giovedì 17 novembre 2016

R.S. 17 Novembre 2016. "Turismo, agricoltura, hi-tech: Xi Jinping apripista per nuovi business" - " l'Ue rimanda l'Italia: i dubbi sul patto di stabilità" - "Presidente cinese e premier al Forte Scenari mondiali, il “principe rosso” incontra Renzi" - "Il comizio a Cagliari: «Pigliaru chiede di fare di più per questa terra" - - "Oggi la firma del patto per Cagliari " - Il presidente del Consiglio cita più volte il governatore e il sindaco di Cagliari «Pigliaru e Zedda futuri senatori»"

Unione Sarda

Turismo, agricoltura, hi-tech: Xi Jinping apripista per nuovi business

NORA «Un bicchiere di cannonau al giorno aiuta a vivere più a lungo», dice Pigliaru a Xi Jinping, che sorride, chiede se i Mamuthones sono cattivi come sembrano e annuncia: «Da oggi la vostra Isola sarà molto conosciuta nel mio Paese, e vedo che siamo d'accordo sugli obiettivi di sviluppo: da un lato l'ambiente, dall'altro l'innovazione».

Ecco, uno spot per oltre un miliardo di persone che forse fino a ieri non avevano neppure mai sentito nominare la Sardegna. È un pomeriggio grigio e ventoso: il presidente della Repubblica popolare cinese - accompagnato dalla moglie Peng Liyuan e da una delegazione di un centinaio di persone e moltissimi fotografi e operatori tv - ha appena concluso la visita al sito archeologico di Nora.

Incuriosito, ha fatto un sacco di domande e ascoltato con attenzione il governatore che gli ha parlato di tradizioni, agroalimentare, cultura e Ict. Di un'Isola pronta ad accogliere investimenti, insomma. C'è - da parte della Regione - l'idea di entrare in AliBaba, ad esempio, la piattaforma cinese di e-commerce che ha superato Amazon e Ebay; di fare del neo laboratorio Huawei al Parco scientifico di Pula del Crs4 un centro di rilevanza europea; di promuovere e allargare l'accordo di Alimenta sul latte ovino; di intercettare viaggiatori dall'Oriente amplificando la longevità e la qualità della vita.

Da parte cinese per ora niente di ufficiale: la sosta - Xi Jinping è diretto verso il Perù per il summit dell'Asia-Pacific Economic Cooperation e per una serie di tappe in America latina - è stata definita “tecnica”, ma si sa, la superpotenza sta facendo shopping in
giro per l'Europa, e le voci sull'interessamento per l'ex Arsenale della Maddalena (costruito per il G8 del 2009, abbandonato e sul groppone del governo) e per il Forte Village (lo splendido resort dove il presidente ieri ha cenato e dormito, di cui gli attuali proprietari, i fratelli ceceni Musa e Mavlit Bazhaev, pare vogliano disfarsi) circolano con insistenza. Turismo, logistica (al Porto canale si dovrebbe stipulare un contratto di concessione di ampi spazi di stoccaggio merci), energia, moda, cibo, squadre di calcio, sono i settori in cui la Cina sta investendo all'estero, con l'intento, nei prossimi cinque anni, di un'ulteriore crescita per 1000 miliardi di dollari.

Ieri lo spiegamento di forze di sicurezza era allo stesso livello della visita del Papa, centinaia di agenti più nove auto con le guardie del corpo presidenziali. In attesa c'erano anche molti commercianti e studenti che vivono a Cagliari. «Ci hanno chiamato dei funzionari diplomatici nei giorni scorsi», dice Wu Jiadi, 24 anni, cantante lirica al Conservatorio, «avvertendoci di tenerci pronti per partecipare a un evento, senza spiegare quale. Poi abbiamo letto il giornale e capito». I ragazzi hanno spiegato un grande drappo rosso a stelle gialle e sventolato le bandierine cinese e italiana gentilmente fornite dall'ambasciata. Quando il corteo lunghissimo di berline blindate e pullman è passato sgommando hanno puntato i cellulari e intonato un coro di benvenuto, «orgogliosi e felici», per il loro amato presidente.


La Commissione europea fa filtrare i primi segnali: preoccupa il nostro debito Manovra, l'Ue rimanda l'Italia: i dubbi sul patto di stabilità

Per ora non è una bocciatura definitiva, ma una tirata d'orecchie con rinvio a gennaio: la legge finanziaria del 2017 rischia di non rispettare il patto di stabilità Ue e la Commissione europea, dopo le prime perplessità filtrate nelle scorse settimane, comincia a mandare segnali al governo. La Manovra italiana è in buona compagnia: il provvedimento è stato inserito da Bruxelles nel gruppo dei sei Paesi (insieme a Belgio, Cipro, Lituania, Slovenia e Finlandia) che potrebbero non rispettare i parametri europei.

IL GIUDIZIO A preoccupare è soprattutto il debito dell'Italia, che sarà al centro di un'analisi specifica «tra uno o due mesi», ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Tutto - polemiche comprese - rinviato a dopo il referendum costituzionale, dunque. L'opinione dei commissari sull'Italia al momento sorvola sulla richiesta di non considerare, ai fini del rispetto delle regole europee, la spesa pubblica prevista per l'emergenza migranti e per le spese di ricostruzione e prevenzione legate ai terremoti. Se vengono considerate anche queste spese la legge di bilancio italiana prevede per il 2017 un peggioramento del saldo strutturale dello 0,4 per cento, a fronte di una richiesta di miglioramento di almeno 0,6 punti da parte del Consiglio Ue, ufficializzata nelle raccomandazioni dello scorso luglio.

TERREMOTO E MIGRANTI Il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, durante la conferenza stampa a Bruxelles, ha precisato che nel gruppo dei Paesi a rischio Italia e Cipro hanno rispetto alle previsioni «i differenziali più grandi», sebbene per Roma «una parte significativa della deviazione sia dovuta ai costi associati con l'attività sismica nel Paese, che è stata molto seria e drammatica quest'anno, e anche alla gestione dei flussi migratori. E noi ne terremo conto».

DECRETO FISCALE Intanto la Camera ha approvato ieri in prima lettura il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio. Il provvedimento passa ora al Senato: prevede, tra le altre cose, l'abolizione di Equitalia e degli studi di settore, la rottamazione delle cartelle esattoriali e la nuova finestra per la “voluntary disclosure”, cioè il rientro dei capitali depositati dall'estero in violazione delle regole sulla dichiarazione dei redditi. Il decreto, su cui il governo aveva posto la fiducia, dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 23 dicembre. ( m. r. )

Presidente cinese e premier al Forte Scenari mondiali, il “principe rosso” incontra Renzi

NORA Il prossimo G7 che si svolgerà a Taormina, la cooperazione e l'interscambio commerciale, il turismo, lo scenario geopolitico mondiale dopo la vittoria di Donald Trump negli Usa. Dovrebbero essere questi i temi caldi discussi ieri sera, prima al vertice informale e poi nella cena ristretta. I rapporti tra Italia e Cina vivono una stagione felice e di «rafforzamento». Dicono che - oltre le questioni istituzionali ed economiche - tra Renzi e il presidente cinese esista una certa chimica, e il premier, mentre stava parlando a Cagliari di referendum, ha spiegato alla folla che non poteva trattenersi a lungo, «ho un appuntamento importante: più tardi incontriamo Xi che ci onora della sua presenza».

Così, all'appuntamento al Forte Village, nonostante un impressionante tour de force cominciato in Sicilia, il presidente del Consiglio è arrivato puntuale come da programma, una stretta di mano sotto la pioggia, le maglie del Milan e dell'Inter in regalo, e via nella suite dove si è svolto l'atteso “bilaterale”. I due leader si incontrano di nuovo dopo due mesi e mezzo: era il 3 settembre a Hangzhou, nella Cina orientale, alla vigilia del summit del G20, dove Renzi ha anche incontrato un gruppo potente di investitori e stretto amicizia con Jack Ma, il fondatore di AliBaba, la più grande piattaforma di, e-commerce del pianeta, alla quale guarda con attenzione anche la Giunta regionale sarda.

Per Xi - 63 anni, segretario generale del Partito comunista e membro dei “Taizi” (i principi rossi) che riunisce figli e nipoti dei protagonisti della Lunga Marcia di Mao - è la prima volta in Italia da quando è diventato presidente. Nel 2011, da vice, aveva partecipato alle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Nel 2017 sono in programma una serie di date di grande rilevanza. All'inizio dell'anno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, farà una visita di Stato in Cina, e lo stesso Renzi ci tornerà ancora, «per un viaggio che punterà ad alcune città che vedono la presenza di attività italiane sul suolo cinese», come ha sottolineato lo scorso settembre.

Secondo AgiChina, agenzia di stampa e portale delle imprese italianeche fanno business, ieri le questioni affrontate avrebbero toccato diversi punti, dall'interscambio commerciale, fermo a 38 miliardi di euro, considerato da Renzi «insoddisfacente» e da potenziare, alla cultura, tra due Paesi che «condividono la stessa sfida: essere orgogliosi del passato e costruire il futuro». Un aspetto sul quale anche il presidente Pigliaru ha messo l'accento con forza.

Ancora, riepiloga AgiChina: la ricerca, con il G20 Sti (scienza, tecnologia, innovazione) di inizio novembre a Yanqi Lake, a nord di Pechino, che ha rinnovato il rapporto bilaterale tra Italia e Cina in campo scientifico e tecnologico. E l'Ict è stato anche al centro anche di un recente accordo tra il gruppo italiano Digital Lighthouse e il network China Radio International. Per quanto riguarda il turismo, a luglio è stato inaugurato il nuovo volo diretto Alitalia tra Roma e Pechino e l'obiettivo è promuovere l'Italia come destinazione del turismo cinese, tenuto conto che nel 2015 i visitatori sono stati 1,3 milioni e sono destinati ad aumentare. (cr. co.)

Il comizio a Cagliari: «Pigliaru chiede di fare di più per questa terra»

Un canto a tenore per il Sì: per vincere il referendum vale tutto, il Pd sardo arruola persino la tradizione canora. Sul palco della Fiera di Cagliari l'attesa di Matteo Renzi non trascorre con i soliti interventi politici (normalmente parlerebbe il segretario regionale, ma il posto è vacante). No, ad accoglierlo sono i tenores di Neoneli, che confessano al pubblico: «Siamo qui per sostenere il Sì».

RICORDI DI SARDEGNA Un regalo inatteso per Renzi, che piomba nella sala congressi subito dopo lo sbarco a Elmas, e quando già il suo staff conta i minuti per la corsa dai cinesi, a Pula. Rapida stretta di mano ai tenores, e subito sul pezzo: «Ci eravamo visti a Cagliari per la campagna elettorale di Pigliaru, nel 2014, allora la Sardegna stava peggio», esordisce. Ma niente trionfalismi, perché sa che qui la ripresa non si sente, come in tutto il Sud d'Italia.

Del resto il premier arriva dalla Sicilia, ed è lì che ha letto i dati positivi sul Pil: «Ero contento, ma gli amici siciliani mi guardavano in modo strano», ammette. Logico: «In Italia c'è una divisione netta, al Nord la ripartenza c'è davvero, la crescita è ai migliori livelli europei. Nell'ultimo trimestre abbiamo superato Germania e Francia, non accadeva da tempo. Ma deve ripartire anche il resto del Paese».

INCENTIVI Serve a trainare il Mezzogiorno, quindi, il nuovo piano di incentivi alle assunzioni nelle imprese del Sud: «Sgravio totale dei contributi anche nel 2017», annuncia il presidente del Consiglio a Caltanissetta, poco prima di saltare da un'isola all'altra. Per le otto regioni meridionali restano in piedi le agevolazioni del Jobs Act, che nelle altre zone d'Italia scompaiono. Gli sgravi dovrebbero riguardare i giovani tra i 15 e i 24 anni, o chi è disoccupato da almeno sei mesi.

A Cagliari il leader del Pd non ritorna sulla defiscalizzazione, giusto un cenno fugace per dire che «la ripresa è alla nostra portata». Purché però si riesca a modernizzare l'Italia, ed ecco il link col referendum costituzionale. «Lo so che voi qui avete il problema del lavoro, della continuità territoriale, delle infrastrutture. È urgente fare di più per il Sulcis. Agiremo su tutto questo, ma nel contesto generale. Io voglio cambiare l'Italia: per vivacchiare, possono tornare quelli di prima».

GLI ACCORDI Qualcosa per l'Isola, comunque, c'è già: «Abbiamo firmato il Patto per la Sardegna, domani (cioè oggi, ndr ) quello per Cagliari. Certo, non basta: me l'ha appena ripetuto Pigliaru», svela Renzi. «Il vostro presidente aveva anche insistito molto perché facessimo il G7 del 2017 alla Maddalena, era una buona idea».  Invece ha vinto Taormina: «Perché un'autorevole personalità internazionale mi aveva detto che in Sicilia c'è solo la mafia, e non posso accettare che l'immagine dell'Italia sia questa anziché quella dei nostri valori», spiega, sentendo un po' il bisogno di giustificarsi con l'uditorio.

L'OBIEZIONE Forse non è la motivazione più convincente che si potesse trovare per il G7 mancato, ma il popolo del Pd - arrivato in massa a riempire il Palacongressi - non sta lì a sottilizzare. Solo un isolato contestatore, più insistente che aggressivo, dalla platea ricorda al premier il cavillo dei consiglieri regionali che forse, per le regole dell'incompatibilità, non potrebbero entrare nel Senato riformato.

«Questa cosa gliela spiego dopo», promette Renzi, ma il tempo gli fugge via e alla fine riesce soltanto a giurare che «l'autonomia della Sardegna non verrà intaccata». Per altro, lo spettatore che fa simbolicamente il controcanto al coro dei tenores è bilanciato da un'altra voce del pubblico, stavolta adorante, una tifosa che mette Renzi quasi in imbarazzo, «se continua così - la frena lui - diranno che siamo parenti». A proposito della famiglia: «La battaglia referendaria la combatto per i miei figli», chiude il premier, con accenti lirici, «abbiamo davanti 18 giorni bellissimi, cerchiamo di convincere tutti a cogliere l'occasione di dire sì al futuro». E se i sondaggi buttano male, li si esorcizza con una battuta: «Che Trump diventasse presidente - ricorda - l'avevano previsto solo i Simpson».
Giuseppe Meloni
La Nuova

Oggi la firma del patto per Cagliari.

L'appuntamento è a Palazzo Viceregio, e non nel municipio di via Roma, perché il Patto per Cagliari che oggi firmerà Matteo Renzi non riguarda solo il capoluogo: l'intesa porterà risorse (168 milioni) a tutta l'area metropolitana. L'altra firma sul Patto sarà comunque del sindaco Massimo Zedda, che guida anche l'ente che unisce i 17 centri dell'hinterland. Subito dopo si sposterà a Codrongianos, dove alle 11 è prevista l'inaugurazione del nuovo polo elettrico di Terna. Alle 13.30 incontrerà gli elettori al teatro Verdi di Sassari, e alle 15 riceverà una delegazione dell'Anci Sardegna per discutere del problema dei bilanci comunali. A Sassari sperano in un appuntamento extra anche gli studenti dell'Unione degli universitari, delusi dal rifiuto della ministra Maria Elena Boschi a partecipare a un confronto tra il Sì e il No, nonostante i contatti con la segreteria del ministero facessero sperare quanto meno in un sostituto di valore.

«Ci appelliamo a lei», scrive il presidente Udu Antonio Pala in una lettera aperta a Renzi: «Oggi sarà a Sassari, può accettare lei il nostro invito. Ci dimostri che non si vuole sottrarre dal confronto ed è pronto a battersi in nome del Sì anche con un contraddittorio».

Il presidente del Consiglio cita più volte il governatore e il sindaco di Cagliari «Pigliaru e Zedda futuri senatori»

CAGLIARI In prima fila, uno a fianco all’altro. Tra gli spettatori del comizio di Renzi c’erano anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda.Però, non sono intervenuti e hanno lasciato il palco a Renzi che li ha citati più volte a partire da una visione sul referendum, ovviamente imperniata sulla vittoria: «Saranno loro i rappresentanti sardi in un Senato che non farà più le leggi ma amplificherà voci e richieste dei territori».

Pigliaru, poi, è stato chiamato in causa quando Renzi ha raccontato la genesi del suo incarico dopo aver partecipato alla campagna elettorale per “Pigliaru Presidente”. Qualche mese dopo quella vittoria, in effetti, per l’allora solo segretario nazionale del Pd arrivò la chiamata presidenziale dopo i fallimenti degli incarichi affidati dal Colle a Pierluigi Bersani e Franco Marini. Con Massimo Zedda, invece, le battute hanno sfiorato il cameratismo, anche se unilaterale.

Il sindaco è stato citato durante una gag di Renzi sul Movimento Cinque Stelle e su Beppe Grillo, che voleva far pagare le tasse in Italia ai musei del Vaticano: «Sarebbe come se io andassi in Francia a chiedere a Hollande di far pagare le tasse dell’Eliseo a Cagliari perché me lo ha chiesto Zedda. Una follia». Risate, qualche ammiccamento ma niente di più perché lo show di Renzi non prevedeva interventi altrui. Il copione parlava solo fiorentino. Per il sardo ci sarà tempo. Forse.
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Federico Marini
skype: federico1970ca


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