lunedì 27 novembre 2017

Rassegna stampa 27 Novembre 2017

Unione Sarda

CAGLIARI - MALUMORI. Vento di crisi in Comune I sardisti chiedono di essere coinvolti e il Pd vuole una verifica Rossomori: «Scuola allo sbando, Marcialis vada via»

Mentre il nome di Massimo Zedda circola per le Politiche e per le Regionali, il sindaco viene riportato coi piedi per terra dagli alleati in Comune. Nel 2016 ha vinto al primo turno grazie al sostegno di una coalizione che in queste ore è scossa da vari mal di pancia.

VOGLIA DI RIMPASTO Appena superati i cinquecento giorni dalla formazione della Giunta crescono le tensioni tra i partiti che lo hanno sostenuto alle elezioni. Il Pd chiede una verifica sul programma e rivendica spazio in Giunta, il Psd'Az chiede di essere coinvolto nella programmazione e critica la gestione delle Politiche sociali del proprio assessore Nando Secchi e ora intervengono i Rossomori per chiedere di togliere la delega alla Pubblica istruzione a Yuri Marcialis.

I sardisti hanno fatto saltare il banco in Consiglio comunale lasciando l'Aula e facendo mancare il sostegno a Zedda e il numero legale in Aula. Il Partito democratico ha chiesto una verifica al sindaco sul rispetto del programma, lamentandosi anche per l'assenza in Giunta di esponenti della corrente che ha vinto il congresso. Ora sono i Rossomori a chiedere la testa di un assessore.

ROSSOMORI ALL'ATTACCO Il capogruppo Filippo Petrucci ricorda che nella scorsa consiliatura la Giunta di Zedda ha lavorato bene sul fronte della scuola, ma sostiene che l'attuale gestione dell'esponente di Mdp sia fallimentare. «Le nostre politiche scolastiche hanno avuto un cambio radicale in peggio: non c'è attenzione ai bisogni della scuola, c'è una scarsa considerazione dei suoi problemi, nonché una mancanza di relazioni tra dirigenti scolastici e assessorato all'istruzione - attacca Petrucci, che nel 2011 ebbe un ruolo determinante nello svolgimento delle Primarie che spianarono la strada al successo di Massimo Zedda - sinceramente, da un assessore che si dice di sinistra, un atteggiamento di tale disinteresse non è accettabile. La sua assenza è palpabile, pressoché nulli i suoi interventi, nessuna presenza nelle scuole per affrontare insieme a dirigenti e corpo docente i piccoli e grandi problemi di ogni giorno».

Petrucci chiede al sindaco di riprendersi la delega perché «è palese che Marcialis non abbia interesse alla scuola, prenda lui l'iniziativa e si attivi affinché il Comune ricominci a occuparsi seriamente della scuola pubblica». Anche il coordinatore della Città metropolitana Marco Murgia propone di cambiare passo «prima di tutto avviando un rapporto umano e personale che l'attuale assessore non ha mai avuto, andando nelle scuole e confrontandosi coi dirigenti scolastici». Quando Marcialis è stato chiamato nella Giunta era nel Pd, poi è passato a Mdp che ora sta guadagnando spazio in Consiglio con Marco Benucci (Pd) e Andrea Dettori (Progressisti sardi) che hanno partecipato alla prima assemblea provinciale.

SARDISTI SULL'AVENTINO Ad alimentare la tensione a Palazzo Bacaredda ci hanno pensato anche i sardisti che coi loro cinque consiglieri chiedono al sindaco di essere tenuti in considerazione. «Vogliamo partecipare alla programmazione per incidere concretamente sulla città», spiega la capogruppo Psd'Az Monia Matta, «l'incremento di domande per il reddito di inclusione sociale è aumentato, la città vive una crisi profonda e bisogna intervenire con urgenza». Grande attenzione alle Politiche sociali da parte della capogruppo, che di fatto scarica l'assessore Nando Secchi, uno dei due sardisti in Giunta (l'altro è il segretario cittadino Gianni Chessa ai Lavori pubblici).

Dopo lo strappo dei Quattro mori si rincorrono le voci, tra nomi da proporre e divisioni interne. «Non ci interessa il gossip, è un modo di fare politica che non ci appartiene - conclude Monia Matta - vogliamo che il sindaco si accorga in che situazione si trovano i cagliaritani. Per la città si sta facendo tanto, ma non serve comprarti un abito di Armani se non hai soldi per le scarpe e non puoi uscire di casa».

Marcello Zasso

Salvini «Autonomisti, venite con noi»
Il leader del Carroccio ieri alla Fiera di Cagliari per illustrare la
linea del centrodestra L'idea di Salvini: riunire i movimenti sotto una sola bandiera

«Raduniamo i sardi e diventiamo il primo movimento politico
nell'Isola». Bisogna partire dalla fine della visita di Matteo Salvini
a Cagliari per avere chiaro il progetto politico del leader della
Lega. Ieri sera, davanti a oltre mille persone riunite alla Fiera, è
«iniziata una storia nuova», che potrebbe avere, almeno nell'idea di
Salvini, come protagoniste le forze sarde: «Mi piacerebbe riunire
tutti i partiti e i movimenti autonomisti che hanno una tradizione
molto forte», spiega il leader della Lega, «in Sardegna c'è una forte
cultura e una bandiera che spesso si è divisa tra destra e sinistra o
rivalità e gelosie».

IL PROGETTO La Lega quindi ha un progetto preciso per fare breccia in
Sardegna e si fonda su quell'autonomia «tradita da troppi anni».
L'ambizione è riuscire a radunare tutti facendo in modo che la Lega
sia «parte di un movimento in grado di coinvolgere tutti i sardi che
non vogliono più dipendere da Roma e da Bruxelles».
Salvini mette in conto il ruolo di comprimario e lancia l'offerta
«senza voler primeggiare», sottolinea, «arriviamo qui col massimo
rispetto e umiltà ma se gli autonomisti si dividono non vanno da
nessuna parte». Poco importa se la matrice politica tra le forze è
diversa: «L'autonomia non è di destra o di sinistra. Una cosa è certa,
però, sarà parte fondante del programma di centrodestra».

LA VISITA Salvini ripete più volte di «sentirsi a casa», si concede al
pubblico senza lesinare strette di mano e fotografie. In sala, tra le
numerose persone, ci sono i movimenti a sostegno della zona franca,
gli anti Equientrate e i due esponenti di Forza Italia, il senatore
Emilio Floris e il consigliere regionale Stefano Tunis.
«POCHE PROMESSE» La Lega cerca i voti in Sardegna con il primo
obiettivo di mandare a casa il centrosinistra. La ricetta giusta è
«fare poche promesse ma quelle poche mantenerle», dice Salvini, che in
tre quarti d'ora di intervento elenca tutte le priorità del suo
governo ideale.
Innanzitutto gli alleati, perché il centrodestra «deve guardare avanti
senza i riciclati e deve avere il suo perno nella Lega». Poi ci sono i
macro temi che si riassumono in «più lavoro, meno tasse e meno
immigrazione clandestina».

LO SCENARIO Partendo dalla condizione della Sardegna, Salvini riprende
il concetto di autonomia tradita: «Non è possibile che i sardi
spendano tanto per traghetti e aerei, non si possono avere gli
ospedali chiusi e strade in condizioni disastrate».
E sulle politiche di accoglienza, il leader della Lega pensa al futuro
assicurando che «il mio governo avrà il dovere di accogliere chi
scappa dalla guerra, ma allo stesso tempo avrà il dovere di rimandare
a casa chi la guerra la porta in Italia».

PROPOSTE Che con Roma e Bruxelles non ci sia un rapporto idilliaco non
è una novità. Per quanto riguarda l'istruzione, Salvini è convinto che
la Buona scuola approvata dal governo Renzi debba essere cancellata:
«Concorsi e graduatorie - spiega - devono essere su base regionale».
Seconda cosa riguarda la richiesta all'Unione europea di «cambiare le
regole di tassazione», dice Salvini, «altrimenti è meglio da soli».
LE DONNE Vista la concomitanza della visita a Cagliari con la giornata
mondiale contro la violenza sulle donne, Salvini si sofferma su questo
argomento senza risparmiare bordate. «La tutela non si fa con i
convegni o tramutando al femminile tutti i sostantivi, come vorrebbe
la presidente della Camera, Laura Boldrini».

Venire incontro alle donne significa «concedere gli asili nido gratis
per chi è in difficoltà, e cancellare la sciagurata riforma delle
pensioni fatta dalla Fornero, in modo che le donne possano andare in
pensione e fare le nonne». Un deterrente per i reati contro le donne,
come i maltrattamenti e gli stupri deve prevedere «regole restrittive,
pene severe e per chi abusa di bambini la castrazione chimica».

IL SALUTO Questi i punti chiave della campagna della Lega in Sardegna.
Salvini ribadisce di trovarsi a casa propria, confida che tra i brani
musicali che utilizza per rilassarsi c'è “No potho reposare” e lascia
la platea con una promessa: «Chi vota noi sappia che prima vengono gli
italiani».
Matteo Sau

IL CORTEO “ANTI”. Giovani, donne e bambini nella contromanifestazione
La protesta, pacifica, seguita da un imponente spiegamento di forze

In cento hanno urlato per le vie di Cagliari il loro «no» a Salvini:
«Casteddu ti ripudia». Da piazza Costituzione a via Milano, i
manifestanti antifascisti e antirazzisti sono stati scortati da un
imponente spiegamento di forze. Carabinieri, poliziotti, finanzieri,
con blindati, auto e elicottero in volo sopra la città, non li hanno
persi di vista evitando che si avvicinassero alla Fiera durante
l'intervento del leader della Lega. «Che spreco di denaro. Tutto
questo per tentare di reprimere il dissenso con una manifestazione
autorizzata», hanno ripetuto le persone presenti al corteo.

Tanti giovani, molte donne e anche qualche bambino. Slogan e cori
(contro Salvini e contro i sardi che hanno dato il loro sostegno alla
Lega) durante il trasferimento verso via Messina (qui, secondo gli
accordi con la Questura, si sarebbe dovuto concludere il corteo). «Con
tutti gli immigrati solidarietà. Fuori i leghisti dalle città», hanno
ripetuto più volte. Poi il fuori programma, con i manifestanti che
hanno raggiunto via Catania per poi trovarsi in viale Diaz, davanti
alla sede provinciale della Finanza. Le forze dell'ordine e gli agenti
della Municipale hanno chiuso la strada al traffico per mezz'ora.

Sono state le donne, circa trenta, a presentarsi davanti ai poliziotti
schierati con caschi e scudo per bloccare il passaggio. Hanno letto un
testo su cosa significhi essere antifasciste. «Perché l'antifascismo è
antisessismo. Significa rifiutare le gerarchie dei sessi e l'uomo come
ruolo assoluto e autoritario. Significa scegliere che forma dare alla
parola famiglia, scegliere di essere madri e non essere costrette a
esserlo». È stata Anna Moi a ricordare che Salvini «sparlava dei sardi
e che dunque non può venire in Sardegna a chiedere i voti dei sardi».
Il suo tentativo di raggiungere «da libera cittadina» la Fiera è stato
inutile: i poliziotti, con il capo di gabinetto Domenico Chierico e il
vice della Digos, Andrea Andreini, in prima fila l'hanno bloccata con
modi gentili. Poi, verso le 18,15, il corteo si è sciolto senza alcun
problema.
Matteo Vercelli

Prima iniziativa unitaria
La sinistra sarda si confronta sugli immigrati

Prima uscita comune delle segreterie sarde di Possibile, Art 1 Mdp e
Sinistra Italiana, in vista dell'assemblea nazionale del 3 dicembre a
Roma, dove sarà costituita la lista unitaria per le elezioni
politiche. L'occasione è stata il convegno “Migrazioni. Accoglienza e
cittadinanza: proposte e buone pratiche”, in linea con il progetto
annunciato dai tre segretari - Thomas Castangia, Yuri Marcialis e
Antonello Licheri - di «condividere una piattaforma programmatica»
anche in Sardegna.

Concetto che sarà ribadito oggi, in via Emilia a
Cagliari, all'assemblea provinciale dei tre movimenti. Sulle
migrazioni si sono confrontati al Foyer del Teatro Massimo di Cagliari
Andrea Maestri, deputato di Possibile, Maso Notarianni, responsabile
di Crs Sardex, Tiziana Barillà, autrice del libro Mimì Capatosta, e il
segretario regionale dell'Arci, Franco Uda. Maestri, in particolare,
ha annunciato la presentazione di un disegno di legge
sull'immigrazione che «disarticola il testo unico Turco-Napolitano che
risale al 1998».

L'immigrazione «è un fenomeno strutturale», ha detto, «e come tale
necessita di una legislazione matura». Maestri ha ripercorso la storia
degli “sbarchi”, a partire da «quell'agosto del 1991 quando a Bari
arrivarono 20mila cittadini albanesi tutti a bordo di un unico
mercantile. Fu l'inizio di tutto». Il ddl prevede l'introduzione di un
«visto di ingresso di un anno finalizzato alla ricerca di lavoro, se
dopo 12 mesi lo straniero sarà riuscito a trovarlo, allora gli sarà
concesso il permesso di soggiorno». (ro. mu.)

Renzi: Leopolda, quanta gente Ma Prodi snobba l'assemblea
E sulle alleanze Pisapia precisa: «Aperti al centro, non ad Alfano»

FIRENZE Tanti tavoli tematici aperti, un tweet per annunciare: «C'è
più gente degli altri anni». Il segretario Pd Matteo Renzi ha aperto
ieri la seconda giornata della Leopolda, mentre alla convention arriva
l'eco delle parole di Romano Prodi che, alla domanda sul perché non è
andato a Firenze, ha risposto: «Non sapevo nemmeno ci fosse». Intanto,
fuori dalla stazione, davanti al pubblico di un convegno dei cattolici
democratici, il leader di Campo Progressista Giuliano Pisapia ha
dichiarato: «Veniamo dalla sinistra, ma lavoreremo a un nuovo
centrosinistra». Parole che in un primo momento erano sembrate quelle
di un'apertura ad Alternativa popolare, il partito del ministro degli
Esteri Angelino Alfano. «Non è così - ha precisato Pisapia -.

Non confondiamo il centro con il centrosinistra o con la destra». Alfano,
dal canto suo, aveva già affrontato il punto l'altro ieri: «Se non ci
saranno le condizioni per l'alleanza con il Pd, allora con i moderati
individueremo un nostro candidato di coalizione».
GIOCO DI SQUADRA Del futuro del centrosinistra ha parlato, dal palco
della Leopolda, il ministro degli Interni Marco Minniti. «In queste
settimane - ha detto - si sta lavorando con passione a un progetto
unitario fondato sul Pd ma che consenta di andare oltre il Pd. Io
penso che questo sforzo unitario per essere ancora più forte abbia
bisogno di un Pd compatto, che giochi un grande gioco di squadra:
ognuno al suo posto, ma con un grande gioco di squadra». Ha ribadito
l'appoggio al segretario: «Al congresso Pd di qualche mese fa io
appoggiato convintamente Matteo Renzi.

Non penso che ogni tre mesi si
debba fare un congresso, purtuttavia anche se qualcuno volesse farlo,
dico che ho sostenuto Matteo e continuerò a sostenerlo». Il ministro
ha affrontato i temi dell'immigrazione («Il primo nostro nemico sono i
trafficanti di essere umani. Non consegnare le chiavi delle nostre
democrazie ai trafficanti ma governare i flussi: questo è l'obiettivo
che ci siamo dati»); della sicurezza e del terrorismo internazionale.

LA CULTURA Anche il ministro della Cultura Dario Franceschini è
arrivato alla Leopolda. Intervistato da Matteo Renzi ha rivendicato i
risultati nella gestione delle politiche museali. «Quando siamo
arrivati al governo i visitatori dei musei italiani erano 38 milioni,
quest'anno chiuderemo sfiorando i 50 milioni. Sono cresciuti
fortemente anche gli incassi che vanno direttamente ai musei».
L'IMPEGNO Il turismo, ha sottolineato Franceschini, «è cresciuto in
maniera rilevante. Noi dobbiamo governare la crescita del turismo
perchè in Italia cresce in modo enorme e lo sarà ancora di più anche
in conseguenza dell'arrivo di nuovi milioni di visitatori dai
cosiddetti Paesi emergenti. Questa crescita deve avvenire rispettando
la fragilità delle città d'arte e del paesaggio».

LA NUOVA

Salvini: «Sardi traditi ora avete bisogno di me»
il leader della lega nell'isola di Stefano Ambu
CAGLIARI

Fuori dalla Fiera, tenuta lontano dalle forze di polizia, la
contestazione con striscioni come "studenti contro il razzismo". Ma
nel centro congressi tra viale Diaz e lo stadio un bagno di folla per
il leader della Lega Matteo Salvini. Circa un migliaio di persone per
lui a Cagliari. Una cinquantina di minuti di attacchi a governo,
Boldrini, Pd e classe dirigente sarda: «Se il novanta per cento dei
vostri politici avesse fatto il suo dovere - ha detto alla platea -
non ci sarebbe stato bisogno di Salvini in quest'isola. La maggior
parte vi ha fregato il voto è poi è sparito».

Non tutti, però, ha
precisato guardando verso il senatore di Forza Italia Emilio Floris,
seduto in prima fila accanto al consigliere regionale azzurro Stefano
Tunis. Una tappa sarda, quello di Salvini, anche per capire che aria
tira. Soprattutto tra i possibili alleati del centrodestra. Ma prima
di salire sul palco il leader della Lega si è rivolto soprattutto ai
movimenti autonomisti: «Mi piacerebbe vederli uniti- ha detto - perché
hanno storia e identità, ma sono divisi. Mi piacerebbe che la Lega
fosse parte di un unico movimento autonomista senza dipendere da Roma
o da Bruxelles. Ora ci siamo, possiamo iniziare una nuova storia». Poi
in sala gli interventi dei componenti dell'organigramma di Noi con
Salvini, che si sta radicando nell'isola: Andrea Piras per i giovani,
Dario Giagoni per il Nord Sardegna e Guido De Martini per il Sud.

In mezzo anche la testimonianza toccante di una mamma arrivata da Sassari
per perorare la causa del figlio diciannovenne disabile che chiede di
essere accolto in un centro di riabilitazione. «Abbiamo vinto una
causa - ha detto - continuiamo a lottare per tutti quelli che vivono
la situazione di mio figlio». Poi lui, Salvini. E i suoi cavalli di
battaglia. Primo tra tutti, l'immigrazione. E, a proposito anche degli
ultimi sbarchi in Sardegna dal nord Africa, ha parlato chiaro: «Le
chiacchiere stanno a zero. O vinciamo adesso o fra qualche anno saremo
noi a prendere il barcone e andare in Tunisia».

C'è anche un cenno al
mondo della scuola: «Buona scuola? Pessima scuola, ci vogliono
concorsi su base regionale. In Sardegna insegnanti sardi, perché
fargli fare il giro d'Italia? Perché devono fare ricorso, come quel
docente mandato a Pisa? Devono lavorare nella propria terra». E poi si
è rivolto al pubblico. «Quanti di voi hanno figli che lavorano fuori
dall'isola?» Risposta: una marea di mani alzate.

Qualcuno dalla platea
ha chiesto a Salvini che cosa vuol fare per i pastori e per la zona
franca. «Non faccio promesse- ha risposto - questo è l'inizio di un
percorso, non voglio il voto, voglio qualcosa di più: voglio la vostra
testa e il vostro cuore e non ci fermiamo più. La zona franca? La
voglio vedere applicata, voglio fatti concreti». E poi: «La zona
franca piace a Boldrini che dice sindaca, assessora - ha scherzato -
zona franca ha due parole che finiscono con la A». Poi un omaggio ad
Andrea Parodi: «Quanto ho bisogno di staccare ascolto No potho
reposare: avete lingua, storia, identità. Perché i ragazzi devono
scappare dalla vostra terra?». Un avvertimento: «Cagliari non è
Sassari - ha det

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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