mercoledì 22 maggio 2019

Il doppio omicidio di Ruinas e le faide sarde. Di Antonio Deiola


Due morti nelle campagne dell'oristanese in zone spesso isolate e abbandonate da anni di emigrazione dove vanno avanti faide e altri motivi di odio che portano a sparare.
Le aspre e selvagge campagne sarde, molte delle quali isolate e abbandonate da anni di emigrazione, sono luoghi dove striscia silenzioso l'odio e la vendetta.... Sentimenti che stentano a morire e si ripercuotono da generazioni... Non sempre siamo di fronte a faide, molto spesso invece ci si trova di fronte all'esasperazione di questi sentimenti che spengono vite umane solo per uno sgarro, un furto, un pettegolezzo, un sospetto o un litigio. Tutti aspetti che in campagna hanno una valenza diversa. É un diverso metro di giudizio. Le dinamiche tipiche delle faide presuppongono spesso schieramenti ben definiti e identificabili all'interno della comunità. 
Inimicizie che vanno al di là delle famiglie per coinvolgere inesorabilmente tutta la comunità che si trova coinvolta nella spirale di odio e violenza, offesa e inevitabile risposta.  Coinvolti spesso inconsapevolmente.  Prevale una cultura o una subcultura che non prevede altra giustizia che non sia quella esercitata direttamente che individua colpevoli e pene! Una "giustizia" implacabile che non prevede appelli e assoluzioni né avvocati, giudici e aule di tribunale.. Prevale una cultura di morte che rende la stessa quasi naturale come un tumore o un infarto. Una violenza che colpisce anche chi si trova lì per caso o chi ha visto ciò che non doveva vedere... Si muore in campagna perché lì sì è soli e vulnerabili. 
Si muore con una fucilata in faccia che impedisce ai familiari e amici il piangere il morto con la bara aperta. Le campane a morto spesso suonano durante una festa  o una ricorrenza per ferire ancor più familiari e amici... Per sempre! L'odio serpeggia e non si placa neppure dopo decenni. La morte va servita in un piatto freddo quando tutti o quasi avevano scordato i propri o gli altrui peccati veniali o mortali di gioventù! Non si sfugge al suo meccanismo perverso... Ci sono persone che vivono con il pensiero perenne della morte violenta.. 
Perché anche qui, vige il principio "chi nasce quadrato non muore tondo"... Principio che vale per vittime e carnefici! É la fatalità della vita! Tutti sanno, rimangono in attesa che il destino faccia il suo corso... Prima o poi accadrà, questa è l'unica certezza.  La vendetta è lenta e inesorabile quanto il ritmo della campagna, delle stagioni, della vita stessa! Lenta e gelida...! Eterna! 
Antonio Deiola
Articolo tratto da itenovas.com
Immagine: Francesco Ciusa, “La madre dell’ucciso”

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