mercoledì 4 luglio 2018

Rassegna stampa 04 Luglio 2018


La Nuova

Tribunale, due processi paralleli con imputati di Forza Italia e Rifondazione. Via al giudizio per altri 9

Due processi aperti in due ore nella stessa aula di tribunale: per altri nove ex consiglieri regionali si apre il calvario del giudizio pubblico. L'accusa è sempre quella: peculato per l'uso illegale dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi politici. I nomi sono conosciutissimi: in cima alla lista c'è Mariano Contu (66 anni) di Selargius, ex assessore regionale all'agricoltura rientrato nella massima assemblea elettiva sarda proprio in sostituzione di uno dei consiglieri condannati dal tribunale a conclusione del processo principale, quello partito con 19 imputati.

Davanti al tribunale presieduto da Giovanni Massidda anche Claudia Lombardo (46 anni) di Cagliari, ex presidente del consiglio regionale e l'ex presidente dell'Autorità portuale di Olbia Fedele Sanciu (58 anni) di Buddusò. Contu e Sanciu devono rispondere del reato continuato, Lombardo dello stesso reato ma senza l'aggravante. 

A leggere le contestazioni contenute nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Marco Cocco si scopre che Contu - difeso dagli avvocati Massimo e Roberto Delogu - fra il 30 settembre 2004 e il 4 maggio 2009 svolgeva le funzioni di tesoriere-amministratore del gruppo forzista e per questo deve rispondere sia del denaro speso direttamente che di quello finito nelle tasche dei colleghi berlusconiani.

La somma complessiva è impressionante: un milione e 636 mila euro usciti dal conto corrente del gruppo. Il magistrato ha fatto il conto delle spese da giustificare «per mancanza di documentazione»: sono 418 mila euro, che nessuno sa dove siano finiti. Diversa la contestazione che riguarda Claudia Lombardo, difesa da Riccardo Floris: solo un assegno da 1500 euro incassato a giugno del 2005. Appena maggiore la somma contestata a Sanciu, difeso da Marco Pilia: si tratta di 6069 euro che risultano finiti nel suo conto tra novembre 2004 e ottobre 2006. Aperto poco dopo le 11, il dibattimento andrà avanti il 9 novembre con l'esame dei testimoni dell'accusa.

Davanti ai giudici della seconda sezione anche i sei ex consiglieri che tra il 2004 e il 2009 facevano parte del gruppo di Rifondazione comunista. L'accusa è speculare a quella del processo parallelo: peculato continuato. Il nome di punta è quello di Luciano Uras (64 anni) di Cagliari, ex senatore eletto nella lista di Sel. Con lui sono imputati Ciriaco Davoli (69 anni) di Orune, Giuseppe Fadda (74) di Serramanna, Paola Lanzi (42) di Samassi, Paolo Antonio Licheri (54) di Banari e Ignazio Paolo Pisu (72) di Laconi.

Difesi dagli avvocati Paolo Sestu, Gianluca Grosso, Antonella Piredda, Pina Zappetto e Luigi Concas, i sei ex onorevoli della sinistra sarda hanno posizioni diverse e dovranno far fronte a contestazioni diverse. Davoli, che è stato a lungo il tesoriere del gruppo, è chiamato a spiegare come è stato speso il milione e 55 mila euro transitato sui conti correnti del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari intestati a se stesso, Uras di una cifra pari a 74630 euro, Fadda di 21.714 euro, Paola Lanzi di 5.168 euro, Licheri di 32.878 e Pisu 38.966.

Il pm Cocco ha annunciato il deposito di una relazione in cui le posizioni degli imputati saranno illustrate nei dettagli e sulla base della documentazione raccolta dalla polizia giudiziaria. Il 27 novembre - così ha stabilito il tribunale - saranno sentiti gli   investigatori e gli imputati che vorranno farsi esaminare. (m.l)



Unione Sarda

L'AGENDA. Gli ultimi mesi di legislatura Norme urbanistiche, tappe forzate
Legge elettorale ko

Inquadrare i lavoratori di Forestas come dipendenti della Regione,
riformare il Corpo forestale disciplinato da una normativa ferma agli
anni '80, modificare la legge 2 sugli Enti locali e consentire ai
Comuni di scegliere attraverso referendum a quale provincia
appartenere: esistono disegni di legge ad hoc pronti ad approdare in
Consiglio regionale. La domanda è: ci riusciranno entro la fine della
legislatura, posto che su tutti ha priorità il disegno di legge
Urbanistica che porta la firma di Cristiano Erriu? Oppure finirà come
per la legge sulla raccolta dei funghi, nota più che altro per i
rinvii dall'Aula alla commissione competente?

TEMPI STRETTI L'ultima possibilità è concreta, anche perché resta poco
tempo: da ottobre scatterà la sessione di bilancio e da quel momento,
in vista dell'ultima legge finanziaria, i parlamentini non potranno
occuparsi d'altro. Già si contano i giorni che mancano alle regionali
del 2019, e la politica è impegnata a lavorare sulle liste di
candidati da presentare per la tornata. Entro luglio, poi, un disegno
dei legge dovrebbe scaturire anche al termine dei lavori della
commissione speciale sull'Artigianato presieduta da Roberto Deriu.

GOVERNO DEL TERRITORIO Quel che è certo - non era scontato - è che in
Aula, entro i primi 15 giorni di luglio, farà il suo ingresso il
disegno di legge “Governo del territorio”. D'altronde il presidente
della commissione Urbanistica, Antonio Solinas, non lo ha mai
nascosto: «O arriva a luglio o non ci arriva più, se scavalla l'estate
diventa difficile riuscire ad approvarla». Non sarà facile in ogni
caso. Il testo è molto lungo e a tratti non proprio di facilissima
lettura. I tempi di approvazione, insomma, potrebbero essere non
brevi. C'è chi dice che la discussione potrebbe impegnare l'Aula fino
ad agosto inoltrato.

TEMI FORESTALI Su Forestas e il Corpo forestale, il presidente della
commissione Autonomia, Francesco Agus, sostiene che il parlamentino «è
in grado di approvare i disegni di legge entro luglio». Ma, aggiunge,
«vorrei evitare che si ripetesse quanto accaduto con la legge sulla
lingua sarda, mi piacerebbe che su questi temi impattanti sulla salute
dei luoghi, la maggioranza si rivelasse compatta. Non possiamo
permetterci errori». Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, rivela che
molto probabilmente l'esame della legge di Bilancio, «che non sarà
light, ma come le altre», sarà anticipato da una variazione di
bilancio.

ELEZIONI SENZA NOVITÀ Poi ci sono i disegni di legge che di sicuro non
finiranno tra i banchi dell'Assemblea di via Roma. Il caso più
eclatante riguarda la legge elettorale sarda che resterà invariata.
«Non esistono le condizioni per portare avanti la modifica - aveva
detto il presidente del Consiglio Ganau, un paio di mesi fa - non
credo che il Consiglio abbia tempo di elaborare altre proposte
elettorali, quindi si va ad elezioni con la legge vigente, con tutti i
limiti che sono stati più volte segnalati e denunciati».

Ai capigruppo
Ganau aveva consegnato un testo che si basava, «sulle osservazioni che
sono state sempre fatte in termini di rappresentatività della legge e
dalle modifiche imposte dalla magistratura con interpretazioni e
disinterpretazioni che hanno caratterizzato l'entrata e l'uscita
dall'Aula di numerosi consiglieri».
Roberto Murgia

Voto alle politiche, la riforma nell'Isola

Due proposte di legge nazionale per modificare l'elezione in
Parlamento e in Europa. Il consigliere regionale del Pd, Roberto
Deriu, ha firmato, assieme ad alcuni colleghi del centrosinistra, due
proposte «chiaramente antifasciste», dice Deriu, «è necessario
richiamare in continuazione il vaccino democratico contenuto nella
Costituzione». A supportare l'iniziativa c'era Maurizio Turco,
esponente nazionale dei Radicali: «Siamo l'unica nazione europea ad
aver cambiato 4 leggi elettorali in dieci anni. Tre di queste,
inoltre, erano incostituzionali».

COSA CAMBIA Senatori e deputati saranno scelti tutti con il sistema
uninominale. Non ci saranno liste bloccate, premi di maggioranza o
sistemi misti: chi avrà il maggiore gradimento degli elettori sarà
eletto. Il sistema uninominale «garantisce l'elezione democratica». In
Sardegna i collegi uninominali per la Camera dovrebbero essere 16 da
circa 100mila abitanti ciascuno, mentre quelli per il senato
dovrebbero essere 9. Ogni partito o coalizione potrà candidare un
proprio esponente che si sfiderà con gli avversari alla conta dei
voti. Un modo per garantire un'elezione legittimata dal consenso al
candidato e non sulla base di una scelta di palazzo.

IN EUROPA Regole diverse, invece, per l'elezione al Parlamento
europeo. La proposta di legge prevede il sistema proporzionale. La
ripartizione dei seggi si effettuerà dividendo il numero degli
abitanti della Repubblica per il numero dei membri che spettano
all'Italia come rappresentanza in Europa.

In questo caso è prevista la
doppia preferenza di genere e l'obbligo di presentare liste che
abbiano lo stesso numero di uomini e donne.
IL PERCORSO La parola passa al Consiglio regionale che dovrà
consegnare al Parlamento il testo che dovrà essere inserito all'ordine
del giorno. (m. s.)

Il Partito dei sardi rompe gli schemi dei poli
Sedda: «Noi l'unica iniziativa in campo». I partiti cercano il dialogo

La convergenza nazionale potrebbe sparigliare le carte. Il progetto
messo in campo dal Partito dei sardi ha un primo obiettivo: dare vita
a una forza politica inedita, con le radici nell'Isola e in grado di
garantire un rapporto diverso con lo Stato.

«Stiamo procedendo», spiega il presidente del Pds, Franciscu Sedda,
«continuiamo a notare segnali e interessi, anche perché siamo l'unica
vera proposta sul tavolo». I rapporti tra il segretario, Paolo
Maninchedda, e gli altri esponenti politici vanno avanti. Tante
interlocuzioni, tanto l'interesse ma la situazione incerta rappresenta
un freno alla totale adesione al progetto. Ed è proprio il nome di
Maninchedda quello più presente quando si pensa al candidato per
guidare la coalizione di convergenza nazionale.

Un aspetto gioca a favore del Pds ed è la libertà di poter parlare con
forze politiche di qualsiasi schieramento, libertà votata dal
congresso. Nel corso dei mesi sono arrivati i segnali da una parte del
Pd, dall'ex senatore di Campo progressista, Luciano Uras e dai
Riformatori. Eppure non ci sono state ancora adesioni ufficiali che
potrebbero arrivare in occasione dell'assemblea del popolo sardo. «Ci
piacerebbe fosse un incontro di forze e una tappa ulteriore di questo
percorso», sottolinea Sedda.

Il bacino dei voti del Partito dei sardi
potrebbe fare gola a molte forze politiche che, in caso contrario, non
riuscirebbero a vincere le elezioni. Eppure l'adesione avviene con un
processo molto lento perché i rappresentanti dei partiti cercano di
capire quale possa essere la scelta migliore. Tatticismi che allungano
i tempi e rischiano di arrivare a pochi mesi dalle elezioni e
costringere i partiti a ripiegare sugli schemi più conosciuti.

Il Partito democratico è una delle forze che più ha mostrato interesse
relativamente al progetto. L'idea di un Pd sardo, andava in questa
direzione anche se poi tutto si è arenato nelle crisi interne. Nei
prossimi mesi molte riserve verranno sciolte. (m. s.)

Da Solinas a Cicu, da Puddu a Zedda: le grandi manovre per il voto
La corsa verso febbraio, dubbi sulle candidature

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La rosa dei candidati alla guida della Regione è una girandola di
ipotesi e smentite. I partiti sfogliano la margherita alla ricerca del
candidato ideale che deve garantire il gradimento di elettori e
alleati. Nel centrodestra, l'eurodeputato Salvatore Cicu, si è messo a
disposizione di un progetto, mentre una parte del centrosinistra
comincia a guardare con insistenza verso il sindaco di Cagliari,
Massimo Zedda. Il Movimento 5 Stelle dovrà superare i passaggi della
rete, dove quasi sicuramente si metterà in gioco l'ex sindaco di
Assemini, Mario Puddu.

L'IPOTESI Nel centrodestra convivono diverse anime che hanno
l'obiettivo di guidare la coalizione ed esprimere il candidato alla
presidenza. Anticipando i tempi, Cicu un passo avanti lo ha fatto,
anche perché l'incontro di sabato scorso a Selargius, aveva l'aria di
una convention da inizio campagna elettorale. Oltretutto,
l'eurodeputato ha potuto contare sulla presenza di un big del partito,
Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Numerosi interventi
hanno avuto il sapore di un endorsement vero e proprio. Lo stesso Cicu
ha detto di «essere pronto a mettersi a disposizione con capacità ed
esperienza per i sardi».

IL FRENO Ma al passo in avanti di Cicu, ha risposto il coordinatore
regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, con la richiesta di «un
passo di lato per il bene del partito». Il coordinatore, infatti, ha
risposto con la campagna “Rigenerazione”, orientata al rinnovamento.
Atto concreto la nomina di un giovane 36enne, sindaco di Dolianova,
Ivan Piras, alla carica di vice coordinatore regionale. «È giusto che
tutti noi», sottolinea Cappellacci, «facciamo un passo di lato per
consentire le crescita di una nuova classe dirigente».

Si è mantenuto
più abbottonato il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, che ha chiesto di
«ragionare insieme, senza furbizia, per trovare un accordo».
FREDDEZZA L'idea di riprendere la guida della coalizione mette
d'accordo tutti dentro Forza Italia. Ma gli alleati non sono disposti
ad accettare passivamente questo principio. Lega e Psd'Az godono di un
alto gradimento elettorale e l'obiettivo è riuscire a capitalizzarlo
il più possibile. I rapporti sono di buona convivenza ma non da luna
di miele.

Lo stesso coordinatore regionale della Lega, Eugenio
Zoffili, ha riferito dei «dubbi di tante persone che incontro per
strada sui nomi che circolano». Se la prima mano spettasse ai
Lega-Psd'Az non è escluso che la scelta potrebbe ricadere su Christian
Solinas, senatore e segretario sardista, promotore dell'alleanza con
il Carroccio.

LA RETE Il Movimento 5 Stelle si prepara all'esordio nella
competizione regionale. Avviati i tavoli tematici per scrivere il
programma, la scelta dei candidati avverrà attraverso la consultazione
in rete. «È probabile che ricalcheremo lo schema siciliano. Prima ci
saranno le regionarie per il candidato governatore e poi per scegliere
i consiglieri», spiega Mario Puddu.

La prima consultazione potrebbe
tenersi subito dopo l'estate e, solo allora, sarà possibile capire se
Puddu scioglierà le riserve. L'ex sindaco di Assemini, dopo cinque
anni di amministrazione, non si è ricandidato per non bruciare la
regola dei due mandati. Dalla sua parte c'è la riconferma dei
pentastellati ad Assemini, dote che gli apre le porte verso una
candidatura a Villa Devoto.

LA RICERCA Nel centrosinistra la situazione è un po' più intricata.
Una parte della coalizione è sempre più affascinata all'idea di
puntare su Massimo Zedda per la presidenza della Regione. Il sindaco
della Città metropolitana di Cagliari, avrebbe molti sostenitori nel
Pd, nei partiti della coalizione e tra i sindaci, alla ricerca di una
loro rappresentanza a livello regionale. Zedda parteciperà a un evento
organizzato da Campo progressista e il Pd nuorese, insieme al sindaco
di Iglesias, Mauro Usai.

L'obiettivo è «dare risposte ai nuovi
bisogni», scrivono gli organizzatori, «ripartendo dalla buona
politica». I due primi cittadini sono considerati figure emblematiche
in grado di «vincere, ben governare unendo l'intero popolo del
centrosinistra e ampliando il proprio consenso grazie a un programma
progressista e un'azione amministrativa coraggiosa e credibile».
Matteo Sau


Toninelli: «Con la Regione nella battaglia a Bruxelles»
Il ministro sostiene le richieste della giunta sulla Continuità
territoriale aerea: «Si deve garantire il diritto alla mobilità dei sardi, e anche lo
sviluppo turistico»

di Luca Rojch
SASSARIIdee chiare, nessuna paura di affrontare strade complicate. Il
ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Danilo Toninelli traccia
la road map del rapporto del governo giallo-verde con la Sardegna. E
come intende portare avanti le vertenze. Pieno appoggio alla Regione
nella battaglia in Europa sulla continuità territoriale. Massimo
impegno per rinnovare la rete ferroviaria. Stop alla metanizzazione. E
monitoraggio dei cantieri dell'Anas.In molti temono che l'arrivo di un
governo Lega- 5 Stelle porti a una cancellazione delle opere
necessarie per creare infrastrutture e consentire alla Sardegna di
superare il suo storico gap.

Avete intenzione di rivedere alcuni
progetti?«La Sardegna può stare sicura. La vostra condizione è al
centro delle attenzioni del governo. È vero che abbiamo promosso una
project review generale su molte opere. Ma conosciamo bene quale sia
il deficit infrastrutturale del Centro-Sud e delle grandi isole. Il
mio ministero farà il massimo perché i sardi possano sentirsi parte
integrante, anzi direi imprescindibile, del nostro Paese».

La Sardegna
è da oltre un anno impegnata in un braccio di ferro con l'Ue per
ottenere il diritto alla mobilità dei sardi e una continuità
territoriale aerea che lo garantisca. Cosa farà il governo per
sostenere la Regione?«Serve un reale rispetto del regolamento 1008 del
2008. Faremo fronte istituzionale nella dialettica con Bruxelles. Non
è pensabile che ai sardi non venga garantita una reale continuità
territoriale. Non è solo un problema di incomprimibile diritto alla
mobilità dei cittadini, ma stiamo parlando anche di un'esigenza chiave
del sistema turistico e imprenditoriale dell'isola».

I trasporti aerei
sono condizionati dai divieti dell'Ue. Anche la politica di sostegno
alle compagnie low cost per attivare nuove rotte e far arrivare
turisti vengono considerati da Bruxelles come aiuti di Stato. Per la
Sardegna sono vitali, per l'Europa vietati. Cosa farà il governo su
questo tema?«Le esigenze del mercato sono molto importanti, ma i
cittadini vengono sempre prima dei profitti. E su molti fronti
l'esecutivo sta già dimostrando che questo principio è una stella
polare della propria azione.

Il problema è che i diversi livelli di
governo italiani in passato hanno spesso giocato allo scaricabarile.
Ora è il momento di ridiscutere il regime di continuità territoriale,
magari ampliando le tutele anche alle merci».Come giudica la scelta di
Air Italy di spostare 51 dipendenti dalla base di Olbia a Milano dopo
avere garantito che non avrebbe toccato l'integrità della base in
Sardegna?«Saremmo di fronte a una decisione inaccettabile. Vanno
preservati i livelli occupazionali di una regione, come la Sardegna,
che peraltro ha già pagato duramente il conto della crisi. Con il
collega Di Maio porremo grande attenzione rispetto alla vicenda e un
tavolo di concertazione con le parti mi sembra abbastanza urgente.

Peraltro la stessa azienda aveva assunto nel 2016 obblighi precisi
rispetto al mantenimento delle attività nell'isola».Da anni si parla
di una rivisitazione della convenzione sulla continuità marittima. Ora
è fatta tra Stato e compagnia privata. La Regione non partecipa alle
scelte. Ma la Sardegna rivendica il suo diritto a gestire la
continuità marittima.

Da parte sua c'è la volontà di appoggiare questa
revisione che dia maggiore peso alla Regione?«Dobbiamo puntare a
ottenere più collegamenti, migliori tariffe, che oggi sono troppo
alte, e una pianificazione delle tratte più a lungo termine, oltre il
singolo semestre. È opportuno mettere a punto una gestione congiunta
del futuro bando sia per la continuità aerea che per quella
marittima». La Sardegna ha un gap di infrastrutture che è stato
cristallizzato dalla giunta in una serie di studi approfonditi,
consegnati al precedente governo.

Da quel lavoro è nato il Patto per
la Sardegna. Continuerete a portarlo avanti?«Il deficit
infrastrutturale rappresenta un freno a mano tirato rispetto
all'enorme potenziale di sviluppo che la vostra splendida isola può
vantare. Rispetteremo il Patto per la Sardegna, ma non basta a
garantire tutte le chance che la regione merita. Gli obiettivi chiave
sono il completamento di alcuni assi viari, il rafforzamento della
mobilità su ferro e l'abbattimento del costo dell'energia. Non è un
caso che proprio un comune sardo governato dal M5S, Porto Torres,
abbia avviato la prima sperimentazione sul 'Reddito energetico'».Siete
a favore della metanizzazione della Sardegna? Porterete avanti il
progetto?«Mi sembra un progetto obsoleto e impattante sull'ambiente.

Peraltro stiamo parlando di 700 milioni che possono essere usati per
raggiungere in altri modi quell'autonomia energetica che deve passare
soprattutto dalle rinnovabili e dall'efficientamento». L'Anas ha nel
suo portafoglio quasi 2 miliardi di euro destinati a lavori per le
strade sarde, ma ci sono decine di cantieri fermi. In particolare
sulla Sassari-Olbia e sulla 131. Cosa farete per sbloccare questa fase
di stallo?« Veniamo da un periodo di crisi profonda delle imprese di
costruzione che ha determinato fallimenti a catena, con necessità
continua di riappalti. Secondo l'Anas, sull'Olbia-Sassari i lotti 5 e
6 saranno conclusi entro il 2019 portando a 60 chilometri, sugli 80
complessivi del tracciato, la percorribilità a quattro corsie. Negli
altri due lotti la situazione si sblocca e il riavvio dei lavori è
previsto a settembre.

La conclusione dell'intero itinerario dovrebbe
arrivare a giugno 2020. Sul tratto della 131 sono previsti entro
settembre la stipulazione del contratto alla nuova impresa e l'avvio
dei lavori. Verificheremo che non ci siano ulteriori ritardi. E mi
lasci dire: la battaglia di Giovanni Pintor per strade più sicure è
un'ossessione per me, lo dico da cittadino e da padre prima ancora che
da ministro delle Infrastrutture».

Spesso a rallentare l'avvio dei
lavori, l'apertura dei cantieri o il rispetto dei tempi di consegna è
la lentezza della macchina burocratica. Per riaffidare un cantiere
serve un anno. Per avviare i lavori tempi anche più lunghi. Per far
partire i lavori sulla Olbia-Tempio, danneggiata dall'alluvione del
2013 sono serviti 5 anni. Secondo lei come si possono tagliare i tempi
della burocrazia?«C'è una procedura burocratica eccessiva per
autorizzare un progetto, appaltarlo e realizzarlo.

Su questo bisogna
mettere mano al Codice degli appalti. Si deve partire dalla
risoluzione dei problemi veri. Per la riassegnazione è importantissimo
avere una procedura veloce, in particolare per evitare che le imprese
subappaltatrici subiscano le conseguenze del fallimento delle imprese
aggiudicatarie. Lavoriamo per migliorare la normativa. Nel caso della
Olbia-Tempio i tempi si sono allungati a causa della riprogettazione
degli interventi, richiesta dagli enti coinvolti, per evitare spese
più gravose. Il rischio era quello di ripristinare solo i danni più
evidenti creati dall'alluvione senza poter riaprire la strada,
danneggiata anche in altri punti».

Un'altra emergenza è la
manutenzione delle strade nell'isola. In molti casi spetterebbe alla
Province, ma i tagli alle risorse degli enti intermedi voluti dal
governo hanno reso impossibile qualsiasi intervento. Non ci sono
risorse. Il risultato è che alcuni comuni dell'interno sono quasi
isolati da anni.«L'emergenza è reale. La rete stradale delle province
è stata abbandonata negli ultimi anni. Si può pensare di affidarne una
parte ad Anas, con risorse umane e finanziarie certe, come si è fatto
in altre regioni italiane.

Lavoriamo per migliorare la rete delle
strade statali. Col progetto 'Bastabuche' e grazie alla stipulazione
del Contratto di Programma 2016/2020, nell'isola si realizza un
programma pluriennale di interventi di manutenzione programmata che
nel biennio 2017-2018 vale 80 milioni di euro. I controlli da parte
del ministero saranno serratissimi». L'altro grande tema è la mobilità
interna legata alle infrastrutture ferroviarie. La Sardegna non ha una
rete elettrificata, ha solo il binario unico su tutte le tratte e
anche i pendolini acquistati dalla Regione possono andare a velocità
ridotta perché i binari non sono adeguati.

«È una situazione
inaccettabile. Vanno potenziati gli investimenti sia sulla rete che
sui treni. Il trasporto su ferro regionale e pendolare è uno dei
chiodi fissi per me e per il Movimento 5 Stelle, anche nell'ottica di
potenziare l'intermodalità. I soldi ci sono. Individuiamo gli
strumenti finanziari da utilizzare. È chiaro che bisogna subito dare
un segnale ai cittadini sardi anche su questo fronte».

Via il Rosatellum, iniziativa nell'isola
In Consiglio due proposte per cambiare le leggi elettorali nazionale ed europea

CAGLIARI
Parte dal Consiglio regionale un tentativo di riforma del Parlamento
nazionale e di quello europeo. È stato Roberto Deriu, vicecapogruppo
del Pd, a firmare per primo firmatario le due proposte di legge
elettorale per la Camera e il Senato e l'elezione degli
europarlamentari italiani a Strasburgo. Quella per il Parlamento
prevede l'introduzione del sistema uninominale a turno unico con voto
diretto attribuito ai candidati che concorrono in circoscrizioni
uninominali. In Sardegna sarebbero 16 per la Camera, 9 al Senato.
Nella seconda la ripartizione dei seggi dovrà essere effettuata
dividendo il numero degli abitanti della Repubblica per il numero dei
parlamentari che spettano all'Italia in Europa.

In altre parole, gli
elettori si troverebbero fra le mani una scheda unica con 75
candidati. «Si tratta di proposte di legge chiaramente antifasciste
perché è necessario richiamare in continuazione il vaccino democratico
contenuto nella Costituzione - ha detto Deriu - In un Parlamento
appena rinnovato, attento alla democrazia diretta e alle istanze dei
territori, sono sicuro che la nostra proposta sarà discussa». I testi
sono firmati anche da Francesco Agus (Cp), Piero Comandini (Pd),
Antonio Gaia e Pierfranco Zanchetta (Upc) e Raimondo Perra (Psi).

Un numero di firme sufficiente perché il presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau, invi le proposte alla Camera per l'avvio
dell'iter legislativo. Alla presentazione ha preso parte Maurizio
Turco del Partito radicale. Che ha detto: «I dittatori, anche di
recente, lo sono diventati con leggi elettorali apparentemente
democratiche. Ormai la declinazione di democrazia è sempre più sfumata
ma per fortuna in Sardegna ancora si ragiona sui pilastri della
democrazia».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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