lunedì 11 febbraio 2019

Intervista a Giuseppe Conte.

La Nuova Sardegna

Conte: «Investimenti a Cagliari poi nel resto dell'isola» Il presidente del Consiglio parla della posizione del governo sull'energia Poi l'elenco delle priorità: «I trasporti, la Zes, le bonifiche e il lavoro»

di Luca Rojch

SASSARI

L'uomo dell'equilibrio, della mediazione infinita tra i due azionisti del contratto di governo, arriva nell'isola con un carico di progetti per la Sardegna. La prima di Giuseppe Conte nell'isola da presidente del Consiglio sarà quasi un blitz. Poche ore per firmare il contratto istituzionale di sviluppo, ma il premier affronta con coraggio una parte delle questioni più spinose dell'isola.

Pronto a dare energia alla Sardegna con un elettrodotto che arriva dalla Sicilia, una volta spente le centrali. Nessun timore che il voto delle Regionali possa indebolire il governo. Al contrario per Conte l'affermazione di Lega e 5 Stelle anche su piani separati sarà la conferma delle cose buone fatte dal governo. E nonostante i numeri negativi dell'economia Conte mantiene il suo ottimismo.

Torna in Sardegna da Presidente del Consiglio dopo l'esperienza accademica nell'Università di Sassari.
Quali motivi l'hanno spinta a questa visita? «Ricordo con piacere il periodo trascorso in Sardegna come docente di diritto privato e civile. E mi rende veramente orgoglioso la possibilità di tornare qui, per la prima volta in veste di Presidente del Consiglio, per avviare un percorso che ci porterà alla firma di un Contratto Istituzionale di sviluppo».
Questo contratto in cosa consiste? «Parliamo di un programma di investimenti strategici che permetteranno lo sviluppo economico e sociale del territorio. Partiamo da Cagliari, ma l'intento è estenderlo a tutta l'isola. Per farlo crediamo sia fondamentale non legiferare dall'alto, ma dialogare con le istituzioni locali e gli stakeholder. Troppe volte ci siamo scontrati con iniziative di sviluppo non coordinate o, peggio, con una cattiva programmazione che ha dissipato o sottoutilizzato risorse nazionali e comunitarie. Il modello è quello che stiamo seguendo nella Capitanata a Foggia, dove l'iniziativa ha già stimolato la presentazione di circa 100 progetti».

Parla di investimenti. Ma non vi rimproverano proprio l'assenza di investimenti nella vostra politica di Governo? «Pochi mesi fa ho riunito a Palazzo Chigi gli amministratori delegati delle principali aziende di Stato, sollecitandoli a mettere sul tavolo tutti gli investimenti aggiuntivi che potevano tirar fuori. Alla fine le aziende di Stato aggiungeranno 13 miliardi di euro ai propri piani industriali, che andranno a sommarsi ai 15 miliardi di investimenti pubblici aggiuntivi nel prossimo triennio stanziati in manovra. Le dirò di più: tra qualche giorno avvieremo un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio e il riammodernamento delle infrastrutture e della rete viaria, e anche questo attiverà miliardi di investimenti. Stiamo per dare vita alla Cabina di Regia per sbloccare i tanti cantieri fermi in Italia per la burocrazia. Chi ci critica è evidentemente in mala fede».

Un altro punto di tensione riguarda il tema dell'energia. Il decreto del governo spegne le centrali termoelettriche in Sardegna e rischia di lasciare l'isola senza energia. Qual è la soluzione? È il metanodotto? «La necessità di soddisfare il fabbisogno energetico della Sardegna è un tema che deve essere inquadrato nel più ampio dibattito sul futuro energetico del Paese. Questo governo ha più volte ribadito l'impegno a de carbonizzare la produzione energetica entro il 2025, puntando sulle energie rinnovabili. Ed è in questa direzione che muove la nostra azione politica, valutando in maniera sinergica gli aspetti locali con quelli nazionali. Tra le misure immaginate per sostenere l'uscita dal carbone, oltre a ulteriori adeguamenti tecnologici della rete c'è anche quella di puntare sulla trasformazione elettrica ipotizzando di far arrivare un elettrodotto dalla Sicilia».

Il governo Renzi con la firma del Patto per la Sardegna ha riconosciuto l'insularità come un gap infrastrutturale che deve essere compensato e ha destinato per l'isola 1,5 miliardi di euro. Cosa vuole fare il suo governo? «Uno dei primissimi atti di questo governo è stata la firma del decreto per la continuità territoriale aerea e, una volta rinnovata quella marittima, penseremo non solo alle persone ma anche alle merci. Stiamo lavorando al decreto per l'istituzione della Zona economica speciale, per facilitare le imprese che vogliono investire e creare occupazione. In passato anche lo Stato ha penalizzato questa terra, come nel caso della Maddalena. Noi ci siamo attivati per sbloccare le attività di bonifica e riqualificazione urbana con la nomina della Regione come soggetto attuatore. Un'ulteriore conferma che questo Governo c'è e fornisce risposte immediate e concrete al territorio e ai cittadini».

In Sardegna alle Regionali 5 Stelle e Lega si presentano separati. Teme che il risultato del voto nell'isola, in Abruzzo e nelle europee possa indebolire il suo governo? «Nessun timore. L'affermazione delle due forze di maggioranza sarebbe il logico risultato dell'impegno profuso alla guida del Paese, e sono certo che quanto fatto di buono in questi 8 mesi di governo abbia radicato fiducia nel popolo italiano. Abbiamo un contratto di governo da realizzare».

Lei ha detto che il 2019 sarà un anno bellissimo, per ora c'è una crisi istituzionale col governo francese, il PIL si attesta a una crescita di appena lo 0.2 per cento, l'Italia è in recessione tecnica, ne è ancora convinto? «Vogliamo che il 2019 sia l'anno del riscatto per l'Italia. Ci aspettavamo un rallentamento temporaneo della crescita a causa della guerra dei dazi internazionale, ma restiamo convinti delle nostre stime di crescita e delle misure che abbiamo messo in campo per i cittadini, in particolare reddito di cittadinanza e quota 100. Abbiamo studiato una manovra che darà impulso ai consumi e all'occupazione e stiamo lanciando un Patto per i Cantieri, sbloccando tutti quegli investimenti che per troppi anni sono stati fermi a causa di adempimenti burocratici eccessivi e che sono stati una delle cause per cui il nostro Paese è cresciuto mediamente di un punto percentuale in meno rispetto alla media europea negli ultimi 10 anni».

Cosa pensa della scelta del ministro del lavoro Luigi di Maio di incontrare i gilet gialli? «Una scelta fatta da capo politico del Movimento 5 Stelle, nell'ambito di una dialettica politica legittima. Il rapporto con la Francia resta solido».
Teme che le fibrillazioni tra Salvini e Di Maio possano avere ripercussioni sulla stabilità del governo? «Lega e M5S sono due forze distinte ma che lavorano insieme sulla base di un contratto di governo che persegue un unico obiettivo: il benessere e la crescita del Paese. Ogni distanza, ogni differenza di vedute è stata sempre colmata con il confronto, seduti intono a un tavolo. E così continuerà a essere»

Quest’articolo è tratto dalla “Nuova Sardegna” del 10.02.2019

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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com

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