giovedì 19 luglio 2018

Rassegna stampa 19 Luglio 2018


La Nuova

Il Pd nazionale dice no al commissariamento: deciderà l'assemblea

La Commissione nazionale di garanzia del Pd avrebbe deciso, ma la notizia rimbalzata da Roma è ancora ufficiosa: «L'assemblea regionale - è la sintesi - dev'essere convocata e il Partito in Sardegna non è certo commissariato». A questo punto, se l'indiscrezione dovesse essere confermata, resta il problema della data in cui i 160 delegati del Pd sardo potrebbero eleggere il segretario regionale al posto del dimissionario Giuseppe Luigi Cucca.

La Commissione di garanzia avrebbe lasciato la disponibilità della data nelle mani della presidente regionale Lalla Pulga. Dunque, la data più probabile resta ancora quella del 23 luglio, come tra l'altro sollecitato dai delegati che hanno chiesto l'intervento della segreteria nazionale, ma potrebbe slittare anche alla fine del mese.

Tutto questo sempre che la presidente accetti la decisione dei garanti, cioè: «L'assemblea va convocata». Se invece dovesse rifiutarsi, Lalla Pulga è una soriana e quindi vorrebbe il congresso straordinario, la palla passerebbe invece nelle mani dell'Ufficio di presidenza regionale, e a convocare l'assemblea dovranno essere i vicepresidenti Dino Pusceddu e Guido Tendas.

Però, come scritto poco prima, la decisione della Commissione è ancora ufficiosa e solo oggi arriverà da Roma l'attesa conferma. Perché ormai il Pd è in stallo da troppo tempo, con una spaccatura netta, sfociata addirittura in una recente assemblea-rissa, La divisione è fra quella che sembra essere una nuova maggioranza -formata da popolari-riformisti, i renziani ed ex Diesse - pronti ad eleggere segretario Emanuele Cani, e la corrente capeggiata da Renato Soru.

Gruppo che invece è sempre deciso a ottenere il commissariamento prima e la convocazione del congresso poi. Però da questo stallo, secondo la Commissione nazionale, bisogna comunque uscire e la strada tracciata da Roma sarebbe proprio quella di eleggere al più presto il segretario. Le prossime ore saranno quindi decisive e pare certo che comunque vada alla prossima assemblea regionale (sempre che sia convocata) dovrebbe partecipare un inviato della segreteria nazionale.

I nomi più probabili sono questi: Matteo Mauri, vice di Maurizio Martina, e Gianni Dal Moro, responsabile organizzativo, che è stato già garante del Pd sardo prima dell'elezione a segretario di Giuseppe
Luigi Cucca.

Unione Sarda

Forza Italia, la scossa di Cappellacci: «Mi dimetto per fare spazio ai giovani»
Il deputato lascia il ruolo di coordinatore regionale: «Se bisogna
rottamare, io inizio da me stesso»

Passare da coordinatore regionale a «soldato semplice» di Forza Italia
con la speranza che «una nuova generazione diventi artefice del
destino di questo Paese». Ugo Cappellacci fa un passo di lato, di
quelli pesanti e presenta al presidente degli azzurri, Silvio
Berlusconi, le dimissioni «irrevocabili» dalla guida del partito in
Sardegna, per aprire le porte al rinnovamento.
Non si torna indietro da questa decisione?
«No. Sono convinto della necessità di favorire il ricambio».

I maligni diranno che lascia in un momento difficile per Forza Italia.
«In Sardegna, alle Politiche, abbiamo raggiunto un punto in più
rispetto alla media nazionale. Gli altri partiti della coalizione,
presi singolarmente, raggiungono la metà dei nostri voti, quindi
lascio in un momento in cui, nonostante le difficoltà, siamo in
salute».

Cosa spera di ottenere con questo gesto?
«Vorrei che Forza Italia fosse capace di avviare un percorso di
rinnovamento vero. Generare una nuova classe dirigente che sia linfa
vitale per portare avanti le battaglie per la Sardegna».

Detta così sembra che lei finisca in soffitta.
«Tutt'altro. Sono in campo e lo sarò ancora di più perché sarò
comunque in prima linea».
Non è più difficile stando nelle retrovie?
«La politica è una passione che si esercita a prescindere dai gradi. È
ora di affrontare le battaglie senza spargimenti di sangue».

Però gira voce che Berlusconi le abbia offerto un ruolo nazionale.
«Ho solo ribadito che sono a disposizione del partito».

I giovani vi hanno abbandonato?
«Ce ne sono tanti in Forza Italia. Più che abbandonato, penso abbiano
necessità che il loro ruolo venga riconosciuto».

Dando loro le chiavi del partito?
«Più che ragionare su politiche giovanili, che sanno di riserva
indiana, penso a una discesa in campo. I giovani devono essere
artefici del loro futuro».

È diventato un rottamatore?
«Il concetto mi piace secondo una certa accezione. A differenza di
rottamatori molto più blasonati di me, io ho il buon gusto di iniziare
dal sottoscritto».

Che ruolo dovrebbe avere la cosiddetta generazione del 1994?
«Sicuramente un ruolo da protagonista. Serve il contributo di tutti e
tutti devono essere valorizzati». I giovani hanno gambe e tante
energia, i meno giovani l'esperienza da mettere a disposizione».

Insomma, non si scontenta nessuno?
«No, ma solo facendo una squadra valida e dando vita a una rete di
nuove alleanze generazionali».

In Forza Italia ci sono più soldati semplici o aspiranti generali?
«Ci sono valorosi guerrieri in grado di coprire entrambi i ruoli».
Lei è diventato soldato semplice?
«Sì, ma con queste dimissioni non intendo disimpegnarmi, semmai dare
un contributo maggiore. Diciamo che dopo anni da centravanti adesso
preferirei fare l'allenatore».

Lei parla da tempo di rinnovamento. Ha trovato resistenze nel partito?
«È sempre una via in salita e con molti ostacoli. Per aprire un varco
importante ed efficace bisogna avere la coerenza di mettersi in
discussione in prima persona. È il metodo migliore e per questo il mio
è un gesto fortemente politico».

E invece chi nel 1994 era solo un bambino, che cosa dovrebbe fare?
«Dovrebbe avere la possibilità di decidere il proprio destino, ma per
farlo deve stare in plancia».

Sarà il rinnovamento il criterio per discutere delle Regionali?
«Si punterà su coloro che avranno gambe e testa per garantire questo
processo che non è da contestualizzare soltanto nei confini del
partito, ma rispetto al futuro del nostro paese».

Lega e M5S devono al rinnovamento parte del loro successo. Costretti a
inseguire?
«Non sento ansia da prestazione e nemmeno competizione con questi due
partiti. Penso solo che andare verso il rinnovamento sia un aspetto
vitale per tutti».

Questo cambiamento significa azzeramento del partito?
«Assolutamente no. La squadra di Forza Italia funziona, mi riferisco
ai consiglieri regionali e ai deputati sia nazionali che europei.
Stiamo dimostrando, con capacità e valore, di essere un esempio per
chi ha forza e voglia di combattere».

Matteo Sau

Le ipotesi in campo
Ma forse il successore sarà un uomo di esperienza

Un partito senza guida, nel mezzo di una rivoluzione generazionale.
Forza Italia si prepara a vivere un periodo di forti cambiamenti per
affrontare poi trattative e campagna elettorale per le prossime
regionali. La partita per la scelta del sostituto di Ugo Cappellacci
si chiuderà con tutta probabilità entro luglio. Sarà il presidente
degli azzurri, Silvio Berlusconi, a nominare il nuovo coordinatore
regionale, ovviamente dopo aver sentito gli umori e i pareri dei big
del partito in Sardegna.

Dopo le dimissioni di Cappellacci, sono
arrivate anche quelle di Ignazio Locci, sindaco di Sant'Antioco, che
ha rimesso la delega di commissario del Sud Sardegna. In teoria, tutti
i commissari nominati da Cappellacci dovrebbero decadere
automaticamente dopo le dimissioni di quest'ultimo.
Sono due le opzioni che Berlusconi dovrà valutare per affidare la
guida del partito in Sardegna.

La scelta potrebbe ricadere su un
giovane, sposando così la tesi sulla rivoluzione del rinnovamento.
L'altra ipotesi (al momento la più accreditata) è affidare il partito
a una persona di esperienza, gradita a tutti e affiancata da una
classe dirigente più giovane. (m. s.)

CONSIGLIO. Sì all'unanimità al progetto di un canalone anti alluvioni
nella zona di Pirri
In Aula i due nuovi assessori - l sindaco ha nominato Maurizio Chessa
e Roberto Marras

Maurizio Chessa e Roberto Marras sono i nuovi assessori ai Lavori
pubblici e alle Politiche sociali. Il sindaco Massimo Zedda ha
formalizzato i nuovi ingressi nella Giunta annunciando di aver
revocato la delega a Nando Secchi per il «venir meno del rapporto
fiduciario». Il sindaco ha comunicato che Marras, l'assessore indicato
dagli Autonomisti con Lussu, assieme alle Politiche sociali prenderà
anche la delega all'Edilizia residenziale pubblica.

Sui nuovi ingressi
in Giunta si è scatenato un dibattito politico - a tratti acceso - e
più volte è stata rievocata la rottura tra Zedda e i sardisti che
aveva portato alla defenestrazione di Gianni Chessa. L'unica sardista
rimasta in Consiglio, Gabriella Deidda ha difeso il segretario
cittadino accusando il sindaco di averlo cacciato «con una scusa per
la sua presenza e il suo operato ingombranti».

I suoi colleghi
d'opposizione ne hanno approfittato per attaccare il gruppo degli
Autonomisti con Lussu, che ha difeso la scelta di restare in
maggioranza. La nomina di Maurizio Chessa ai Lavori pubblici segna un
passaggio importante nei rapporti tra il sindaco e il Pd, che
rivendicava spazio nella squadra di governo. «Chessa è espressione di
tutto il Pd ed è la persona più indicata per esperienza e capacità di
entrare immediatamente nel ruolo», commenta il segretario cittadino
Nicola Montaldo.

CANALONE A PIRRI Durante la seduta Luisa Anna Marras ha chiuso la sua
esperienza ai Lavori pubblici presentando un importante intervento per
la riduzione del rischio idraulico a Pirri. Il Consiglio comunale ha
dato il via libera all'unanimità a un progetto da 2,7 milioni per la
realizzazione di un canale che raccoglierà le acque piovane e passerà
davanti al deposito IsGas per raggiungere il canale di Terramaini.

L'intervento (proposto dalla Gallerie Commerciali Sardegna Srl, una
joint venture tra il gruppo Auchan e la società Immobiliare Europea,
di proprietà di Sergio Zuncheddu, editore de L'Unione Sarda) porterà
all'eliminazione del rischio idraulico per l'area tra via Ampere e il
parcheggio del centro commerciale Marconi con la riduzione della
pericolosità idraulica da zona Hi4 a zona Hi1.

Quando piove l'acqua
arriva da piazza d'Armi e da buona parte di Pirri e l'attuale sistema
non permette di gestire le grandi quantità. Passerà vicino alla
rotatoria tra il centro commerciale e la piscina comunale, lì sarà
realizzato un ponte per le auto collegato alla pista ciclabile.
M. Z.

La Nuova

FI, Cappellacci si dimette da coordinatore
L'ex governatore: ritorno a essere un soldato semplice. Per la
successione Cicu, Nizzi, Zedda o Tunis

CAGLIARI
Giovedì 11 luglio, con una lettera in mano, Ugo Cappellacci ha bussato
alla porta dell'ufficio romano di Silvio Berlusconi. Subito dopo, ha
consegnato al Cavaliere la missiva, in cui c'era scritto: «Mi dimetto
dall'incarico di coordinatore regionale», con anche un bel po' di
motivazioni per spiegare il perché della decisione. Sette giorni dopo,
con un post su Facebook, il deputato ha reso pubblica la notizia delle
sue dimissioni, con anche ampi stralci della lettera consegnata a
Berlusconi. «Non c'è dietro chissà quale retroscena. Anzi, non c'è
proprio nulla - sottolinea Cappellacci –

Da sempre sono stato fra i
primi a sollecitare un ampio rinnovamento nel partito e ho fatto il
primo passo. Ritorno a essere un soldato semplice, che da Roma
continuerà a lavorare per la Sardegna». Dunque, non ci sarebbero e non
ci sono strappi di alcuni tipo dentro il partito. Perché, come lui
sostiene, a fare il «passo di lato» non l'avrebbero spinto le
fibrillazioni nel centrodestra, ci sono eccome, a pochi mesi per la
scelta del candidato-presidente in vista delle Regionali del 2019.

Edè sempre lui a ribadirlo: «Lo ripeto, è stata una decisione di
coerenza umana e politica allo stesso tempo».La lettera. «Caro
Presidente - scrive Cappellacci - rimetto nelle tue mani, con effetto
immediato, la carica di coordinatore regionale. Resto e resterò
naturalmente sempre al tuo fianco, come soldato semplice o con i gradi
e le responsabilità che vorrai affidarmi».

Per proseguire: «Ho sempre
sostenuto che un partito, così come qualunque altra organizzazione e
il Paese stesso, quando diventa incapace di generare nuova classe
dirigente, è un'entità destinata a morire. Credo in questo postulato e
penso che si debba agire di conseguenza». Subito dopo, in un altro
passaggio: «Il mio è un passo di lato, perché è giusto favorire il
ricambio.

Da militante sosterrò la nuova generazione azzurra che c'è,
che mai ha ammainato le nostre bandiere e che merita di fare un passo
avanti. Soprattutto sono sicuro che saprà dare quella dinamicità,
tensione ideale e morale di cui la nostra terra ha molto bisogno». Con
un solo passaggio pepato ma non nella lettera, ma su Facebook: «Sono
convinto - scrive - che in politica non basti enunciare un principio
da un palco o sulle righe di un giornale, ma lo si debba applicare e
io l'ho applicato con le dimissioni».

La successione. Per ora il
coordinamento è stato affidato al vice di Cappellacci, Ivan Piras, ma
entro luglio Berlusconi nominerà il successore. Chi potrebbero essere
i papabili? I nomi sono tanti: Salvatore Cicu, Settimo Nizzi,
Alessandra Zedda e Stefano Tunis, ma alla fine la scelta potrebbe
ricadere su un nome completamente nuovo.

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Federico Marini
skype: federico1970ca

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