martedì 28 novembre 2017

Rassegna stampa 28 Novembre 2017

Unione Sarda

Un'Isola verde e sicura, ma l'economia zoppica
Oristano al 52° posto in Italia. Male Carbonia e Medio Campidano

È l'Isola dei ristoranti e dei bar, dell'alta spesa sociale, del basso consumo del suolo e dei giovani disoccupati. Qui si sta larghi e in un ambiente ancora abbastanza verde: se si parla di densità demografica - cioè gli abitanti per chilometro quadrato -, non c'è regione che possa reggere il confronto, così come per il consumo del suolo, molto basso. Ma la Sardegna, secondo la ricerca sulla qualità della vita del Sole 24 Ore, è anche la terra dove il tasso di natalità si avvicina a quello dei panda in via d'estinzione, l'indice di vecchiaia è sempre più alto e la ricchezza media, tra depositi bancari, importo delle pensioni e Pil pro capite, è da zona retrocessione.

LA GRADUATORIA Se si allarga lo sguardo un po' più in là del nostro ombelico, però, si scopre che il divario tra il nord Italia ricco e pieno di servizi e il sud povero di lavoro e infrastrutture è sempre più profondo. La prima provincia del Mezzogiorno, isole comprese, è quella di Oristano: 52° posto, tre in più rispetto al 2016. Qualche gradino più giù c'è Cagliari (55°), mentre Medio Campidano e Carbonia-Iglesias si spartiscono la maglia nera dell'Isola (100° e 101° posto, ma identico punteggio totale), nel fondo della classifica nazionale. In generale, a parte Oristano e Cagliari, tutte le altre province perdono posizioni rispetto alla classifica del 2016.

I PARAMETRI L'Oristanese basa il suo primato sardo sul buon risultato nel settore Giustizia e sicurezza (terzo posto in Italia), grazie ai furti in casa quasi inesistenti (uno ogni mille abitanti) e al basso numero di rapine, scippi e truffe. Cagliari invece è la città dell'ambiente e dei servizi (13° posto a livello nazionale) e della cultura e del tempo libero (25° posto). Nel capoluogo si trovano tante librerie, più di 10 ogni 100mila abitanti, e una popolazione mediamente istruita che ha studiato almeno per 10 anni della propria vita (sono solo 9 in Ogliastra).

CONSUMO DEL SUOLO L'Isola ha un consumo del suolo - i numeri sono dell'Ispra - più basso d'Italia. Nella classifica delle province, l'Ogliastra è la prima assoluta (2,6% di territorio in cui si è costruito), ma Nuoro, Medio Campidano, Olbia, Sassari, Carbonia, Cagliari e Oristano si trovano nelle prime 23 posizioni su 110.

RICCHEZZA Nel campo dei consumi le buone notizie arrivano dal commercio on line e dai bassi canoni di locazione. Soprattutto nel Sulcis e nel Medio Campidano, dove un affitto medio costa 360 euro al mese (4 posto in Italia). Ma anche Cagliari, almeno secondo la ricerca del Sole 24 Ore, non ha i prezzi folli di Milano e Venezia (agli ultimi posti), con un canone di 500 euro che vale il 48° posto. Per il resto, l'Isola non brilla per ricchezza: nelle classifiche di pensioni, depositi bancari e Pil pro capite non c'è una provincia sarda tra le prime 60 italiane.

BAR E RISTORANTI Un altro primato è quello del numero di bar e ristoranti. La Gallura occupa il primo posto nazionale, con 1.144 attività ogni 100mila abitanti. Anche Nuoro (12° posto) Sassari (14°) e l'Ogliastra (15°) hanno un alto tasso di caffé, trattorie e pizzerie. Eccola, l'Isola della bella vita.

Michele Ruffi



La Nuova

Pigliaru ha deciso: «Non mi ricandido»
Il governatore: torno al mio lavoro all'università, ma sono orgoglioso
delle riforme fatte con coraggio

CAGLIARI
«La Giunta ha lavorato a muso duro sull'agenda che l' stata affidata
dagli elettori. A volte l'ha fatto nervosamente, con ansia da
prestazione, proprio per rispettare il programma e arrivare il più
presto possibile a quei risultati che c'erano stati sollecitati
quattro anni fa». Lo ha detto il presidente della Regione, Francesco
Pigliaru, a Guspini , in occasione di un convegno organizzato dal
Partito democratico, per illustrare la riforma della rete ospedaliera
approvata di recente dal Consiglio regionale.Il governatore ha preso
spunto proprio dalla sanità per fare un bilancio dell'attività di
governo, quando manca poco più di un anno alle prossime elezioni
regionali. «Vi parla - ha detto, rivolgendosi alla platea - chi
probabilmente presto ritornerà al proprio amato lavoro
all'Università», confermando che nel 2019, come del resto ha ribadito
in altre occasioni, non sarà lui a guidare la coalizione di
centrosinistra. Per poi riprendere il filo del discorso sulle riforme:
«Sono sempre cose complesse, quando si fanno si finisce comunque per
toccare qualcosa, ma va messo in conto.

È un rischio che giustamente
abbiamo voluto correre, perché noi siamo riformisti e noi soprattutto
siamo una maggioranza riformista che tale deve restare fino all'ultimo
giorno di questa legislatura».Con subito dopo anche un po' di
autocritica «Quando si lavora alle riforme bisogna essere pronti a
parlare, ragionare, ascoltare - ha aggiunto il governatore - e questa
giunta, in buona fede, per abbreviare i tempi e l'ansia di inseguire i
risultati, non lo ha fatto abbastanza. Ora, senza più ripetere
quell'errore, dobbiamo concentriamoci su quello che resta da fare in
questa corsa finale. Lo dobbiamo fare con un senso di maggiore
connessione tra noi e voi che ci avete votato». Pigliaru ha ricordato
ancora «il lavoro enorme fatto sulla scuola, con la partecipazione
diretta dei sindaci.

Quando bussano alla mia porta per parlare di
Iscol@, sono sempre sindaci felici», ha sottolineato. Quanto alla
sanità, che era il tema del dibattito organizzato dal Pd del Medio
Campidano, «abbiamo chiuso anche questa coraggiosa riforma. Sono stato
orgoglioso dell'Asl unica e oggi lo sono della rete ospedaliera e
presto sarà lo stesso con l'Agenzia per le emergenze- urgenze. Certo,
abbiamo pagato un prezzo inevitabile perché molti speravano che non si
facesse. Da oggi in poi aggrediremo le liste attesa e mostreremo di
essere più efficienti». Sulla Finanziaria che a breve approderà in
Aula, ha detto: «Dobbiamo saper parlare alla gente meglio che nelle
Finanziarie precedenti. I temi importanti sono il lavoro, l'inclusione
e il Reddito di inclusione sociale). Siamo tra i primi ad averlo
istituito e se vogliamo che funzioni dobbiamo garantire risorse
adeguate».

l'intervento di Bruno Palmas *Coordinatore Prov. Oristano di Articolo 1 - Mdp
L'unità a sinistra? Solo su scelte politiche

Intervengo dopo la lettera dell'onorevole Michele Piras. Ho l'onore di
rappresentare il Movimento Articolo 1 nella provincia di Oristano ed
in questa veste vorrei fare alcune considerazioni. Credo che l'unità
della sinistra sia davvero la chiave di volta della politica
progressista e di cambiamento di cui l'Italia ha bisogno. E per ciò il
richiamo all'unità che Michele Piras e molti illustri personaggi hanno
fatto nelle ultime settimane sia importante e degno di attenzione. Io
certamente non sono contro l'unità della sinistra.

Ma i cittadini
italiani hanno bisogno dell'unità della sinistra solo se essa è capace
di dare risposte concrete ai propri bisogni in termini di posti di
lavoro, lotta alla precarietà, alla povertà economica, alla povertà
sociale, sicurezza del posto di lavoro, lotta alla corruzione e alle
mafie, lotta all'evasione fiscale, tutela della sanità pubblica,
libero accesso all'istruzione, dignità del fine vita, politiche
appropriate di accoglienza, tutela dell'ambiente, di democrazia
partecipata. Le persone hanno bisogno di cose concrete. Mentre alla
politica interessa l'unità. Oggi a noi viene chiesto di essere
disponibili ad un percorso unitario. Ma noi rispondiamo che ci si
unisce per fare cose reali per la gente.

Ci rivolgiamo a chi ha
prodotto la Buona Scuola (che ha incattivito la scuola e i docenti
italiani), il Jobs Act (che ha istituzionalizzato il precariato,
legittimato i licenziamenti disciplinari e monetizzato il diritto al
lavoro), il Referendum costituzionale (per affondare la costituzione),
il Rosatellum (per fare un Parlamento di nominati), i bonus a pioggia
(per fare clientelismo elettorale), le norme per le Banche (contro gli
interessi dei risparmiatori. Dato che vogliamo risarcire i cittadini
italiani per le politiche liberiste e sostanzialmente di destra degli
ultimi anni delle quali il Partito Democratico è stato artefice, il Pd
vorrà fare con noi un accordo in tale senso?

Queste cose le avevamo
dette anche quando eravamo dentro il Pd, inascoltati da un imperante
senso di onnipotenza che ispirava il cerchio magico del renzismo.
Allora eravamo gufi e iettatori. Oggi siamo essenziali per non
consegnare il Paese alle destre ed al populismo dei 5Stelle? Siamo
sempre gli stessi, gufi al servizio degli ultimi. Poveri, oppressi,
operai, disoccupati, semplici persone abbandonate e annientate dalla
cultura dell'arricchimento e dello sfruttamento economico, sociale e
culturale. Questo siamo ancora noi. Forse un po' antichi. Ma sempre
coerentemente di sinistra. È questa l'essenza politica dell'accordo
impossibile.


Maninchedda: collegi squilibrati
Il leader Pds: irrazionale mettere insieme Nuoro, Ogliastra, Marghine e Ghilarza

SASSARI
Il prossimo Parlamento avrà un rappresentante del Nuorese, che lo sarà
anche di Ogliastra, Marghine e di parte dell'Oristanese. Insomma, il
deputato che verrà eletto in quel mega collegio andrà a rappresentare
un territorio vastissimo. Un solo rappresentante per oltre cento
comuni. A differenza di quello di Cagliari, che grazie alla sua
densità demografica, comprenderà otto comuni appena. A denunciare lo
squilibrio della cartina elettorale è Paolo Maninchedda, leader del
Partito dei sardi. «Con una legge votata il 3 novembre, cioè poco meno
di un mese fa, il Parlamento ha conferito al Governo la delega per
individuare i collegi - attacca Maninchedda -.

Quindi, la sovranità a
decidere, delegata da 60 milioni di persone a poco meno di mille
persone, i parlamentari, è stata da questi delegata, sempre in nome
del popolo, a un gruppo ristretto di 56 persone, contando anche i
sottosegretari. Ma non basta. Queste cinquantasei persone, a loro
volta, hanno affidato il compito di disegnare i collegi elettorali a
chi? Non a eletti, non alle regioni, non agli enti locali, ma a una
Commissione di dieci esperti presieduta da uno statistico di fama, il
professor Zuliani, che ha avuto il tempo di 8 giorni per decidere.
Quando nel 1993 si modificarono i collegi, sempre una Commissione
lavorò 4 mesi, coinvolse le Regioni e poi propose i collegi. Questa
volta no. Il risultato è per la Sardegna qualcosa di oscillante tra
l'indegno e l'irrazionale».

Maninchedda cita proprio gli esempi del
collegio 1, 8 comuni tra cui Cagliari, 282mila abitanti e una densità
di 401 abitanti per chilometro quadrato, e del collegio 2, un
centinaio di comuni, 231mila abitanti e una densità di abitanti per
chilometro quadrato. «I collegi urbani saranno fondati su relazioni
economiche, sociali e culturali reali, quelli rurali saranno fondati
sul nulla, sull'urgenza di mettere insieme le mele con le pere -
conclude l'ex assessore -. Il mondo rurale ha ulteriori motivi, dopo
sanità, lavoro, scuola, peste suina per ribellarsi, ma la Sardegna è
tutta un mondo rurale, non esiste senza mondo rurale». (al.pi.)

Manovra, la sfida della Cgil «Per il lavoro 100 milioni»
politica regionale

«Lavoro, ultima chiamata» nasce con un punto interrogativo, perché da
settimane è di fatto questa la domanda "sparata" dalla Cgil sulla
Regione, che con «l'ultima Finanziaria ci ha deluso». Però dopo
quattro ore di confronto, davanti a mille delegati e iscritti, e anche
molte storie raccontate dal palco della Fiera, è diventata una
pretesa: «È l'ultima chiamata», signori della giunta e del Consiglio
regionale.Richiesta secca.

«Perché se con ci sarà quello che chiediamo
da mesi, un Piano straordinario da 100 milioni, altro che ripresa,
continueranno a farci rincorrere solo illusioni», ha detto il
segretario regionale Michele Carrus, nella relazione d'avvio.
Anticipata dal cantautore Matteo Passante, con una ballata sul lavoro
che appare e scompare, e da Efisio Fois, portavoce dei minatori di
Olmedo, asserragliati da mesi a meno 180 metri, per non perdere la
dignità del buon padre di famiglia che porta i soldi, sono soldi
sudati, a casa per far studiare i figli. «Non capisco ancora - ha
detto il sindacalista - come la Sardegna continui a essere azzannata
da così tanti sciacalli.

Arrivano dalla terra ferma, acchiappano i
finanziamenti, assumono per qualche anno, poi spariscono e nessuno li
ferma».I racconti. È stato l'operaio a sfogliare per primo le pagine
di un album in cui la Finanziaria, stando alla Cgil, «è peggio di chi
ti promette molto, e poi l'appuntamento decisivo arriva invece senza
nulla in mano». Lo è per Carlo Sanna, 25 anni, che, dopo aver creduto
molto in Garanzia giovani, alla fine ha denunciato di aver imparato
solo questo: «Sono stato sfruttato e nessuno ha controllato che non lo
fossi». È un flop, questa Finanziaria, anche per Nerina Mereu:
lavorava ad Ottana, e «in fabbrica m'ero illusa di non essere più
un'emarginata», e invece «uno sciacallo all'improvviso ha spazzato via
i miei sogni e sono di nuovo ricaduta nell'incubo».

Con questi e altri
racconti la Cgil ha voluto far capire alla Regione che «sul lavoro
finora è stato fatto gran poco e spesso male, a meno che qualcuno non
voglia far festa dopo l'estate per una manciata di precari in più», ha
detto Carrus, in un altro passaggio del suo intervento, incentrato su
questa proposta: «Con un Piano robusto e snello, possiamo ipotizzare
invece almeno ottomila assunzioni vere fra pubblico e
privato».L'incontro. Giovedì il sindacato è stato convocato
dall'assessore al bilancio, Raffaele Paci, e dal presidente della
stessa commissione, Franco Sabatini, per discutere una prima bozza di
quello che potrebbe essere - è stato detto dal palco - «una prima vera
svolta di sinistra contro la disoccupazione».

Finalmente convocati, è
stato il commento rimbalzato da una parte all'altra del salone e fra
tante bandiere rosse. «Non siamo certo noi quelli del no a tutto, noi
siamo quelli della proposta, e in questa nostra rivendicazione non
combattiamo da soli come qualcuno vuol far credere», dirà Gianna
Fracassi della segreteria nazionale.Le proposte. Su turismo, cantieri
verdi, beni ambientali sono arrivate, una dopo l'altra. Intervallate
dalle testimonianze di Anna Rita Armeni, che ha raccontato «come
purtroppo il mercato del lavoro ormai sia dominato dalle Agenzie
interinali: per loro sei un numero e niente più».

E di Alessandro
Tocco, ex operaio della Keller in liquidazione: «A Natale scadrà la
cassa integrazione. Se non cambierà qualcosa, a gennaio, con moglie e
figli, emigrerò in Germania, dove un operaio specializzato, e io lo
sono, un posto lo trova eccome». O ancora quella di Silvia Bassu,
giovane ingegnere, che a Torino, s'è laureata e specializzata in
architettura dell'ambiente, poi è rientrata a casa, perché «anche lì
mi pagavano una miseria» e oggi «tiro a campare, con la
ristrutturazione delle facciate dei palazzi», fino a domandarsi, in
una lettera indirizzata al governatore Pigliaru, «finora ho pagato più
tasse che soldi incassati». La ribellione. È forte il rischio di
finire rassegnati, anche se Matteo Roccasanta, arrivato dal Sulcis, ha
gridato: «Sono disperato, ma non riusciranno a strapparmi dalla mia
terra». Siamo vittime di «troppe scelte sbagliate della politica», è
stata la denuncia di Tonina Fancello, che con la pensione aiuta
figlio, nuora e nipoti a «non diventare una famiglia di poveri».

Quei poveri che per Emiliano Deiana, presidente dell'Anci, «popolano una
città abitata da 80mila persone», e secondo la docente universitaria
Lilli Pruna, finiranno, se sono fortunate, «condannate a vita
nell'inferno del lavoro precario».Dal Palazzo. Con la Cgil s'è
schierato il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis: «La proposta del
sindacato è giusta ed equilibrata», e il Pds, che ha presentato
l'emendamento per «un fondo rotativo di 100 milio

Gallura - La sinistra che dice no a Renzi
Eletti i delegati galluresi che parteciperanno all'assemblea di Roma

OLBIA
La sinistra riparte da una stanza dell'hotel Royal. È qui che domenica
mattina si è cominciato a parlare di una lista unitaria che non abbia
niente a che vedere con il Pd di Matteo Renzi. In sala diversi volti
noti della sinistra gallurese. Tre le formazioni che hanno partecipato
al dibattito: Articolo 1- Mdp, Sinistra italiana e Possibile.
L'incontro è stato organizzato in vista dell'assemblea nazionale che
si svolgerà il 3 dicembre a Roma, durante la quale sarà scelto il nome
della lista e il simbolo da presentare alle prossime elezioni politiche.

Tutto questo in attesa che il presidente del Senato Pietro
Grasso sciolga la riserva e si candidi alla guida della nuova
formazione. Nel corso della mattinata sono stati eletti i quattro
delegati che andranno a rappresentare la Gallura a Roma: Franco Dore,
Giovanni Tendas, Giovanni Antonio Orunesu e Giuseppe Melis. I delegati
supplenti, invece, sono Cristina Dessole e Fiorella Montixi. «Sì,
puntiamo a una lista unitaria. E speriamo che Grasso dica sì, io sono
fiducioso - commenta Giovanni Antonio Orunesu, di Mdp -. Ora le sigle
sono tre, ma da domenica ce ne sarà solo una. Naturalmente il nostro
progetto politico si baserà su un programma realmente di sinistra».
Sulla stessa linea Giovanni Tendas, di Sinistra italiana. «Non è vero
che in questo modo faremo vincere la destra o i 5 Stelle. È un falso -
dice Tendas -.

È l'incapacità del Pd, nel caso, a far vincere gli
altri. Noi pensiamo che serva ripartire dalla base, cercando di dare
voce a quelli che sono i più deboli della società». All'assemblea
hanno partecipato persone che non hanno mai messo piede in una sede Pd
e anche persone che per anni hanno militato nel Partito democratico. A
fare da collante è la necessità di una sinistra diversa da quella
proposta da Matteo Renzi. «Noi non diciamo no al Pd a prescindere -
dicono Giuseppe Melis e Antonello Tedde, di Possibile -. Ma diciamo no
alla politica che il partito sta portando avanti. Purtroppo il Pd è
riuscito addirittura a resuscitare Berlusconi. La sinistra deve uscire
dalle segrete stanze e tornare a parlare alla gente». All'assemblea è
intervenuto pure Renato Cugini, ex Sel e soprattutto ex segretario
regionale Ds. (d.b.)

In sei anni il centro del Goceano aveva formato solo 11 agenti a cavallo
Svanisce il sogno di Burgos, chiude la scuola di polizia

di Luigi SorigawBURGOSIl Goceano avrebbe dovuto montare sulla groppa
di questo progetto e riprendere a correre. Questo sulla carta. Nella
realtà la scuola di polizia a Cavallo di Burgos è sempre stata un'idea
zoppa, che non ha mai galoppato se non sul sentiero delle buone
intenzioni. E la definitiva soppressione di oggi era solo l'epilogo
scontato. Fine delle attività: il Ministero stacca la spina e chiude
il sipario.Nove comuni, 12mila abitanti, 80 posti di lavoro diretti
più altri 200 nell'indotto.

E ancora: 24 ettari di foresta, con
querceti da sughero e roverelle di altissimo pregio, ceduti a uso
gratuito e sottratti a un territorio in ginocchio ma speranzoso. E 15
milioni di euro investiti, di cui 5,2 provenienti dalla Comunità
Europea, e 150mila euro all'anno di spese di gestione. Tutto questo
per stipendiare cinque istruttori di polizia, sfamare e strigliare 13
quadrupedi e formare una decina di cavalieri. L'impossibilità di
sostenere questa iniziativa imprenditoriale era già scritta in questi
numeri. La politica se n'è accorta subito, appena un anno dopo
l'inaugurazione, e dopo il taglio iniziale dei nastri, ha proseguito
con altre sforbiciate, sfumando pian piano il futuro.

Eppure di questo
centro di formazione di Burgos si parlava sin dal 2003. In quel
periodo in sottofondo echeggiavano i boati delle bombe recapitate ai
sindaci, e lo Stato non voleva fare da spettatore passivo. Occorreva
un presidio forte. In questi scenari di guerra all'ombra del
campanile, voleva irrompere con la fanteria. E nel 2004, dopo il
quinto attentato subìto dall'allora sindaco Pino Tilocca, muore il
padre Bonifacio, sventrato dagli spezzoni di ferro rilasciati da un
ordigno piazzato davanti all'abitazione. L'idea di mobilitare la
cavalleria diventa concreta.

La bozza c'era, e l'aveva buttata giù il
consigliere regionale di Forza Italia Nicola Rassu. Dopodiché ci
avevano lavorato l'Istituto di incremento ippico del Goceano, la
Regione, il Ministero dell'Interno e l'Unione Europea pronta a
elargire un finanziamento che calzava a pennello, il Pon, programma
operativo nazionale sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno Italia.
Le basi sono gettate, e l'allora ministro dell'Interno Beppe Pisanu
nel 2004, dopo l'ultima campana a morto che risuona a Burgos,
sponsorizza con decisione il progetto. Nasce il primo embrione della
scuola interforze a Cavallo, che comprende polizia di Stato,
penitenziaria e guardia fortestale. I nove Comuni del Goceano
intravedono nuove prospettive occupazionali, e si affrettano a
sfornare una trentina di ragazzi immediatamente arruolabili, dei
provetti artieri ippici pronti all'uso e

L'indagine sulle 110 province italiane non sorride all'isola
Lavoro, ricchezza, demografia e cultura le note dolenti
La Sardegna è in coda male Sassari e Olbia si salva solo Oristano

di Claudio Zoccheddu

SASSARIL'Italia è spaccata in due, Nord al vertice praticamente
ovunque, Sud in coda con la stessa frequenza. Eppure, nella classifica
della qualità della vita nelle 110 province italiane stilata dal Sole
24 Ore c'è un dettaglio che potrebbe strappare un abbozzo di sorriso
anche ai sardi: Oristano, 52esima nella gradutaoria generale, è la
prima città della Sardegna ma è anche la prima di tutto il
Mezzogiorno, isole comprese.

Sui ruderi del Giudicato di Arborea,
insomma, si vive meglio che nel resto del Sud. Poi, a parte qualche
eccezione estemporanea soprattutto nella sezione dedicata all'ambiente
e ai servizi, l'isola occupa spesso le ultime posizioni. Maglie nere,
a tratti nerissime, il Sulcis e il Medio Campidano. I parametri. Per
mettere in fila le province italiane sono state indagate sei macro
aree suddivise in 42 indicatori formati da 7 parametri precisi. Nella
sezione dedicata alla demografia e alla società, ad esempio, il
risultato finale è il frutto della somma dei valori accumulati
calcolando la densità degli abitanti, il tasso di natalità, l'indice
di vecchiaia, il numero medio degli anni di studio, il numero delle
acquisizioni di cittadinanza degli immigrati e così via.

Risultato: Belluno è la provincia italiana in cui si vive meglio e, in generale,
tutto l'arco alpino occupa quasi sempre i primi posti. Ricchezza e
consumi. Nell'isola la prima è l'Ogliastra (55esima), l'ultima è
Sassari. Nell'area che si affaccia sul Golfo di Orosei gli affitti
costano poco, ci sono pochissimi protesti e gli acquisti on line sono
molto diffusi. Dati che però non trovano risconti nel Pil pro capite,
nell'importo delle pensioni e nei depositi bancari in cui anche
l'Ogliastra non si stacca dalla posizioni di coda che condivide con il
resto delle province sarde.

Lavoro e innovazione. La prima provincia
sarda è Olbia Tempio al 13esimo posto. Per trovare la seconda,
Cagliari, bisogna però scendere al 56esimo mentre tra le ultime
figurano Oristano, Carbonia Iglesias e l'Ogliastra, penultima. Olbia
Tempio, al contrario, domina la classifica delle imprese registrate
ogni cento abitanti e quella che fotografa il rapporto tra impieghi e
depositi. Male, anzi malissimo, la percentuale di occupazione che vede
le otto province dell'isola comprese tra la 71esima posizione e la
93esima. Demografia e società. Sulla densità demografica l'isola non
teme confronti. Non è certo un mistero che nel rapporto tra
l'estensione del territorio e la popolazione sia in netto vantaggio il primo.

Infatti, tra le prime sei province quattro sono sarde. Non vale
lo stesso discorso per il tasso di natalità perché, a eccezione di
Olbia Tempio a metà classifica, le altre province sarde sono nei
bassifondi con Oristano penultima e la coppia Carbonia Iglesias -
Medio Campidano appaiate all'ultimo posto. Cultura e tempo libero.
Anche in questo caso, l'isola guarda (quasi) tutti dal basso. Eccezion
fatta per Cagliari, il resto delle province sarde è concentrato negli
ultimi posti con i picchi negativi dell'Ogliastra, terzultima, e del
Medio Campidano, penultima. Tra il conto relativo al tempo libero,
però, figura anche la spesa dei viaggiatori stranieri che risulta
significata solo a Olbia Tempio, cala un po' a Cagliari e Sassari fino
quasi a scomparire nel resto dell'isola. Ci sono poi i numeri dei
cinema con Olbia Tempio ultima, Medio Campidano e Ogliastra appena
sopra. Un po' meglio nel conto delle librerie ma l'isola crolla
nuovamente nell'indice di spor

La commissione
Sabatini: nella manovra liberate molte risorse

La manovra da 7,7 miliardi di euro ha ottenuto il via libera della
commissione Bilancio il 22 novembre e approderà in Aula il 5 dicembre.
Si tratta, secondo il presidente del parlamentino Franco Sabatini,
della «migliore di questa legislatura sul piano delle risorse
disponibili, tenuto conto che abbiamo abbattuto il livello dei residui
e delle perenzioni, è calato il livello di indebitamento, e la seppur
lieve crescita economica ha determinato un aumento delle entrate pari
a 100 milioni».

In questi giorni un gruppo di lavoro di cui fanno
parte lo stesso Sabatini e i commissari di maggioranza, l'assessore al
Bilancio Raffaele Paci e i capigruppo di centrosinistra, è impegnato a
consolidare gli interventi su lavoro, povertà e politiche sociali
(Reis), agricoltura, infrastrutture. (ro. mu.)

Carrus: «Un fondo triennale nella Finanziaria». Arriva anche il
sostegno dell'Anci. «Subito un piano per il lavoro»
La Cgil raduna mille persone e ribadisce: servono 100 milioni

L'ultima manovra finanziaria prima delle elezioni del 2019 potrebbe
contenere un piano straordinario per il lavoro da cento milioni di
euro. Ieri la Cgil ha radunato mille persone al Palacongressi della
Fiera per illustrarlo, giovedì alle 16 il segretario regionale Michele
Carrus incontrerà il presidente della commissione Bilancio, Franco
Sabatini, e l'assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, per
conoscere «la loro proposta attuativa» prima dell'ingresso del ddl in
Aula martedì 5 dicembre. Sempre ieri alla Fiera il presidente
dell'Anci, Emiliano Deiana, ha detto di «sostenere il progetto della
Cgil». Insomma, c'è un piano che mette pressione sulla Giunta, anche
se è già filtrata la disponibilità da parte del presidente Pigliaru ad
aprire un nuovo canale sul lavoro: «Dobbiamo saper parlare alla gente
meglio che nelle finanziarie precedenti», ha spiegato qualche giorno
fa a un convegno del Partito democratico.

“IL FONDO ROTATIVO” Ciò che Carrus propone è «un fondo rotativo che
operi per almeno un triennio e che liberi spazi finanziari per i
Comuni, ma che possa funzionare anche attraverso una unità di missione
presso la Presidenza della Giunta». Indicare un budget da 100 milioni
significa pensare alla «possibile creazione di almeno ottomila nuovi
posti di lavoro diretti per almeno sei/otto mesi all'anno, poi seguiti
dalla Naspi». Da dove attingere le risorse? «Nella rimodulazione dei
fondi non impegnati in alcune di misure rivelatesi inefficaci, ma
anche attraverso la rimodulazione dell'Irpef e dell'Irap, secondo il
principio della progressività dell'imposta».

IL SOSTEGNO DELL'ANCI «Noi dell'Anci siamo a favore, a maggior ragione
con l'idea del sindacato di vincolare i cento milioni di euro a opere
utili», ha chiarito Emiliano Deiana dal palco del Palacongressi. Opere
utili nel senso “di pubblica utilità”. Carrus ha parlato di arredo
urbano, sottoservizi, viabilità rurale, manutenzioni edilizie e
d'impianti, risanamento discariche abusive, pulizia canali e torrenti,
sentieristica, servizi utili di edifici pubblici, cantieri verdi.

PRECARI E DISOCCUPATI Tra il segretario, che ha aperto i lavori, e
Deiana, si sono alternati gli interventi di chi è precario o il lavoro
lo ha perso. Come Emilio Fois, minatore di Olmedo, che si chiede come
mai «in Sardegna arrivino sempre sciacalli che nessuno riesce a
fermare prima che commettano disastri»; Nevina Mereu, lavoratrice
della zona industriale di Ottana, che ha raccontato «i licenziamenti
arrivati come colpi di spugna e la Regione nulla ha fatto per
evitarlo»; Alessandro Tocco, cassaintegrato Keller («il 31 dicembre
l'ammortizzatore scade e io e la mia famiglia siamo pronti a
emigrare»). Infine Silvia Bassu, una laurea in ingegneria civile a
Torino e un master: «Ho versato più in tasse di quanto ho guadagnato»,
ha raccontato, prima di lanciare l'hashtag #stopvaligie.
Roberto Murgia

Occupazione, protesta anche il Pds-Le richieste: «Regole certe e
sostegno economico». Cp: «Più soldi per lo sviluppo»

Le risorse per lavoro e istruzione agitano le acque anche in
maggioranza. Il Partito dei sardi chiede uno stanziamento di 100
milioni di euro, regole certe per l'utilizzo delle risorse e critica
la Giunta perché sul tema del lavoro le risposte sono state
«insufficienti e insoddisfacenti». Interviene anche il Pd che annuncia
emendamenti per 51 milioni di euro sul diritto allo studio.
I DUBBI I consiglieri regionali del Pds, Gianfranco Congiu, Pier Mario
Manca, Augusto Cherchi, Roberto Desini e Alessandro Unali, chiedono
certezze sulle scelte della Giunta. Oltre ai dubbi sulla «quantità di
risorse e la fonte finanziaria», l'esecutivo finisce nel mirino per
«la mancanza di concertazione e condivisione». L'assessore regionale
al Bilancio, Raffaele Paci, nei giorni scorsi ha annunciato un
pacchetto lavoro, eppure «non si conoscono il dettaglio e i contorni».

LA PROPOSTA Il Partito dei sardi ha fatto una proposta per un piano
straordinario del lavoro che propone l'attivazione di un fondo
rotativo da 100 milioni di euro. L'obiettivo non è solo incrementare
le risorse ma anche «rendere più efficaci le procedure di spesa»,
concludono i consiglieri Pds. Intanto il Partito dei sardi domenica
prossima terrà il primo congresso nazionale all'Hotel Catalunya, ad
Alghero. Alle 9 aprirà i lavori il presidente Paolo Maninchedda, poi
ci sarà la relazione del segretario, Franciscu Sedda.

UNIVERSITÀ Il Partito democratico presenta il conto per università e
diritto allo studio. L'annuncio è stato dato dal vice capogruppo,
Roberto Deriu, presentando il pacchetto di emendamenti da 51 milioni
di euro: «È quanto serve alla Sardegna per garantire il diritto allo
studio a migliaia di giovani».
Le maggior parte di questi fondi è destinata alle borse di studio, per
avvantaggiare «gli studenti e le loro famiglie in un momento di
crisi», spiega Deriu. Nel pacchetto istruzione rientrano anche i fondi
per le università, contributi per il fitto casa e per le borse di
specializzazione medica regionali». In questo modo, conclude il vice
capogruppo, «riusciremo ad aiutare anche l'amministrazione regionale
perché più immatricolati e più borsisti ci sono negli atenei, più
fondi avremo dallo Stato».

L'ATTACCO Dura la posizione anche di Francesco Agus, consigliere
regionale di Campo progressista: «Si chiede al Consiglio di approvare
leggi di bilancio al limite della sostenibilità, in attesa di uno
sblocco delle vertenze aperte con lo Stato». Nella finanziaria
«mancano i soldi per lavoro, sociale e sviluppo», dice Agus, che
avverte: «È un errore andare in aula senza chiarezza su quello che
avviene a Roma». Critiche anche dal capogruppo di Forza Italia, Pietro
Pittalis, che parla di «disastro per la Sardegna». L'auspicio è che
sia il dibattito a «correggere il tiro», considerato il fatto che si
tratta «dell'ultima occasione in questa sciagurata legislatura». (m.
s.)


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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