martedì 21 novembre 2017

Doppia preferenza: una legge che scardinerà una politica coloniale, antiquata e clientelare. Di Pier Franco Devias.



Io credo che l'approvazione della doppia preferenza di genere sia da considerarsi una notizia positiva. Positiva perché mette sullo stesso piano, che piaccia o meno ai giochini di partito, il candidato uomo e la candidata donna. Sì, mette sullo stesso piano. Perché nella nostra politica le donne sono sempre state, o forse sarebbe meglio dire "sono state sempre tenute", piuttosto ai margini. Questo ha determinato, già da tanti decenni fa, che fossero quasi sempre uomini quelli che venivano candidati e, di conseguenza, quasi sempre uomini gli eletti.

Il fatto di essere eletti li metteva nelle condizioni di potersi costruire le proprie clienetele e quindi i propri bacini elettorali. Condizione che gli assicurava di potersi ricandidare nel tempo, forti dei loro bacini elettorali, e di occupare quanti più spazi di lista con i loro fidati.

Insomma un meccanismo di esclusione che si autogenera e si rinnova nel tempo. Non necessariamente votato ad escludere a priori le donne, quanto ad escludere chi ha meno potere, maschio o femmina che sia. Ma che in una società maschilista e patriarcale equivale, di fatto, ad escludere in gran parte le donne. E allora che cosa cambia? Beh, non cambia molto, per alcuni aspetti. Nel senso che, volendo, anche con questo meccanismo i vecchi marpioni sistemeranno proprie fidate oppure donne sconosciute giusto per chiudere la lista. Tuttavia, se per così lungo tempo è stata ostacolata, un motivo c'è.

E il motivo è che se tu vai a mettere nella lista le donne non hai più la certezza che esci tu, perchè magari alcuni voti si spostano con questa storia che puoi dare due voti. E rischi che, se l'altra volta sei entrato pilu-pilu, questa volta non entri perchè ci si è messa di mezzo una donna che ha scombinato i tuoi conti e ha preso due voti più di te!Ecco perchè per così lungo tempo è stata ostacolata! Mica per una questione necessariamente di genere, ma per una questione vergognosamente di casta. E non sai se è più stomachevole il primo o il secondo motivo.

Questa misura non garantirà che le donne candidate saranno più brave o meno brave degli uomini, non garantirà che ci saranno meno intrallazzi, non garantirà che una donna verrà eletta per il solo fatto di essere stata messa in lista da chi non vuole che venga eletta. Però almeno metterà l'elettore/elettrice nelle condizioni di poter (badate bene: potere, non dovere) dare il voto anche a una donna.

Prima avevi una lista di uomini spesso noti e donne spesso sconosciute e messe per obbligo, e dovevi dare un solo voto: indovina a chi lo davi? La risposta è in un consiglio regionale di cinquantasei uomini e quattro donne. Cambierà qualcosa? Non lo so, lo decideranno gli elettori alle prossime elezioni, ma intanto mi sembra una cosa positiva.

Quello che non mi sembra positivo è vedere sa cara 'e taula di tanti consiglieri regionali che oggi, costretti dallo sdegno generale, hanno votato a favore e se ne gloriano pubblicamente, parlando di grande conquista di civiltà e prendendosene i meriti. Eppure molti, troppi di loro, sono gli stessi che con voto segreto la volta scorsa votarono contro. Appartengono a quegli stessi partiti che hanno varato questa abominevole legge elettorale che teneva le donne lontane dalla politica e soprattutto dai posti chiave. Sono insomma, con le dovute eccezioni, personaggi di una classe politica che è profondamente vecchia, maschilista, avida e ipocrita.

Capace di vantarsi alla luce del sole della difesa di quegli stessi diritti che ha cercato in ogni modo di negare lavorando nell'ombra. Spero che tutti, uomini e donne, al momento opportuno si ricordino anche di tutto ciò.


Di Pier Franco Devias

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