio che abbiamo a livello regionale, dobbiamo
lavorare per rilanciarlo in questo anno e mezzo che manca alla fine
della legislatura». Il senatore e segretario del Pd, Giuseppe Luigi
Cucca, coglie l'occasione per ribadire «l'impegno a continuare il
dialogo con tutte le forze della sinistra per rinforzare e allargare
il più possibile la coalizione».

I PUNTI Non è sufficiente delimitare la coalizione per avere la
garanzia di fare breccia nel cuore dell'elettorato: servono risultati
tangibili. Per questo motivo si è discusso di quanto ancora si può
ottenere dal governo al quale verrà chiesto uno stanziamento di 30
milioni di euro, da inserire nella Finanziaria nazionale, per le
Province e i Comuni che rischiano il dissesto economico. Sugli
accantonamenti difficilmente potranno esserci grosse novità, i tempi
sono molto stretti e il governo non sembra intenzionato ad aumentare
la cifra di 15 milioni di euro che, nel 2019, verrà concessa alla
Sardegna. Il senatore di Campo progressista Luciano Uras è convinto
che «le questioni statali che riguardano la Sardegna devono essere
condivise». Perciò arriva la proposta: «Ho suggerito al presidente di
estendere questo metodo di confronto anche ai parlamentari della
minoranza».

IN SARDEGNA La Finanziaria regionale, che oggi riprenderà l'iter in
Consiglio, è l'altro strumento per caratterizzare la legislatura di
centrosinistra. In questa direzione assumono un'importanza rilevante i
“pacchetti” che Giunta e maggioranza stanno mettendo a punto. Uno di
questi riguarda il lavoro, che potrebbe contare su uno stanziamento di
100 milioni di euro. Ci sono poi i provvedimenti per il sociale, con
un aumento della dotazione finanziaria per il Reis, università e
diritto allo studio. Il presidente Pigliaru raccoglie attorno a sé la
coalizione perché l'ultimo anno e mezzo di legislatura deve essere in
grado di tirare la volata al centrosinistra.
Matteo Sau

Continuità aerea, un nuovo stopRyanair
cancella i voli da Londra e Verona diretti a Elmas, disagi per
centinaia di passeggeri
Le aggiunte non bastano: biglietti introvabili per tutto il mese

L'ultima aggiunta è di giovedì scorso: 18 voli in più nei tre
aeroporti sardi e altri 10 aumenti di capienza, assicurati da aerei
più grandi. Ma i biglietti non bastano mai. E così tornare nell'Isola
per le vacanze di fine anno rimane sempre un'impresa. Tutto esaurito
per cinque giorni consecutivi (dal 20 al 24 dicembre) sulla rotta
Milano-Cagliari, posti con il contagocce anche sulle altre linee.
Il black out si è allargato alle giornate successive al Natale: dopo
il 25 dicembre l'ingorgo è su tutte le tratte in partenza dagli
aeroporti dell'Isola verso quelli di Fiumicino e Linate.

IL BLOCCO Difficile che arrivino altre iniezioni di posti. Forse
qualche ritocco (sotto forma di nuovi incrementi di capienza), ma
niente di più. Perché nonostante le regole della continuità
territoriale prevedano - in astratto - un aumento di biglietti ogni
volta che le prenotazioni superano l'80 per cento dei posti
disponibili, in concreto bisogna fare i conti con i limiti
dell'aeroporto di Linate (pochi slot liberi) e con gli aerei
disponibili.

LE PRENOTAZIONI Ad aumentare le difficoltà contribuiscono anche i
meccanismi di prenotazione: tutti possono acquistare biglietti per due
o tre voli diversi (in modo da avere più possibilità di partenza) per
poi farsi rimborsare i ticket non utilizzati. Questo sistema ingolfa
ulteriormente i siti internet e i canali di vendita.

LE ALTRE AGGIUNTE Ecco spiegato perché le aggiunte delle scorse
settimane, che hanno portato Alitalia, Meridiana e Blue Air a
garantire oltre il 50 per cento di posti in più (in media) tra metà
dicembre e l'inizio di gennaio, sono sparite. Assorbite dalle liste
d'attesa e dai tanti sardi emigrati che devono tornare nell'Isola per
le feste di fine anno. Ora il “buco” nei collegamenti si allarga fino
a dopo Natale. Dal 26 al 30 dicembre non si può più acquistare un
biglietto sulla tratta Cagliari-Milano, tutto esaurito anche il 27
dicembre sulla linea Cagliari-Roma.

VOLO CANCELLATO I pochi posti a disposizione hanno complicato la vita
anche ai passeggeri del volo Ryanair Verona-Cagliari, cancellato
domenica sera a causa della neve che ha bloccato l'aeroporto veneto.
«Qualche fortunato è riuscito a trovare posto sugli aerei in partenza
da Milano. Ma i biglietti a disposizione erano pochi, e in tanti
dovranno rimanere due giorni nella Penisola prima di tornare in
Sardegna», racconta Massimo Zucconi Martelli, tra i 115 passeggeri
rimasti a Verona. Tanti saranno costretti a tornare solo oggi.
«L'assistenza della compagnia aerea è stata minima, ci hanno offerto
una notte in albergo, ma gli altri biglietti necessari per arrivare a
destinazione saranno a carico nostro». Storia molto simile a quella
dei passeggeri del Londra-Cagliari Ryanair di domenica: quasi tutti
non riusciranno a rientrare prima di oggi.

I disagi nei prossimi giorni sono destinati ad aumentare: venerdì è
previsto uno sciopero di quattro ore dei controllori di volo e
Alitalia ha già annunciato cancellazioni. «L'80 per cento dei
passeggeri riuscirà a volare nella stessa giornata», assicurano dalla
compagnia.

NUOVO COLLEGAMENTO Da Olbia invece arrivano buone notizie: ad aprile
Transavia battezzerà il nuovo collegamento low cost tra Olbia e
Parigi, che avrà una frequenza di tre voli alla settimana. Ma la
primavera è ancora lontana: prima i passeggeri sardi dovranno superare
l'ennesimo ingorgo dei cieli per le feste natalizie.
Michele Ruffi

La Nuova

Nizzi: «Più donne nelle liste ma deciderà Berlusconi»
Il sindaco di Olbia, uno dei leader di Forza Italia nell'isola,
rivela: non mi candido Ma spiega la strategia e le linee che seguirà
il partito per Politiche e Regionali

di Luca Rojch
SASSARI
Ha parcheggiato la ruspa e indossato il doppiopetto. Settimo Nizzi è
da tempo diventato più di governo che di lotta. Il sindaco che
conquistava le masse con il suo pragmatismo, in perfetto stile
berlusconiano era sindaco-operaio, sindaco-progettista, sindaco-vigile
urbano, ora parla da leader di partito. La sua vittoria ha segnato la
prima inversione di tendenza, il segno di un certo sgretolamento del
centrosinistra. È diventato sindaco per un pugno di voti, ma nessuno
all'inizio della campagna avrebbe puntato un euro su di lui. Nizzi ha
dimostrato intuito politico e capacità.

Berlusconi lo ha sempre
apprezzato, e uno dei pochi che entra a Villa Certosa con una certa
familiarità. E anche un paio di settimane fa si è incontrato con il
Silvio nazionale nella villa faraonica a Porto Rotondo. Avete parlato
delle Politiche e delle Regionali?«Certo. Lui è un amico della nostra
terra, è un privilegio avere la possibilità di incontrarlo e una
fortuna per i sardi sapere che lui ha a cuore la nostra terra. Abbiamo
parlato di tutto. Anche delle elezioni Politiche e di quelle
Regionali».Qual è lo stato di salute di Forza Italia oggi in
Sardegna?«Forza Italia sta bene. Siamo stati capaci di ribaltare una
situazione fino a qualche mese fa preoccupante. Ma dico la verità a
fare da traino è stato Berlusconi.

Le sue parole e le sue scelte hanno
dato speranza sia alle classi lavoratrici, sia a quella
imprenditoriale».Ma manca in Sardegna una forte leadership
territoriale«È vero. Ma cerchiamo di sopperire a questa carenza con
l'unità di tutte le componenti del partito. In questi mesi ci siamo
incontrati molte volte e abbiamo discusso. Vogliamo allargare la
coalizione in vista della campagna elettorale. All'interno siamo
compatti, il resto arriverà. Sono fiducioso».Ma dopo il suo successo
alle Comunali lei si candiderà?«È l'ultima cosa che mi passa per la
testa. Non tornerò a Roma. Ho fatto una scelta precisa nel 2016 e non
ritorno indietro».E allora chi candiderete?«Beh credo che sia scontata
la conferma dei due uscenti Emilio Floris e Paolo Vella. Ma capisce
che oggi puntiamo a un risultato diverso dai due parlamentari piazzati
nelle ultime Politiche. Ora si aprono nuove prospettive.

Ci sono molte
caselle vuote, c'è un grande spazio e punteremo sul rinnovamento.
Punteremo molto su persone che eccellono nei loro settori
professionali. Gente che viene dal sociale, ma anche imprenditori.
Tutta gente che ha una grande credibilità». Quali sono i criteri?«Non
guardiamo alla data anagrafica. Insomma rinnovamento non per forza
significa giovani. Avremo tante donne nelle nostre liste, il 50 per
cento. Ci saranno sia personaggi noti, ma non politici di professione,
persone che hanno ben figurato.

Nessuno sconosciuto che magari ha un
amico potente e pretende un posto nelle liste». Si fanno alcuni nomi
anche di consiglieri regionali «Certo tra le donne c'è il consigliere
regionale Alessandra Zedda. È tra le possibili candidate. In questi
anni ha lavorato molto bene in Regione e credo che possa fare da
traino per tutte le donne che presenterà Forza Italia. Abbiamo chiesto
anche ad alcune sindache di aerea di centrodestra di candidarsi. Donne
che hanno fatto valere la loro azione, penso che ci saranno.
Cappellacci è il primo della lista perché è coordinatore regionale.
Anche il consigliere regionale Pietro Pittalis ha ben lavorato negli
anni in consiglio. È uno di quei nomi che dovranno essere sicuramente
proposti. Tra gli altri vedo bene Giuseppe Fasolino, e anche Marco
Tedde. Faremo una platea di nomi che presenteremo al presidente. Ma
come immaginate sarà lui a scegliere e ad avere l'ultima parola. Poi
ricordiamoci che ci sono anche i posti per gli alleati».

È diventato buonissimo, con tutti. Come sono i suoi rapporti con
l'europarlamentare Salvatore Cicu?«Buono. In passato abbiamo avuto
diverse interpretazioni sulle strategie da tenere, ma io dal 2016 mi
sono imposto di fare pace con tutti. Ho mantenuto la mia parola. Noi
dobbiamo dare risposte alle persone e non dare spazio alle questioni
personali o territoriali. Pensi che ora ho un ottimo rapporto anche
con esponenti dell'altra parte del mondo, con gente del Pd. Faccio
solo un nome: Gian Piero Scanu. Io devo pensare al bene di Olbia».Teme
i 5 Stelle?«Non mi fanno paura.

Prendono voti perché sono nella
posizione più semplice. Appena si mettono a governare dimostrano tutta
la loro incapacità. Basta vedere i disastri che fanno nei comuni che
amministrano». Ha visto i sondaggi che circolano? Vi danno davanti a
tutti.«I sondaggi ci sono e sono molto buoni, siamo in crescita e
davanti anche di molto in Sardegna. Mancano 4 mesi, noi non dobbiamo
fare errori, gli altri non possono fare miracoli perché 5 anni di
attività politica non si cancellano in 4 mesi». Circola il suo nome
come possibile candidato governatore«No guardi, io sto benissimo a
Olbia. Poi io sono uomo di partito e a decidere è il presidente». Chi
candiderebbe allora?«Ho in mente il nome di una donna capace e brava,
ma non lo dirò mai, altrimenti la brucio».Chi non candiderebbe?«(Ride)
Non lo dirò mai».

Fortza Paris: prematuro parlare di alleanze
Il segretario Scalas sulle manovre tra Pd, Pds e Psd'Az: noi
dialoghiamo con tutti ma su principi chiari

SASSARI
Gianfranco Scalas cade dalle nuvole. Lui, segretario di Fortza Paris
che ha appena stretto un'alleanza elettorale con il Psd'Az, delle
grandi manovre tra sardisti, Pds e Pd non sa nulla. O meglio sostiene
che i tempi siano ancora prematuri per parlare di patti già
sottoscritti. «Noi siamo d'accordo con il Psd'Az e la Base per una
alleanza sia per le politiche che per le regionali - spiega Scalas -.
Abbiamo dato mandato al segretario sardista Christian Solinas per una
interlocuzione con tutti quelli che vogliono sposare i nostri punti
programmatici, grillini compresi. Allo stato, però, ufficialmente non
mi risulta nulla, Solinas non ha riportato nessuna interlocuzione. E
quando sarà le varie risultanze dei vari incontri dovranno essere
portate alla attenzione dei tre partiti e insieme prenderemo le
decisioni migliori per la Sardegna».

Insomma, le grandi manovre per
una desistenza elettorale tra il Pd, il Partito dei sardi e il Psd'Az
procedono, ma è ancora presto per ufficializzare l'intesa. I tre
partiti lavorano per un accordo imile a quello che da anni sigla in
Alto Adige il Sudtiroler Volkspartei con il centrosinistra. «Forse
sfugge che Fortza Paris, il Psd'Az e la Base hanno deciso di
presentarsi sotto un unico simbolo alle politiche, quello dei quattro
mori. Vedo difficile una simile alleanza». Scalas ribadisce comunque
l'intenzione di sondare tutti i partiti dell'arco costituzionale. «Noi
non abbiamo preclusioni nei confronti di nessuno, neanche del
Movimento 5 stelle. D'altronde, alle ultime amministrative noi ci
siamo alleati a Oristano con il centrodestra, a Nuoro con il
centrosinistra, a Cagliari con un polo civico.

L'unica nostra
preferenza è riuscire a portare in Parlamento rappresentanti della
Sardegna slegati dalle forze nazionali. Voci autonome che
rappresentino la Sardegna a Roma». Ma c'è sempre il problema dei
numeri per arrivare in Parlamento. «Siamo consapevoli che bisogna
dialogare, se vogliamo fare gli interessi della Sardegna dobbiamo
farlo. Ma su principi chiari». Un'idea non molto distante da quella
proposta dal Partito dei sardi. «No, loro pensano a una lista con
dentro tutte le forze. Noi invece siamo per un diritto di tribuna per
i partiti sardi. Comunque, col Psd'Az e la Base sceglieremo la
proposta di maggiore utilità per la Sardegna». (al.pi.)

Tra Pigliaru e la coalizione unità su bilancio e insularità

politica regionale
CAGLIARI
Il centrosinistra di governo resiste e fa quadrato. Almeno per ora.
Dai due vertici voluti dal presidente Francesco Pigliaru, prima con i
parlamentari e subito dopo con le delegazioni di partito, è saltata
fuori questa novità: Pd ed Mdp continueranno a navigare insieme, in
Sardegna, anche dopo le elezioni politiche di marzo. Elezioni dove
invece - si sa - se le daranno di santa ragione. «Perché Roma non è
Cagliari, qui non ci sono Renzi e Alfano», ha detto all'uscita
dall'incontro il deputato Michele Piras di Articolo 1 e sicuro
candidato alla Camera per «Liberi e Uniti» di Pietro Grasso. E
«perché, a casa nostra, c'è ancora la possibilità di dialogare e credo
che nessuno pensi alla crisi, sarebbe puro autolesionismo, nell'ultimo
anno e mezzo di legislatura regionale», ha aggiunto Giuseppe Luigi
Cucca, senatore e segretario del Pd.

La sintesi politica dei due
vertici, durati fino a tarda sera, potrebbe essere questa: il
centrosinistra sardo andrà avanti, bisognerà vedere come, dopo le
Politiche di marzo. Anche se il deputato Roberto Capelli, Campo
progressista, ha messo le mani avanti: «Non facciamo però passare il
concetto che alcuni possono essere nemici a Roma e amici a Cagliari.
Sarebbe un disastro». Però la conclusione è stata questa: «Nessuno di
noi vuole disperdere questo patrimonio con cui abbiamo vinto le
Regionali del 2014, governato e soprattutto portato finalmente a casa
riforme fondamentali per la Sardegna. Serve solo più coesione a
prescindere da quanto accadrà a Roma».

Tutti presenti. I parlamentari
sardi del centrosinistra hanno risposto tutti all'invito di Pigliaru.
Unico assente Gian Piero Scanu, impegnato alla Camera, mentre a
firmare il foglio delle presene sono stati i senatori Giuseppe Luigi
Cucca, Ignazio Angioni per il Pd, e Luciano Uras, Campo progressista,
sette deputati dem, Romina Mura, Giovanna Sanna, Caterina Pes, Siro
Marrocu, Francesco Sanna ed Emanuele Cani, più Michele Piras di Mdp e
Roberto Capelli per Cp. Al tavolo anche il presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau, e quello della commissione bilancio
Franco Sabatini.Finanziaria nazionale.

C'è la possibilità che, alla
Camera, la Sardegna riesca a ottenere una trentina di milioni, 15 eano
quelli già promessi, per rimettere in sesto i bilanci delle Province e
sostenere i Comuni. «Ci sono gli spazi per alzare l'asticella», ha
detto Uras, che poi è andato oltre: «Per vincere di sicuro, sarebbe
necessario coinvolgere i parlamentari del centrodestra e spero che la
prossima volta Pigliaru lo faccia». Dovrebbe essere a gennaio, quando
si saprà se il governo manterrà anche l'impegno di accompagnare la
Sardegna in Europa per il riconoscimento dell''insularità. «Nella
legge finanziaria approvata dal Senato - ha detto Silvio Lai - c'è un
articolo che definisce proprio questo passaggio e altri passi in
avanti potrebbero esserci prima che finisca la legislatura nazionale».
Sarà invece difficile strappare qualcos'altro nella partita sugli
accantonamenti, i 684 milioni l'anno che lo Stato considera il
contributo della Sardegna al riequilibrio del debito nazionale. «Ma
sempre nella legge - ha sottolineato Marrocu - c'è scritto comunque
che il confronto finanziario col governo riprenderà».

Con qualunque
governo anche dopo marzo: «Dobbiamo essere capaci, a Roma, di essere
una sola voce - sono state le parole di Francesco Sanna - e la
solennità di questi vertici confermano che siamo sulla buona
strada».Finanziaria regionale. Pigliaru ha ribadito che per il lavoro
ci sarà uno stanziamento straordinario di 100 milioni. Poi reddito di
cittadinanza, scuola e welfare saranno gli altri punti fondamentali
della spesa. «Dobbiamo dirlo - ha commentato Cucca - È una Finanziaria
regionale molto politica, perché aggredisce i problemi della Sardegna
ed è anche davvero di sinistra».Il presidente. «Sono stati momenti di
condivisione importate - ha scritto Pigliaru - che ci rafforzano e ci
motivano. Tanto è stato fatto e tanto c'è ancora da fare, ma lavorando
insieme i risultati arrivano e molto può essere ottenuto nel breve
periodo dopo le riforme approvate e portato a casa».

Per concludere,
prima dello scontro col Pds sulle servitù militari, vedi articolo
sotto, «Siamo tutti d'accordo, parlamentari e maggioranza, sulle
priorità, dall'inclusione sociale al lavoro, dai trasporti al diritto
allo studio, alle vertenze industriali, che troveranno spazio nella
Finanziaria regionale ed è per questo che dobbiamo approvarla entro
dicembre. Così potremo spendere subito i finanziamenti che oggi
servono alla Sardegna». (ua)

La Regione replica: «L'accordo è stato condiviso». Oggi il dibattito
in Consiglio. All'attacco anche M5s
Il Pds: l'intesa sulle servitù è irricevibile

CAGLIARI
La bozza d'accordo sulle servitù militari rivedute e corrette non
piace per nulla al Partito dei sardi. Alla vigilia del dibattito, oggi
in Consiglio regionale, Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds, lo ha
detto al governatore Francesco Pigliaru, nel vertice di maggioranza
subito dopo l'incontro con i parlamentari.Lo strappo. Pare che il
gruppo guidato dall'ex assessore Paolo Maninchedda sia stato molto
esplicito nel giudizio: «Per noi quest'intesa, così come c'è stata
presentata, è irricevibile.

Le porzioni liberate nelle basi militari
di Teulada e Capo Frasca non corrispondono certo alle aspettative che
avevano i sardi». Di più della posizione del Pds non s'è saputo e
anche il giudizio appena scritto è frutto di indiscrezioni filtrate
con difficoltà. Comunque qualcosa di molto complicato dev'esserci
stato nel vertice, chiuso poco prima delle 22, tanto da obbligare il
governatore a un inusuale comunicato notturno.La replica. Comunicato
in cui c'è scritto: «In maggioranza e non solo - si legge - è stata
ampia la condivisione sull'accordo, tra l'altro già apprezzato dai
Comuni coinvolti e dalla componente civile della Commissione
paritetica sulle servitù. Qualche distinguo c'è stato da parte del
Pds, la cui posizione, per com'è stata riferita, rispetto ma ritengo
profondamente sbagliata».

Per poi spiegare perché: «È questa intesa
per la prima volta da decenni a far fare alla Sardegna passi in avanti
concreti per mitigare l'impatto delle servitù militari: saranno
liberate diverse aree significative, c'è poi la certezza degli
indennizzi pagati ai Comuni ogni anno e non più ogni cinque. E ancora:
la trasparenza, nei poligoni, sarà garantita da osservatori realmente
indipendenti e infine la possibilità che ricerca e innovazioni abbiano
ricadute positive nei territori sotto servitù».Gli effetti. Oggi, in
Consiglio, è all'ordine del giorno il dibattito sulla bozza e, a quel
punto, le differenze fra il governatore e i cinque consiglieri del
Partito dei sardi non dovrebbero essere più segrete. Cosa accadrà?

Lo strappo, stavolta alla luce del sole, potrebbe avere più di un
contraccolpo sulla maggioranza. Soprattutto se, alla fine, sulla bozza
il Consiglio dovesse votare. Cosa faranno i consiglieri del Pds:
diranno no, si asterranno? E senza quei voti quanto potrebbe essere
alto il rischio di una clamorosa bocciatura della bozza? L'attesa è
appena cominciata.Denuncia di M5s. A gettarsi nella mischia, con un
comunicato da Roma, è stato anche il senatore Roberto Cotti del
Movimento Cinque stelle. «Abbiamo in mano - ha scritto - diversi
documenti che dimostrano come siano del tutto inutili gli accordi
annunciati». Secondo Cotti «dopo due anni e mezzo di chiacchiere e
riunioni non è cambiato nulla». Fra i documenti citati il più
clamoroso sarebbe questo: «Finora il ministero della difesa non ha
fornito nulla per dimostrare di essere collaborativo sulla qualità
della salute e dell'ambiente nei poligoni. Ha risposto picche, nel non
fornire i dati sui controlli, persino al ministero dell'ambiente
figuriamoci come si comporterà con la Sardegna anche dopo l'intesa
sbandierata dalla Regione come un successo». (ua)

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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