venerdì 18 novembre 2016

Il comizio di Renzi a Sassari: «Contro la riforma una classe politica vecchia»

REFERENDUM. Il comizio di Renzi a Sassari: «Contro la riforma una
classe politica vecchia» Il premier sul palco con la Dinamo «Se vince il No ritorna la palude»

SASSARI E dopo i tenores di Neoneli, Renzi porta sul palco del Sì anche i giganti della Dinamo: praticamente del pantheon dei grandi miti sardi restano liberi solo Gigi Riva e Grazia Deledda, dato che Enrico Berlinguer era stato già iscritto al club “nemici del bicameralismo”. Proprio dalla città natale di Berlinguer, nel comizio che chiude il tour referendario sardo, il premier rispolvera vari spunti polemici contro chi si oppone alla sua riforma costituzionale.
«C'è una classe politica che è stata sconfitta - attacca, mettendo nello stesso mazzo D'Alema, Berlusconi, Grillo e Salvini - che ora spera di utilizzare il voto del 4 dicembre per riprendersi il potere che aveva perduto».

IL MONITO Sarà pure una volata referendaria da affrontare «col sorriso sulle labbra», come ripete Renzi immaginando gli ultimi 17 giorni di propaganda (nelle ore in cui il Garante per le comunicazioni richiama Fabio Fazio alla par condicio dopo l'intervista al premier, chiedendo l'elenco dei prossimi ospiti della sua trasmissione). Però il fatto di riutilizzare toni aspri contro gli avversari, dopo tante esortazioni al popolo Pd di «non ribattere agli insulti, discutete nel merito», ha una logica: ricorda a tutti la posta in gioco.

Perché quella vecchia classe politica, prosegue Renzi, «era abituata a un sistema paludoso in cui contavano più i veti che i voti. Ora abbiamo l'occasione per cambiare. Se invece si preferisce ritornare allo stato di cose precedente, riprendetevi quelli di prima». Non è più il se perdo torno a casa che ha personalizzato troppo il referendum, ma gli si avvicina parecchio.

LA NOVITÀ La fine del bicameralismo paritario serve appunto a scardinare quel vecchio sistema: «Per quattro volte, nelle ultime sei legislature, abbiamo avuto maggioranze diverse alla Camera e al Senato». Tanto è vero che «Prodi è caduto perché ha perso la fiducia solo in un ramo del Parlamento», ricorda il segretario del Pd a una platea che sa molto affezionata alla stagione ulivista, e che sa anche come lusingare: «Voi siete Sassari - dice - e questa città per noi è molto importante».

Non si sa se per il già citato Berlinguer, o perché da qui arrivarono i primissimi sostenitori sardi per l'allora sindaco di Firenze: Arturo Parisi, Gavino Manca, lo stesso Francesco Pigliaru ben prima di candidarsi alla presidenza della Regione. Per sostenere la sua battaglia, Renzi chiama idealmente accanto a sé addirittura i costituenti: Nilde Iotti, col discorso del 1979 contro le uguali prerogative di Camera e Senato; Giuseppe Dossetti, che diceva cose simili già nel '51.

Quanto al presunto squilibrio in favore del governo, «se leggete tutti i programmi del Pds, Ds e Pd, troverete sempre la proposta di attribuire al presidente del Consiglio il potere di sciogliere le Camere. Io, se passa la riforma, non potrò decidere da solo neppure di sciogliere le stringhe delle scarpe. Non c'è un articolo che aggiunga mezza prerogativa al premier».

GLI OSPITI Se i padri della Repubblica sono sul palco di Renzi solo virtualmente, è molto fisica invece la presenza della Dinamo basket,
che appare a sorpresa alla fine del comizio mentre gli amplificatori sparano musica di Jovanotti (che non portò bene a Veltroni, ma al diavolo la scaramanzia). Il presidente Stefano Sardara dona la maglia numero 1 col nome «Matteo», il coach Federico Pasquini applaude. Gli americani si distraggono un attimo dalla novità di casa loro, Trump, quello che preoccupa il play Johnson-Odom.

La comparsata fa infuriare il consigliere regionale di Forza Italia Marco Tedde («fuori la Dinamo dalla polemica referendaria»), mentre il coordinatore degli azzurri Ugo Cappellacci ribadisce: «I Patti di Renzi per il Sud sono una bufala pre-referendum». Invece il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau vede nella visita del premier «un segnale importante di attenzione verso la nostra Isola da parte del governo».

Ma mentre in Sardegna si litiga a colpi di comunicati Renzi è già lontano, ripartito per toccare chissà quante altre mete da qui al referendum. Se il viaggio continuerà anche dopo il 4 dicembre, è una delle cose che non ha il potere di decidere da solo.


Giuseppe Meloni (Nuova Sardegna)

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