martedì 12 giugno 2018

Rassegna stampa 12 Giugno 2018


Unione Sarda

Sondaggio su Unionesarda.it - Lettori col ministro

La grande maggioranza dei lettori di Unionesarda.it ha dato ragione alla linea adottata dal governo italiano nella gestione della vicenda Aquarius. Nella rubrica “Il termometro” sono arrivate le risposte alla domanda se è stata giusta «la decisione di Salvini di chiudere i porti italiani».

Ieri a tarda sera più di otto lettori su dieci si sono espressi a favore delle indicazioni del Viminale, con un eloquente 87 per cento, contrastato da appena il 13 per cento dei partecipanti al sondaggio, che avrebbero gradito un altro tipo di accoglienza per la nave con 629 migranti ferma nelle acque internazionali tra la Sicilia e Malta.


Pigliaru: il Viminale deve fare chiarezza Bufera social su Zedda

«Se il governo italiano ha deciso di cambiare le regole, prima lo deve annunciare al mondo, non farlo quando c'è una nave carica di migranti in giro per il Mediterraneo», dice il presidente della Regione Francesco Pigliaru. «La Sardegna, come sempre, è prontissima a fare la sua parte, ma l'accoglienza non la decidono né i sindaci né la Regione, è il governo che la stabilisce. Detto questo: è ovvio che nessuno può avere dubbi sul fatto che le 629 persone a bordo debbano essere messe in sicurezza al più presto».

I COMMENTI Il dibattito infuria, soprattutto in Rete. C'è chi definisce il ministro dell'Interno “salvatore dell'Italia” perché ha chiuso i porti ai profughi, c'è chi cita il Vangelo e ricorda che prima di tutto è necessario «restare umani». Purtroppo sui social la discussione degenera: al sindaco di Cagliari Massimo Zedda, ad esempio, che già domenica notte ha spiegato chiaramente su Facebook da che parte sta - «il rischio è che bambini, donne e uomini paghino le conseguenze più pesanti di scelte irrazionali, scellerate e demagogiche. Il governo autorizzi l'ingresso della nave in acque italiane e discuta nelle sedi opportune le politiche dell'accoglienza» - è arrivata una valanga di insulti vergognosi, insieme con tanti commenti favorevoli.

La Cgil sarda, che esprime solidarietà a Zedda «per gli indecenti attacchi», «condanna con forza l'atteggiamento disumano di un Governo che non esita a strumentalizzare il bisogno di soccorso di persone disperate che hanno già patito sofferenze indicibili, e lo utilizza come mezzo di pressione, in violazione dei trattati internazionali e degli obblighi di una sana morale ed etica civile».

CON IL MINISTRO Dario Giagoni, vice coordinatore regionale della Lega, sottolinea: «Bravo Salvini, l'Italia non può essere l'unico posto in cui arrivano tutte le navi. Inoltre, gran parte di queste persone non fuggono dalle guerre, sono galeotti. Il nostro ministro sta mantenendo le promesse, prima gli italiani e i sardi, poi eventualmente si dà una mano agli altri».

Interviene anche il deputato del M5S Pino Cabras: «Le forze politiche che hanno firmato il contratto di governo condividono questi elementi essenziali: il sistema di accoglienza deve essere europeo, non nazionale; chi richiede asilo deve farlo direttamente dai Paesi di provenienza o transito e da lì, deve essere già ripartito presso i 27 Stati membri dell'Ue e quindi integrato negli stessi. Un problema gigantesco come le migrazioni contemporanee, in particolare quelle irregolari e illegali, non deve essere gestito solo dalla Repubblica Italiana».

L'ANCI Avverte Emiliano Deiana, presidente dell'Anci: «Prima vengono le persone, poi le soluzioni politiche. Che per me sono sempre le stesse. Salvare le vite in mare. Accogliere nei porti del sud Europa e distribuire equamente i migranti in tutti i Paesi del continente. Significa cambiare il Regolamento di Dublino: ciò che Orban e gli altri nazionalisti non vogliono. Proporre, a livello locale, la microaccoglienza senza concentrazioni per non creare lotte fra poveri che rischiano di far esplodere le civile convivenza».

LA SOLIDARIETÀ Spiega l'assessore regionale Filippo Spanu: «Fermo restando che l'Europa ha il dovere di assumersi responsabilità, chiediamo al ministro dell'Interno i rispetto dei patti finora sottoscritti con i Paesi nordafricani e le varie forze che governano la Libia, patti che stanno funzionando. In Sardegna l'ultima nave carica di migranti è arrivata a giugno dell'anno scorso, e attualmente il numero delle presenze è inferiore alla quota che ci spetta cioè, come tutti, abbiamo una diminuzione. Noi stiamo lavorando moltissimo sui progetti Sprar, cioè per l'accoglienza diffusa nei territori e per l'integrazione, con progetti nelle scuole, nello sport, con il volontariato».

Cristina Cossu


La Nuova

Pd, Cucca si dimette ora un mese per l'accordo
I 160 delegati si troveranno tra 30 giorni per eleggere il suo successore
Scartate le ipotesi di un triumvirato di passaggio o di un collegio di sei saggi

Trenta giorni di tempo per uscire dal tunnel, ma le premesse per il Pd
non sembrano essere buone. Sul futuro prossimo venturo le tre correnti
la pensano diversamente sin da subito. Con le dimissioni di Cucca
appena finite sul piatto, prima di parlare l'ex deputato Siro Marrocu,
capofila dei Diesse, ci ha pensato un attimo, poi s'è lasciato andare:
«Spetta all'assemblea nominare il nuovo segretario. Vorrei tanto che
il successore fosse eletto all'unanimità.

Se non fosse così, nasca
allora una maggioranza, ma spero nel contrario per evitare nuovi
scontri. Abbiamo bisogno finalmente di pace, la guerra deve finire».
Anche il deputato renziano Gavino Manca la pensa così: «Quanto vorrei
- dice - che nelle prossime settimane tutti tornassimo a essere
responsabili. Però di quella responsabilità che le correnti devono
innanzitutto ritrovare al loro interno e non pretenderla invece, come
se fosse una condizione, prima dalle altre due.

Così è accaduto finora
ed è per questo che purtroppo ci siamo bloccati dal 4 marzo in poi.
Mentre devo riconoscere al segretario Cucca di essersi dimostrato
responsabile e l'ha dimostrato fino all'ultimo anche con le
dimissioni». I popolari-riformisti per voce dell'ex senatore Silvio
Lai, sono convinti invece che l'assemblea debba essere riconvocata
molto prima dei 30 giorni previsti dal regolamento. «In due settimane,
possiamo chiudere la partita. Le trattative sono ben avviate ed
eleggere un segretario non devi trasformarsi in un problema. C'è ben
altro di cui dobbiamo occuparci e da tempo sostengo che dobbiamo
liberarci dal vincolo con Roma.

Abbiamo proposto un referendum fra gli
iscritti proprio su questo e crediamo che sia arrivato il momento di
discuterne e decidere il da farsi molto prima delle prossime elezioni
regionali». Ma per Renato Soru l'unica soluzione possibile è quella
del congresso anticipato: «Penso che Cucca non avesse altra scelta e
apprezzo la sua decisione di presentare le dimissioni. Come ipotesi di
scuola lui ha immaginato ancora la possibilità che si possa trovare
una persona terza e autorevole, ma credo invece sia necessaria una
svolta più radicale. Non è questo il tempo dei notai, serve un
congresso, c'è forte l'esigenza di un cambiamento».

Anche l'unica
attuale candidata alla segreteria, l'indipendente Dolores Lai, che
però al gruppo di Soru non dispiace, ha detto la sua. «Ho accolto -
dice - con un sospiro di sollievo le dimissioni di Cucca. Son
trascorsi quasi quattro mesi dalle Politiche in cui il partito non è
riuscito a concludere neanche l'analisi del voto e quindi ho accolto
con favore l'invito del segretario uscente ai giovani a farsi avanti
con coraggio e fermezza». Ma, aggiunge, «colgo, in quell'invito, anche
un altro significato: non dobbiamo avere paura del congresso. Ero
candidata e lo sarò ancora».

Tirate le somme due correnti sono per
l'elezione, più o meno immediata, del successore di Giuseppe Luigi
Cucca. e, guarda caso, sono le stesse che un anno fa si sono
compattate proprio intorno al nome del senatore nuorese. Oggi, insieme
avrebbero ancora i numeri in assemblea per dar vita a una ri edizione
di quell'accordo e le trattative fra loro sarebbero a buon punto. La
terza corrente è per l'azzeramento e il congresso. Chi vincerà? La
lotteria è troppo lontana per scoprirlo adesso.
(ua)

di Umberto AimewINVIATO AD ABBASANTALe dimissioni volontarie di Giuseppe Luigi
Cucca alla fine sono arrivate, come un colpo di frusta sul Pd. «Dovevo
farlo. Eravamo finiti in un vicolo cieco. Il tempo stringe, le
elezioni regionali sono dietro l'angolo. Basta, sprecare ancora altre
settimane», dirà tutto d'un fiato, il senatore, subito dopo aver
annunciato l'addio con tre anni di anticipo sul mandato, in scadenza
nel 2021. Il Pd da ventiquattr'ore è senza segretario.

Fra trenta
giorni l'assemblea dei 160 delegati avrà la possibilità di eleggere
quello nuovo. Dovrà provare a farlo senza la scorciatoia della
reggenza scaricata su un triumvirato e neanche delegare la soluzione a
sei o più saggi scelti dalle correnti. L'assemblea è un organismo
eletto e democratico, ha l'obbligo di tentarci, lo impone il
regolamento. Oppure se l'accordo non dovesse essere trovato, in queste
quattro settimane a disposizione, sarà azzerato tutto. Se così fosse,
a settembre, spetterà invece al congresso degli iscritti rivotare,
rispaccarsi e scegliere il successore di Cucca.

La svolta s'è
materializzata proprio nel momento in cui, a tre mesi e sei giorni
esatti dalla batosta di marzo, alle Politiche, il Partito democratico
ha dimostrato di essere ancora vivo, seppure agonizzante, nelle ultime
elezioni comunali, finite a metà strada o quasi del cammino verso le
prossime e decisive Regionali. Non è certo un caso che Cucca abbia
scelto un «giorno dopo» per dimettersi, cioè all'indomani dell'ultimo
giro nei seggi. Non lo è stato, un caso.

«In queste amministrative -
dirà dal palco - è arrivata l'ennesima conferma di quello che sostengo
da sempre, ma spesso e purtroppo non mi avete ascoltato. Uniti siamo
ancora fra i possibili vincitori, come potrebbe essere ad Iglesias,
mentre divisi finiamo di sicuro fra gli sconfitti, come ad Assemini.
Bene, oggi vi chiedo di ritrovare l'unità anche dentro il partito per
riprendere a correre insieme.

Nulla è ancora compromesso. Io sono per
eleggere il nuovo segretario in assemblea, mentre temo che la
riapertura improvvisa della stagione congressuale potrebbe trascinarci
in un ennesimo scontro di cui invece non abbiamo bisogno». Cucca ha
parlato a braccio per mezz'ora e l'ha fatto con un tono di voce sempre
sostenuto, però senza mai aggredire la platea. Non sarebbe stato nelle
sue corde, soprattutto per chi, sui titoli di coda, s'è sentito
salutare così da un fedelissimo.

«Ti posso chiamare santità per quello
che hai sopportato in questi dodici abbondanti di segreteria?». Lui ha
sorriso, come sempre, anche se nel monologo di poco prima qualche
sasso dalla scarpa se l'è tolto. «Dopo il 4 marzo - le sue parole - mi
sono messo a disposizione del partito, pur non sentendomi responsabile
di quella sconfitta. Già da allora, ero pronto a dimettermi, con
l'unica richiesta che non ci fosse però una crisi al buio. Ho pensato
e proposto delle soluzioni, ma si scontrate, una dopo l'altra, contro
quel male da cui non riusciamo a liberarci: la reciproca diffidenza.
Aggiunta purtroppo a un'infinità di iniziative parallele e personali
che hanno finito per avvelenare i pozzi».

Subito dopo sarà ancora più
diretto: «Non sono stato certo io, come invece qualcuno ha messo in
giro, a tenere sotto ostaggio il partito. È stato il partito a farmi
prigioniero e sentirsi soli non fa certo piacere. Troppe volte mi
avete preso di mira e, alla fine, anche a me sono scattati i cinque
minuti. Sia chiaro però: non sono più il segretario, ma non mi metterò
da parte. Continuerò a lavorare, mettendoci ancora una volta la
faccia, per allargare i confini del centrosinistra. Senza che sin da
ora ci siano veti e pregiudizi, e questo dovrebbe essere anche il
primo obiettivo del nuovo segretario».

Che potrebbe essere? «Una
figura autorevole, capace di rimettere assieme le molte anime del
partito, senza però più l'esasperazione delle correnti. O anche un
giovane che si assuma l'onore di fare da apripista al cambiamento di
cui abbiamo bisogno e oggi preteso dagli elettori». Alle 18.45 Cucca è
sceso dal palco fra gli applausi a scena aperta di chi l'ha sostenuto
fino all'ultimo, i renziani e gli ex Diesse, quelli più tiepidi degli
ex alleati di un anno fa, il gruppo popolare-riformista dell'area
Fadda-Cabras, e gli altri quasi impercettibili della terza corrente,
oggi in minoranza, capeggiata da Renato Soru. Il domani, nel Pd, è
appena cominciato e il finale tutto da riscrivere.

Unione Sarda

Cucca lascia la guida del Pd sardo e il partito si divide sul congresso
«Le Regionali non sono ancora perdute ma bisogna allargare la coalizione»

Giuseppe Luigi Cucca lascia la segreteria del Pd ad appena un anno
dall'elezione. «Penso ci voglia uno scossone per consentire al partito
di riprendere a respirare, e a questo punto non mi resta che
rassegnare le dimissioni».
Ma non è una resa. Anzi: «Da domani riprenderò a lavorare per
l'unità». E rilancia: «Auspico che si trovi una figura super partes,
libera da condizionamenti di corrente, mentre eviterei il congresso».
LE DUE OPZIONI Due le strade percorribili, entrambe previste dal
regolamento del partito. Lavorare nei trenta giorni che devono
trascorrere sino alla prossima assemblea per trovare una persona
terza, autorevole e libera da influenze; in alternativa, se non si
riesce a raggiungere un accordo, si apre la fase congressuale.

Due possibili soluzioni e le prime divisioni sulla gestione del dopo
Cucca: renziani e popolari riformisti favorevoli a investire su una
persona di garanzia capace di gestire il partito in vista delle
regionali del 2019, soriani per il congresso senza se e senza ma.

«ALLARGHIAMO LA COALIZIONE» L'assemblea di “Su Baione”, ad Abbasanta,
cade il giorno dopo le comunali. «Questo è un giorno importante per il
Pd - sono le prime parole del segretario - il risultato di Iglesias è
emblematico e deve indirizzare il nostro partito perché ci fa capire
che uniti vinciamo; divisi come ad Assemini, no». Ma da Iglesias
«possiamo ripartire: da sempre parlo della necessità di allargare la
coalizione, questo però ci impone di essere attrattivi nei confronti
delle altre forze politiche, senza porre veti trasversali».

Il risultato delle comunali per Cucca è uno spiraglio, anche se
piccolo perché «il vento del 4 marzo spira ancora»: «Le regionali
ancora non sono ancora perdute ma - insiste - nessuno si metta di
traverso, tutti abbiamo pari dignità, chiunque del partito più piccolo
può aspirare a diventare candidato alla presidenza della Regione».

«ARROCCATI» Sul voto delle politiche, vera causa delle sue dimissioni:
«Ho compiuto ogni sforzo per trovare una via d'uscita improntata alla
coesione, ma è evidente che non basta la volontà del singolo per
raggiungere un obiettivo così alto». Il senatore si leva anche qualche
sassolino dalla scarpa: «Mi sono scontrato con la miopia di molti
dirigenti che si sono arroccati su posizioni inconciliabili generando
lo stallo. Ho ribadito più volte che ero disposto a lasciare qualora
vi fosse un serio progetto di rilancio».

«IO, UN BERSAGLIO» Ma rispetto a tre mesi fa non è cambiato nulla e
ieri Cucca ha comunque rinunciato: «Sfatiamo la narrazione che mi
vuole attaccato alla poltrona da segretario, sono rimasto tre mesi a
fare il bersaglio e non è bello sentirsi soli». Poi auspica il
rinnovamento della classe dirigente, dando maggiore spazio alla
componente giovanile, «come è successo a Iglesias»: «Il giorno del mio
insediamento ho detto ai giovani di osare, di liberarsi del
correntismo, di avere il coraggio di manifestare le proprie idee, di
prendersi il partito. È un invito che rinnovo ora più che mai».

LAI CONTRO LAI Invito accolto da Dolores Lai, già autocandidata a
sostituire il senatore nuorese alla guida del partito: «Ho accolto con
un sospiro di sollievo le dimissioni del segretario, son trascorsi
quasi quattro mesi in cui il partito non è riuscito neanche a
concludere l'analisi del voto - dice ad assemblea conclusa - e ho
accolto con favore l'invito di Cucca ai giovani a farsi avanti con
coraggio e fermezza».

Ma, aggiunge, «io colgo l'invito anche nel senso
che non dobbiamo avere paura del congresso, l'unica strada per
ricostruire il partito e consentire un ricambio generazionale, e nella
quale ripropongo la mia candidatura». Dello stesso avviso Renato Soru:
«Non credo sia il momento di cercare terze persone, non servono notai,
serve invece che la discussione si faccia più alta per capire le
esigenze della Sardegna». Come i renziani, invece, i popolari
riformisti non affronterebbero il congresso. «Sono convinto che non
abbiamo tempo per celebrarlo, ci porterebbe via tre mesi che non
abbiamo», è l'opinione dell'ex parlamentare Silvio Lai.
Roberto Murgia

La Nuova

Il partito di Pizzarotti sbarca nell'isola
Sabato il debutto a Ghilarza di Italia in Comune: appello a sindaci e assessori

SASSARI
Italia in Comune sbarca anche in Sardegna. Il partito fondato dal
sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, si presenterà sabato a
Ghilarza. L'appuntamento è per le 10,30 nella Torre Aragonese. A fare
gli onori di casa saranno i coordinatori regionali Maurizio Sirca e
Antonello Zicconi. L'obiettivo del nuovo soggetto politico è
coinvolger il maggior numero di amministratori. Il partito, che
Pizzarotti ha fondato insieme al sindaco di Cerveteri, Alessio
Pascucci, nasce infatti dall'incontro tra oltre 400 amministratori di
tutta Italia.

«Siamo certi che l'esperienza alla guida di una comunità
- dicono i coordinatori regionali - attraverso l'impegno quotidiano
nel sociale e nel volontariato associazionistico, possa contribuire
alla crescita del partito, in un percorso impegnativo e qualificante,
oggi diventato necessario per contrastare l'antipolitica e il
populismo dilaganti. Oggi il civismo è un soggetto politico e non più
solo un fenomeno temporaneo».

I 5 Stelle non sfondano Tengono centrodestra e Pd
Alle amministrative sarà ballottaggio in due centri. Cresce anche il Pds

cAGLIARII Cinque stelle si accontentano di essere ancora primi ad
Assemini, seppure per ora solo al primo turno, la loro roccaforte dal
2013, perché il terzo posto a Iglesias, sostengono, «l'avevamo messo
in conto». Per il centrodestra, a trazione sempre più leghista, c'è la
soddisfazione di essere ancora in corsa nei due Comuni, Iglesias e
Assemini, che sceglieranno il sindaco nel ballottaggio fra due
domeniche. Poi c'è il centrosinistra, più o meno unito stavolta, che
può tirare un sospiro di sollievo: l'emorragia di marzo sembra essersi
fermata.Lega a mille.

Il colonnello di Salvini in Sardegna, Eugenio
Zoffili, è deciso nel dire: «L'alleanza col Psd'Az continua a crescere
dopo l'esordio alle Politiche». Ad Assemini, sostiene, «siamo noi il
primo partito del centrodestra». Anche «stavolta siamo stati decisivi
per raggiungere il secondo turno e il che vuol dire: i sardi sono
sempre più consapevoli di quanto sia importante l'alleanza fra
leghisti e sardisti. Non è più qualcosa di estemporaneo, come
sostenevano in molti, ormai siamo all'accordo duraturo». Per
aggiungere: «Sempre ad Assemini i nove punti di stacco dai Cinque
stelle non ci spaventano.

Nelle prossime due settimane, daremo il
massimo: puntiamo al sorpasso».Forza Italia soddisfatta. Il
coordinatore regionale Ugo Cappellacci dice: «Abbiamo avuto la
conferma che il centrodestra unito continua a mettere alla frusta i
Cinque stelle». Forse, aggiunge, «speravamo di ottenere qualcosa di
più, soprattutto a Iglesias, ma è importante che il nostro elettorato
non sia andato da altre parti». Della coalizione ad Assemini faceva
parte anche il Partito dei sardi, che alle Regionali del 2019 dovrebbe
essere invece un avversario temibile. «Alle Comunali valgono logiche
più laiche - spiega Cappellacci - ma il Pds che sceglie di stare con
noi e lascia il centrosinistra con cui governa la Regione, dimostra
come intorno a Pigliaru il gruppo si stia sfaldando mese dopo mese».
L'alleanza col Pds sarà cercata anche nel 2019? «Regionali e Comunali
sono elezioni molto diverse, ma val la pena di ragionarci».

Centristi
resistenti. Sempre sul fronte del centrodestra, i Riformatori dicono
che «in questi anni, coerenza e serietà del nostro lavoro, nei Comuni
e alla Regione, sono stati riconosciuti dagli elettori e siamo
soddisfatti», è il commento del coordinatore regionale Pietrino Fois,
deciso nel guardare ben oltre «le ultime alleanze più disparate».Il
Pds esulta. Paolo Maninchedda, segretario del Partito dei sardi affida
l'analisi all'editoriale sul blog Sardegna e libertà. «Abbiamo vinto a
Macomer, riusciamo a dare un governo a Chiaramonti, andiamo al
ballottaggio ad Assemini, e ci aspetta il secondo turno a Iglesias con
Valentina Pistis (candidata del centrodestra) che sostenevamo con una
lista civica. Per scendere poi nel dettaglio: «Continuiamo a vincere
da quattro anni e lo facciamo senza odiare nessuno, ma costruendo,
giorno dopo giorno, le basi per la Nazione Sarda».

Cinque stelle a
metà. Il sindaco uscente e coordinatore regionale, Mario Puddu, lascia
da parte i fronzoli: «È dal 2013 che ad Assemini il Movimento non
scende sotto la soglia del 40 per cento. Europee, Politiche e
Comunali, la fiducia nei nostri confronti ormai è una costante». E poi
l'appello: «Chiedo agli asseminesi l'ultimo atto di fiducia. Votateci
al ballottaggio con la sessa passione che ci avete dimostrato negli
ultimi anni». E il terzo posto a Iglesias? «Lì i nostri avversari sono
scesi in campo agguerriti.

Spesso in cinque contro uno», è un altro
passo di chi potrebbe essere il candidato-presidente del Movimento nel
2019.Colpo di coda del Pd. L'alleanza di centrosinistra, che a
Iglesias è uscita in testa dal primo tempo elettorale, va oltre la
lettura a caldo. «Dalle amministrative arriva la conferma di quanto
sostengo da un pezzo - dice il segretario regionale uscente del Pd
Giuseppe Luigi Cucca _ quando si corre uniti vinciamo, separati
perdiamo». A Iglesias, conclude, «ci siamo presentati con una proposta
forte di rinnovamento che la gente ha apprezzato, ad Assemini invece
eravamo spaccati e abbiamo perso». Come lezione non è nuova, ma finora
il centrosinistra pare non averla ancora capita e proprio nella lunga
corsa verso le Regionali rischia di frantumarsi sui confini, saranno
stretti o larghi, della futura alleanza.

Gialloverdi mai. Le elezioni
comunali, almeno per ora, hanno confermato che un'alleanza come quella
romana, a Palazzo Chigi, in Sardegna è fantapolitica. Sul territorio
sono ancora troppe le diversità fra la Lega e i Cinque stelle per solo
ipotizzare un contratto di governo a uso e consumo per le prossime
regionali. Poi va detto anche questo: sono forti gli appetiti di
vittoria da una parte e dall'altra per dimostrare oggi generosità
verso i coinquilini romani siano essi verdi o gialli. Quel matrimonio
celebrato all'ombra del Quirinale, in Sardegna mai si farà. Lega e
Cinque stelle da Sassari a Cagliari continueranno a essere ancora due
avversari. (ua)

L'ONDA DEBOLE DEL 4 MARZO: E ORA LA REGIONE

di LUCA ROJCH
Tutti attendevano l'onda gialloverde, ma le amministrative nell'isola
sembrano avere certificato che la rivoluzione grillo-leghista può
attendere. La prova muscolare e scintillante delle politiche lasciava
presagire una sorta di supernova a 5 Stelle che avrebbe spazzato via
tutti gli altri partiti. Ma in tanti centri l'onda gialla non è
arrivata. Da Macomer a Iglesias i grillini non hanno sfondato. Segno
che le politiche e le amministrative sono due cose differenti.

Difficile pensare a una disaffezione dell'elettorato in tempi tanto
brevi. Ma per il Movimento è un segnale che deve essere analizzato. Le
percentuali oltre il 40 per cento in molte parti dell'isola non si
sono ripetute in queste amministrative. Anche l'altra metà del governo
gialloverde non esulta. Psd'Az e Lega non sfondano in questa tornata
elettorale. Le amministrative per loro sembrano essere un appuntamento
mancato. Non incidono come avevano sperato. E quando il centrodestra
si afferma nell'isola il motore sembra sempre essere l'azzurro di
Forza Italia.Il Partito dei sardi conferma la roccaforte di Macomer.
Antonio Succu, rieletto sindaco, è un fedelissimo di Paolo Maninchedda
e il comune del centro Sardegna resta nelle mani del progetto di
"convergenza nazionale" del Pds.

Ad Assemini e Iglesias la coalizione
in cui è presente il Pds finisce al ballottaggio. Il progetto di
Maninchedda è creare un polo nazionalitario. Una specie di magnete
sardocentrico che attiri nella sua orbita i pezzi sardi di partiti
nazionali, dal Pd ai Riformatori, ai sardisti, alla galassia
indipendentista. Per dirla con Maninchedda chiunque sposi il progetto,
fascisti esclusi. E su questa idea il leader del Pds lavora da oltre
un anno, il traguardo fissato sono le Regionali del 2019.Il Pd sulla
carta dovrebbe essere il partito battuto. Ma tra i Dem quasi si
festeggia.

L'estinzione non c'è stata. La colonna del centrosinistra
ha tenuto. Limitati i danni dopo la polverizzazione del 4 marzo. Il Pd
è al ballottaggio a Iglesias, un po' a sorpresa. E anche negli altri
centri in cui si è votato ha tenuto. La svolta dentro i Dem non c'è
stata e forse anche i vertici del partito temevano un'altra pioggia di
meteoriti che sterminasse gli ultimi dinosauri Dem.Le urne hanno dato
ancora un po' di ossigeno. Ma nessuno pensi che le dimissioni di
queste ore di Giuseppe Luigi Cucca da segretario siano la reazione
all'immobilismo di un partito pietrificato.

Cucca lascia, al suo posto
ci attende un mese di vuoto e trattative sotterranee tra le correnti.
Nessuna rivoluzione. In realtà è in azione il laboratorio genetico del
centrosinistra che punta a creare in provetta una nuova creatura
politica ormai estinta: il segretario della riscossa.

La carica dei 36 sindaci tra conferme e sorprese
In tutti i Comuni con una sola lista è stato superato il quorum del 50 per cento
A Oliena vince il candidato di ispirazione grillina. Budoni, si
conferma Porcheddu

di Alessandro PirinawSASSARIL'isola ha 36 nuovi sindaci tra riconferme
e debuttanti. Per due Comuni, gli unici sopra i 15mila abitanti di
questa tornata elettorale, il verdetto è rimandato di due settimane,
quando si svolgerà il ballottaggio tra i candidati più votati. Ad
Assemini il M5s, con Sabrina Licheri, cercherà il bis contro un
centrodestra unito guidato da Antonio Scano, mentre a Iglesias Mauro
Usai, a capo di un centrosinistra alleato dell'Udc, parte favorito
nella sfida con la candidata del centrodestra, Valentina Pistis.

Nel resto dell'isola i sindaci sono stati eletti tutti domenica. Tra le
sfide più attese c'era quella di Macomer, dove l'uscente Antonio
Onorato Succu, esponente di spicco del Partito dei sardi, ha battuto
di 300 voti Maria Luisi Muzzu, sostenuta da una alleanza civica con
all'interno esponenti di Pd e Fratelli d'Italia. Sotto il 10 per cento
il candidato del M5s, Maurizio Cossu. A Oliena, a sorpresa, si è
imposto Sebastiano Congiu, a capo di una lista di ispirazione
grillina, ma senza il benestare del M5s. Distanziati l'archeologa
Gianfranca Salis, l'ex presidente del Consiglio, Mattia Sanna e,
ultimo, l'ex sindaco Babore Fele.

A Budoni si è ripetuta la sfida del
2013, con lo stesso finale: il sindaco uscente Giuseppe Porcheddu ha
avuto la meglio sulla consigliera di opposizione Loredana Meloni per
quasi 400 voti. Divario ancora più ampio a Palau, dove l'anno scorso
l'unica lista in corsa non aveva raggiunto il quorum: il nuovo sindaco
è Franco Manna, area centrodestra, sconfitta Paola Pischedda, già
assessora in una precedente lista di area centrosinistra. Verdetto a
sorpresa a Cabras: Andrea Abis, area centrosinistra, ha stravinto
contro Gian Piero Meli, espressione del centrodestra che ha governato
la cittadina negli ultimi 20 anni.

Ultimo Antonello Manca. Tra le
altre sfide, nel Sassarese la più avvincente è stata a Cheremule, dove
Antonella Chessa ha battuto Silvia Brundu di appena 7 voti. Negli
altri Comuni della provincia è bastato raggiungere il quorum per
l'elezione del sindaco. E così Aglientu ha riconfermato Antonio
Tirotto, a Chiaramonti è stato eletto Alessandro Unali, consigliere
regionale del Partito dei sardi, mentre a Sedini ha conquistato il
Comune Tore Carta, già vicesindaco tra il 2008 e il 2013 e consigliere
di minoranza nell'ultima legislatura. Nel Nuorese riconfermato senza
problemi il sindaco di Galtellì, Giovanni Santo Porcu, che ha superato
Antonello Delussu di 370 voti.

Ignazio Porcu, invece, è il nuovo primo
cittadino di Irgoli, dove ha battuto Massimo Mele. Vittoria netta a
Jerzu per l'esordiente Carlo Lai, che ha superato di oltre 100 voti
l'ex sindaco Marcello Piroddi. È bastato tagliare il traguardo del
quorum a Marco Demuru a Meana Sardo e a Demetrio Luigi Daga a Sindia.
Oltre Cabras, erano solo due i Comuni della provincia di Oristano con
almeno due liste in corsa. A Riola Sardo è stata una battaglia
all'ultimo voto: Mauro Saba ha superato Lorenzo Pinna di appena 14
preferenze. Netta la vittoria di Giorgio Scano a Simala, che ha
stracciato Marco Zuddas con il 72 per cento dei voti. Nessun problema,
perché senza avversari, per Francesco Mereu ad Ales, Fabrizio Miscali
a Boroneddu, Omar Hassan, per la terza volta sindaco di Modolo, Gian
Giuseppe Vargiu a Narbolia, Francesco Mura a Nughedu Santa Vittoria,
Moreno Atzei a Pompu, Greta Pes a Soddì (a cui sono bastati appena 56
voti), Sandro Marchi a Villa Verde.

Nella provincia del Sud a
Fluminimaggiore il giornalista Marco Corrias ha battuto nettamente il
sindaco Ferdinando Pellegrini. Anche a Senorbì l'uscente Adalberto
Sanna si è dvotuo arrendere ad Alessandro Pireddu. Nette le vittoria
di Daniele Serra a Teulada, Ediberto Cocco a Gesturi e Gianluca Melis
a Villaspeciosa. Fabrizio Serra l'ha spuntata a Ortacesus, mentre
Francesco Sanna a Collinas ha superato quota 80 per cento. Hanno avuto
la meglio sul quorum Maurizio Meloni a Donori, Nicola Cau a Furtei e
Marcello Cannas a Seui.

Nella Città metropolitana si è votato a
Decimomannu, dove l'uscente Anna Paola Marongiu ha stracciato gli
avversari e a Maracalagonis, che ha eletto Mario Fadda per la quinta
volta. Commissariati i 5 Comuni in cui non era stata presentata
nessuna lista: Putifigari, Sarule, Ortueri, Magomadas e Austis.

Il M5s vuole il bis, ma la destra è vicina
La candidata dei 5 stelle in vantaggio. Fuori dai giochi la sinistra

di Stefano Ambu
ASSEMINI
Assemini deve aspettare ancora: elettori di nuovo alle urne e
decisione sul sindaco rinviata al 24 giugno. Ballottaggio, proprio
come cinque anni fa. Con qualche differenza, però: a contendersi la
fascia tricolore saranno il Movimento 5 stelle- e qui non cambia
nulla- con la candidata Sabrina Licheri. Mentre lo sfidante non è più
il centrosinistra, affossato dal vento contrario nazionale e anche
dalle sue spaccature locali, ma il centrodestra con Antonio Scano. M5s
in vantaggio: 4.983 voti per Licheri significano il 44,75 per cento
delle preferenze.

Mentre Scano di voti ne ha preso 3962 con una fetta
del 35,58 per cento. Ora si apre una nuova partita con diverse
incognite e tanti voti che dovranno riposizionarsi. C'è il 50 per
cento degli elettori che non è andato al votare, innanzitutto. E poi
la somma delle percentuali delle altre tre liste: 8,48 per cento del
Pd di Francesco Lecis, 6,43 dei Democratici progressisti di Francesco
Consalvo e 4,74 della civica di Irene Piras, ex grillina entrata in
rotta di collisione con il sindaco Mario Puddu nella scorsa
consiliatura. Mettendo mano alla calcolatrice il pacchetto di voti
sfiora il 20 per cento.

E cioè è superiore al gap tra M5s e
centrodestra. Sulla carta gli apparentamenti sembrano inverosimili.
Gli alleati di governo in questo caso sono sfidanti e quindi niente da
fare. Il Pd (8,48) non può scendere a patti né con Lega, né con M5s.
Rimangono Democratici progressisti e lista di Piras: ma eventuali
accordi con una parte o con l'altra sembrano proprio fantascienza. «È
dal 2013 che ad Assemini - questo il post su Fb di Mario Puddu,
sindaco uscente e coordinatore regionale di M5s - il movimento non
scende sotto il 40 per cento: europee, politiche, una fiducia costante
nei nostri confronti».

Per Licheri esiti lusinghieri: «Molto contenta
del risultato - spiega la candidata - ora lavoreremo per affrontare il
ballottaggio. Confidavo in una maggiore affluenza l'obiettivo è
raggiungere e farci conoscere da chi non ha avuto interesse ad andare
a votare e da chi si è disaffezionato alla politica. Assemini sta
cambiando: lo stesso risultato di ieri lo dimostra». Scano in gara:
«Da domani si gioca il secondo tempo - avverte dai social - e noi
tutti siamo più decisi di prima: adoriamo le sfide difficili».

La riscossa del Pd alleato dell'Udc
Il 24 giugno sfida con il centrodestra. Determinanti i voti del M5s

di Tamara PeddiswIGLESIASIglesias sceglierà tra due giovani candidati
per la poltrona più alta del municipio. La sfida al ballottaggio è tra
Mauro Usai, 29 anni, segretario regionale dei giovani democratici e
presidente del consiglio uscente sostenuto anche dall'Udc e la
consigliera uscente di Cas@iglesias, Valentina Pistis, 33 anni, a capo
di una coalizione di centro destra con Riformatori, Forza Italia,
Fratelli di Italia e due liste civiche. Il primo turno ha visto in
netto vantaggio Usai con 5.727 voti (solo il Pd ne ha conquistato
2.331) su 3.862 consensi ottenuti dalla Pistis con il risultato più
rilevante raggiunto dalla lista Forza Italia, 1.307 voti.

«Abbiamo ottenuto un grande risultato - dice entusiasta Mauro Usai - ma adesso
con il ballottaggio si ricomincia da zero, i cittadini dovranno
scegliere tra chi ritengono possa amministrare meglio, noi abbiamo una
visione della città che non si ferma alle buche delle strade, ma pensa
a Iglesias come guida del territorio». Si ricomincia da zero anche per
Valentina Pistis «visto il dato della poca affluenza ci rivolgiamo a
quei cittadini che non hanno votato al primo turno, per costruire una
città forte con una coalizione unita e determinata che vuole attuare
il cambiamento».

La sfida tra i due non può non tenere conto
dell'importante risultato conquistato dalla singola lista del
Movimento 5 stelle che è riuscita a ottenere 2.792 voti. «È un ottimo
traguardo soprattutto perché Iglesias ha un passato politico
caratterizzato dalla presenza di alcuni personaggi di spessore che
ancora decidono gli equilibri», ha detto con soddisfazione il 26enne
Federico Garau scelto dal Movimento 5 stelle per guidare la città. In
vista del secondo turno elettorale saranno determinanti non solo i
voti dei pentastellati, che si vocifera potrebbero sostenere Pistis,
ma anche quelli delle due liste civiche (1.038 voti) che hanno
sostenuto Carlo Murru, direttore degli ospedali di Iglesias e il
contributo della lista Sinistra Sarda con la candidata di origine
marocchina Asmaa Oug (299 voti).

L'unico dato negativo che emerge in
queste amministrative è quello sull'affluenza: 59,13 per cento, sette
punti in meno rispetto a cinque anni fa. Il pericolo dell'astensione
diventa in genere ancora più reale al secondo turno che riguarda non
più gli aspiranti consiglieri in lista, ma il singolo candidato alla
carica di sindaco.

Per il sindaco Zedda pioggia di insulti sui social
Il primo cittadino di Cagliari aveva invitato il Governo a fare marcia
indietro. Boeddu (Cgil): attacco vile

CAGLIARIÈ finito nel tritacarne spietato dei social subito dopo la
pubblicazione di un post su Facebook nel quale invitava a rimettere in
ordine le cose: «C'è un senso, un principio, un sentimento che le
politiche hanno il dovere di anteporre: l'umanità». Il sindaco di
Cagliari Massimo Zedda ha denunciato il rischio che «esseri umani e
bambini paghino le conseguenze più pesanti di scelte irrazionali,
scellerate e demagogiche».

Ecco allora l'invito: «Il governo autorizzi
l'ingresso della nave in acque italiane e discuta, nelle sedi
opportune, con l'Europa, le politiche dell'accoglienza». Apriti cielo.
Gli hanno scritto di tutto. Centinaia e centinaia di commenti, in
larga parte insulti, del tipo "vergognati", "fai schifo", "portali a
casa tua", "pensa ai cagliaritani", "tu e i tuoi amici siete complici
dei trafficanti di esseri umani", "ci hai riempito di clandestini e
delinquenti", per tralasciare le parolacce, gli attacchi personali
pesantissimi.

Il post è rimasto lì, le offese mitigate anche da una
buona dose di "bravo sindaco", "siamo con te", "la Sardegna apra le
porte". Con il sindaco di Cagliari si è schierata la Cgil che ha
espresso «piena solidarietà rispetto agli indecenti attacchi che ha
subito sui social per il suo doveroso richiamo al governo al senso del
dovere». Il sindacato ha condannato «con forza l'atteggiamento
disumano di un Governo che non esita a strumentalizzare il bisogno di
soccorso di persone disperate, bambini, donne incinte, giovani che
hanno già patito sofferenze indicibili, e utilizzandolo come mezzo di
pressione verso gli altri Paesi d'Europa, in violazione dei trattati
internazionali e degli obblighi di una sana morale ed etica civile».

Durissimo il commento di Arnaldo Boeddu, segretario generale regionale
della Filt Cgil. Nel manifestare solidarietà «personale e dell'intero
gruppo dirigente» al sindaco Zedda per il vile attacco sul web, Boeddu
annuncia l'invio di una lettera ai sindaci delle città in cui si trova
un porto «chiedendo che non li chiudano né pregiudichino un eventuale
attracco di imbarcazioni con i migranti a bordo. Senza si e senza ma,
le persone, di qualsiasi nazionalità o colore - dice Boeddu - debbono
essere salvate. A loro va data la possibilità di attraccare in un
porto sicuro con strutture a terra di prima accoglienza. Questo lo
prevede la nostra Costituzione. Questo lo prevedono i trattati
internazionali ma, soprattutto, lo deve prevedere il nostro modo di
stare al mondo». (si. sa.)


Vespa (Unica 2.0): Cagliari è accogliente e solidale, rifiutiamo la xenofobia
Gli studenti in piazza: «Porti aperti, basta odio»

«Via, via, via la xenofobia». «#portiaperti, restiamo umani». Slogan,
t-shirt, baci e megafoni: il passaparola e l'annuncio sui social ha
funzionato benissimo, gli studenti di Unica 2.0 in poche ore, ieri
pomeriggio, hanno chiamato a raccolta - a Cagliari, in piazza Deffenu
al tramonto - trecento persone per dire “no” alla politica
anti-migranti del nuovo Governo.
C'erano gli studenti universitari e quelli dei licei, tanti
consiglieri comunali e un paio regionali, la Cgil, le Acli, l'Arci e
diverse altre associazioni, don Ettore Cannavera, che ha parlato al
megafono e ricordato il passo del Vangelo, ero straniero e mi avete
accolto .

«Dopo la marcia degli uomini scalzi del 2015 siamo di nuovo in piazza
per dire che Cagliari è un porto aperto e solidale, e non condivide la
politica della paura e della xenofobia e l'uso di centinaia di vite
umane per un mero calcolo elettorale», sottolinea Matteo Vespa, il
portavoce del sindacato studentesco. «In questi ultimi giorni abbiamo
visto due volti dell'Italia: da un lato chi si vuole chiudere, chi si
basa sul razzismo e l'ignoranza. Dall'altro, un Paese della speranza,
tanti sindaci che si sono detti pronti ad accogliere».
Dice Michela Lippi, coordinatrice di Eureka: «Vogliamo dimostrare che
siamo un Paese solidale, non soltanto quello dove si vomita odio sui
social».


Nell'Isola il M5S frena I due poli in lieve ripresa
Cresce il Partito dei sardi, si risveglia l'Udc. Molto incerti i ballottaggi

Fare pronostici per le Regionali basandosi sul voto di domenica è
fatica sprecata: gli esiti in Sardegna sono troppo frastagliati per
trarne vaticini attendibili. Ma indicano lo stato di salute delle
forze politiche, e allora si può dire che il Movimento 5Stelle non
sfonda; il Pd riceve segnali positivi ma anche qualche lezione; il
centrodestra tiene una linea di galleggiamento che riflette
l'incertezza sulla formula della coalizione. E centrano buoni
risultati il Partito dei sardi e l'Udc.

IL M5S Rispetto al trionfo delle Politiche i pentastellati perdono
voti in tutti i Comuni in cui sono presenti. Calo lieve (dal 47,9% al
44,8) ad Assemini, dove avevano vinto nel 2013 con Mario Puddu .
Emorragia grave a Iglesias, Decimomannu e Macomer: il 4 marzo
ottennero più o meno il 46%, stavolta si fermano rispettivamente al
20, al 15 e addirittura al 9,5.

«Ma erano contesti molto difficili», precisa Puddu, «ed è comunque
positivo che i nostri attivisti si siano presentati. Ora avremo dei
portavoce nei Consigli comunali, che potranno fare proposte e
crescere». Ovviamente il primo cittadino uscente conta di tenere
Assemini con Sabrina Licheri , mentre non annovera tra i sindaci M5S
Sebastiano Congiu , vincitore a Oliena con “Movimentiamo il nostro
futuro”: «Purtroppo la lista non è stata certificata dallo staff
nazionale, ma erano candidati vicini alle nostre idee e li guardavamo
con simpatia».

IL PD Assemini è anche il terreno della disfatta dei democratici:
partito spaccato, il candidato fermo all'8,5%, ma anche col 6,4 della
lista nata dalla frattura interna si resta lontani dal 35,6 che porta
al ballottaggio il centrodestra. Inutile anche il sostegno per Maria
Luisa Muzzu a Macomer.

Nel resto dell'Isola però il Pd ha buone notizie: a Iglesias è
nettamente in testa con Mauro Usai , giovanissima sorpresa di queste
elezioni, simile per certi versi all'exploit di Massimo Zedda nel
2011. Lo aiuta l'accordo con l'Udc, come per Daniele Serra a Teulada.
Vince a Cabras e Jerzu, a Decimomannu conferma alla grande Anna Paola
Marongiu , vicina all'ex assessore regionaleEliseo Secci . «Iglesias e
Assemini sono i casi tipici», è la riflessione del segretario Giuseppe
Luigi Cucca , da ieri dimissionario: «Uniti vinciamo, dove ci si
divide perdiamo».

CENTRODESTRA In Sardegna per ora non c'è l'effetto Salvini: il simbolo
Lega-Psd'Az appare solo ad Assemini (col centrodestra e contro il M5S)
e passa dall'11,8% delle Politiche al 7,8. I ballottaggi daranno il
verdetto sulla coalizione, che è in corsa in entrambi (anche se con
alleanze diverse) ma sia Antonio Scano che Valentina Pistis partiranno
in svantaggio.

«Non è il nostro periodo migliore», ammette Alessandra Zedda ,
capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, «dobbiamo
recuperare gli elettori moderati: però il voto conferma che FI resiste
e ha ancora da dire. Di certo, la consacrazione definitiva del binomio
Lega-M5S non c'è stata: in vista delle Regionali, il centrodestra
unito è ancora vincente». Per il 2019 un altro consigliere azzurro,
Edoardo Tocco , sollecita «scelte epocali» che vadano «oltre la
classica coalizione».

Spera di vincere i ballottaggi anche Pietrino Fois , coordinatore dei
Riformatori sardi a cui fa riferimento Pistis a Iglesias: «La coerenza
e la serietà del nostro lavoro sono stati premiati», aggiunge Fois, «i
risultati del secondo turno lo certificheranno».
INDIPENDENTISTI Con Scano ad Assemini e con Pistis a Iglesias c'era
anche il Partito dei sardi (pur senza il simbolo, per la linea
congressuale favorevole alle liste civiche), che col consigliere
regionale Alessandro Unali esprime il sindaco di Chiaramonti; e
soprattutto festeggia la conferma del suo Antonio Succu a Macomer,
capace di sfiorare il 48% contro la lista Muzzu che andava dai Dem a
pezzi del centrodestra. «Continuiamo a vincere da quattro anni e lo
facciamo senza odiare nessuno», commenta il segretario Paolo
Maninchedda sul suo blog, «costruendo la Nazione sarda».
Nel mondo indipendentista c'è anche la soddisfazione del leader di
Liberu Pier Franco Devias per l'elezione della giovane attivistaLaura
Celletti al Consiglio comunale di Cabras, nella lista del sindaco
Andrea Abis: è la terza amministratrice di Liberu, dopo il consigliere
Elia Puddu a Tula e l'assessora Patrizia Gungui a Mamoiada.
CENTRISTI L'Udc invece va al secondo turno con apparentamenti diversi:
sostiene Usai a Iglesias e Scano ad Assemini. «Ma abbiamo eletto anche
i sindaci di Maracalagonis e Furtei, siamo decisivi a Teulada, abbiamo
il più votato nella lista civica asseminese che è la seconda dopo il
M5S», elenca Giorgio Oppi . «E sento che potremmo vincere entrambi i
ballottaggi: anche ad Assemini la partita è aperta».
Giuseppe Meloni

IGLESIAS. Il Movimento 5 Stelle arriva terzo ma si conferma il primo
partito della città Pistis e Usai al ballottaggio
Il 24 giugno sarà battaglia tra centrodestra e centrosinistra

Il Movimento 5 Stelle si conferma il primo partito di Iglesias, ma
perde consensi rispetto alle politiche di marzo e non arriva neppure
al ballottaggio. Perché la sfida finale (tra due domeniche, il 24
giugno) per la conquista della fascia tricolore sarà tra la candidata
del centrodestra e quello del centrosinistra: Valentina Pistis , 33
anni, impiegata in uno studio legale e Mauro Usai , 29, presidente del
Consiglio comunale uscente e segretario regionale dei Giovani
democratici.

VOLTI GIOVANI Comunque vada, una certezza c'è già: Iglesias sarà
rappresentata da un volto giovane. Tra i due aspiranti sindaco c'è un
divario di 1865 voti: il vantaggio del primo turno è per Usai, che ha
ottenuto 5.727 preferenze contro le 3.862 di Pistis. Entrambi hanno la
consapevolezza che ora si deve giocare un'altra partita. Orientata,
prima ancora che al “corteggiamento” delle forze escluse dal
ballottaggio, a convincere gli elettori che non sono andati alle urne
per il primo turno: ben 9.834 su 24.063.

MAURO USAI «Ci aspettano 15 giorni caldi - riflette Mauro Usai - sono
intenzionato a inaugurare una maratona del dialogo con la città e,
soprattutto, con il partito più grande: l'astensionismo. È necessario
- aggiunge il candidato del centrosinistra - avere la capacità di
intercettare coloro che non sono andati a votare perché,
evidentemente, disaffezionati alla politica». Non sono esclusi
tentativi di conquistare la fiducia delle forze sconfitte dal voto di
domenica: «Con loro vogliamo parlare, capire le istanze che vorrebbero
portare alla nostra attenzione per arricchire la nostra offerta
politica».

VALENTINA PISTIS È pronta per quella che definisce «una bella corsa
fino al 24 giugno» anche Valentina Pistis: «Quello del primo turno è
stato sicuramente un risultato atteso e importante. Nessuna delusione,
ma un ringraziamento convinto a tutti i cittadini che hanno deciso di
darci fiducia».

Per la candidata del centrodestra non c'è in programma
la ricerca di alleanze con i partiti e movimenti usciti sconfitti dal
primo turno. «La nostra alleanza sarà con la città, con i cittadini
che hanno scelto di non votare. A loro vogliamo principalmente
rivolgerci per farci ascoltare e cercando di convincerli ad
affiancarci in questo programma finalizzato alla rinascita di
Iglesias».

VOTO DISGIUNTO La candidata di Forza Italia, Fratelli d'Italia,
Riformatori, Iglesias in Comune e Cas@Iglesias (coalizione che, al suo
interno, vede anche ex comunisti e socialisti) ha ottenuto più voti
dell'alleanza che si è fermata a 3.601. Un divario di ben 261 punti.
La coalizione di Usai, composta da Pd, Rinnova Iglesias, Il tuo segno
per Iglesias e allargata a Piazza Sella-Udc, al contrario, ha
conquistato più elettori del candidato a sindaco: 5.765, con uno
scarto di 38 voti.

Effetto del voto disgiunto che permette di
scegliere il candidato a sindaco di una coalizione e, allo stesso
tempo, dare la preferenza ai consiglieri di una avversaria. Una
possibilità che gli iglesienti hanno sfruttato appieno. Lo confermano
anche i risultati degli altri candidati.

Il ventiseienne Federico
Garau , in corsa con il Movimento 5 stelle, è andato al di sopra dei
voti della sua lista: 2792 contro 2494. Anche Carlo Murru , 54 anni,
sostenuto dalle civiche Progetto per Iglesias e Iglesias Risorge, ha
ottenuto più voti: 1038 contro 968. E Asmaa Oug è stata votata da 299
elettori, mentre la sua lista (Sinistra sarda) 257.

PRIMO FORZA Federico Garau (M5S) parla di «un risultato grandissimo».
E lo motiva così: «Intanto saremo presenti in Consiglio e ci
confermiamo la prima forza in città. Inoltre i sentimenti nei nostri
confronti sono passati da una sorta di tenerezza iniziale alla paura:
è innegabile che a Iglesias esista una tradizione di forze e
personaggi veterani della politica che hanno fatto ricorso alle
ammucchiate per cercare di contrastarci».

Per il ballottaggio nulla è
deciso. Carlo Murru (Progetto per Iglesias e Iglesias Risorge) dice:
«Andremo a vedere chi ha il miglior programma e decideremo. Sappiamo
che i nostri voti sono molto ambiti in quanto reali e non d'opinione:
speravo in un risultato diverso ma mi rendo conto che Iglesias è
ancora troppo avviluppata a politiche vecchie». Il telefono di Asmaa
Oug, ieri, ha squillato a vuoto.
Cinzia Simbula

Assemini, la donna delle stelle sfida l'uomo del centrodestra
Al ballottaggio la grillina Sabrina Licheri e la coalizione di Antonio Scano

ASSEMINI Si torna alle urne. Il futuro sindaco di Assemini si deciderà
tra due settimane con la sfida diretta tra la pentastellata Sabrina
Licheri - che al primo turno ha sfiorato il 45 per cento dei voti
(4.983) - e Antonio Scano, leader della coalizione di centrodestra che
si è fermato poco oltre il 35 per cento (3.962 preferenze). Tagliati
fuori dalla corsa alla poltrona più alta del Municipio il candidato
del Pd Francesco Lecis con l'8,5 per cento (945), il dissidente dem
Francesco Consalvo che ha conquistato il 6,4 per cento con 716 schede
e, fanalino di coda, l'ex grillina Irene Piras ferma al 4,7 per cento
(528 voti).

GIOCHI DI SQUADRA In quello che si riconferma un vero feudo grillino e
dove l'affluenza non è andata oltre il 50,05 per cento, la campagna
elettorale ricomincerà già oggi perché quelli che verranno saranno
giorni decisivi: i componenti delle liste si ritroveranno per
analizzare i risultati e stabilire una strategia in vista del
ballottaggio. E la domanda è: gli sconfitti appoggeranno l'uno o
l'altro o resteranno neutrali? 

Mentre il Movimento Cinque Stelle
continuerà a ballare da solo («Noi non cercheremo alleanze al di fuori
di quella con i cittadini» assicura Mario Puddu), c'è chi ipotizza che
il centrosinistra offra una stampella alla grande alleanza che
riunisce Forza Italia, Fratelli d'Italia, Riformatori, Lega e Psd'Az e
Proposta civica. «È troppo presto per fare questo tipo di ragionamenti
- spiega Antonio Scano al termine di una notte insonne passata a
contare schede -. Ora dovremo fare il punto e analizzare i voti. Sul
risultato ottenuto devo dire che si poteva fare di più e in vista del
ballottaggio penso che farcela sia possibile». Parole prudenti prima
di andare a dormire.

Intorno a mezzogiorno il circolo Arci che espone i manifesti con il
volto di Francesco Consalvo è ancora operativo: escluso qualunque tipo
di appoggio ufficiale a una delle parti ancora in corsa. Da parte sua,
il partito democratico prende tempo. Francesco Lilliu, segretario
provinciale, è intervenuto sulle consultazioni asseminesi prima ancora
della chiusura delle liste - e della conseguente scissione interna al
partito - ribadendo il proprio sostegno al segretario cittadino
Antonio Caddeo. Fiducia riconfermata a poche ore dallo spoglio. «Piena
autonomia al direttivo che si riunirà nei prossimi giorni.

Credo sia
difficile ipotizzare un sostegno ad Antonio Scano, immagino che il
partito lascerà piena libertà ai propri iscritti di valutare secondo
coscienza». E poi, anche a voler giocare con i numeri, ipotizzando un
impraticabile travaso di voti e una semplice somma algebrica, in base
ai risultati di domenica il Pd non basterebbe al consulente del lavoro
per mandare a casa i grillini dell'uscente Mario Puddu. «Quel che si
può dire è che se non ci fosse stata la scissione e con una coalizione
di centrosinistra nella quale far confluire anche l'ex grillina
avremmo offerto un'alternativa più credibile agli elettori» conclude
Lilliu.

I NUMERI Sul fronte stellato quella di domenica non può che essere una
promozione all'amministrazione in scadenza. Nel 2013 Mario Puddu venne
eletto al ballottaggio (6.884 voti per il 68,84 per cento), ma al
primo turno (tra undici aspiranti sindaci) collezionò il 21,18 per
cento con 2.557 preferenze. Sabrina Licheri, attuale presidentessa del
Consiglio comunale, ha quasi raddoppiato quel tesoretto di voti in una
tornata elettorale che, in campo nazionale, ha visto il Movimento
perdere buona fetta dei consensi raccolti alle Politiche dello scorso
4 marzo. Nel resto d'Italia ma non qui.

Assemini si conferma
roccaforte dei grillini e non è un caso che il consigliere comunale
più votato in assoluto appartenga proprio alla lista di Sabrina
Licheri: Ivano Melis, quarantottenne gioielliere e attivista della
prima ora, ha portato a casa 546 voti, più dell'intera lista dell'ex
compagna Irene Piras. «Sono molto contenta, mi dispiace per
l'affluenza perché contavo su una maggiore partecipazione. Per un
attimo abbiamo anche sperato nel grande risultato al primo turno.
Iniziamo a lavorare subito per raggiungere i cittadini che non sono
andati a votare, perché evidentemente c'è ancora qualcuno che non ha
fiducia nella politica, proveremo a convincerlo della bontà della
nostra proposta» spiega Licheri.

LA LEGA Da sottolineare poi anche la grande affezione degli asseminesi
alla bandiera della Lega. La lista che ha riunito i simboli di Psd'Az
e Carroccio ha totalizzato 850 preferenze, ben 203 in più rispetto a
quella di Forza Italia. Un successo annunciato tre mesi fa quando al
proporzionale per l'elezione della Camera dei deputati la Lega prese
1.600 voti che le valsero l'11,8 per cento del totale.
La nuova chiamata alle urne è fissata per domenica 24.



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Federico Marini
skype: federico1970ca


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