martedì 31 luglio 2018

Chiamiamo le cose col loro nome. Basta negazionismo, in Italia è scoppiata l’emergenza razzismo. Di Lucia Chessa.



Eccoli li, i 4 bulletti di Sardegna che vogliono bere una birretta al bar. Me li immagino sedersi al tavolo con il loro carico di ignorante idiozia e sentirsi dei grandi padreterni nell’esprimere il loro rifiuto al cameriere nero. Scarsi che non ne possono più, con quegli spiccioli del conto, assieme alla birra, pensano di potersi scegliere anche chi gliela porta al tavolo.

Vigliacchi che non potranno mai dar niente di buono al mondo nel quale vivono. Uomini terra terra sdoganati nel loro delirio. Gente fatta di vuoto che per sentirsi finalmente qualcuno ha bisogno di calpestare ed umiliare qualcun altro. Sono stati sdoganati. Per ciò sollevano la testa e chi, su questi sentimenti, sta costruendo consensi elettorali soffia sul fuoco e minimizza.

Non c’è niente di nuovo sotto il sole, nella storia recente ogni razzismo ha avuto i suoi negazionisti, mentre nuovo, attuale e molto pericoloso mi pare l’atteggiamento di coloro che sembrano accettare questo razzismo che striscia nel sottosuolo ed ogni tanto affiora, come una specie di effetto collaterale delle necessarie politiche di gestione dei flussi migratori.

Non è così!

Si potrebbero fare politiche di governo dell’immigrazione senza scadere nel razzismo. Si potrebbero pensare ed attuare politiche di contrasto ai trafficanti di esseri umani senza criminalizzare gli immigrati. Si potrebbero fare politiche di accoglienza ed integrazione senza lasciare spazio ai corrotti che sugli immigrati costruiscono fortune.

Lo vorrei conoscere, per stringergli la mano, il titolare di quel bar di Cala Gonone. Vorrei ringraziarlo per la lezione di civiltà, di laicità e di umanità che ha dato a tutti quanti nel far accomodare fuori dal locale quei quattro bulletti razzisti. Quello è un uomo.
Di Lucia Chessa

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