mercoledì 20 febbraio 2019

Regionali: domenica Sardegna al voto con legge elettorale rebus







(AGI) - Cagliari, 20 feb. - E' una legge elettorale regionale complessa, quasi un rebus, scritta in tutta fretta a fine 2013 da centrodestra e centrosinistra, quella che regolerà il voto di domenica prossima in Sardegna. Gli elettori saranno chiamati a scegliere il nuovo Consiglio regionale e il presidente della Giunta. A causa delle difficoltà di interpretazione la composizione dell'Assemblea sarda uscente e' stata piu' volte stravolta in questi anni da sentenze del Consiglio di Stato seguite a una raffica di ricorsi elettorali.

L'interpretazione che i giudici amministrativi hanno dato dell'applicazione della legge elettorale - testo duramente contestato dalle piccole formazioni e dal M5S e che ha resistito finora a qualsiasi tentativo di modifica - ha poi finito per trasformare l'ingresso dell'Assemblea dei sardi in una sorta di porta girevole per consiglieri proclamati eletti e poi dichiarati esclusi che hanno fatto posto ad altrettanti candidati risultati inizialmente bocciati dal responso delle urne.

COME SI VINCE. A vincere sarà il candidato presidente, fra i 7 in corsa, che prenderà piu' voti, anche se la sua coalizione dovesse raccoglierne meno di quelle avversario. Può accadere che, a causa del voto disgiunto, un leader raccolga piu' preferenze delle liste a lui collegate. Anche se con meno voti degli avversari, a queste andrà comunque la maggior parte dei seggi grazie al premio assegnato al presidente.

Così e' accaduto nel 2014 quando le liste di centrodestra totalizzarono il 43,89 per cento, quelle di centrosinistra il 42,45 per cento. I rispettivi candidati, invece, ottennero un risultato opposto: il presidente uscente Ugo Cappellacci (FI) concluse la corsa elettorale con il 39,65 per cento, Francesco Pigliaru (Pd) con il 42,45. E cosi' al centro sinistra vennero assegnati 36 seggi su 60.

VOTO DISGIUNTO. Le regole del voto restano quelle che disciplinarono le elezioni del 2014: si potrà barrare solo la casella del candidato presidente, limitarsi al quella della lista (e in questo caso il voto va anche al candidato governatore a questa collegato) o anche scegliere di esprimere la preferenza per uno o due aspiranti consiglieri (di una stessa lista, purché di genere diverso). Così come resta la possibilità del voto disgiunto: candidato di una lista e aspirante presidente di una diversa coalizione.

PREMIO MAGGIORANZA. E' al candidato presidente che ottiene più voti che si attribuisce il premio di maggioranza. Se il vincitore ottiene il 40 per cento piu' uno, avra' il 60 per cento dei seggi in Consiglio regionale. Se, invece, il vincitore ottiene almeno il 25 per cento piu' uno, avra' il 55 per cento dei posti disponibili nell'assemblea sarda. Il sistema torna proporzionale solo in due casi: se una lista supera il 60 per cento o se nessuna lista supera il 25 per cento.

DOPPIA PREFERENZA GENERE. La principale novità di questa tornata e' la doppia preferenza di genere: gli elettori potranno decidere di esprimere due preferenze, ma in questo caso i candidati dovranno essere di due generi diversi, pena l'annullamento del voto.

SOGLIE DI SBARRAMENTO. Al premio di maggioranza si aggiungono anche le soglie di sbarramento, due sistemi che penalizzano le piccole formazioni. Per l'accesso al parlamento dei sardi le liste che si presentano da sole devono superare il 5 per cento dei voti, pena l'esclusione. Quelle che scelgono la strada della coalizione devono, invece, arrivare alla soglia del 10 per cento. 

Cinque anni fa la scrittrice Michela Murgia, candidata presidente della coalizione indipendentista 'Sardegna possibile', nonostante le quasi 76 mila preferenze raccolte, rimase fuori dal Consiglio regionale: arrivò terza, col 10,30 per cento delle preferenze, ma le tre formazioni collegate al suo nome solo il 6,77 per cento. Risultato: nessun candidato consigliere fu eletto.
  
Discorso analogo per Mauro Pili, ex governatore della Sardegna ed ex parlamentare, che superò il 5 per cento ma in colazione e dunque non ottenne seggi. Cinque anni dopo ci sta riprovando con la coalizione 'Sardi liberi', ma stavolta presentato una sola lista.

RIPARTIZIONE DEI SEGGI. Stabilito il vincitore e i partiti ammessi all'assemblea, inizia la parte più complessa: la ripartizione dei seggi su base circoscrizionale. La Sardegna e' divisa in otto collegi (che corrispondono alle vecchie 8 province): in base ai dati Istat sulla popolazione e' stato stabilito che a Cagliari spettano 20 seggi, Sassari ne vanno 12, Nuoro, Oristano e Gallura 6 seggi ciascuno, il Sulcis ne prende 4, il Medio Campidano 3 e l'Ogliastra 2.

Il premio di maggioranza viene attribuito in base ai voti ottenuti dal candidato presidente della Regione più votato, ma i posti in Consiglio vengono distribuiti tenendo conto delle preferenze ottenute dalle liste e dal singolo candidato sulla base del quoziente di circoscrizione, al netto dei resti. Ossia il numero dei voti validi, diviso il numero dei seggi da assegnare da' il quoziente di lista. I voti che non arrivano alla soglia stabilita finiscono nel conteggio dei resti, i quali saranno successivamente calcolati in un quoziente regionale che completerà la distribuzione dei posti.

Può anche accadere che una lista non abbia quoziente pieno in nessuna circoscrizione ma che abbia diritto a due seggi: in questo caso vengono assegnati nelle circoscrizioni con resti maggiori, generalmente Cagliari e Sassari che si ritrovano con un numero di consiglieri più alto a scapito di altri collegi. Così come era accaduto alla Gallura, che nel 2014 aveva ottenuto solo 2 rappresentanti sui 4 previsti. (AGI) Rob

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Federico Marini
skype: federico1970ca




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