mercoledì 1 novembre 2017

Il mio mese lontano da Face Book. Riflessioni sul social, sul mercimonio istituzionalizzato, sulla prostituzione intellettuale, sulla frustrazione generale... Di Tiziana Troja.


 In un mese di Face book senza poter interagire ho osservato e capito tante cose, eccole in ordine sparso:
- Che è stato un bene non poter commentare alcuni post, perché avrei fatto danni. Ho capito che il più delle volte si interviene d'impulso per poi scoprire che basta anche solo un giorno perché un commento irrinunciabile e urgente diventi insignificante e superfluo.
- Che metto troppi mi piace ad minchiam. Risparmierò. 
- Che la gente è malata d'invidia e di rabbia, ché neanche gli sportivi in gara sono più competitivi degli artisti frustrati.

- Che nelle scorse elezioni regionali c'è stato un candidato "specchietto per le allodole", ed è sparito dalla politica. Traendone insospettabili e alternativi "vantaggi" che non ci crederei manco io se me lo venissero a raccontare oggi, da quanto sembra assurdo ma vero, verissimo. E ci sono cascati tutti, ma io no.
- Che le attrici che scelgono di scopare per fare carriera sono né più né meno che escort con assegni post-datati, ed è dura, durissima non farsi venire un'ulcera e non morire di tristezza e angosciante vuoto di senso quando le vedi troieggiare dietro (o sopra, o di fianco) a registi e produttori e sai già che la tua bravura non conterà, perché "non sei abbastanza simpatica e disponibile ."

- Che lo stupro è un'altra cosa, e le donne che usano questo termine a sproposito sono indegne di avere diritto di parola di voto.
- Che le attrici/escort suddette sono le prime a dimenticarsi subito quello che sono state disposte a fare pur di "essere lì", ma io purtroppo quando le incontro, non me lo dimentico. E quindi per quelle che vorrebbero dimenticare e fare finta di niente, incontrarmi non è mai un piacere, anche se io sto muta come un pesce. (vale anche per tutti gli altri amici che si vendono la dignità per un like su Facebook). 
- Che non si parla mai della "prostituzione" maschile nel mondo dello spettacolo, e ce n'è... Aivoja se ce n'è! 

- Che è il sesso NON è l'unica merce di scambio per avere quel tipo di visibilità, perché c'è gente "inchiavabile", ma anche una certa inclinazione a "servire il potere", a "mettersi a disposizione", allora mi spiego certe carriere incomprensibili. 
- Che certe volte il tempo ti insegna che la gente ti usa, e magari tu non te ne accorgi subito. Ma quando te ne accorgi non è mai troppo tardi.
- Che passo molto tempo in viaggio e che i viaggi aprono la mente e aiutano a pensare e a scrivere.
 - Che non è ancora morto nessuno per un blocco su Facebook. Ma che la solidarietà virtuale è più facile di quella reale.

- Che in un mese di assidua ricerca, mio e della mia socia, nonostante io abbia mendicato aiuto più volte, e fossi disposta anche a pagare per la prestazione e regalare tutto il raccolto, non ho trovato nessuno tra miei amici e conoscenti che si prendesse a cuore l'unica vera urgenza nella mia vita: trovare qualcuno che venisse a raccogliere le olive dei rami più alti del mio unico albero in Sardegna. Vederlo soffrire carico di peso, mi fa veramente male. Grazie. Amici miei, no vabbè, ma chiedetemelo un favore. Sto correndo.
- Che la gente è più cattiva su Face book che di persona, ma io sono più cattiva di persona. Credetemi.

Brutte merde.


Di Tiziana Troja

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