lunedì 9 luglio 2018

Rassegna stampa 09 Luglio 2018


La Nuova

Pigliaru e M5s: serve subito l'intervento del governo
Si punta a far rispettare il divieto di vendita a Stati in guerra
Puddu: molti posti di lavoro in ballo, muoversi con prudenza

Il futuro della fabbrica delle bombe è,appeso al via libera del Comune di Iglesias. Senza la concessione edilizia la Rwm è pronta a lasciare la Sardegna. Così ha dichiarato l'amministratore delegato Fabio Sgarzi. Una sorta di ultimatum che rischia di deprimere ulteriormente il già depresso Sulcis. A Domusnovas sono circa 350 i posti di lavoro della Rwm, che con l'ampliamento potrebbero salire a 500. Ma l'ostacolo al raddoppio della fabbrica non è solo il nulla osta del Comune di Iglesias. L'incognita sul futuro è data dalla destinazione delle bombe.

Perché è cosa risaputa, lo ha ammesso lo stesso ad, che prendono la strada della Arabia Saudita, che le userebbe nella guerra contro lo Yemen. «Vendiamo i nostri prodotti ma non abbiamo voce in capitolo sul loro successivo utilizzo», ha dichiarato Sgarzi. Ma su questo aspetto vuole vederci chiaro - e non da oggi - la politica isolana. A partire dalla Regione, che in questi mesi ha portato avanti diverse interlocuzioni per capire quale strada intraprendere. E sembra che il governatore Francesco Pigliaru sia intenzionato a chiedere al governo Conte di fare rispettare la risoluzione europea che vieta la vendita di armamenti a Stati belligeranti accusati dall'Onu di violazioni di diritti umani.

Qual è appunto l'Arabia Saudita. Una posizione non dissimile da quella del Comune di Iglesias. Il nuovo sindaco Mauro Usai non la pensa diversamente dal predecessore Emilio Gariazzo, che in più di una occasione aveva espresso perplessità più che sull'ampliamento dello stabilimento sulla produzione della fabbrica e si era detto favorevole a una riconversione industriale. Cosa che invece viene ritenuta non fattibile dall'amministratore Sgarzi. La palla, dunque, passerà al governo Conte. Già nella passata legislatura alcuni parlamentari sardi - su tutti l'ex senatore del M5s Roberto Cotti e l'ex deputato di Unidos Mauro Pili - avevano fatto pressing sulla Difesa, ma la ministra Roberta Pinotti non aveva riscontrato alcuna irregolarità.

Anche perché l'Italia, a differenza di altri Stati, non ha ancora recepito la risoluzione del Parlamento europeo. Cosa che però ora gli dovrebbe essere chiesta da Pigliaru. E non solo. Anche il Movimento 5 stelle sardo è pronto a fare rispettare la risoluzione. «La nostra posizione è nota - dichiara l'ex sindaco di Assemini, Mario Puddu, in pole per la candidatura alla carica di governatore -. Noi non siamo contro le industrie che hanno una produzione militare, ma non possiamo accettare che le commesse siano per uno Stato belligerante qual è l'Arabia Saudita.

Questo è il problema vero da affrontare, e ne sto già discutendo con Luigi Di Maio per capire come muoversi. Ovviamente però questo non significa che vogliamo che Rwm vada via. Sono in ballo centinaia di posti di lavoro e altri ne potrebbero arrivare in un territorio in fortissima crisi. Per questo motivo ritengo sia necessario muoversi con prudenza». Dai 5 stelle si leva anche la voce del deputato Pino Cabras, tra i più attivi nel chiedere la riconversione dello stabilimento di Domusnovas. «Non solo la Rwm, in generale non possiamo essere dipendenti da una monocultura industriale». Anche Cabras, come Puddu, distingue tra l'aspetto produttivo e quello occupazionale.

«Io non sono contrario alle produzioni militari, ma il problema si pone se la preponderanza delle commesse riguarda l'Arabia Saudita. È un aspetto molto controverso, anche perché è una situazione esposta a cambiamenti repentini che potrebbero ripercuotersi sugli stessi lavoratori. Di questo argomento investiremo il governo, che a differenza del precedente, non lo trascurerà. Ma ricordiamoci che noi facciamo la guerra alla guerra, non la guerra ai lavoratori»


LA NUOVA

Pd, oggi l'assemblea per eleggere Cani
Il partito si riunisce ad Abbasanta. La maggioranza potrebbe non avere
i voti, c'è il no dei soriani

SASSARI
Come ai tempi d'oro. Il Partito democratico la butta tutta sulla pre
tattica. E l'elezione del segretario diventa una sorta di partita di
scacchi per matematici. Il candidato che dovrebbe essere eletto è l'ex
deputato Emanuele Cani, a sostenerlo l'area Fadda Cabras e i renziani.
Contro i Soriani. Dopo l'addio di Cucca, questa mattina ad Abbasanta
l'assemblea dovrà arrivare al numero legale e i soriani hanno già
fatto sapere di restare alla finestra.

Doveva esserci anche il
governatore Francesco Pigliaru, ma la sua presenza è ancora incerta.
Non ci sarà Gianfranco Ganau, in Corsica per impegni istituzionali. Al
di là della quota 81, secondo alcuni necessaria per eleggere il
segretario, Cani dovrà avere una legittimazione forte per guidare il
partito in una fase complicatissima. I risultati devastanti delle
amministrative, la grande incognita delle Regionali del febbraio 2019.
In pratica domani. Perché anche su questo punto nel partito non c'è
una direzione. L'unità è lontanissima, con le varie anime che spingono
per alleanze e candidati differenti. Soluzioni che rischiano di
spaccare ancora di più un partito ancora in affanno.

E all'orizzonte,
in caso di mancata elezione del segretario si rischia anche il
commissariamento. L'area Fadda Cabras ha trovato l'accordo con i
Renziani e spinge per eleggere subito un segretario che guidi il
partito verso le Regionali.

I Soriani chiedono un cambiamento più
profondo. Chiedono il congresso, che rischia però di slittare
all'autunno, e spingono come segretario Dolores Lai, unica
autocandidatura palese e dichiarata. Ma la strada che il Pd dovrebbe
prendere domani ad Abbasanta è un'altra, se l'attuale maggioranza
riuscirà a trovare i numeri. Il margine per quota 81 e di una
quindicina di voti. Ma all'orizzonte sembra profilarsi l'ennesima
battaglia al curaro dentro i vertici del partito.

UNIONE SARDA

NUORO. Cocco accoglie Pizzarotti «Progetto affascinante»
Primi sì a “Italia in comune” guidata dal sindaco di Parma

Ha insistito sulla solidarietà, sui territori capaci di proiettare le
buone pratiche dei movimenti civici nella ribalta politica nazionale,
sull'autonomia, sull'accoglienza accompagnata da regole,
sull'europeismo e sulla voglia di partito. Il sindaco di Parma,
Federico Pizzarotti, è sbarcato ieri a Nuoro per promuovere “Italia in
comune”, formazione che già guarda alle regionali e alle europee 2019.
E ha incassato attenzioni e adesioni, a iniziare dall'endorsement del
vice sindaco Sebastian Cocco. All'incontro vari sindaci (Bari Sardo,
Pattada, Calangianus) e il presidente dell'Anci Emiliano Deiana, primo
cittadino di Bortigiadas.

SINTONIA Da assessore alla Cultura e promotore della candidatura di
Nuoro a capitale italiana della Cultura 2020, poi assegnata a Parma,
Cocco premette: «Dopo la competizione inizia la collaborazione anche
per diffondere un clima di scambi e buone pratiche». Ma il feeling
politico va oltre il savoir faire istituzionale tanto da fare dire a
Pizzarotti: «Il vice sindaco ha detto la metà delle cose che volevo
dire io». E da far concludere il suo intervento ad Alessio Pascucci,
carismatico sindaco di Cerveteri, adottando la battaglia contro “la
dittatura della percezione” coniata da Cocco.

In mezzo tante citazioni
di sardi illustri, come Grazia Deledda e i super gettonati Antonio
Gramsci ed Enrico Berlinguer. «Bisogna scegliere tra disumanità e
umanità, tra realtà e percezione. I reati sono in calo ma tutti
vogliono la pistola in casa. C'è una dittatura della percezione», dice
Cocco che promuove “Italia in comune”: «È un progetto molto
affascinante». Sulla stessa linea Piero Marteddu, ex coordinatore di
La Base, stessa provenienza politica di Cocco.

IN PRIMA FILA «Avete copiato il nome del nostro movimento nato nel
2004», dice compiaciuto Francesco Fadda, leader di “Città in Comune”,
che richiamando la “carta dei valori” illustrata da Pizzarotti evoca
la loro “città delle regole”. In ultima fila c'è Emiliano Deiana.
«Complimenti per il coraggio, per iniziare a parlare di partiti che
sono stati divorati dall'azione dei movimenti e dalla ripetizione che
erano il male e che potesse risolvere tutto la democrazia diretta.

Su questo avete il mio plauso», sottolinea. Tanti gli interventi
(coordinati da Maurizio Sirca e Antonello Zicconi), da quello del
sindaco di Latina, Damiano Coletta, all'assessore di Cerveteri
Federica Battafarano, a Guido Brandas di Lanusei che chiede: «È così
brutto dire che si è di sinistra?». Pascucci, dopo aver citato tre
volte Gramsci e altrettante Berlinguer, sposta il problema «tra chi è
di sinistra e chi si dichiara di sinistra. Non credo - dice - che le
ultime forze politiche che si sono dichiarate di sinistra lo siano
state».
Marilena Orunesu


Pizzarotti cerca adesioni per il partito dei sindaci
Il primo cittadino di Parma presenta a Nuoro il movimento di Italia in Comune
«Non siamo solo amministratori, vogliamo nuove energie per il Paese»

di Giusy Ferreli
NUORO
Toccata e fuga per il sindaco di Parma Federico Pizzarotti all'Exmè di
Nuoro. L'obiettivo, presentare a potenziali aderenti il suo progetto
politico "Italia in comune". Incassato il fair play del vice sindaco
nuorese Sebastian Cocco, che si è congratulato con lui per la
designazione della città emiliana a Capitale italiana della cultura
2020, il promotore del "partito dei sindaci", ieri mattina ha
illustrato in un breve ma incisivo intervento Il suo manifesto
politico. Tra i punti fondamentali, riportare al centro dell'agire
politico la persona e i diritti umani.

«Tutto è partito dall'esigenza
di dare corpo ad un progetto nato inizialmente come scambio di buone
prassi tra amministratori» ha detto alla platea dell'Exmè composta da
simpatizzanti e iscritti (tra questi anche i gruppi consiliari di
Italia in comune di Nuoro e Sassari e una delegazione ogliastrina
guidata dal sindaco di Barisardo Ivan Mameli) ma che ha visto anche la
partecipazione del presidente dell'Anci Sardegna, il sindaco di
Bortigiadas Emiliano Deiana. Altro punto fondamentale l'adesione ai
valori fondanti dell'Europa.

«Riteniamo l'europeismo un valore, così
come l'integrazione e l'accoglienza. Occorre però gestire il fenomeno
delle migrazioni - ha spiegato - siano esse motivate dalla guerra,
dalla fame o dai cambiamenti climatici». Il nuovo partito sta serrando
i ranghi in vista di un'importante scadenza. «Da una settimana - ha
detto Pizzarotti - siamo al lavoro per elaborare il programma che
verrà deliberato in autunno nel corso della prima assemblea nazionale
del partito». Nel suo viaggio in giro per l'Italia, il presidente del
nuovo sodalizio conta di trovare nuovi iscritti e nuove competenze tra
le associazioni e i cittadini.

Nuove energie che siano in grado di
dare la giusta connotazione a un movimento che non può limitarsi ad
essere espressione degli amministratori locali. «Il nostro partito -
ha sottolineato a riguardo il primo cittadino di Parma che ha
abbandonato il Movimento 5 stelle in aperto dissenso con i vertici -
non è solo il partito dei sindaci». All'incontro hanno preso la parola
anche il sindaco d Latina, il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci,
coordinatore di Italia in Comune, il sindaco di Latina Damiano
Coletta, vicepresidente.

A fare gli onori di casa i responsabili
regionali di Italia in Comune, Maurizio Sirca e Antonello Zicconi. Tra
gli interventi quello dell'ex sindaco di Orotelli, Piero Marteddu, che
ha chiesto ai vertici di Italia in comune di supportare l'appello alla
Regione di Anci e Cal sulle sofferenze finanziarie degli enti locali.
Nel corso del confronto c'è stato spazio anche per la vertenza entrate
tra Stato e Regione. Alessandro Polese simpatizzante del nuovo partito
è a capo de movimento referendario che punta ad abrogare l'articolo 5
dell'accordo tra il Ministero dell'economia e la Regione. E che
potrebbe diventare un cavallo di battaglia di "Italia in comune"
nell'isola. «La consultazione - ha detto - punta ad eliminare quella
parte che prevede l'impegno della Regione a ritirare tutti i ricorsi
pendenti contro lo Stato in materia di finanza pubblica».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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