giovedì 14 giugno 2018

Rassegna stampa 14 Giugno 2018


Unione Sarda

Il vicepremier interviene all'assemblea di Confesercenti e annuncia le novità sul fronte del fisco Salvini promette: «Subito la Flat tax  Via tutti i limiti all'uso dei contanti»

ROMA Il governo vuole evitare l'aumento dell'Iva e avviare già da quest'anno la «rivoluzione fiscale basata sulla flat tax». Lo dice Matteo Salvini all'assemblea della Confesercenti: con un intervento interamente centrato sulle politiche economiche, sottraendosi quindi per qualche decina di minuti alle polemiche sui migranti, il ministro dell'Interno ribadisce le parole d'ordine della sua campagna elettorale. Compresa la volontà di «smontare pezzo per pezzo» la legge Fornero.

GLI ANNUNCI «Non vengo a vendere propositi ma a ricordare quello che abbiamo scritto nel contratto di governo», dice Salvini ai commercianti: a partire dall'impegno «a non aumentare Iva e accise, ma anche a impostare già nel 2018 la rivoluzione fiscale basata sulla flat tax», partendo «dai redditi degli imprenditori per poi arrivare alle famiglie». Infatti, aggiunge, «stiamo lavorando soprattutto sulle tasse e sulla burocrazia: quindi scongiurare l'aumento dell'Iva, tagliare tutta la burocrazia e discutere anche sull'Imu dei negozi sfitti, che secondo me è una follia». Il ministro ha anche ipotizzato di estendere al settore commerciale la cedolare secca sugli affitti in vigore per i contratti tra privati.

FISCO E PREVIDENZA In generale, Salvini afferma che «bisogna fare giustizia sul fronte fiscale. Ci sono italiani ostaggio di Equitalia perché, pur dichiarando regolarmente, non sono riusciti a versare quel che avrebbero voluto». L'obiettivo quindi è «chiudere le cartelle esattoriali» e sancire «la pace fiscale tra italiani ed Equitalia».

Del resto «se hai una cartella di 45mila euro non te ne posso chiedere 50mila, devo iniziare a chiederti quello che sei in grado di darmi». Ma non solo: «Per me - sottolinea il ministro - non ci devono essere limiti all'uso dei contanti nei pagamenti». Per quanto riguarda la previdenza, l'obiettivo è appunto «smontare pezzo per pezzo la Fornero, introducendo subito la quota 100» per poi arrivare all'obiettivo finale di «quota 41 anni di contributi».

REAZIONI Molte le risposte polemiche agli annunci del vicepremier, a partire dall'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, molto contrario all'agenda economica del governo: «I Cinque stelle hanno totalmente lasciato la guida del governo alla Lega», ragiona, «per fortuna mi pare che il ministro Tria sappia resistere a una deriva che ci porterebbe fuori dall'euro».

Nel governo, secondo Calenda, su economia e tasse «non decide nessuno. Non credo che ci sarà la flat tax già quest'anno». Quanto alla presenza di Salvini alla Confesercenti, «non ho capito perché sia andato lui e non Di Maio. Normalmente ci va il ministro dello Sviluppo economico». Molti criticano il no ai limiti all'uso dei contanti: «È impressionante che sia proprio il ministro dell'Interno a sperare che non ci sia un tetto al limite nell'uso del contante», attacca Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, «un messaggio devastante per gli onesti».

Protesta anche Geronimo Emili, presidente dell'associazione CashlessWay: «Ancora una volta, il limite ai contanti diventa oggetto di strategia politica a danno dei cittadini. Le parole di Salvini riportano l'Italia indietro di anni». Per altro «ogni italiano spende oltre 200 euro a testa per i costi di gestione del cash: stampa, distribuzione, trasporto, sicurezza. distruzione. Oltre ai costi patologici: falsificazione, furto. Eliminare il limite non offre alcun vantaggio se non quello di dare serenità a chi vuole evadere».

La Nuova

DI MAIO LASCIA LA SARDEGNA SENZA VOCE
di SILVIA SANNA
Nell'isola delle stelle le stelle si sono eclissate. Perché? Quali
sono le ragioni alla base di questa scelta? Come mai, alla luce del
consenso ottenuto, superiore anche alle previsioni più ottimistiche,
nessun rappresentante sardo è stato ritenuto all'altezza di fare parte
della squadra di governo? Le ragioni possono essere due. La prima è
l'assenza di fiducia. I 16 parlamentari isolani, 11 deputati e 5
senatori, potrebbero non godere della stima dei vertici del Movimento.
Strano, considerato come si era espresso Di Maio sia sugli uscenti sia
su quelli alla prima candidatura.

La seconda è che la Sardegna non è
ai primi posti nell'agenda del governo gialloverde, nonostante le
varie emergenze di cui si è ampiamento discusso anche in campagna
elettorale. L'isola aspetta risposte sul tema delicatissimo della
continuità territoriale aerea e marittima, la Regione ha chiesto al
Governo di stare al suo fianco nel dialogo complicato con i burocrati
europei e vuole avere un ruolo da protagonista e non più da comparsa
nella trattativa sulle agevolazioni alle compagnie di navigazione. C'è
poi la vertenza industriale, con l'ex Alcoa di Portovesme - ora Sider
Alloys - ai nastri di partenza, mentre Eurallumina sembra essere
precipitata in un perenne purgatorio.

E poi c'è il nodo dell'energia,
con il processo di metanizzazione dell'isola portato avanti da Snam e
Sgi: un progetto che arriva con 20 anni di ritardo in Sardegna,
attesissimo dalle aziende che beneficerebbero di costi inferiori e
verrebbero così invogliate a investire nell'isola, ma anche dai
privati stanchi di pagare di più. Sono tante le questioni aperte in
una terra in cui la ripresa economica, come segnala anche l'ultimo
rapporto di Bankitalia, viaggia con il freno a mano tirato rispetto al
resto d'Italia. La Sardegna ha bisogno che il Governo la sostenga.

Chiede fatti a un esecutivo nel quale l'unico sardo di nascita è un
ministro (Paolo Savona) indicato come tecnico. Nonostante le parole di
miele da parte di Di Maio, i parlamentari isolani dovranno
accontentarsi di qualche incarico all'interno delle commissioni.
Staranno dietro le quinte: speriamo riescano comunque a fare sentire
la loro voce.

Il Pil aumenta solo grazie al turismo. Imprese, crescono i tassi d'interesse
L'isola naviga a vista la ripresa è al rallentatore

di Umberto Aime
CAGLIARILa Sardegna è descritta così dalla Banca d'Italia: naviga
lenta in un mare ancora tempestoso. Non farà la fine del Titanic,
l'augurio, ma continua a essere un fragile guscio di noce e con ancora
troppi squarci. Ha avuto qualche sussulto: nel 2017 il Prodotto
interno lordo dovrebbe essere aumentato dell'1,1 per cento, ma l'anno
prima era crollato dello 0,9, quindi il saldo nel biennio è appena
positivo. Poi se non ci fossero state le ultime performance del
turismo, starebbe persino peggio. Nel giorno dei saluti, dopo quattro
anni è stato trasferito a Trieste, il direttore regionale Luigi
Bettoni ha detto: «In giro ci sono tante buone idee, vanno però messe
in pratica». Alla Sardegna per risorgere servirebbero più
intraprendenza, più velocità, più fiducia e soprattutto più
investimenti pubblici e privati.

C'è subito un dato che salta fuori
dall'indagine: alle imprese sarde costa di più anche ottenere un
prestito. In percentuale la differenza sui tassi d'interesse è
all'incirca un punto (6,1 contro una media del 5) e questo handicap
s'è aggiunto a quelli storici: poche infrastrutture, alto costo
dell'energia, trasporti a singhiozzo e altro ancora. Tanto che, negli
ultimi anni, la Sardegna è andata peggio delà disastrato Mezzogiorno,
con - testuale - «è cresciuta molto meno rispetto alla macroarea di
riferimento».

Fra stime e dati ufficiali, il 2017 è stato buono solo
per il turismo, stagnante nell'agricoltura, mentre l'industria, a
cominciare da quella manifatturiera, è riuscita a sopravvivere grazie
alle esportazioni seppure trainate come al solito dai prodotti
petroliferi del polo di Sarroch. Questo perché il mercato interno,
nonostante una leggera ripresa nei consumi da parte delle famiglie, è
rimasto in coda al convoglio nazionale della ripresa. Altrove ha
ripreso a navigare abbastanza spedito, in Sardegna non ancora e per
colpa di quello che si sa da sempre: ha un mercato interno troppo
piccolo e frastagliato. Con un risultato finale per nulla
soddisfacente: il Pil pro capite è rimasto inchiodato sotto i 20mila
euro e i redditi delle famiglie sono ancora staccati (15mila contro
18mila) dalla media italiana figuriamoci da quella europea.

Il mosaico
malmesso dell'economia sarda, che vale più o meno 33 miliardi l'anno,
è composto dal 30 per cento prodotto dalla pubblica amministrazione
allargata, 24,7 dal commercio e affini , 24,3 dalle attività
finanziarie e assicurative, 10,7 dall'industria in senso stretto, 10
dal turismo, 5,6 dalle costruzioni, 4,9 dall'agricoltura e il resto
dai cosiddetti servizi in generale. Per gli appassionati di
statistica, gran parte di queste voci però si portano appresso un
segno negativo nel passaggio da un anno all'altro, con l'industria in
fondo alla classifica (-7,9 come incidenza sul totale) e il turismo in
testa come crescita dopo aver superato per la prima volta il tetto dei
tre milioni di arrivi negli aeroporti e nei porti.

In sostanza «la
Sardegna non ha avuto quella brillantezza nella ripresa osservata
invece in altre regioni - è scritto nel rapporto - Solo a macchia di
leopardo sono state registrate tracce di cambiamento e dinamicità, ad
esempio nell'alta tecnologia, ma nel mare burrascoso dell'economia, il
grosso stenta a riprendersi e rimangono evidenti vuoti strutturali».
Anche l'Europa, seppure con il suo solito ritardo, s'è accorta che la
Sardegna ormai non cresce da anni. Poche settimane fa l'ha retrocessa
nella classifica continentale, promettendole però più finanziamenti a
partire dal 2020 e quell'annuncio resta comunque una magra
consolazione.

La prova del nove dell'attuale crisi socioeconomica
arriva anche dai dati sull'occupazione, stazionaria, e da quelli sulla
disoccupazione, è scesa appena dello 0,3. C'è un flebile raggio di
luce: nella fascia 15-24 anni e 25-34 sono cresciuti i contratti
seppure solo quelli a tempo determinato. Senza però farsi illusioni.
«È proseguita la migrazione di giovani, soprattutto laureati, verso il
Nord Italia e l'estero per un'evidente riduzione della richiesta
qualificata di lavoro». Con infine un ultimo preoccupante allarme:
«Oggi i sardi a rischio povertà o esclusione sociale sono oltre il 38
per cento della popolazione residente e dal 2012 l'aumento è stato di
ben 10 punti». Da brividi.

Tola, sindaco di Posada: «Siamo un partito democratico, assurda
l'espulsione di Carta». Psd'az, la minoranza all'attacco di Solinas

Per il partito è una "tessera non rinnovata", per chi sta dalla
parte del consigliere regionale Angelo Carta è un attentato alla linea
politica del Psd'az. E proprio il caso della tessera del partito non
rinnovata al consigliere potrebbe segnare una linea di demarcazione
tra i sardisti che non hanno avuto nulla da ridire dopo l'alleanza con
la lega di Salvini e quelli che, invece, si sono esposti
pubblicamente, anche seguendo l'esempio di Carta che, da martedì
pomeriggio, di fatto non è più un tesserato e quindi non fa più parte
del Partito sardo d'azione.

A questo punto rimane da capire come si
comporteranno quelli che le pensano come lui. Roberto Tola, sindaco di
Posada, non ha dubbi: «Continueremo a rappresentare la minoranza del
nostro partito, quella che non ha mai accettato l'alleanza con un
partito della destra xenofoba come la Lega di Salvini. Continueremo a
rappresentare questo pensiero fino a quando ci verrà permesso di
farlo». Le ripercussioni, però, potrebbero essere particolarmente
pesanti: «Non ho paura di essere espulso - aggiunge Tola - piuttosto
sono preoccupato per la linea politica sposata dal mio partito.
Abbiamo cento anni di storia democratica alla spalle che rischiamo di
perdere in poco tempo».

L'espulsione di Angelo Carta ha lasciato il
segno e chi ne ha condiviso il pensiero si sente politicamente in
pericolo: «Angelo Carta è stato espulso per aver espresso un giudizio
- aggiunge Roberto Tola - . Significa che per il momento nel Psd'az
non viene riconosciuta la libertà di pensiero e questo mi lascia senza
parole». Prima di chiudere, il sindaco di Posada si rivolge ai
compagni di partito: «A questo punto chiunque non condivida la linea
politica del segretario rischia di essere espulso da un momento
all'altro. Questa non può essere la linea di un partito democratico
come è sempre stato il Psd'az, la minoranza deve avere la possibilità
di dire la sua. Lo ripeto, ci proveremo sino a quando ci permetteranno
di farlo. Poi si vedrà».

L'alleanza con la Lega di Salvini ha provocato
una frazione tra le file sardiste che sembra difficile da sanare.
Sempre che il segretario e la maggioranza del Partito sardo d'azione
siano intenzionati a fare in modo che questo accada. Il mancato
rinnovo della tessera di Angelo Carta lascia parecchi dubbi in merito.
(c.z.)


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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