lunedì 18 febbraio 2019

Salvini in Sardegna.


La Nuova Sardegna

Subito Salvini show: «Io troverò le soluzioni» Primo giorno del tour elettorale per il leader della Lega tra Gallura e Castelsardo Selfie, birra, bagni di folla e punzecchiature al Pd: «Sono andati in confusione»

SASSARI. Il duello Arru-Salvini prosegue. L'assessore della Sanità, infatti, replica al ministro: «Salvini ha la memoria corta sulla Lega e sugli ospedali lombardi. Il fatto che il ministro dell' Interno voglia vestire anche i panni del medico lo espone al rischio di abuso della professione. Io, che medico lo sono davvero, sono sicuro di poter fare una diagnosi dei disturbi della memoria di Salvini.

È clamorosa l' amnesia del ministro sulla scure che si è abbattuta sugli ospedali lombardi con la giunta regionale guidata dalla Lega, che ha concluso il suo mandato nel 2018. Così come è clamorosa l'amnesia sulle delibere di chiusura di vari ospedali lombardi dell'attuale governo regionale, dove la Lega è in maggioranza. Nella precedente legislatura ricordo la chiusura di ospedali come: San Giovanni Bianco (Bg); G.B. Mangioni hospital ( casa di cura privata) ; Calcinate (Bg): Cernusco sul Naviglio (Mi).

In questa legislatura, ricordo a Salvini, che esiste una delibera per chiusura degli ospedali di Chiavenna (So); Angera (Va); Piario (Bg); Oglio Po (Mn). Ricordo anche una sentenza del Tar della Lombardia a favore della chiusura di ospedali contro i comuni che fecero ricorso. Al ministro smemorato dico anche che non voglio sostituire i sardi con immigrati, che in Sardegna sono il 3% mentre in Lombardia sono oltre l'11%. Le prediche il Ministro le faccia agli altri, non ai sardi».

Anche Antonio Satta (Upc) se la prende con Salvini: «È venuto in Sardegna a farsi una passeggiata post elettorale. Tanta propaganda e niente sostanza. Ci dica lui piuttosto che cosa ha fatto il cosiddetto governo del cambiamento per la Sardegna e dove sono gli investimenti per il sud e per le isole?».

Di Giovanni Bua INVIATO A CASTELSARDO

Una birretta Ichnusa a Palau, la visita all'ospedale Paolo Merlo alla Maddalena, gli gnocchetti funghi, zafferano e salsiccia al "Club AK47", le foto panoramiche a Santa Teresa, il bagno di folla in piazza Panedda a Castelsardo, con felpa d'ordinanza, 40 minuti di discorso e 30 di selfie, interrotti giusto per un collegamento in diretta con "Non è l'arena" di Giletti. Poi cena al Baga Baga, notte in prefettura, e stamattina si riparte, direzione Ozieri e Sassari.

Ha messo la prua in direzione Sardegna "il capitano" della Lega, Matteo Salvini. Dove, finita la tirata, l'ultima tappa è Alghero martedì, tornerà dopo 24 ore per altri tre giorni nel sud dell'Isola con la chiusura della campagna elettorale venerdì a Cagliari.

Una full immersion tra strette di mano e baci alle nonne, punzecchiature al Pd nostrano, e qualche buffetto al M5s e al suo voto on line di oggi, folle che rispondono urlanti alle parole d'ordine di prima i sardi, sicurezza, trasporti, sanità, lavoro e orgoglio, e ridacchiano con lui per gli sberleffi a Renzi e Saviano («non ve li perdete stasera da Fazio, bello pagare il canone per spettacoli così»), Pigliaru e Arru («mi hanno detto che si è ricandidato dopo aver raso al suolo la sanità. Voleva i migranti per risolvere i problemi di natalità, ora che gli sbarchi in Sardegna sono a zero è andato in confusione»).

Il tutto danzando come un pugile in perfetta forma tra il ruolo di ministro dell'Interno, di capo politico della Lega, dell'appassionato di buon cibo («non sono vegano mi spiace, e mangio nutella e porcetto, anche se ingrasso mi volete bene lo stesso») dell'uomo semplice, che stringe mani e abbraccia, circondando da un servizio d'ordine invisibile e discreto quanto la "bestia", lo staff di comunicazione che per tutto il giorno sforna dirette face book e foto dall'Isola alternate a notizie, repliche e polemiche nazionali.

Una macchina oliatissima nel quale il ministro di muove perfettamente a suo agio, tirando la volata alle Regionali a una Lega che in Sardegna si prepara a fare il "botto". «Scegliete voi, decidete voi - arringa i tremila arrivati a Castelsardo da tutto il Sassarese -. Prendono i sardi per scemi, ma i sardi col voto dimostreranno che è finita e non ci sarà la giuria truccata come a Sanremo».

E ancora: «Andiamo passo dopo passo come per il latte. Li ho fatti sedere intorno a un tavolo, siamo partiti da 60 centesimi al litro, siamo arrivati a 70, poi 72 e chiederemo uno sforzo ulteriore con l'obiettivo di arrivare a un euro quando salirà il prezzo del pecorino. Nelle prossime ore troveremo una soluzione. Mi hanno detto che i sardi hanno la testa dura. Io di più».

E poi il buffetto al M5s: «Basta dire no a tutto, in Sardegna serve il metano, non ci possiamo scaldare con i legnetti, servono le strade, la ferrovia, servono i parchi e l'ambiente ma anche i servizi». E la carota: «Con Di Maio lavoriamo bene, mi dicono che se faccio cadere il governo prendo molti più parlamentari, ma io sono uno che rispetta la parola. E per il voto di domani vi dico che io dormo abbracciando il cuscino, e tutto quello che ho fatto per il bene degli italiani lo rifarei».

Il siparietto su Renzi e Saviano ospiti da Fazio: «Finiamo presto che non me li voglio perdere». Le famiglie con mamma e papà al posto di genitore uno e due, con tanto di invito sul palco a un eroico padre di sei figli. E la promessa di fare come in Lombardia: «Aiuti di 400 euro per l'asilo nido alle famiglie che hanno problemi economici. Perché i sardi non fanno più figli non perché hanno dimenticato come si fa, ma perché hanno problemi seri a cui pensare. Ora però tornate a casa e fate il vostro dovere».

Un passaggio sulla legittima difesa e l'annuncio della demolizione di una baraccopoli in Calabria. In un crescendo che porta al gran finale di domenica 24: «Quando le cose, se vorrete cambieranno. Perché se ci saremo noi verranno sempre prima i sardi. Siamo gente come voi. Non siamo geni e non abbiamo la bacchetta magica. Ma le promesse le manteniamo invece di chiuderci dentro un ufficio per 5 anni e poi riapparire come un funghetto in campagna elettorale».

Poi il palco si apre, con scorta e Digos che con aria rassegnata accompagnano centinaia di persone a fare il selfie di rito. E "il capitano" indossa il giubbotto sopra la felpa "Castelsardo" e si prepara all'ennesima cavalcata trionfale. «Attaccano, insultano, minacciano, diffamano. In realtà rosicano. Baci e sorrisi per tutti».

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna del 18.02.2019

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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