lunedì 21 novembre 2016

Il pericolo dello disfacimento della lingua sarda.



Oggi sono stato ad Assolo, uno dei piccoli comuni di cui si prevede l’estinzione completa entro 30 anni, per seguire un dibattito sulla lingua sarda. L’intervento di apertura è stato quello dell’assessora alla Pubblica istruzione Claudia Firino. Uno dei passaggi che più mi ha colpito è stato (cito quasi testualmente) “lancio una provocazione e chiedo ci sia il massimo impegno da parte di tutti per salvaguardare l’insegnamento della lingua e cultura sarda”.
Mi dispiace che sia andata via molto presto e si sia persa il mio intervento, nel quale – tra le varie cose – mi chiedevo a chi si stesse rivolgendo di preciso, visto che è esattamente lei gestisce in maniera ben poco esemplare la salvaguardia della nostra lingua e cultura.
Forse era una provocazione contro sé stessa, che ha pensato bene di eludere sgattaiolando via prima che arrivassero gli interventi dal pubblico. Tuttavia il problema è ben più ampio del (non) operato della Firino.

Infatti ora come ora ci si augurerebbe che un giorno possa arrivare un assessore e una giunta sensibili alla problematica e capaci di salvaguardare veramente l’insegnamento di lingua e cultura.
Perché gli strumenti per intervenire nella scuola ci sono, le leggi regionali lo permettono e si possono, con forza di volontà e persone adeguate, anche migliorare. Forse era una provocazione contro sé stessa, che ha pensato bene di eludere sgattaiolando via prima che arrivassero gli interventi dal pubblico.Tuttavia il problema è ben più ampio del (non) operato della Firino.

Infatti ora come ora ci si augurerebbe che un giorno possa arrivare un assessore e una giunta sensibili alla problematica e capaci di salvaguardare veramente l’insegnamento di lingua e cultura. Perché gli strumenti per intervenire nella scuola ci sono, le leggi regionali lo permettono e si possono, con forza di volontà e persone adeguate, anche migliorare.

Questa possibilità di sperare in un miglioramento, questa certezza che con le persone giuste lo Statuto autonomo possa garantire l’insegnamento della lingua e cultura possono restare valide solo se al referendum del 4 dicembre vince il NO. Se vince il SI, con la successiva ricontrattazione dell’autonomia speciale, tutte le competenze sulla scuola che attualmente ha la Regione verranno delegate allo Stato italiano, il quale avrà anche meno volontà della Firino di salvaguardare la nostra cultura nazionale.

Mi chiedo come sia possibile che ci siano partiti indipendentisti che, davanti alla certezza di questi enormi rischi, stiano propagandando l’astensione o la “libertà di scelta” (che quindi, in quanto libera, addirittura arriva ad accettare anche il SI). Che la Firino faccia il lavoro di smantellamento della nostra cultura lo avevo preventivato, ma che per questioni di principio “confessionali” o per spericolati equilibrismi tattici le dessero una mano anche certi indipendentisti, questo no, non me lo sarei mai aspettato
 
Pier Franco Devias

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