domenica 26 novembre 2017

Rassegna stampa 25 Novembre 2017

Reddito d'inclusione, domande a valanga. Deiana (Anci): una città di disperati Povertà, oltre 20mila famiglie chiedono un aiuto ai Comuni.

In Sardegna esiste una «città di poveri». Utilizza questa suggestione il presidente dell'Anci, Emiliano Deiana, per rappresentare le quasi 21mila famiglie che hanno chiesto il Reis (Reddito di inclusione sociale). Una realtà con cui i sindaci si confrontano ogni giorno, perché è ai servizi sociali dei Comuni che le domande vengono inoltrate. Quando il rischio di non poter soddisfare queste richieste per mancanza di risorse è reale, il problema diventa urgenza. All'appello mancano circa 40 milioni di euro, e per questo l'Anci bussa alla porta del Consiglio regionale per puntellare la Finanziaria: «La massa manovrabile ammonta a 40 milioni, sarebbe bene utilizzarne la metà per le povertà», propone Deiana.

I CONTI I numeri del Reis fotografano una situazione grigia, anche perché le richieste riguardano i nuclei familiari, e quindi «le persone che vivono in una condizione di povertà sono molte di più», sottolinea il presidente dell'Anci. In tutto il Reddito di inclusione sociale viene finanziato con 29,5 milioni di euro: di questi, 23,6 sono già stati erogati ai Comuni, mentre quasi 6 milioni sono ancora da assegnare. Ne servirebbero quasi il doppio, per dare una risposta positiva a tutte le richieste.

I DUBBI Il Reis è nato con l'obiettivo di dare un sostegno alle persone in difficoltà, scardinando il concetto di assistenzialismo per sposare quello del reinserimento sociale. Eppure per Deiana «non è la soluzione migliore». La maggior parte delle persone in difficoltà sono giovani ed è proprio questo aspetto a preoccupare il numero uno dell'Anci: «Si legano eccessivamente al sistema pubblico e in Sardegna i numeri sono già altissimi. Servirebbero semmai degli interventi per incentivare il sistema produttivo». Il timore è che il meccanismo si riveli meno virtuoso rispetto a quanto previsto, con il timore che poi debbano essere i Comuni a sostenere questi costi.

I TAGLI Un onere pesante, viste le sforbiciate degli ultimi anni sui trasferimenti statali. Tema che apre uno scenario in cui si rende necessaria «una vertenza complessiva da parte della Regione», insiste Deiana: «Il problema non sono soltanto gli accantonamenti, ma anche i tagli a Comuni, Province e Città metropolitana». Per dare la cifra di quanto pesi la forbice dello Stato sui Comuni sardi, basta ricordare i 300 milioni di euro complessivi che mancano ogni anno nei bilanci.

Dal 2014 al 2018, dunque, c'è stata una decurtazione complessiva di un miliardo e mezzo. A questi si sommano quelli che nel linguaggio fiscale vengono definiti “avanzi di amministrazione” e che, in pratica, sono soldi congelati che le amministrazioni non possono utilizzare: in Sardegna questa partita vale 1,4 miliardi di euro. Da qui la richiesta per fare una legge che permetta l'utilizzo di questi fondi, «non per fare piazzette», dice Deiana, «ma per garantire i bisogni incomprimibili dei cittadini».

LE RICHIESTE La discussione della Finanziaria in Consiglio regionale è l'occasione per l'Anci di avanzare suggerimenti e richieste. Davanti alle notizie confortanti di un Pil in crescita e maggiori entrate tributarie, la prima richiesta è per un adeguamento anche del Fondo unico per gli enti locali. C'è poi un altro ragionamento che riguarda l'imposizione fiscale. «La Giunta ci dice che la tassazione regionale è tra le più basse d'Italia», spiega Deiana.

Con l'1,23% l'Irpef ha un valore minimo e l'Irap al 2,93% è al di sotto della media nazionale, rinunciando a gettiti di diverse centinaia di milioni di euro. Per questo motivo l'Anci suggerisce di riflettere su quanto sia faticoso rinunciare a tutta questa somma e se non sia il caso di apportare qualche correttivo. Anche perché «i Comuni sono costretti a fare la parte dell'esattore, aumentando i tributi propri».

L'APPELLO Giunta, Consiglio regionale ed enti locali tutti uniti in una maxi vertenza con lo Stato. L'appello dell'Anci è chiaro e mira a sollevare l'asticella nei confronti del governo. Che servano maggiori risorse è un dato scontato, ci sono quei 40 milioni di euro liberi in mano al Consiglio che possono essere utilizzati. È vero anche che i primi cittadini spesso bussano alle porte di via Roma per chiedere risorse per progetti locali. «Dobbiamo cambiare la visione delle cose», spiega il presidente dell'Anci, «i Comuni imparino a fare programmazione territoriale».

NON SOLO PIL Non può essere soltanto il Prodotto interno lordo il criterio di valutazione per la vita delle persone. Il mondo degli enti locali propone di rivedere l'elenco degli indicatori, comprendendo tra le varie cose anche criteri su ambiente, salute, aspettativa di vita e reddito medio. LE PROPOSTE Infine, arriva l'elenco di «politiche di sistema» per affrontare la discussione sulla Finanziaria. Riguardano «periferie rurali e urbane, politiche per la montagna, per la famiglia, istruzione e formazione».

Matteo Sau


La Nuova

I parlamentari sardi saranno 25. Il Collegio più vasto a Oristano con 116 Comuni
La mappa completa del Rosatellum

CAGLIARI La mappa del Rosatellum è fatta. Le anticipazioni della
vigilia sono state esatte. Due collegi e 11 deputati da eleggere per
la Camera col sistema proporzionale, è quello delle liste bloccate,
più altri sei scelti col maggioritario. Sono invece tre collegi
uninominali per il Senato, altrettanti gli eletti, più quello unico
regionale, con cinque seggi da assegnare. In tutto, come previsto, i
parlamentari sardi saranno 25, salvo sorprese nel conteggio finale dei
resti a livello nazionale per la Camera, meccanismo abbastanza
complicato come lo è tutta la nuova elettorale.

La mappa. Il Rosatellum pro Sardegna, come del resto per le altre 19 regioni, è
comunque ancora provvisoria. Giovedì il governo ha approvato la bozza
licenziata dal gruppo di lavoro dell'Istat, per poi trasmetterla,
nella notte, alle Camere, che massimo fra due settimane potranno
proporre delle correzioni. L'ultima parola spetterà comunque al
governo. Dopo questo doppio passaggio cambierà qualcosa per la
Sardegna? È difficile.Camera uninominale, 6 seggi. I collegi saranno
questi: Cagliari, Carbonia, Oristano, Nuoro, Sassari e Olbia. Il
maggior numero di elettori è concentrato in quello di Cagliari,
nonostante comprenda solo otto Comuni, ma sono quelli che hanno -
messi insieme - più residenti. Oltre al capoluogo, Quartu, Quartucciu,
Monserrato, Sinnai, Burcei, Maracalagonis e Villasimius. Al secondo
posto, Sassari, con 26 Comuni e fra questi, com'era scontato, Alghero
e Porto Torres, mentre da Nord a Sud i confini saranno Stintino a
Villanova Monteleone.

Poi Olbia, con 80 Comuni, e sono gli stessi dell'ex provincia della
Gallura. Subito dopo gli ultimi tre: Nuoro, 101 Comuni, compresi
quelli dell'Ogliastra, e con un'estensione che va da Bosa a
Escalaplano e da Ovest a Est, da Santulussurgiu a Tortolì; Carbonia,
46 Comuni, dal Sulcis-Iglesiente fino a Selargius, Assemini, Elmas e
Sestu, che invece fanno parte della Città metropolitana di Cagliari.
Infine Oristano, 116 Comuni, compresi quelli del Medio Campidano e
anche alcuni dell'attuale Provincia del Sud. Per la verità, questa
suddivisione non è una novità assoluta: sono gli stessi collegi con
cui, nel 1993, i sardi hanno votato per il Senato. Nel maggioritario,
ogni coalizione o i singoli parti che non si alleano con altri
dovranno presentare un solo candidato.

Vincerà chi prenderà più voti
nella sfida.Camera proporzionale, 11 seggi. La Sardegna è stata divisa
in due maxi collegi. Il Centro-Sud, che raggruppa quelli uninominali
di Cagliari, Carbonia e Oristano, e quindi 170 Comuni, e il
Centro-Nord, con Nuoro, Olbia e Sassari, 207. Il primo collegio
eleggerà sei deputati, l'altro cinque. Qui i partiti dovranno
presentare liste bloccate e per sapere quali saranno gli eletti, oltre
i quozienti pieni, bisognerà aspettare la conta dei resti nazionali
per ciascun gruppo. Sarà quella una sorta di grande lotteria, che
potrebbe premiare la Sardegna, è successo nel 2013, con l'elezione di
un deputato in più, o anche penalizzarla. Senato uninominale, 3 seggi.
I collegi sono stati raggruppati due a due: Cagliari con Carbonia, 54
Comuni, Oristano con Nuoro, 217 e Sassari con Olbia, 106. È evidente:
il secondo, Oristano-Nuoro, costringerà i candidati, uno per
coalizione, a una maratona di chilometri visto che, in senso
orizzontale e cioè da Ovest ad Est, va da una costa all'altra. Come
per la

L'Inps: i contratti a tempo indeterminato crescono del 2,2% nel 2017.
Dati migliori di quelli nazionali. Occupazione stabile in aumento nell'isola

CAGLIARI Cresce l'occupazione stabile in Sardegna nei primi 9 mesi del 2017: i
rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato sono
aumentati del 2.2% (da 18.899 a 19.315 contratti) mentre, a livello
nazionale, il dato è negativo: -3.5%. In Sardegna, tutti i dati
amministrativi elaborati dall'Osservatorio dell'Inps, nel periodo da
gennaio a settembre di quest'anno, sono positivi e quasi sempre
migliori del dato medio nazionale. Uno dei dati più significativi è
sicuramente quello che riguarda la trasformazione dei rapporto di
lavoro precari in rapporti di lavoro a tempo indeterminato nei primi
nove mesi del 2017: l'aumento è stato del 19.6% (in Italia: +0.9%).

Le trasformazioni hanno riguardato 5.188 contratti a termine (+20.3%) e
quelle dei contratti di apprendistato (+13.4%, in Italia
-10.2%).L'assessore Mura. «Questa è la fotografia reale della
situazione occupazionale in Sardegna: sono dati che provengono da atti
amministrativi, non da studi o previsioni, e dietro ogni atto c'è un
lavoratore, con nome e cognome. Sono 27.712 le persone che in Sardegna
nel corso dell'anno hanno trovato occupazione», commenta l'assessore
regionale del Lavoro, Virginia Mura. «È inutile sottolineare che i
dati sono incoraggianti. Tutte le cifre sono positive e rappresentano
un ulteriore segnale di ripresa, sintomo di una fiducia rinnovata da
parte del "sistema Sardegna" dopo anni di crisi. Finalmente iniziamo a
intravvedere i risultati delle politiche che anche la Regione ha messo
in campo per favorire l'occupazione e disegnare nuovi percorsi per il
reinserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro.

Nessun trionfalismo, la strada verso una ripresa strutturale è ancora lunga -
aggiunge la Mura - ma constatiamo che sia nel 2016 che nel 2017 si è
registrato un trend positivo e, riteniamo, non per puro
caso».Assunzioni. L'andamento tendenziale delle assunzioni complessive
è in aumento del 21.8% (nel resto d'Italia +20.1%). Segno positivo
anche nelle assunzioni a termine: sono 85.439 con un incremento del
+29.1% (la media nazionale è +27.3%). Nel 2017 sono aumentate anche le
assunzioni in apprendistato, un vero e proprio boom nell'isola: +52.2%
(in Italia +26.9%). Crescono anche i contratti degli stagionali
(38.727 nuovi rapporti di lavoro, +17.4%).

Cessazioni. Rispetto al
2016, si registra un decremento delle cessazioni dei contratti a tempo
indeterminato (da 24.672 a 23.485) pari a -4.8% (a livello nazionale
+0.1%). Aumentano le cessazioni dei rapporti a termine (+25.1%), dei
contratti di apprendistato (+15.1%) e dei contratti stagionali
(+14.3%).Saldo assunzioni-cessazioni. Il saldo tra assunzioni e
cessazioni è positivo: +27.712 unità, superiore al saldo del 2016. Di
segno meno, ma di minore entità rispetto all'anno scorso, il saldo per
i contratti a tempo indeterminato, mentre è positivo il saldo dei
contratti a termine, dei contratti apprendistato e di quelli degli
stagionali. Infine, la variazione netta dei contratti a tempo
indeterminato, risultante dalla somma dei nuovi rapporti e delle
trasformazioni di contratto meno le cessazioni, è positiva (nel 2016
era stata negativa).


Unione Sarda

Consiglio - Il debutto del terzo polo «Autogoverno per l'Isola»

Nasce il “Polo dell'Autodeterminazione”, nuovo raggruppamento
dell'area identitaria che comprende i Rossomori, l'associazione
Sardos, i partiti indipendentisti Liberu, Irs e Sardigna Natzione, e i
tre movimenti - Gentes, Comunidades e Sardegna Possibile - che si
rifanno alla coalizione che nel 2014 sostenne Michela Murgia alla
presidenza della Regione. Il consigliere regionale dei Rossomori,
Emilio Usula, sarà il riferimento operativo e politico del Polo
nell'Assemblea sarda, portavoce il giornalista Anthony Muroni. Che
spiega: «Sarà un progetto alternativo, aperto e destinato a durare nel
tempo, fondato sui valori della democrazia, del progresso, della
solidarietà, della crescita economica e etica, della non violenza,
dell'integrazione e dell'accoglienza».

Il nuovo soggetto non prevede alleanze con partiti italiani, «né con
le coalizioni del falso bipolarismo italiano, perché i partiti del
centrodestra e del centrosinistra non contemplano l'autodeterminazione
dei sardi». Tuttavia non è da escludere la partecipazione alle
politiche, anche perché «il Rosatellum non comporta l'obbligo del
superamento di alcuna soglia di sbarramento per l'attribuzione dei
seggi nei collegi uninominali». Di sicuro, ha precisato Muroni, «siamo
convinti che il crescente astensionismo possa trovare un freno davanti
a un'offerta politica diversa e alternativa». Non sono mancate
critiche alla Giunta Pigliaru, in particolare «sulla vertenza entrate
e per gli accantonamenti ha dimostrato di non essere dalla parte dei
sardi». (ro. mu.)

Il taglio riguarda soprattutto Cagliari: la Regione si prepara a
presentare il progetto all'Ue Nuova continuità, si vola basso
Ridimensionato l'aumento dei posti previsto per i prossimi anni

La commissione europea l'ha detto chiaramente: la continuità
territoriale è un diritto dei sardi, ma solo quando garantisce «i
servizi aerei di linea minimi». È su questa definizione che ruota il
futuro dei trasporti nell'Isola: il progetto di Ct1 proposto dall'ex
assessore Massimo Deiana, poi cancellato dopo lo stop da parte
dell'Europa, prevedeva di raddoppiare - in media - i posti attualmente
a disposizione dei passeggeri sardi. Ora i biglietti messi in vendita
ogni anno secondo il modello varato nel 2013 sono 2,4 milioni. Dal
2018, col nuovo sistema, sarebbero aumentati gradualmente, fino a
superare i 5 milioni nel 2021.

LA NUOVA BOZZA Troppa grazia, secondo l'Ue. Soprattutto a Cagliari,
dove nei collegamenti con Roma sarebbe arrivata un'iniezione di quasi
un milione di posti in più all'anno.

L'attenzione dell'assessorato ai Trasporti, che da settimane sta
lavorando a una nuova proposta di continuità da proporre alla
commissione europea, è convogliata principalmente sui numeri dello
scalo di Elmas. Nel corso degli incontri con le compagnie aeree e le
società di gestione degli aeroporti si sarebbe discusso di una netta
diminuzione dei posti rispetto al progetto - poi abortito - varato
dalla giunta tra il 2016 e il 2017. Al momento si tratta solo di
bozze, ma i numeri dei biglietti a disposizione non sarebbero molto
più alti di quelli dell'attuale continuità. In certi casi si
arriverebbe addirittura a un dimezzamento dello schema proposto a suo
tempo da Deiana.

LA REGIONE Dalla Regione -però - sull'argomento arriva una brusca
frenata: con le compagnie e le società di gestione degli scali sardi
non si è discusso di cifre, quelle si vedranno più avanti insieme alla
Commissione europea, con cui continua il dialogo. Almeno questa è la
versione ufficiale.

Nei giorni scorsi l'assessore ai Trasporti Carlo Careddu ha ricevuto
le osservazioni da parte degli aeroporti alle proposte fatte. E nelle
prossime settimane, dopo aver fatto sintesi di tutte le richieste, il
progetto della nuova continuità territoriale potrebbe volare a
Bruxelles. Dove l'assessore sarà affiancato dall'avvocato Gian Michele
Roberti, scelto come consulente per queste trattative con l'Ue.
TARIFFE L'altra limatura, oltre a quella del numero complessivo dei
posti, riguarderà le tariffe. Bruxelles si è lamentata dell'estensione
ai turisti dei prezzi agevolati per dieci mesi all'anno. Le ipotesi a
cui starebbe lavorando la Regione dovrebbero essere queste: potrebbero
diminuire i mesi in cui viene garantita la tariffa unica per sardi e
non (ora lo è per nove mesi all'anno), oppure potrebbero aumentare i
tetti massimi dei prezzi per i turisti nei mesi estivi, in cui non
sono previste agevolazioni.

La partita è delicata e si gioca su equilibri delicati. Il tempo a
disposizione non è tanto: la proroga dell'attuale regime di continuità
territoriale scadrà a giugno del 2018. Nell'arco dei prossimi mesi la
Regione dovrà incassare il via libera dalla commissione europea e
pubblicare i nuovi bandi. Sperando che nessuna gara vada deserta, come
è successo nel caso di Cagliari a luglio.
Michele Ruffi

Isola in controtendenza sul resto d'Italia. L'assessora Mura: «Ma la
strada è lunga». Lavoro, crescita ancora lenta
Segnali positivi secondo i dati Inps: nel 2017 è a + 2,2%

Segnali positivi sull'occupazione stabile in Sardegna nel 2017. I dati
raccolti dall'osservatorio dell'Inps evidenziano un aumento del 2,2%
(da 18.899 a 19.315 contratti) dei rapporti di lavoro a tempo
indeterminato dei primi 9 mesi di quest'anno. Un valore in
controtendenza rispetto al dato nazionale che fa registrare un
decremento del 3,5%.

I CONTRATTI Il dato più significativo riguarda la trasformazione dei
contratti di lavoro da precari a tempo indeterminato. Infatti, nei
primi nove mesi dell'anno l'aumento è stato del 19,6%. In Sardegna le
trasformazioni hanno riguardato 5.188 contratti a termine (+20.3%) e
quelle dei contratti di apprendistato (+13.4%) mentre a livello
nazionale il dato è negativo: -10.2%.

ASSUNZIONI E CESSAZIONI In aumento anche il numero delle assunzioni
che in Sardegna sono incrementate del 21,8%. Oltre ai contratti a
tempo indeterminato, l'Inps registra un andamento positivo anche sulle
assunzioni con contratti a termine. Sono 85.439 con un incremento del
29.1%, rispetto ai primi nove mesi del 2016, numeri in crescita anche
per le assunzioni in apprendistato che nell'Isola crescono oltre il
52%. Di contro, diminuisce il numero delle cessazioni dei contratti a
tempo indeterminato (-4,8%) e aumentano le cessazioni dei rapporti a
tempo determinato (+25,1%).

«DATI INCORAGGIANTI» I numeri forniti dall'Inps rientrano nella
categoria degli atti amministrativi: «Non si tratta di studi o
previsioni», sottolinea l'assessora regionale al Lavoro, Virginia
Mura, «ma di lavoratori con nome e cognome». In Sardegna, nell'ultimo
anno, sono 27.712 le persone che hanno trovato occupazione. «Sono dati
incoraggianti, tutte le cifre sono positive e finalmente iniziamo a
intravedere i risultati delle politiche portate avanti dalla Regione
per favorire l'occupazione», sottolinea Mura.

IL PERCORSO Nonostante il segno positivo in tutti gli indicatori, la
titolare del Lavoro predica prudenza: «Nessun trionfalismo, la strada
verso una ripresa strutturale è ancora lunga - avverte l'assessora -
puntiamo a consolidare questo andamento anche per il 2018».
IL PIANO I consiglieri regionali del Partito dei sardi hanno
presentato un emendamento alla Finanziaria per un Piano straordinario
del lavoro, sostenuto da un impegno finanziario di 100 milioni di
euro. L'obiettivo è superare il modello incentrato sulla Flexsecurity
e puntare a un piano che favorisca realmente le possibilità di
reinserimento nel mondo del lavoro di figure da destinare ad ambiti
specifici. (m. s.)

La Nuova

Nasce il Polo dell'autodeterminazione
Alleanza di otto sigle identitarie, da Liberu ai Rossomori, a Irs. Il
portavoce è Anthony Muroni

CAGLIARI
Ci sono patti, più o meno facili, che per essere solenni hanno bisogno
anche di un buon cerimoniale. Ecco quello scelto dal Polo
dell'Autodeterminazione: chi aderisce, deve firmare di pugno la
bandiera dei Quattro Mori. Lo hanno fatto in otto, ciascuno in nome
del partito, movimento o gruppo che rappresentavano: Sardos, Alberto
Filippini, Liberu, Pier Franco Devias, l'ex Sardegna possibile, più
Gentes e Comunidades, Valentina Sanna, Irs, Gavino Sale, Sardigna
Natzione, Bustianu Cumpostu, e i Rossomori, col consigliere regionale
Emilio Usula e Marco Pau, segretario nazionale.

Ma dopo la firma, se
si esclude l'introduzione lasciata ad Usula, nessuno di loro parlerà.
Il motivo del silenzio? Hanno scelto, come i 5 Stelle, un portavoce, o
meglio «un uomo di sintesi», sarà l'autodefinizione: è Anthony Muroni,
l'ex direttore dell'Unione Sarda. Che per ora parla a nome del Patto
per «l'emancipazione della Sardegna», ma presto potrebbe essere uno
dei candidati (alle Politiche del 2018?) di un «gruppo aperto a
chiunque professi questi: principi fondamentali: legalità, democrazia,
etica, semplificazione, non violenza, progresso, solidarietà e
integrazione». Principi in cui dovrebbero credere tutti, ma troppo
spesso purtroppo qualcuno almeno uno se lo dimentica per strada.

«Chi finora ha governato la Sardegna, l'ha fatto fin troppo spesso e sempre
ai danni dei sardi», è stato detto nella presentazione. E infatti ecco
qual è il vero confine fra l'Autodeterminazione e quasi tutto il resto
del mondo: «Non avere più a che fare con i partiti italiani, o
comunque non essere attirati da alleanze che finiscono per essere
sempre delle trappole». Il Patto ha deciso: camminerà da solo da qui
alle Regionali del 2019, o al massimo - ma è da vedere - si
confronterà con i civici del Psd'Az e forse anche col Partito dei
sardi. Chissà. «Di certo il nostro è un progetto senza scadenza e
assolutamente alternativo a quel bipolarismo che ancora schiaccia la
Sardegna». Per cominciare, «ci sarebbe da cambiare subito il rapporto,
è molto complicato, che finora questa o quella maggioranza ha avuto e
ha con lo Stato». Solo complicato? Turbolento, come minimo, ma il
portavoce ha scelto quello di aggettivo. Altri, più indipend

«Così l'isola può attirare i pensionati d'Europa»
Lotta allo spopolamento

SASSARI L'isola come la Florida, un paradiso per tutti i pensionati del
pianeta. L'idea per ripopolare i centri dell'interno e trasformare
l'economia della Sardegna arriva da un sindaco della Barbagia,
Giuseppe Ciccolini. Il primo cittadino di Bitti ha elaborato un
disegno di legge da presentare in Consiglio regionale in cui propone
di ripopolare il centro dell'isola con i pensionati. «In Sardegna
potrebbero arrivare pensionati da altri paesi europei che hanno una
imposizione fiscale simile a quella italiana: Austria, Germania,
Francia Svezia, Svizzera, solo per citarne alcuni - spiega Ciccolini -.

Noi potremo abbattere con precise forme di incentivazione proprio
l'imposizione fiscale per rendere conveniente la scelta della Sardegna
come regione in cui vivere». In poche parole una pensione più pesante
in un'area che già gode di un clima temperato e in questi anni si è
costruita una fama robusta come regione dei centenari. Una sorta di
slogan per i nonnini di mezza Europa potrebbe essere "portate le
vostre pensioni in Sardegna e supererete il secolo di vita con
facilità". Ciccolini si è ispirato a un modello preciso, il
Portogallo, in cui una simile iniziativa è già stata adottata e
riguarda i pensionati che hanno lavorato in aziende private. «È un
incentivo di praticabilità immediata - spiega - non si devono fare
modifiche allo statuto ed è compatibile con la normativa fiscale
nazionale». Il sindaco entra nel dettaglio.

«L'aiuto si traduce in una
forma di contributo regionale in denaro e non in una agevolazione
fiscale in senso stretto. È un versamento a privati e non a imprese e
non viola le norme sugli aiuti Ue». Nessun dubbio per il sindaco sugli
effetti per la popolazione e per le casse dei comuni dell'isola. «Il
mercato immobiliare per prima cosa rifiorirebbe e si incentiverebbero
i trasferimenti in Sardegna di pensionati dai paesi del Centro e del
Nord Europa. I loro soldi immetterebbero liquidità nel sistema
economico isolano. Spenderebbero la pensione in Sardegna. Si potrebbe
prevedere un maggiore incentivo per chi sceglie di trasferirsi in un
centro dell'interno dell'isola.

Anche perché sono quelli in cui il
mercato immobiliare è in maggiore sofferenza. La Regione Sardegna
incamera i 7/10 del gettito Irpef sulle pensioni, l'incentivo può
essere erogato ai pensionati nella stessa misura. L'agevolazione per i
beneficiari consiste in una riduzione del carico fiscale sulle
pensioni estere dal 35 per cento al 9per cento. La regione
incasserebbe comunque l'addizionale regionale Irpef che coprirebbe le
spese sanitarie dei nuovi residenti. Il beneficiario pagherebbe meno
imposte sulla propria pensione estera.

Più o meno un risparmio di 10
mila euro all'anno. Il mancato introito fiscale sarebbe a carico solo
del fisco estero». La proposta elaborata da Ciccolini ha una sponda
sicura nei Riformatori che nei mesi scorsi avevano presentato una
proposta di legge simile. Anche la loro prevedeva un incentivo per i
pensionati che sceglievano di trasferirisi nell'isola. Un po' come
fanno i pensionati americani che


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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