giovedì 16 marzo 2017

Rassegna stampa 14 Marzo 2017

Unione Sarda


Faccia a faccia tra i due candidati dopo l'esclusione della sinistra. Pd, un summit Sanna-Cucca per evitare il flop primarie

Dieci anni fa alle primarie del Pd sardo votarono in 120mila. Per il prossimo giro le previsioni parlano di un'affluenza ridotta a un decimo. O poco più. Specie dopo che la sinistra interna ha annunciato una sorta di scissione dolce, per il no dei garanti nazionali a una nuova candidatura alla segreteria regionale, al posto del ritirato Yuri Marcialis. È forse il timore di un flop di partecipanti che sta agitando i due candidati rimasti in campo, Francesco Sanna e Giuseppe Luigi Cucca. Chi vince rischia di governare le macerie di un partito che era nato «a vocazione maggioritaria» (Veltroni, 2007). E allora si rende necessario un vertice tra i due rivali, un'analisi approfondita della situazione.

IL SUMMIT Cucca e Sanna si vedranno tra oggi e domani: incontro informale, ci tengono a precisare, niente di clamoroso. Però non dev'essere routine, a giudicare come lo stesso Sanna l'ha annunciata ieri su Facebook. «Ho chiesto a Giuseppe Luigi Cucca, che si è reso disponibile, di esaminare insieme le nuove condizioni politiche in cui
si svolge il congresso del Pd sardo», ha postato il deputato: il tutto per «consentire il massimo coinvolgimento di tutti i democratici che vogliano prendervi parte attivamente e di rendere più facile l'emersione di temi e proposte per la Sardegna».

Le «nuove condizioni» sono appunto quelle create dalla commissione nazionale di garanzia, che ha respinto la richiesta della Sinistra autonomista-federalista e della Traversata (le aree pro-Marcialis) di riaprire i termini delle candidature, per poter proporre un altro nome. «È antidemocratico precludere a una minoranza la partecipazione al congresso», ha protestato Tore Cherchi, «la vuota forma fa strame della sostanza». E così «si compie un danno anzitutto al Pd sardo, che avendo infilato due sconfitte consecutive alle amministrative e avendo avuto il dato più negativo in Italia al referendum, avrebbe necessità di raccogliere le forze e non di perderne altre».

SCENARI Ma non è chiaro come ora Cucca e Sanna possano ricucire lo strappo. Le aree della sinistra dicono che non presenteranno liste per l'assemblea regionale, perché ogni lista deve essere apparentata con un candidato segretario. E loro non intendono unirsi a nessuno dei due. Il ritiro di entrambi per azzerare il congresso, già proposto da Sanna e rifiutato da Cucca, dopo il verdetto dei garanti è ancor più impraticabile.

Resta il dubbio su Francesco Sanna. Si è ipotizzato un ritiro unilaterale: evenienza non esclusa (pare che lo voglia una parte dei suoi sostenitori), ma non sembra che si siano ancora create le condizioni. Servirebbe forse uno scatto di fantasia e una convergenza piena, anche sui programmi, per comprendere almeno una parte degli spunti cari alla sinistra esclusa. Qualche «formula ampia». Non è semplice. Ma del resto, se fosse semplice non sarebbe il Pd.

Giuseppe Meloni

La Nuova Sardegna

Pd, trattative per il candidato unico
Esclusa la Sinistra, primarie da reinventare. L’addio di Paolo Zedda
ai Rossomori

CAGLIARI È ufficiale: saranno due i candidati alla segreteria del Pd,
anche se alla fine potrebbe essere uno solo. La commissione congresso
ha preso atto della decisione del vertice romano del partito, che ha
negato alla Sinistra Dem la possibilità di presentare un nuovo
candidato. La corrente era rimasta orfana del portabandiera dopo il
recente passaggio di Yuri Marcialis nel movimento degli scissionisti
del Pd. La sentenza della commissione di garanzia nazionale, come si
sa, non è stata accolta bene dagli esclusi. E ieri Anna Crisponi,
portavoce della corrente La Traversata, che fa parte dei bocciati, ha
rilanciato la polemica su Facebook: «La Sinistra del partito è stata
esclusa dal congresso solo per un cavillo burocratico, ma non può
finire così».

Nel frattempo i due candidati rimasti in corsa –
Giuseppe Luigi Cucca per i renziani e gli ex Diesse e Francesco Sanna
presentato dai soriani – sarebbero pronti a rivedere le loro
strategie. A fare il primo passo è stato ancora una volta Sanna, che
ha inviato a Cucca la richiesta – è stata accolta – di riaprire un
confronto «alla luce della decisione della commissione di garanzia».
Secondo alcune indiscrezioni, questa mossa sarebbe un altro tentativo
per arrivare, il 30 aprile, a votare un candidato unitario. È
l’ipotesi intorno a cui le diplomazie del Pd non hanno smesso di
lavorare in queste settimane soprattutto dopo l’ormai sicuro accordo
fra Cucca e i popolari riformisti dell’area Cabras-Fadda, che non ha
un suo candidato. Intanto, c’è stato un piccolo terremoto fra i
Rossomori in Consiglio. Dopo essere stato contestato dalla direzione
del partito per aver aderito al gruppo Sdp (gli ex Sel), Paolo Zedda
ha tagliato definitivamente i ponti con la lista che l’aveva eletto
nel 2014.

Unione Sarda


L'adesione a Sdp
Consiglio, i Rossomori scomunicano Paolo Zedda

Il consigliere regionale Paolo Zedda «non parla in alcun modo per il
Partito dei Rossomori»: lo afferma la nota diffusa ieri dal segretario
Marco Pau, dopo che Zedda (eletto nelle liste dei Rossomori con Emilio
Usula) ha formato insieme agli ex Sel il nuovo gruppo “Sinistra per la
democrazia e il Progresso”. «A fronte delle dichiarazioni di Paolo
Zedda non prive di ambiguità», si legge nella nota, «Rossomori
ribadisce la propria linea di ferma opposizione all'attuale Giunta e
alle politiche sostenute dalle forze di maggioranza». L'adesione di
Zedda al nuovo gruppo, precisa Pau, «è l'esito di una sua iniziativa
personale rispetto alla quale mai il partito è stato coinvolto e mai
ha dato (e avrebbe dato) l'assenso». Perciò le sue posizioni pubbliche
sono da considerare «a titolo personale».

Definizione che Zedda accetta, spiegando che «come da me più volte
dichiarato in maniera per niente ambigua, non ho condiviso la scelta
di Rossomori di abbandonare maggioranza. Nei modi, perché presa da un
consiglio nazionale non legittimato, e nella sostanza, perché sono
convinto che sia nostro dovere raggiungere gli obiettivi per i quali
gli elettori ci hanno conferito questo incarico». Si conferma quindi
l'impegno per «una prospettiva indipendentista e progressista».

COMUNE. I conti devono essere approvati entro il 31 marzo: «Si può fare»
Fadda di Martino al Bilancio Tempi stretti per il documento

A 16 giorni dalla scadenza per il bilancio il sindaco affida la delega
a Roberto Fadda di Martino. Da neanche un mese è entrato in Giunta con
le deleghe a Turismo e Attività produttive e ieri Stefano Delunas gli
ha affidato quelle a Bilancio e Tributi proprio nei giorni caldi di
preparazione al rush finale: il bilancio di previsione 2017-2019 deve
essere approvato entro il 31 marzo.

«Si può fare», assicura Fadda di Martino, «il compito non è semplice
ma stiamo lavorando bene con i dirigenti e si può arrivare insieme al
risultato». Stefano Delunas aveva sempre mantenuto la delega al
Bilancio ma il modo in cui Roberto Fadda di Martino ha gestito i conti
dei suoi assessorati in queste settimane lo ha portato ad affidargli
le chiavi della cassa. «Nei primi 23 giorni ho fatto un'accurata
verifica di tutte le voci di bilancio dei miei settori di competenza,
si tratta di un passaggio fondamentale per capire com'è la situazione
e avere un quadro preciso», spiega il neo assessore al Bilancio. «Le
risorse sono poche ma si possono trovare.

Grazie alla collaborazione
dei dirigenti abbiamo recuperato 45 mila euro con quasi il dieci per
cento spendibile subito, già in questo bilancio - aggiunge - vuol dire
potersi confrontare con gli operatori con una buona base di partenza,
penso per esempio alla riapertura del centro informazioni turistiche».
I tempi per il bilancio sono stretti e il Comune rischia di trovarsi
per l'ennesima volta nella lista dei cattivi col fiato sul collo della
Regione. Dal punto di vista tecnico non è semplice sistemare i conti
entro fine mese, l'assessore è fiducioso ma nella conferenza dei
capigruppo di questa mattina non sarà ancora possibile inserire
l'approvazione del bilancio all'ordine del giorno.

Ma i problemi non mancano neanche dal punto di vista politico con la
maggioranza che rischia di non avere i numeri per garantirsi la
sopravvivenza. La seduta di martedì sera si è chiusa in anticipo
perché l'opposizione ha approfittato dei posti vuoti tra i banchi dei
responsabili per far mancare il numero legale. Una mossa che ha
scatenato la reazione della maggioranza che sottolinea «l'inopportuno
atteggiamento dei consiglieri del Partito democratico che hanno
abbandonato l'Aula e fatto mancare il numero legale proprio quando,
dopo che la Giunta aveva risposto alle interpellanze presentate
dall'opposizione, si era pronti ad approvare la delibera riguardante
la modifica di destinazione d'uso dell'ex immobile Esmas». La pratica
sull'ex asilo che dovrà diventare sede del nuovo commissariato è stata
comunque chiusa ieri in seconda convocazione.
Marcello Zasso

SASSARI. Salta il Consiglio
Crisi in Comune, in Giunta pronto un nuovo addio

Niente Consiglio comunale oggi, ovviamente annullato dopo la bufera
che ha investito il sindaco Nicola Sanna, sempre più in bilico ormai
sulla sua poltrona di primo cittadino. Le dimissioni dell'assessore
Gianni Carbini, già vicesindaco, hanno aperto una crisi senza
precedenti e per questa mattina è atteso pure l'addio di un altro
componente di Giunta, l'assessore allo Sport Vittoria Casu, sostenuta
dal gruppo Città Futura.

Le voci, per la verità, circolavano insistentemente fin da martedì
scorso, rafforzate in qualche modo dalla proposta di Nicola Sanna che,
forse in maniera strategica, le aveva servito su un piatto d'argento
la poltrona di vicesindaco ormai libera: offerta respinta al mittente.
Stamattina la resa dei conti. Il Pd si riunirà per decidere il da
farsi, con il sindaco, i consiglieri e il segretario provinciale.
Entro la fine di marzo c'è da approvare il Bilancio, uno scoglio che
attualmente appare insormontabile. Il documento contabile dovrà essere
licenziato in tempi stretti e la Giunta, anche ieri, si è riunita per
questo.

Dall'opposizione, intanto, fanno pressing per le dimissioni immediate.
Accuse feroci arrivano anche da quei consiglieri di minoranza che
avevano cercato di collaborare, per il bene della città. Come
l'avversaria di Sanna per la fascia tricolore alle ultime elezioni.
«Critico fortemente questa amministrazione che dipende troppo da
giochi politici di bassa lega - dice Rosanna Arru capogruppo di
Progetto Comune - e che sta tenendo in scacco questa città senza avere
la possibilità di affrontare quella famosa ripresa che ci era stata
promessa». ( c. fi )

La Nuova Sardegna

Città Futura pronta a ufficializzare l’appoggio esterno al sindaco.
L’assessora annuncia: a quel punto farò un passo indietro
Crisi comunale, Casu verso le dimissioni di Giovanni Bua

SASSARI L’assessora alle Politiche educative Vittoria Casu è pronta a
lasciare. Lo ha annunciato ieri mattina ai colleghi assessori e al
sindaco a margine della riunione di giunta dedicata all’approvazione
del bilancio, sottolineando che se il suo gruppo di riferimento (la
civica Città Futura) annuncerà come da programma l’appoggio esterno al
sindaco Sanna lei, inevitabilmente e comunque ribadendo la sua
autonomia di scelta e di giudizio, rassegnerà le sue dimissioni.
Probabilmente tra lunedì e martedì. Fino ad allora farà le funzioni,
per un semplice automatismo legato all’anzianità, di vice sindaco.

Carica che dunque non le è stata offerta e non ha rifiutato. Nella
sostanza poco cambia. Quel che conta è che la lista, molto vicina al
presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, fa un deciso
passo di lato. Che renderà ufficiale probabilmente già questa mattina
in un incontro con la stampa in programma alle 11 a Palazzo Ducale,
aggiungendo un bel carico da novanta all’ordine del giorno
dell’incontro di gruppo con i segretari provinciale e cittadino del Pd
in calendario in via Mazzini alle 18.

Un appoggio esterno che potrebbe
far precipitare definitivamente la situazione verso le elezioni
anticipate, ma che lascia però alcuni margini di manovra per un
accordo difficile ma ancora possibile. Il messaggio infatti è chiaro:
il partito, o almeno parte di esso, vuole commissariare il sindaco.
Senza forzare su eventuali elezioni anticipate ma distinguendo
chiaramente i destini del primo cittadino da quelli dei Dem cittadini.
Per poter preparare con calma le elezioni del 2018, magari agevolati
da un passaggio medio-lungo di un commissario, che ricucia alcuni
strappi con la città che i maggiorenti democratici giudicano
attualmente insanabili con Sanna in sella. Un logoramento lento da cui
Nicola Sanna potrebbe sfuggire solo tuffandosi dentro la finestra
elettorale aperta fino a metà aprile, con voto entro il primo luglio.

Ma che, a quanto (poco) è dato sapere, nessun altro cercherà di
imboccare. Difficile capire cosa voglia fare il primo cittadino. Ieri
mattina, dopo aver preso atto che il “patto sul bilancio” sancito solo
48 ore prima era saltato, con alcuni assessori che hanno detto che non
c’erano più le condizioni per votare il documento, Sanna ha lasciato
la giunta, rimandando la pratica side die. E sconvocato il consiglio
in programma per oggi. L’iter del documento contabile insomma,
nonostante mesi di preparazione, è ripreso da capo. E il neo assessore
Simone Campus ha dato la disponibilità per un esame bilaterale dei
conti, soprattutto con i due assessori più “perplessi”: Fabio Pinna e
Monica Spanedda. E proprio sul Bilancio alla fine si potrebbe decidere
di giocare la definitiva partita.

In attesa di capire come si
comporteranno i quattro consiglieri di area Manca-Carbini (anche
Sassari Bella dentro potrebbe essere tentata dall’appoggio esterno,
più complicata la posizione dei due Pd Pala e Taras) Sanna potrebbe
decidere di forzare, riportando il documento in giunta, commissione e
poi consiglio prima che si trovi un eventuale nuovo accordo. E a quel
punto fare una conta ufficiale dei voti da cui per tutti, in caso di
bocciatura, sarebbe difficile tornare indietro. Ad evitare il corpo a
corpo potrebbe provare la segreteria del partito. Non tanto
nell’incontro di gruppo di oggi, ma in quello con i big, ancora non in
agenda, ma che non dovrebbe arrivare non più tardi dell’inizio della
prossima settimana. Quel che è certo è che in entrambi gli
schieramenti in lotta non mancano i fan del ritorno prima del termine
alle urne, ben sapendo che una fine anticipata della giunta di Nicola
Sanna porterebbe a una spaccatura nella “ditta” e alla probabile
presentazione di una civica del sindaco.  Un cupio dissolvi al quale il
Pd, non solo sassarese, sembra incapace di resistere.

Il sindaco si potrebbe dimettere, ma c’è anche l’opzione “all’algherese”
Tutti i modi per andare alle urne

SASSARI Sono due i possibili modi con cui Sassari potrebbe tornare
alle urne nel 2017. Il primo è lo scioglimento del consiglio comunale,
il secondo sono le dimissioni del sindaco. È bene ricordare, in
maniera preliminare, che la finestra elettorale 2017 prevede che le
elezioni nei comuni sardi si debbano tenere in una data compresa tra
il 15 aprile e il 1 luglio. In caso di dimissioni presentate dal
sindaco, le stesse diventano irrevocabili trascorso il termine di
venti giorni da quando vengono protocollate. Passati quelli si procede
allo scioglimento del consiglio comunale, con contestuale nomina di un
commissario nominato dalla Regione, che condurrà il Comune fino alla
prima finestra elettorale utile.

Per pescare quella del 2017 le
dimissioni devono essere perfezionate 55 giorni prima delle elezioni,
tempo minimo per la presentazione delle liste e l’indizione dei
comizi, quindi nella ipotesi più larga entro i primi di maggio (quindi
presentate entro la metà di aprile). Se però il sindaco decidesse di
non dimettersi c’è un altro modo in cui si potrebbe tornare alle urne,
lo stesso con cui ad Alghero il consiglio comunale fece fuori nel
novembre del 2013 il sindaco Lubrano (e nel 2011 Tedde). La
maggioranza dei consiglieri dovrebbe andare dal notaio e firmare le
dimissioni, per poi protocollarle certificando lo scioglimento
immediato di giunta e consiglio. In quel caso il commissario sarebbe
nominato dal prefetto e non dalla Regione. Se ci sono i termini per
votare si tornerebbe alle urne, o, entro 90 giorni verrebbe nominato
un commissario. (g.bua)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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