mercoledì 21 marzo 2018

Rassegna stampa 21 Marzo 2018


M5s e Lega più vicini Presidenti entro sabato Accordo fatto per la Camera ai Cinquestelle e il Senato al centrodestra Si rafforzano Bongiorno per Palazzo Madama e Fraccaro a Montecitorio di Francesca Chiri

Tra i 5 Stelle e la Lega l'accordo sulle presidenze delle Camere è sostanzialmente fatto: ed è a tal punto saldo da far immaginare ai due contraenti di poter sbloccare l'elezione della seconda e terza carica dello Stato al massimo sabato. «L'elezione dei due Presidenti avverrà in contemporanea», si mettono al riparo però i 5 Stelle che non sembrano comunque temere colpi di scena da parte del centrodestra che oggi riunirà i suoi big «per decidere merito, metodo e nomi».

A garantire per la sua coalizione ci prova Matteo Salvini che si giostrerà prima la partita dentro il centrodestra. Tant'è che sulle personalità indicate le carte sono ancora coperte e verranno scoperte solo domani, dopo il vertice con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a Palazzo Grazioli, e a ridosso dell'inizio delle votazioni. Ma lo schema sembra già stabilito: ai M5s la Camera e alla Lega, o al centrodestra, il Senato. Luigi Di Maio torna però ad elencare quelli che sono i paletti da rispettare: dovranno «rappresentare le istituzioni in maniera dignitosa e onorevole, quindi non accetteremo né condannati né persone sotto processo» ripete confermando il suo no, quindi, a Paolo Romani o Roberto Calderoli e facendo risalire le quotazioni di Giulia Bongiorno, accanto a quelle dell'azzurra Anna Maria Bernini, mentre spunta il nome di un'altra leghista, Lucia Borgonzoni.

Per il Movimento, Di Maio rivendica Montecitorio dove in pole ci sono sempre i nomi di Riccardo Fraccaro e Roberto Fico: «Vogliamo che ci venga riconosciuto lo straordinario risultato del 4 marzo» mette in chiaro il leader che ripete: «Abbiamo chiesto la Presidenza della Camera perché qui ci sono più vitalizi da tagliare, più regolamenti da modificare». Tanto più che al Senato è molto più difficile governare il calendario dei lavori giacché per regolamento, in assenza di maggioranza in Consiglio di Presidenza, la palla passa all'assemblea. Un desiderio, fanno sapere i capigruppo M5s, su cui non c'è alcuna «contrarietà degli altri partiti» che intanto già si organizzano per suddividersi le vicepresidenze.

«È finita l'era dell'opposizione, ora comincia l'era del governo M5s: saremo all'altezza di questa sfida» esulta Di Maio mostrando quindi di aver l'accordo in tasca che sarebbe stato stretto ieri mattina con il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti. Il quale cerca di mantenere il low profile: «Stiamo lavorando tutti assieme, non solo Lega e Cinque Stelle. Tireremo le somme con Berlusconi e Meloni e decideremo tutti assieme, come centrodestra, come ci presenteremo al M5s e al Pd».

Insomma, «non c'è alcun accordo segreto tra Salvini e Di Maio». Ma il leader pentastellato sembra già cantare vittoria e già guarda al governo dove non abbandona ancora la strada di un'intesa che, con pazienza, guardi anche a sinistra. Per il momento, in ogni caso, le indiscrezioni sulla «pazienza» e sulla neutralità del Quirinale di fronte al colore che dovrebbe avere un governo stabile e con i numeri lo rassicurano. «Sono sicuro che il capo dello stato gestirà nel migliore dei modi questa fase. Apprezziamo molto che il Quirinale non stia mettendo fretta alle forze politiche» ha commentato il candidato premier del M5s.

Ed esulta, con il Washington Post, anche Davide Casaleggio che raccoglie i frutti della scommessa fatta da suo padre Gianroberto: »Il M5s è inarrestabile, è il primo partito digitale al mondo» mentre i vecchi partiti sono «moribondi» e con l'avvento della Rete anche «obsoleti e diseconomici».


La Nuova

Dopo le dimissioni dei soriani anche l'area Cabras-Fadda diserta la segreteria
Pd, solo ex Ds e renziani con Cucca

CAGLIARI
Nel Pd non tutto è ancora chiarito, nonostante il mezzo accordo
raggiunto sabato nella direzione regionale di Oristano. È vero che il
segretario Giuseppe Luigi Cucca ha congelato le dimissioni fino alla
prima settimana di aprile, ma la segreteria che aveva convocato per
lunedì mattina è stata disertata dalle altre due correnti. Se era
scontata l'assenza del gruppo capeggiato da Renato Soru, i suoi tre
delegati Giuseppe Frau, Antonio Piu e Barbara Cadoni si erano già
dimessi in blocco prima della direzione regionale, a sorpresa la
riunione è stata disertata anche dalla corrente dei
popolari-riformisti. A cominciare dal vicesegretario Pietro Morittu e
poi Aldo Pili e Alberta Grudina.

In sostanza, a rispondere alla
convocazione di Cucca sono stati solo i renziani e gli ex Diesse
Sebastiano Mazzone, Anna Rita Mele e Antonio Piu, ma mancando il
numero legale, erano presenti solo in quattro su dieci) la riunione è
stata rinviata a data da destinarsi.Ennesimo strappo. Dunque,
l'armistizio raggiunto a Oristano è durato appena due giorni. Ma quale
è stato il motivo della mancata partecipazione dei popolari-riformisti
alla segreteria? Dovrebbe essere questo: il documento finale della
direzione di Oristano, letto da Cucca dopo cinque ore di dibattito,
non è stato votato dalla direzione, ma invece sarebbe stato fatto
circolare come approvato nella chat del partito. Potrebbe essere stato
un errore tecnico averlo messo in rete, ma dalla corrente dei
popolari-riformisti è stato invece letto come un errore politico, o
comunque come «un passo in avanti non previsto» da parte del
segretario regionale.

Soprattutto perché alla fine della direzione,
quello stesso documento era stato criticato, in alcuni passaggi,
dall'ex senatore Silvio Lai, uno dei leader dei popolari-riformisti.
Mentre il gruppo di Soru aveva fatto subito sapere: «Non è stato
votato da nessuno, ma se avessimo dovuto farlo, noi avremmo detto no,
perché non siamo soddisfatti del rinvio delle dimissioni di Cucca ad
aprile».Cosa accadrà. È possibile che dopo il rifiuto dei
popolari-riformisti di partecipare alla segreteria anche questa
corrente potrebbe dimettersi nei prossimi giorni. A quel punto la
crisi sarebbe palese, con sei dimissionari, e Cucca potrebbe essere
costretto ad anticipare i tempi della convocazione dell'assemblea
regionale, prevista per la seconda settimana di aprile, che è tra
l'altro l'unico organismo che può accettare le dimissioni del
segretario o sfiduciarlo. (ua)

Unione Sarda

Incertezza sul bis - Pigliaru e il mistero per il 2019

Magari sarà una profezia che si autoavvera, ma per ora il passo
indietro di Francesco Pigliaru in vista del 2019 non c'è. La questione
della ricandidatura del governatore è ritornata d'attualità in questi
giorni, dopo che sabato scorso molti interventi della direzione
regionale del Pd (compresi quelli di alcuni consiglieri regionali)
hanno citato la presunta volontà di Pigliaru di non riproporsi tra un
anno alla guida del centrosinistra. E il documento votato dalla
direzione parlava inizialmente della ricerca di un nuovo leader,
passaggio poi eliminato su richiesta di Silvio Lai. Anche il
presidente del Consiglio Gianfranco Ganau affermava ieri sull'Unione
Sarda che «Pigliaru ha detto che non si sarebbe ricandidato, non ho
notizie di ripensamenti».

Ma la posizione del governatore è diversa da quella percepita dalla
sua stessa maggioranza. Proprio in questi giorni ai microfoni dei tg
regionali ha detto di non escludere la ricandidatura, pur senza darla
neppure per certa. Soprattutto, ha invitato la coalizione a
concentrarsi sulle cose da fare nell'ultimo anno della legislatura,
anziché iniziare a dividersi su chi sarà il leader a febbraio.

L'equivoco deriva forse da ipotesi circolate ai tempi del ricovero
ospedaliero del governatore, per problemi ora superati, e
all'interpretazione di un suo recente discorso pubblico, che parlava
della fine della legislatura: qualcuno l'aveva inteso come l'annuncio
della fine della sua esperienza alla Regione. Una smentita ufficiale
di Pigliaru aveva chiarito che non c'era l'intenzione di anticipare un
no all'eventuale ricandidatura.

ASSEMINI. Nomine e organico
Abuso d'ufficio, il sindaco chiede il rito abbreviato

Il sindaco di Assemini, Mario Puddu, ha chiesto ieri al giudice di
essere processato con un rito abbreviato secco, senza condizioni, così
da ridurre i tempi della decisione e consentire al Gup del Tribunale,
Roberto Cau, di pronunciarsi quanto prima sull'accusa di abuso
d'ufficio formulata nei suoi confronti dal sostituto procuratore Marco
Cocco. La stessa scelta l'ha fatta anche l'avvocato Francesco Murtas,
strettissimo collaboratore del primo cittadino del Movimento 5 Stelle
e con lui accusato di aver ideato la nuova pianta organizzativa del
Comune di Assemini per penalizzare una funzionaria a vantaggio di
altre due dipendenti, non indagate.

L'inchiesta su quella che era stata ribattezzata la “guerra grillina”
era divampata due anni fa quando tre consigliere dissidenti dei
Cinquestelle (Rita Piano, Stefania Frau e Irene Piras) avevano
presentato un ricorso sulle nomine dell'amministrazione, ipotizzando
il demansionamento di una dipendente. Terminata l'indagine, il pm
Cocco aveva stabilito il rinvio a giudizio sia per Puddu che per
Murtas, assistiti dai difensori Luigi Sanna, Matteo Perra e Davide
Mascia.

Ieri mattina era prevista l'udienza preliminare davanti al Gup
Roberto Cau per decidere sulla richiesta della Procura, ma i due
imputati hanno fatto richiesta di rito abbreviato. In udienza si è
costituito parte civile l'avvocato Francesco Marongiu per conto della
funzionaria che sarebbe stata penalizzata. Il 10 luglio si tornerà
davanti al giudice: accordato il rito alternativo potrà iniziare la
discussione con la requisitoria del pubblico ministero. (fr. pi.)

PD Primi consensi per il reggente: «Gestione inclusiva»

Foto su twitter della segreteria riunita al Nazareno. Il reggente
Maurizio Martina rinnova pratiche “old style” rispetto alla gestione
renziana. Nelle pratiche e pure nelle parole: vedi il post di ieri sui
ragazzi che si fanno centinaia di chilometri in pullman per tentare un
concorso. «Ripartiamo da qui. Dalle speranze e dalle fatiche di questi
ragazzi. Con umiltà». Insomma, una certa discontinuità riconosciuta
dalle minoranze, che parlano di una gestione più «inclusiva».

L'area Orlando dice che il reggente sta rispettando l'impegno di una
maggiore collegialità. Un tratto con cui Martina intende arrivare
all'assemblea nazionale di aprile. E Francesco Boccia non esclude che
lo stesso Martina possa essere il traghettatore verso il congresso.
Intanto nella segreteria di ieri è stata confermata la linea della
direzione: «Stiamo all'opposizione, il che non vuol dire fare
l'Aventino, e nel frattempo proseguiamo il dialogo istituzionale per
le presidenze delle Camere», dice Ettore Rosato.

Dialogo che per ora non starebbe facendo grandi passi avanti. Ieri
Martina e Lorenzo Guerini hanno visto alla Camera i capigruppo M5S:
c'è un'intesa sul metodo ma, riferiscono i due, «nessuna proposta
concreta, né sono stati fatti nomi».

Parla Ettore Licheri, da procuratore federale della Figc a senatore M5S
«Governo e Regione a 5 stelle: il sogno per rilanciare l'Isola»

Dopo l'esordio a Palazzo Madama, il neo senatore del Movimento 5
Stelle, Ettore Licheri, si prepara alla sua esperienza parlamentare e
pensa elle emergenze dell'Isola: «Lavoro, trasporti e sanità». Dopo 20
anni nel ruolo di procuratore federale della Figc, Licheri, 54 anni
avvocato sassarese, si è dimesso «per etica e non per un atto dovuto».

Come è stato il primo impatto con il Senato?
«Emozionante, ma mi ha lasciato anche sentimenti contrastanti. Ho
notato un ambiente sfarzoso, fatto di velluti rossi, volte dorate e
commessi dappertutto».

È un problema?
«No, ma inizio a capire come una classe politica senza un grande senso
di responsabilità istituzionale possa pian piano scollegarsi dalla
realtà e allontanarsi dalla gente comune».

Classe politica che ha pagato questo atteggiamento?
«Sicuramente la vittoria del Movimento 5 Stelle è arrivata anche
grazie al fatto che gli elettori hanno capito il nostro obiettivo,
ossia diventare portavoce dei bisogni della gente, rimanendo persone
semplici che vogliono fare politica in maniera sobria».

Il voto di protesta quindi c'entra poco?
«Direi nulla. Abbiamo riportato i giovani alle urne, gli abbiamo
restituito la voglia di parlare di politica e sognare uno Stato
sociale dove i processi decisionali partono dal basso. Una rivoluzione
democratica».

Quali sono le emergenze della Sardegna?
«Trasporti, sanità e lavoro, che poi sono le tre cartine di tornasole
dell'inconcludenza della classe politica sarda degli ultimi 40 anni.
Basta pensare a quanto sia difficile viaggiare da e per la Sardegna e
quanto sia lacunosa sui collegamenti interni».

Cosa non va bene della sanità?
«Il fatto che si continui ad analizzarla attraverso i numeri, come se
fosse una Società per azioni, dimenticandosi che dietro i numeri ci
sono vite umane. Questo approccio non porterà mai a una riforma
condivisa dai territori. La riforma sanitaria dell'M5S partirà dalle
proposte dei sindaci e dalle istanze dei cittadini».

Il lavoro non è un ambito facile sul quale intervenire.
«Sogno una Regione a 5 stelle che faccia asse con un governo
pentastellato. Se riusciremo a persuadere i cittadini che esiste un
modo diverso di concepire il territorio, con maggiore sensibilità alle
filiere agroalimentari, alle energie rinnovabili e alle nuove
tecnologie, allora la Sardegna potrebbe davvero rimettersi in piedi».

In tanti, però, aspettano il reddito di cittadinanza.
«È un provvedimento importante, in grado di far incrociare la domanda
con l'offerta. Tante persone lavoravano in settori superati e hanno
perso il lavoro; il reddito di cittadinanza prende per mano queste
persone e le accompagna in un percorso formativo per il reinserimento.
Assicura un reddito di 780 euro, obbliga a dedicare 10 ore settimanali
di lavoro gratuito per il Comune di residenza. Il reddito decade
quando arriva l'offerta dei Centri per l'impiego».

In Sardegna il Reis (Reddito di inclusione sociale) ha pressappoco
questa funzione. «Sta all'interno di un impianto assistenzialistico e non è
strutturale. Noi vogliamo che un disoccupato possa essere inserito in
nuovi settori».
Matteo Sau

La Nuova

Abuso d'ufficio, Puddu chiede l'abbreviato
Il sindaco grillino di Assemini è accusato di aver nominato dirigente
la moglie del suo collaboratore

CAGLIARI
Accusato di abuso d'ufficio per aver emarginato una dipendente del
comune a vantaggio di altre due, il sindaco di Assemini Mario Puddu
sarà processato col rito abbreviato a partire dal prossimo 10 luglio.
E' stato il suo legale Luigi Sanna a chiederlo al gup Roberto Cau,
probabilmente con l'obbiettivo di uscire presto dai guai giudiziari in
vista della possibile candidatura a governatore per febbraio 2019.

La stessa richiesta è stata presentata dall'avvocato Matteo Perra per
conto di Francesco Murtas, il legale imputato del concorso nello
stesso reato, la cui moglie Stefania Picciau venne scelta da lui
stesso a marzo del 2014 per il ruolo di responsabile di posizione
organizzativa all'ufficio Suap-Urp-sviluppo economico, mentre Anna
Paola Mameli venne incaricata di seguire i servizi tributi e
contenzioso in danno di una funzionaria interna all'amministrazione
che aveva tutti i titoli per ricoprire gli incarichi.

Grazie a questa
scelta, avallata da Puddu con un atto di nomina, le due dirigenti - è
scritto nel capo d'imputazione - avrebbero beneficiato di vantaggi
economici illegali: 27.234 euro la Picciau e 18.302 la Mameli. A
chiedere il rinvio a giudizio di Puddu e di Murtas è stato il pm Marco
Cocco, a conclusione di un'inchiesta partita dall'esposto firmato da
tre consigliere comunali del M5s - Rita Piano, Irene Piras e Stefania
Frau - che in seguito a questa iniziativa vennero espulse dal
movimento. Le tre dissidenti, dopo una serie di contrasti in assemblea
civica, decisero di denunciare il sindaco Puddu descrivendo
nell'esposto una situazione a loro dire inaccettabile: il capo
dell'esecutivo comunale avrebbe scelto di affiancarsi l'avvocato
Murtas, con un passato nel Pd, come una sorta di sindaco-ombra.

Fra l'altro il legale ricevette l'incarico di elaborare il nuovo assetto
organizzativo del Comune di Assemini e una delle prime decisioni
assunte in quel ruolo fu quella di affidare alla propria moglie un
ruolo di alta responsabilità, lautamente retribuito. Le tre
consigliere denunciarono anche la decisione del sindaco di nominare
tra gli assessori una giovane giurista che svolgeva la pratica legale
nello studio dell'avvocato Murtas, ma su questo aspetto della vicenda
il pm Cocco non ha rilevato profili di interesse penale.Le tre
dissidenti, che hanno continuato l'attività politica in un nuovo
gruppo autonomo, si apprestano a costituirsi parte civile nel
procedimento che riguarda Puddu e Murtas. A loro potrebbe aggiungersi
la dipendente indicata come parte offesa nel processo. (m.l)


Dopo i senatori arrivano a Roma anche i 17 nuovi inquilini di Montecitorio
I deputati sardi: battaglie comuni

CAGLIARI
Il bene della Sardegna prima di tutto, al di là delle appartenenze
politiche. «Se si deve convergere per una buona causa, non c'è ragione
per farsi ostracismo, non avrebbe alcun senso». Parola di Mara Lapia,
avvocata eletta con il Movimento 5 stelle nel collegio uninominale di
Nuoro, uno degli undici deputati grillini che arrivano dalla Sardegna.
In totale a Montecitorio saranno 17 i rappresentanti sardi. «Sono
emozionata - ammette - lo sarò ancora di più venerdì quando entrerò
per la prima volta in Aula». Ma intanto si dice disposta a
collaborare, fugando i dubbi degli esponenti delle altre coalizioni
nei confronti dei pentastellati.

I dubbi di Gavino Manca, per esempio.
«Si tratta di capire se il M5s ha proposte da fare per la nostra terra
- spiega il neo deputato del Pd - in campagna elettorale ne ho sentito
poche, ma certo se arriveranno iniziative intelligenti siamo disposti
a sposarle». «Vediamo se hanno intenzione di collaborare oppure se
decideranno di sollevare un muro in nome dell'appartenenza politica -
dice Pietro Pittalis, eletto con Forza Italia - ricordo che sono
aperte una serie di questioni, prima fra tutte quella sulla zona
franca, poi la vertenza entrate».

Pittalis e Manca hanno una posizione
simile anche sulle priorità per l'Isola da porre all'attenzione del
Parlamento. «La battaglia che deve passare è il riconoscimento in
Costituzione del principio di insularità», auspica il deputato
azzurro. «L'insularità, certo - conferma Manca - e poi a cascata il
tema della continuità territoriale su cui il Governo precedente ha già
investito risorse importanti». Lapia ha un'idea diversa. «Non c'è una
proposta particolare, ma è certo che ho intenzione di occuparmi della
sanità, ci sono grossi ospedali con reparti allo sbando e piccoli
presidi che rischiano di chiudere».
  
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Federico Marini
skype: federico1970ca

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