venerdì 18 novembre 2016

R. S. 18 Settembre 2016. "Il sindaco di cagliari Zedda: se votassi No dovrei dimettermi" - "Le varie anime dem tutte schierate a favore della riforma costituzionale Il Pd sardo ritrova l’unità sul Sì" -



Unione Sarda

Il sindaco di cagliari Zedda: se votassi No dovrei dimettermi

Non dice come voterà, ma non metterà la croce sul No. Massimo Zedda, a Sassari al seguito del premier, annuncia ai microfoni di “Un giorno da pecora” che non seguirà la linea degli ex compagni di Sel-Sinistra italiana. «Non mi esprimo pubblicamente ma non posso realizzare un pezzo di riforma con la città metropolitana, per poi esprimermi per il No. Altrimenti, subito dopo, dovrei dimettermi».

Centinaia di messaggi di supporter biancoblù con critiche per la scelta del patron Stefano Sardara Lui replica: solo un omaggio al presidente non una adesione al sì per il referendum costituzionale

A Renzi la maglia della Dinamo ma sul web scoppia la rivolta


SASSARI Applausi, abbracci e una maglia col numero 1 e la scritta “Matteo” esibita al pubblico festante. Sembrava un finale perfetto quello che ha visto salire sul palco del teatro Verdi la Dinamo Sassari al gran completo. Con il premier che, salutato il presidente Sardara, si è intrattenuto a lungo a parlare col conterraneo Michele Ebeling, talentino nato a Comacchio di cui Renzi conosce il padre John, che tra le altre maglie della sua gloriosa carriera indossò anche quella di Firenze, per poi sottolineare: «Voi siete l'esempio che i progetti ambiziosi, se portati avanti con cura e competenza, possono crescere ed evolversi. Non perdete mai questo spirito».

Un finale perfetto perché di mezzo c’era un tweet di congratulazioni di Renzi per lo scudetto 2014, una visita promessa e sempre saltata, l’ultima volta per colpa della Dinamo, con i dirigenti che durante il blitz di luglio del premier erano impegnati in Usa per la Summer league. Ma, nemmeno il tempo di buttar giù il comunicato ufficiale, nel quale si annunciava: «Un incontro istituzionale importante, con una delle più alte cariche del governo, in Sardegna per impegni istituzionali e in visita ufficiale in città», che sul web si è scatenato l’inferno.

Ad attaccare la scelta del presidente Sardara molti tifosi biancoblù, in maggioranza per il no al Referendum e non proprio simpatizzanti di Renzi, ma non solo. Che hanno giudicato, ad andarci leggeri, inopportuna la presenza dei giganti sul palco del Verdi durante un appuntamento ritenuto tutt’altro che istituzionale.

Centinaia di commenti, in buona parte col tono vagamente forcaiolo che i social sembrano sempre più ispirare, nei quali giudizi decisamente poco edificanti sull’ex sindaco di Firenze si mischiavano a minacce di abbonamenti stracciati, like tolti alla pagina ufficiale del sito e personale del presidente Sardara, o addirittura trasferimenti di tifo a Milano o Reggio. Una bufera che Sardara ha immediatamente provato a placare, con un post chiarificatore sulla sua bacheca: «Il presidente del Consiglio, accompagnato dalle istituzioni regionali e locali, ha fatto tappa in città per il suo tour – ha scritto –. Per noi che non abbiamo potuto aderire ad un precedente invito, è stata una occasione per salutarlo e consegnarli la maglia promessa.

Nessun giocatore o staff in divisa o senza, ha partecipato al dibattito od è stato in sala durante l'esposizione del Presidente, perché la Dinamo non si è mai interessata di politica, ne tantomeno ha preso parte a comizi o disquisizioni di qualsiasi natura. Le occasioni che la squadra ha di incontrare le istituzioni sono sempre legate ad eventi particolari, posto che non credo possa esistere un Presidente del Consiglio che prenda un aereo per andare a salutare una squadra.

Fatte queste doverose premesse, la Dinamo fa sport e non si occupa di politica. Non lo ha mai fatto continuerà a non farlo, perché noi facciamo basket. Abbiamo assistito alla elezione di almeno due presidenti della Regione e non so quanti sindaci e consiglieri; molti di loro sono tifosi della Dinamo, hanno frequentato la Dinamo durante le loro campagne elettorali, sono stati fotografati e non per questo la Dinamo ha “frequentato” la politica. Comprendo che qualcuno ci possa marciare sopra e noi non lo permetteremo, ma noi siamo andati a rendere omaggio al Presidente del Consiglio che ci ha sostenuto in tempi non sospetti e non ci ha chiesto lui di farlo, quindi diamo alle cose il giusto taglio».

Una replica che, unita a una “morandiana” pazienza nel replicare uno a uno ai commenti di utenti non soddisfatti, non è servita però a placare gli animi. In campo sono scesi anche i politici cittadini. Su tutti il consigliere comunale azzurro Giancarlo Carta, e il capogruppo M5S in Comune Maurilio Murru, ma anche il consigliere regionale Marco Tedde: «Perché queste dimostrazioni di asservimento della massima espressione sportiva cittadina al potere politico?».

A rispondergli il sindaco Sanna: «L’invito era stato rivolto da Renzi all’indomani del triplete, ma fino ad ora non era stato possibile organizzare un incontro. Quello di oggi non è un momento da strumentalizzare, ma l’ennesimo riconoscimento per la Dinamo, che nulla ha a che fare con la politica. Ed è, e sempre rimarrà, un bene di tutti»

Il presidente elogia il lavoro della Regione e fa una promessa sui trasporti: «Sugli aeroporti come Alghero i vettori investiranno in modo costante»

di Giovanni Bua
La Nuova

Le varie anime dem tutte schierate a favore della riforma costituzionale Il Pd sardo ritrova l’unità sul Sì

SASSARI Contro il premier nel Pd sardo non rema nessuno. Magari qualcuno rema un po’ più piano. Ma non sono cose che si notano in una sala piena come quella di ieri dove, tra obblighi istituzionali e declinazioni territoriali delle varie anime del partito, a tirare la volata al sì al referendum c’erano praticamente tutti. A iniziare dall’ala ultra-renziana ben rappresentata dal decano Bruno Dettori, tra i primi ad arrivare nella platea del teatro Verdi e a sottolineare: «Il vero sgambetto al potere lo tiriamo noi». Con lui l’uomo che più di tutti sta facendo da trasmissione tra il presidente del consiglio e l’isola: il consigliere regionale Gavino Manca.

E il vice sindaco di Sassari Gianni Carbini. Chiaramente in prima fila il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, che sottolinea: «La visita di Matteo Renzi non può che essere accolta come un segnale importante da parte del Governo, di grande attenzione nei confronti della nostra isola, che fa ben sperare per il rilancio e il futuro della nostra regione». Poi l’immancabile Luca Lotti, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, arrivato dal capo di sotto dell’isola col sindaco di Cagliari Massimo Zedda e l’assessore Raffaele Paci.

E se Renato Soru, mercoledì a Cagliari, ieri non si è visto, non è mancato all’appuntamento il consigliere regionale a lui molto vicino Salvatore Demontis, che spiega: «Da De Gasperi, ultimo presidente del consiglio in carica a venire a Sassari, alle due visite di Renzi in quattro mesi.

Il segnale non può che essere importante e apprezzato. Come è da apprezzare l’unità che il Pd sardo su temi e situazioni di gran rilievo riesce sempre a trovare». Dall’aula di via Roma anche Luigi Lotto, e il nuorese Giuseppe Luigi Cucca. Poi l’ex presidente del consiglio regionale Giacomo Spissu, Dolores Lai e il commissario della Provincia Guido Sechi. E, unica presente tra i parlamentari, Giovanna Sanna. Tutto esaurito tra i sindaci. A iniziare dal cuperliano Nicola Sanna, che festeggia il ritorno all’ovile del suo riferimento nazionale, e dice: «Il punto è il rinnovamento. Vero. Che Renzi mette in campo.

E noi siamo con lui. E se poi lui è con noi, e continua a dimostrate un attaccamento importante per Sassari, questo non può che darci ancora maggiore energia e fiducia». Poi il sindaco di Alghero Mario Bruno che spiega: «Accogliamo con favore le parole del presidente del Consiglio. E gli impegni che ha preso».

di Giovanni Bua

Parla Ettore Sequi, ambasciatore (sardo) d'Italia in Cina «La nostra Isola avrà ricadute importanti»

«Il presidente Xi è rimasto molto colpito, è stato lui, tra le varie opzioni che gli erano state prospettate per lo scalo tecnico del suo viaggio, a scegliere la Sardegna. Ne aveva sentito parlare e voleva sapere qualcosa di più. E quello che ha visto gli è piaciuto molto».

Ettore Sequi, nato a Ghilarza 60 anni fa, è l'ambasciatore d'Italia nella Repubblica popolare cinese dall'estate 2015. Laurea in Scienze, politiche all'Università di Cagliari, è stato, tra le altre cose, console a Teheran, assistente del presidente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ambasciatore a Kabul. Mercoledì è arrivato a Roma da Pechino, poi con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è atterrato all'aeroporto di Elmas e ha preso parte alla cena ristretta che il premier Matteo Renzi ha offerto a Xi Jinping e alla first lady Peng Liyuan al Forte Village.

Come è andata?
«Molto bene. L'incontro è stato cordiale e, contrariamente alle abitudini cinesi, è durato diverse ore. Tra Renzi e Xi c'è molta chimica e simpatia».

Di cosa si è parlato?
«Anche della Sardegna. Xi ha apprezzato molto quello che gli è stato mostrato a Nora. Pigliaru e Paci sono stati prontissimi a cogliere le grandi opportunità che il rapporto con la Cina può offrire».

Significa che ora ci saranno conseguenze concrete?
«Bé, il fatto che uno degli uomini più potenti del mondo si sia fermato nell'Isola, seppure per una breve visita, avrà un impatto, per esempio, in materia di turismo. Altre volte, quando ha fatto stop over da qualche parte, c'è stata sempre una ricaduta positiva».

È un momento d'oro per le relazioni tra Italia e Cina.
«Decisamente. Sotto il profilo delle relazioni politiche c'è uno sviluppo dovuto a una serie di visite istituzionali, oltre il premier, il presidente Grasso, tanti ministri e sottosegretari. Poi, abbiamo lanciato una collaborazione di medio-lungo termine, chiamata “Road to 50”, la strada verso i cinquanta».

Cioè?
«La prospettiva è il 2020, cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica popolare e anno di chiusura del tredicesimo Programma quinquennale cinese, un piano di crescita con diverse priorità, su cui l'Italia può fare tanto».

Ad esempio?
«La salute. Secondo Bloomberg, l'Italia è il secondo Paese al mondo per il funzionamento del sistema sanitario, e i cinesi hanno la necessità di sviluppare la sanità. Poi, le tecnologie ambientali, la food safety , la sicurezza alimentare, il turismo, l'urbanizzazione sostenibile, la cultura. Su quest'ultimo punto si lavora a una serie di gemellaggi tra siti Unesco».

Un mercato sterminato al quale puntare.
«Nel 2020 ci saranno 250 milioni di consumatori appartenenti alla classe media, quindi con capacità di spesa. La Cina è in una fase di transizione verso un modello di sviluppo trainato non più dalle esportazioni ma dai consumi, questi consumatori cercano qualità e utilizzano strumenti di pagamenti ultramoderni, fanno tutto con i cellulari».

Noi e loro dovremmo conoscerci meglio?
«Sì, c'è un gap di percezione reciproco. In Cina si pensa all'Italia come a un Paese ricco di storia e cultura, giustamente, ma bisogna rendere più chiaro che abbiamo grande capacità innovativa. In Italia non si sa quanto la Cina sia avanzata. Per dire, Huawei fa delle cose straordinarie, dal 5G alle Smart cities. Puntiamo sui flussi turistici per conoscerci meglio».

“Road to 50” aperto anche alla Sardegna?
«Sapere che ci sono cose che l'Italia può fare molto bene nell'ambito delle priorità del loro programma quinquennale ci dà una spinta fortissima, e in questa situazione propizia si inserisce anche la Sardegna».

Come avete preparato la visita di Xi?
«Io sono sardo, il vicepresidente Paci, venuto in missione a maggio era mio collega all'Università, in ambasciata c'è un bravissimo diplomatico cagliaritano, anche lui proveniente da Scienze politiche, Antonio Norfo, che parla un cinese perfetto e ha condotto i negoziati. Abbiamo fatto marketing, anche raccontando - a loro che sono orgogliosissimi del Nobel per la medicina a Tu Youyou - che noi, un milione e mezzo di persone, come un quartiere di Pechino, una premio Nobel l'abbiamo avuta da molto, e pure due presidenti della
Repubblica, e perfino il fondatore del Partito comunista».

Cristina Cossu
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Federico Marini

skype: federico1970ca

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