mercoledì 29 marzo 2017

Rassegna stampa 29 Marzo 2017


L’ex direttore del Tg1 si dimette da senatore: «Sono una personaseria». Ora la parola passa all’Aula. Minzolini “lascia” ma può ancora salvarsi.

ROMA Dopo averla annunciata, il giornalista Augusto Minzolini ha presentato ufficialmente a palazzo Madama la sua lettera di dimissioni da senatore. Adesso sarà l’aula del Senato a decidere se potrà dimettersi o meno. Sì perché paradossalmente l’ex direttore del Tg1, condannato a due anni e mezzo per peculato continuato per l’utilizzo, improprio della carta di credito aziendale, potrebbe essere salvato ancora una volta dai suoi colleghi senatori.

«Mi sono dimesso. Ho presentato la lettera perché sono una persona seria e non prendo lezioni da altri. La lettera l’ho presentata alla presidenza del Senato» ha detto Minzolini alla trasmissione L’aria che tira su La7. E ancora. «Quello che ho fatto l’ho fatto per coerenza. Mi sono dimesso perché l’ho voluto io e non perché me lo hanno chiesto altri. Adesso voglio tornare a fare il giornalista».

Il Tribunale di sorveglianza si è riservato di decidere in merito alla richiesta di affidamento ai servizi sociali per il senatore dimissionario. Nel corso dell’udienza, a cui era presente lo stesso Minzolini, il difensore Fabrizio Siggia ha illustrato l’intenzione del suo assistito di svolgere l’affidamento in prova all’interno della Comunità di Sant’Egidio. Il procuratore generale ha espresso parere favorevole.

Quel che è certo è che il senatore di Forza Italia non sembra intenzionato a tornare indietro: «Ho raccolto in questi giorni la solidarietà e la vicinanza di più colleghi parlamentari anche di altri schieramenti. Ho presentato le dimissioni e adesso il Senato faccia quello che deve. Io intendo tornare al mio antico amore, il giornalismo. Fermo restando che considero importante e molto interessante l’esperienza vissuta da parlamentare». Quanto alle dimissioni da parlamentare (è necessario l’ok della Camera di appartenenza) il senatore Carlo Martelli, capogruppo dei Cinque Stelle a palazzo Madama, chiede a Pietro Grasso di calendarizzare «subito» la votazione.

Ma dalla conferenza dei capigruppo non arriva alcuna notizia. Fioccano, invece, i commenti. I Cinque Stelle dicono che mantenere Minzolini a palazzo Madama sarebbe un «secondo sfregio ai cittadini». A difendere l’ex direttore del Tg1 ci pensano i parlamentari di Forza Italia. «Minzolini si è dimostrato ancora una volta persona seria e rispettabile. Ora mi auguro che l’aula rifiuti la sua lettera di dimissioni» dice Simone Furlan. «Le dimissioni di Minzolini sono l’ultimo atto coraggioso di un uomo colpito, ma mai affondato da un certo tipo di magistratura» aggiunge il senatore forzista Lucio Malan.(g.r.)


SASSARI. In Consiglio
Subentra Fantato Mozione fallita per Cinque stelle

Un blitz del Fronte indipendentista, durante la seduta del Consiglio
comunale di Sassari, che già si preannunciava rovente: i militanti
hanno fatto irruzione in aula esibendo cartelli con la scritta
“Zucchéddini li mani da Porthu Ferru!” e distribuendo volantini con un
documento contro la speculazione della spiaggia di Porto Ferro che,
secondo il Piano di utilizzo dei litorali appena approvato, ospiterà
fino a tre stabilimenti balneari. Per il resto, riunione senza
scossoni. Al primo posto, la sostituzione di Simone Campus, approdato
nell'esecutivo, con Maria Francesca Fantato. La minoranza aveva
chiesto di discutere in aula sulla crisi politica in atto tra il primo
cittadino e la sua maggioranza. Ma gli alleati di Nicola Sanna hanno
rifiutato.

«Stiamo lavorando - ha spiegato Carla Fundoni, capogruppo
Pd - non è né la sede, né il momento opportuno». Il gruppo consiliare
di maggioranza sembra avere apprezzato lo sforzo di analisi e ascolto
fatto dal sindaco con il suo “patto di consiliatura”: una sorta di
vademecum in sei punti per il rilancio dell'attività amministrativa.
Il primo cittadino ha messo in agenda persino l'azzeramento della
giunta. «Non è un discorso di poltrone», commenta Fundoni. «Occorre
invece ragionare su come instaurare un clima di collaborazione».
Critico Maurilio Murru del Movimento Cinque Stelle che, nel frattempo,
ha racimolato nove firme per la richiesta di dimissioni del sindaco.
«Abbiamo lasciato l'aula perché, come al solito, hanno dimostrato che
mancano di coraggio».
Caterina Fiori

La Nuova

l consigliere forzista, arrestato per Sindacopoli, torna in Consiglio
dopo un anno Peru si riprende il posto in aula

CAGLIARI Il completo grigio fumo e gessato ha lasciato perplesso
qualcuno, il suo discorso no. Dopo un anno dall’arresto per lo
scandalo di sindacopoli, Antonello Peru, consigliere regionale di
Forza Italia, è ritornato in aula. Ottenuto il permesso dal giudice,
ha all’obbligo di dimora a Sassari dall’indomani della scarcerazione,
è intervenuto nel bel mezzo del dibattito sulla Finanziaria. Non s’è
soffermato sui capitoli di spesa, ha letto una pagina del suo diario,
costruito intorno alla vicenda personale e giudiziaria. «Cari colleghi
– è stato l’esordio – in questi mesi, ho avuto modo e tempo per
guardarmi nel profondo, Sono qui, perché la mia forza interiore è tale
da darmi voce e fiato, per dirvi che mai avrei potuto offendere il
Parlamento dei sardi con la mia presenza se in me avessi trovato una
sola ombra».

Per poi continuare: «Avrò modo e tempo per dimostrare la
verità e far trionfare l’umana giustizia. Ma ora il mio sguardo non è
proiettato nè al passato e nè al futuro, ma alla straordinaria forza
del presente». Secondo Peru frutto anche dell’esperienza vissuta in
carcere. «Sto dalla parte – ha concluso – di quelli ai quali hanno
imprigionato il corpo ma che hanno dentro di loro spirito e cuore
liberi. Sono l’esatto contrario di quanti invece hanno scavato una
prigione dentro i loro cuori, pur non avendo davanti delle sbarre. Io
sto con i primi ed è a loro che va la mia infinita riconoscenza, per
avermi teso la mano una mattina in cui ne ho avuto davvero bisogno».
Antonello Peru ha ottenuto il processo immediato per sindacopoli ed è
convinto che riuscirà a dimostrare di essere innocente.


SASSARI-«Dimettiamoci e stacchiamo la spina»
Mozione respinta su un dibattito sulla crisi, l’opposizione va
all’attacco: «I colleghi di maggioranza mostrino coraggio»

SASSARI Ieri pomeriggio, durante la seduta del Consiglio, il Fronte
Idipendentista Unito ha fatto un blitz esibendo dei cartelli con la
scritta "Zuchéddini li mani da Porthu Ferru!” e distribuendo dei
volantini con un documento contro la presunta speculazione della
spiaggia di Porto Ferro. «Un potenziale attentato all'ambiente – si
legge – e le politiche di speculazione sulle nostre coste che da
decenni sta deturpando il patrimonio naturalistico della Sardegna». Il
Pul approvato dal Comune secondo il Fronte «prevede la realizzazione
nella baia di Porto Ferro di tre stabilimenti balneari che andranno ad
intaccare l’aspetto selvaggio e incontaminato che contraddistingue il
tratto di costa tra Capo dell'Argentiera e Capo Caccia».

Nel documento
si ricorda il degrado in cui versa Platamona e si sottolinea la
complessità ambientale di Porto Ferro, fatto di dune, vegetazione di
ogni tipo e presidi di acqua dolce che confluiscono dal vicino lago di
Baratz, protetto tra l’altro dalla legge 42/2004 (Codice dei beni
culturali e del paesaggio), nonché da una serie di norme regionali ed
europee. Il documento prosegue con un attacco alla Giunta Sanna che
«non ha coinvolto nella decisione di scrittura del Pul le tante realtà
che lavorano, si integrano e contribuiscono alla crescita del litorale
nel rispetto delle particolarità del territorio». E conslude: «Il
Fronte Indipendentista Unidu, dichiara d’essere deciso a impedire che
venga attuato quanto previsto dal piano e denuncia. L’ennesimo
tentativo di speculazione, privatizzazione e deturpamento ai danni
delle nostre coste, insito nell’intento dell’amministrazione comunale
di Sassari di voler attuare un piano completamente scevro di
un’approfondita analisi delle caratteristiche paesaggistico-naturali,
antropiche ed economiche, parte integrante del territorio di Porto
Ferro».di Luigi Soriga wSASSARI

È la prima seduta di Consiglio dopo
due settimane di astinenza, ci sono due sedie vuote in giunta, ma in
maggioranza c’è un clima di disincanto, come se la crisi fosse un’eco
distante. L’opposizione prova a far notare che qualcosa non torna, e
che quantomeno sarebbe politicamente corretto avviare una discussione
su un’amministrazione zoppa e un sindaco sulla graticola del Pd.
D’altronde proprio ieri scadeva il termine utile per presentare le
dimissioni e andare ad elezioni primaverili. Ma questa ipotesi last
minute, come da copione, è archiviata.

Allora la minoranza convoca una
conferenza dei capigruppo per proporre il dibattito in aula
sull’anomalia di un governo che comunque ha tutta l’aria di
sopravvivere con un conto alla rovescia già innescato, e che ancora
resta imbrigliato dalle diatribe di partito. Mozione respinta,
l’ordine del giorno non si cambia e si va avanti con l’approvazione
delle pratiche. «Sapete quale è la cosa più inquietante? – fa notare
Giancarlo Carta (Fratelli d’Italia) – è Nicola Sanna con il sorriso
stampato in faccia che candidamente afferma che la crisi è risolta, e
che con la riunione di ieri ha avuto ampia apertura dal Pd?». Ma
secondo l’opposizione si tratta solo di una tregua di facciata,
l’ipotesi che la Pasqua porti un commissario non è così remota. «Noi
vorremmo evitarci volentieri questa agonia – dicono Murru, Manca,
Boscani, Alivesi, Arru, Sassu, Lucchi, Ghi e Carta – e allora siamo
pronti a sottoscrivere le nostre dimissioni da consiglieri, a patto
che altri 10 colleghi di maggioranza abbiano l’onestà di seguirci. Non
c’è uno solo che sia contento dell’operato dell’amministrazione. Però
non bastano le parole, le lamentele dei partiti minori, le revoche
degli assessori e gli appoggi esterni: ci vuole anche il coraggio di
essere coerenti e staccare la spina».

 E se questa iniziativa, cosa
perlopiù scontata, non andasse in porto, è pronto anche un piano b:
«Raccogliamo 43mila834 firme – dice Nicola Lucchi – ovvero una
adesione in più dei voti raccolti dalla colazione di centrosinistra
nel 2014, e chiediamo che il sindaco vada a casa». E secondo Maurilio
Murru Sassari sarebbe ben pronta a sottoscrivere la volontà di nuove
elezioni, «perché Nicola Sanna non è più rappresentativo della città.
Le beghe di partito, la pessima amministrazione, hanno eroso tutto il
consenso». Non solo: «Ad averne fin sopra i capelli non sono solo i
cittadini – dice Antonello Sassu – ma è lo stesso partito che non lo
vuole al comando. E non da ora: dall’inizio del mandato.

Da un mese
poi i nodi sono venuti al pettine, e il pugno allo stomaco gli è
arrivato dal suo braccio destro, dal vicesindaco Gianni Carbini. Il
quale ha sbattutto la porta e con una lettera durissima ha detto
chiaramente a Nicola Sanna che non è stato in grado di amministrare e
di gestire una giunta». Il sindaco, nel suo intervento al summit con i
big del Pd di due giorni fa, si è cosparso il capo di cenere e ha
ammesso molti errori, chiedendo condivione per ripartire. Ma la prima
pietra da porre, da almeno un mese resta sempre una: la ricucitura con
la corrente di Carbini. Gavino Manca, che vorrebbe lanciare una
ciambella di salvataggio, al momento non è stato in grado di tirar
fuori dal cilindro il nome magico di un vicesindaco autorevole, che
sia una sicura stampella per Nicola Sanna e che metta tutti d’accordo.



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Federico Marini
skype: federico1970ca


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