lunedì 23 luglio 2018

Un giorno di festa, si laurea mia figlia… ma io penso alla mia Palestina. Di Mahmoud Suboh.



Sono ancora a Bologna da mia figlia, e con mio figlio Omar, peccato per questione di lavoro che non ci sia la mia compagna ed il piccolo mohammed Alberto... vorrei ringraziarvi per il tanto affetto che avete dimostrato nei miei confronti dedicando del vostro tempo a fare degli auguri a mia figlia Amirah, siete state veramente gentili e ne sono orgoglioso della vostra amicizia.

E spero che tutti voi possiate o avete già assaporato questi momenti di successo dei propri figli, è un successo tutto loro che corona la loro fatica, ansia e stress soprattutto stando lontani da casa. L’ansia di un genitore non è di meno ma un’ansia diversa e forse vissuta come l’ennesima prova di vita, e come veramente fosse uno scoglio ed è stato superato... ed ecco il sospiro di sollievo in attesa del nuovo scoglio ma almeno uno è stato già superato.

Vorrei scrivere ma mi sento in difficoltà... mi manca il mio cortile e la sua notte! Nel ringraziarvi allora vi dedico questi versi, non sono gran che... ma vi ho detto sono fuori del mio cortile. La fiaba...
Non vedo l’ora di incontrare la notte,
l’unica che sa ascoltare al buio
mentre gli altri dormono!
L’unica che sa narrare
come si faceva nelle vie di Bassurah
 prima della morte!
 La cerco sotto il sole
e lei mi sussurra di pazientare,
attendere il tramonto.

Mi siedo in silenzio,
bambino tremolante
in attesa di una fiaba
fra le braccia delle ombre danzanti,
una storiella che porti un po’ di sonno,
un grembo solo per noi due.
Mi sorprende addormentato sulla sedia,
sembrava volesse nascondersi...
chiedeva al sole di illuminare il silenzio.
Spalancai gli occhi tutto felice,
mi sistemai con devozione per la luna.

Ballavo nella sedia gioioso,
il mio cuore come impazzito
cavalcava le onde del mare,
non voleva stare imprigionato fra le costole,
niente gabbia stanotte,
saltellava sulla sedia accanto,
non so come era riuscito a liberarsi!
Narraci la fiaba attesa;
niente orchi ne cavalieri,
ma una fiaba vera.
La notte rimase in silenzio,
aveva gli occhi gonfi di dolore,
piangeva nel buio, e si lamentava:
«anche questa notte...
vi tocca dormire senza».

Da settant’anni attendo
di sentire la fiaba della mia gente;
la Signora Palestina è stata liberata
dallo stupratore eletto.
Qui mi dicono «eh sognatore... l
e fiabe sono per i bambini,
per farli dormire in silenzio».
Nella mia terra, dicono
«non perdere la pazienza,
una volta c’era il sole su quella terra...
finché non è arrivato l’orco
e l’ha oscurata con la sua pretesa
di dominare il mondo.
Ma noi non abbiamo perso la speranza,
e dalla morte siamo rinati
e stiamo lavorando per riportare il sole
così la nostra Signora ritorni a brillare».
Cammino al buio sotto il sole,
sento il silenzio...
troppo rumore per niente.
Anche oggi... attenderò la notte,
nel grembo del buio,
una fiaba per dormire,
una fiaba per sognare,
una fiaba per volare.

Scittore del mito e della storia palestinese

Nella foto: Mahmoud ed i suoi figli

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