lunedì 20 maggio 2019

La paradossale vicenda Umbra. Cambiare si può. Di Elisabetta Piccolotti.



La cosa che più fa male, tra quelle legate all'inchiesta giudiziaria sul clientelismo che ha travolto la Giunta Regionale, è ascoltare il dibattito in Consiglio. La destra con la faccia tostissima dei due pesi e due misure, con Siri e contro Marini. Paladini del nulla, se non di se stessi, come sempre. I 5 Stelle, anch'essi dimentichi delle cose ben più gravi accadute tra le loro fila, con l'aria insulsa di chi rimprovera qualcuno di essere spettinato mentre sta viaggiando sulle montagne russe.

E poi il Pd. Il Pd precipita più di quanto non ci si aspetti in una discussione surreale. Un gran turbinio di battutine alle correnti nemiche, di frecciatine alle opposizioni, di riferimenti a discussioni nella propria comunità politica di cui quasi nulla sappiamo, di punture a quelli che "vengono da Roma", a quelli che "sono andati a Roma", a quelli "che dovevano avere il massimo della responsabilità", a quelli che 'hanno stilato le liste", riferimenti al "fuoco amico", e infine l'uso a piene mani della vuota retorica della tutela delle istituzioni e di altri temi (terremoto, fondi europei, trasporti etc etc) per evitare di affrontare i nodi all'ordine del giorno. Mai il nome e cognome di coloro citati in causa con le frecciatine sono stati esplicitati. Il Pd parlava oggi in codice, un codice per addetti ai lavori. Nessuno che abbia parlato davvero ai cittadini.

Uno spettacolo già deprimente, aggravato dal discorso della Presidente. Un discorso senz'anima, che non ha chiarito nulla, continuamente avvinghiato ai formalismi. Un discorso pieno di allusioni. Persino allusioni al pericolo che vi siano condizionamenti estranei tesi ad agire sulle sue decisioni. Un tema su cui ha calcato la mano, pronunciando la parola ricatto, insistendo più volte su quella autonomia. Senza mai spiegare chiaramente a cosa si riferisse. Cosa ci stava dicendo? Che c'è una trama contro di lei? Di chi? E per quale ragione?

Non so se la Presidente della Regione si renda conto della gravità di queste allusioni senza spiegazioni. Non so se c'è qualcuno in quel Consiglio che capisca che ciò che accade in Regione, non può essere raccontato come una telenovelas di intrighi, una specie di House of
Cards per periferie dell'impero. 

Non so se sanno che i cittadini li ascoltano e vorrebbero risposte. Vorrebbero capire, conoscere i nomi e i cognomi, sapere qual'è il nodo del contendere.  Si chiama trasparenza. E si chiama buona politica. Paiono non sapere di cosa si stia parlando. O che poco gliene importi. Per questo meglio giungere in fretta all'ultima puntata di questa serie che ci lascia un grande amaro in bocca.

In tutta franchezza avrei preferito dei discorsi di poche parole. Un semplice scusateci. Perché nessuno di noi sa se Marini, Barberini e Bocci verranno condannati o meno, nessuno di noi sa cosa sia realmente accaduto, ma tutti sappiamo che questo è uno spettacolo che non fa onore alla storia dell'Umbria. Per questo chi ci ha portato in questa situazione o è capace di spiegarci perché siamo arrivati fin qui con chiarezza oppure è meglio che lasci che si vada oltre. Le alternative ci sono. Ci sono altri partiti di sinistra, ci sono i civici, ci sono nuove classi dirigenti. Cambiare si può.

Di Elisabetta Piccolotti


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