venerdì 15 giugno 2018

“Aiutiamoli a casa loro”: un esempio virtuoso e due meschinità. Di Giovannimaria Fresu.



l’Università di Torino e l’Ong “Terre solidali” sono riuscite a creare venti posti di lavoro con un microcredito di 25 mila euro a sostegno di iniziative imprenditoriali stabili affidati a un’associazione di donne del Niger che ha scelto in autonomia come investirli: hanno aperto un laboratorio alimentato a energia solare per la trasformazione e la vendita di cereali e per la produzione di mangimi animali macinati dagli scarti dell’agricoltura. Guadagnano uno stipendio di 30mila franchi, quasi 46 euro.

Metà viene impiegato per vivere, metà messo sul conto dell’impresa per la manutenzione dei due congelatori e la sostituzione delle batterie tra tre anni. Hanno già risparmiato tre milioni di franchi, quattromila 500 euro, somma che a Makalondi è un grande risultato», racconta un ricercatore dell’Università di Torino. Venti posti di lavoro sono venti famiglie africane: centoquaranta persone che non hanno bisogno di emigrare. Poi la Regione Piemonte guidata dal leghista Cota, si proprio lui, quello che come Salvini andava ripetendo che gli immigrati vanno aiutati a casa loro, chiuse la cooperazione regionale decentrata… e buonanotte al secchio.

Giusto per fare un calcolo a spanne: con la super tangente di 1.092 milioni di dollari, un miliardo e 28 milioni di euro, distribuita a politici e faccendieri della confinante Nigeria, di cui è accusata l’Eni per il giacimento di petrolio Opl 245, con un altro impiego, legale e ben finalizzato, i soldi di Eni avrebbero potuto creare 822.400 posti di lavoro nella regione, 5.756.800 persone che, forse, non avrebbero bisogno di cercarsi un posto su un barcone.

Cosa altro facciamo? Ah sì, i paesi europei hanno fissato allo 0,70% del proprio PIL l’aiuto da destinare ai paesi sottosviluppati, in pochi rispettano quella quota, la supera solo la Svezia, l’Italia si è fermata allo 0,16%. “Aiutiamoli a casa loro”: la differenza tra il dire e il fare.

(fonte: dossier L'Espresso, Eurostat)

Di Giovannimaria – Mimmia Fresu
Consulente politiche sociali ed immigrazione.)

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