mercoledì 29 marzo 2017

Ampliare il dibattito tra gli indipendentisti per costruire uno Stato migliore. Di Pier Franco Devias


Qualche minuto fa seguivo una trasmissione scientifica. Mi ha colpito molto il fatto che in Italia ci siano oltre novemila persone in attesa di un trapianto e che l’anno scorso ne siano morte ben quattrocento, perché non hanno fatto in tempo a ricevere gli organi di cui avevano bisogno. Pur rispettando profondamente la libertà di ognuno di disporre del proprio corpo, considero un segno di arretratezza e di barbarie che al giorno d’oggi, con gli enormi progressi della scienza, ancora tante persone debbano morire, perché non si possa disporre di organi espiantati da persone ormai decedute.

Dal primo gennaio di quest’anno in Francia, ad esempio, è diventato legge il silenzio-assenso, il quale prevede che una persona alla sua morte diventi automaticamente donatrice d’organi, a meno che non si iscriva in un apposito registro, dichiarando esplicitamente di essere contraria all’espianto.

Se una persona non si iscrive in questo registro, quindi, diventa automaticamente donatrice, anche al di là del parere dei parenti, mettendosi nelle condizioni di salvare tante vite umane. In Italia è esattamente il contrario: vanno a chiedere a una madre disperata, che non riesce ad accettare che il proprio figlio sia morto, se vuole che i suoi organi siano espiantati.

Una persona cara è istintivamente portata a pensarti ancora vivo, non accetta la tua morte, è sconvolta: difficilmente ha la serenità di giudizio per poter capire che un tuo organo salverebbe una vita. Allo stesso tempo sono poche le persone che riflettono sull’uso del proprio corpo dopo la morte e prendono una decisione.

Secondo me l’abisso di civiltà tra queste due posizioni dovrebbe essere un’occasione di grande riflessione nella nostra società, proprio a causa dell’importanza che ha per tutti. Credo che argomenti del genere debbano essere discussi attivamente anche dagli indipendentisti, per ampliare il dibattito oltre i soliti steccati e per arricchire i propri programmi, solitamente abbastanza ripetitivi e scarni. Cosa c’entrano gli indipendentisti? C’entrano eccome! Non ci basta costruire un nuovo Stato: lo vogliamo costruire migliore!


Di Pier Franco Devias

Nessun commento:

Posta un commento