venerdì 20 luglio 2018

Rassegna stampa 20 Luglio 2018


Sardi tartassati dal fisco il Pds annuncia la rivolta. Il segretario Maninchedda: pressione alle stelle, un sistema che ci soffoca. L'ex direttore delle Entrate: l'isola al terzo posto in Italia, Sassari da record

Dalla marcia del sale alla rivolta fiscale contro «uno Stato che sin accanisce da sempre e troppo contro i sardi». Così come la protesta del Mahatma Gandhi e migliaia di indiani, nel 1930, per fermare i balzelli imposti dell'Impero britannico, anche il Partito dei sardi ha in preparazione la sua marcia. Sarà pacifica e legale contro l'Agenzia nazionale delle entrate, Equitalia e tutto il resto che sa e parla di tasse.

«A settembre o al più tardi a ottobre, organizzeremo una grande manifestazione per dimostrare che il sardi non hanno più paura di un sistema che ci impone una delle pressioni fiscali più alte in Italia: quasi il 67 per cento». È cominciata così, con l'intervento del segretario del Pds Paolo Maninchedda, la prima tappa di avvicinamento alla ribellione. Davanti a una sala piena e dopo aver ascoltato le molte testimonianze di chi «purtroppo è rimasto schiacciato da un meccanismo bestiale che ti considera colpevole ancora prima che tu possa dimostrare il contrario», è stato l'intervento dell'ex direttore dell'Agenzia delle entrate di Sassari, Angelo Capula, a strappare l'applauso più lungo.

Scattato dopo queste frasi: «Rispetto al suo prodotto interno lordo, che sappiamo essere fra i più bassi, la Sardegna è al terzo posto fra le regioni per peso fiscale pro capite e questa è un'ingiustizia evidente e non più sopportabile». Sassari, ad esempio, è molto al di sopra della media nazionale sul peso fiscale annuale, e anche a Cagliari e ad Olbia su dodici mesi lavorati un imprenditore, rispettoso delle leggi, almeno sette se non otto li vede divorati dall'Erario. Per poi ottenere cosa?, si è chiesto Franciscu Sedda, presidente del Pds. «Poco o comunque molto meno di quanto ci spetterebbe. Ci paghiamo la sanità, buona parte della continuità territoriale, i trasporti interni e, come se non bastasse, il governo italiano ci obbliga a contribuire al risanamento del debito pubblico nazionale in maniera addirittura esagerata».

È stato Capula a mettere in fila diversi esempi che dimostrano come - soprattutto nell'isola - «sia evidente un ingiusto peso fiscale, in cui spesso il singolo contribuente è considerato a priori un colpevole ancora prima che gli sia concessa la possibilità di un contraddittorio con lo Stato».

Detto da chi è stato per anni, oggi è in pensione, dall'altra parte della barricata - «ma mi sono sempre battuto perché ci fosse un comportamento corretto e non inquisitorio da parte degli uffici», dirà Capula - la questione dell'equità fiscale non può più essere rinviata. Maninchedda l'ha detto più volte: «Non come singoli, ma con la nostra forza di essere un popolo dobbiamo far cambiare questo sistema che ci soffoca e ottenere più giustizia». Poco dopo l'estate ci sarà di sicuro la grande marcia contro il fisco: «Non possiamo più fidarci di un governo nazionale, in passato come oggi, che dalla Sardegna e dai sardi pretende tutto, ma poi appena può ci volta le spalle».


UNIONE SARDA

Pd, Roma scioglie i nodi: «No al commissariamento»
Via libera all'assemblea del 23 luglio per eleggere il nuovo segretario

No al commissariamento e al congresso, sì a un'assemblea per eleggere
il nuovo segretario. Resta da capire quando. La decisione della
commissione nazionale di garanzia, che mercoledì aveva lavorato sino a
tarda sera sulla situazione del Pd sardo, è infatti inequivocabile:
«La richiesta di convocazione per il 23 avanzata da 53 membri è
legittima ai sensi dello Statuto regionale e del regolamento
dell'assemblea».

ROMA DÀ RAGIONE AI 53 Roma in pratica dà ragione ai 53, tutti della
maggioranza costituita da renziani e popolari-riformisti, che otto
giorni fa avevano chiesto la convocazione, e torto alla presidente
Lalla Pulga che aveva sciolto l'assemblea e che aveva investito la
commissione di garanzia per chiedere un parere sull'interpretazione
delle norme che regolano la fattispecie delle dimissioni del
segretario regionale.

Ieri però, a fine serata, ha fatto sapere che
«già dai prossimi giorni procederò a effettuare la convocazione
fissando ordine del giorno, data e luogo, in conformità con lo
Statuto». Senza alcun riferimento al 23 luglio. Poi: «Alcuni iscritti
mi hanno comunicato di voler ricorrere contro i provvedimenti presi».

STOP AL COMMISSARIAMENTO Nessun commissario in arrivo, comunque, come
avrebbe voluto la minoranza rappresentata dall'area di Renato Soru,
che puntava al congresso, ma via libera all'assemblea per scegliere il
nuovo segretario in sostituzione del dimissionario Giuseppe Luigi
Cucca. Sul successore c'è un nome: l'ex deputato del Sulcis Emanuele
Cani indicato dalla maggioranza.

«La delibera della commissione
nazionale di garanzia scioglie i nodi e chiude la discussione che si
era aperta due settimane fa in assemblea regionale - ha commentato
ieri - ora possiamo superare una brutta pagina per il Pd isolano e
riprendere a lavorare. Spero che lunedì 23 possiamo ritrovarci tutti
insieme per riprendere a costruire una prospettiva per i sardi e la
Sardegna, come ci chiedono elettori, iscritti e dirigenti in tutta
l'Isola».

IL LUNGO STALLO Il partito in Sardegna è in stallo da tempo, con una
spaccatura emersa in modo plateale nell'ultima assemblea ad Abbasanta,
il 9 luglio, quando tra gli esponenti di maggioranza e minoranza si è
sfiorata la rissa. In quell'occasione la presidente dell'assemblea
Pulga (area Soru) aveva sciolto la riunione per mancanza del numero
legale, spianando la strada per il congresso, dato che si trattava
dell'ultimo giorno utile per eleggere un segretario a un mese dalle
dimissioni di Giuseppe Luigi Cucca.

Poi la maggioranza congressuale si
era ricontata e aveva ritenuto di avere i numeri per poter almeno
tenere aggiornata l'assemblea. Fino alla richiesta di riunione per il
23. Roberto Murgia

Eletto ieri a Oristano Articolo 1-Mdp, è Marcialis il leader sardo

È il cagliaritano Yuri Marcialis il segretario regionale di Articolo
1-Mdp, una delle sigle che animano lo spazio politico alla sinistra
del Pd e che è nata, in parte, proprio dalla scissione dei
democratici. Lo ha eletto all'unanimità, ieri pomeriggio, l'assemblea
congressuale regionale riunita a Oristano, alla quale hanno
partecipato circa 80 dei 126 delegati territoriali. Il segretario sarà
affiancato da un coordinamento formato da 43 componenti, anch'essi
eletti ieri.

All'assemblea hanno partecipato i tre consiglieri regionali che fanno
riferimento ad Art. 1-Mdp, vale a dire Daniele Cocco, Eugenio Lai e
Luca Pizzuto. I delegati hanno discusso di temi a valenza regionale e
nazionale, e hanno approvato alcuni ordini del giorno che saranno
portati all'attenzione del congresso nazionale di domenica prossima.

Marcialis, assessore alla Pubblica istruzione e allo sport nel Comune
di Cagliari, ha ribadito la collocazione del partito nell'ambito del
centrosinistra che governa la Regione sarda, sebbene con posizioni
talvolta critiche rispetto all'operato di Giunta e maggioranza, e
l'intenzione di dialogare con il Pd e le altre forze di sinistra in
vista delle Regionali e delle Europee del 2019. (ma. mad.)

Il Pds ieri a Cagliari. Sedda: battaglia per un governo indipendentista
«Fisco, rivolta legale» - Maninchedda: ma serve un mandato popolare

«Dobbiamo pensare a una grande mobilitazione come la marcia del sale
fatta da Gandhi nel 1930». Il Partito dei sardi si prepara a sferrare
l'attacco nei confronti del fisco, con una rivolta «legale» ma
determinata. Ieri pomeriggio, a Cagliari, sono stati messi i primi
mattoni, grazie a un incontro al quale hanno partecipato il segretario
e il presidente del Pds Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda, insieme
ad Angelo Capula, esperto fiscale. Ha coordinato i lavori Roberto
Tramaloni.

MOBILITAZIONE Modificare il sistema fiscale vuol dire innanzitutto
ribaltare il concetto di sudditanza economica. Questo principio deve
avere come fondamento un mandato popolare forte e nessun timore della
battaglia: «Quando parliamo di fisco, in Italia, parliamo di Stato. Si
tratta di un sistema complicato, persecutorio e iniquo dovuto a una
ragione di Stato che serve a nascondere la colpa di un debito pubblico
che è cresciuto a dismisura», dice Maninchedda, «noi pensiamo a una
rivolta che mette in discussione il sistema che genera il problema».

IL MODELLO Il segretario del Pds, non ha dubbi e contesta la tesi per
cui «in Italia si dice che il sud vive di evasione fiscale, furti e
lavoro nero. Però dal 1861 chi è accusato di essere ladro si
impoverisce e il derubato che denuncia si arricchisce. Questo è il
prodotto dello Stato italiano». Ci sono tanti esempi di nazioni che
sono riuscite a modificare il loro sistema fiscale: «In Portogallo,
nel 2013, è stato cambiato il sistema che permette di scaricare molte
più spese e controllare meglio l'evasione».

Dunque, un altro sistema è
possibile ma «servono manifestazioni importanti e non convegni», dice
il segretario del Pds, «dobbiamo superare la frustrazione del racconto
sul sistema, servono esempi popolari in grado di cambiare la struttura
delle cose».

L'APPRODO Un atto di libertà e non di rivendicazione economica.
Cambiare il sistema fiscale è innanzitutto questo. Gli Stati che hanno
portato avanti «grandi battaglie per l'indipendenza», dice Sedda,
«sono riusciti a uscire dalla sudditanza economica». Per questo motivo
l'ideale è dare alla Sardegna «un governo, possibilmente a guida
indipendentista, che abbia il coraggio di queste scelte».

Assieme a
questo aspetto servono altri elementi: «L'agenzia sarda delle entrate
e la battaglia sulle accise, una questione soprattutto politica».
Un'altra questione riguarda «la possibilità di sfruttare l'articolo 10
del nostro Statuto che ci consente di avere poteri di manovra sulla
leva fiscale». M. S.

Forza Italia cerca un “pacificatore” Pittalis batterà la svolta giovane?
Dopo l'addio del coordinatore spunta il nome del deputato in
alternativa a Ivan Piras

Forza Italia cerca l'uomo della pace, perché sarà questa la prima
missione che dovrà affrontare il nuovo coordinatore regionale. Dopo le
dimissioni di Ugo Cappellacci, per gli azzurri è tempo di una nuova
guida e la scelta potrebbe ricadere su Pietro Pittalis, persona di
esperienza e in grado di guidare il partito.

Ma a giocare a favore del
deputato è soprattutto il fatto che per tutti può essere l'uomo in
grado di equilibrare la guerra che tra gli azzurri ha sempre visto
contrapposti Cappellacci e l'eurodeputato Salvatore Cicu. La
decisione, comunque, verrà presa dal presidente Silvio Berlusconi.
LO SCENARIO Negli ultimi mesi, tra gli azzurri, la tensione è
cresciuta sino a causare una vera e propria guerra interna. Cicu e
Cappellacci non vanno d'accordo, questo non è un mistero; la
conseguenza di questo braccio di ferro, però, è la continua
suddivisione in fazioni che rischia di paralizzare il partito. Dunque,
davanti a questa situazione, c'era la necessità di utilizzare un
grimaldello per sbloccarla.

È molto probabile che per Cappellacci si
apra una nuova fase in campo nazionale, magari in giro per i
territori, sul modello dell'iniziativa “Zaino in spalla”.
LE MOSSE Così Cappellacci decide di lasciare nel nome del
rinnovamento, anticipando uno scontro frontale con una parte di Forza
Italia. Ma non sarebbe l'unico scopo di queste dimissioni, perché
l'invito dell'ex coordinatore al «passo di lato» adesso è una sfida
lanciata a chi, invece, potrebbe avere traguardi diversi da
raggiungere.

Il primo segnale c'è stato qualche tempo fa nell'incontro organizzato
da Cicu a Selargius con Antonio Tajani. C'era l'aria di una vera e
propria convention per la candidatura alla Regione, ma Cappellacci ha
colto l'occasione per ufficializzare la nomina del giovane Ivan Piras
alla carica di vicecoordinatore. Ora Piras potrebbe reggere il partito
fino alla nuova nomina.

IL FUTURO La sensazione è che si debba agire in tempi rapidi, perché
il nuovo coordinatore dovrà gestire tutto il percorso verso le
Regionali. «Non c'è tempo da perdere», sottolinea il sindaco di Olbia,
Settimo Nizzi, «serve un riferimento regionale, o le elezioni sono a
rischio». Per questo motivo sul tavolo di Berlusconi la cartella
“giovani” potrebbe essere contrassegnata dal segnale di pericolo. La
decisione dovrà essere ponderata. «Non è semplice scegliere», dice
Nizzi, «affidare il partito a una persona priva di esperienza potrebbe
essere un pericolo».

IDENTIKIT Il vicecapogruppo in Consiglio regionale, Marco Tedde,
sollecita la scelta e pensa a un coordinatore in grado di «raccogliere
il consenso di tutto il partito e che abbia idee sul futuro di Forza
Italia». Ottimista il collega Edoardo Tocco, convinto che «il partito
abbia ancora una grande struttura che ha bisogno di una riverniciata.
Ci sono state flessioni dovute al populismo dilagante, ma Forza Italia
ha ancora ottimi rappresentanti».
Matteo Sau

Fasolino: ricambio urgente
«Anche altri devono imitare Cappellacci»

Dopo l'addio di Ugo Cappellacci alla guida di Forza Italia c'è la
voglia di «sostenere il partito in questa fase di rinnovamento».
Giuseppe Fasolino, 45enne consigliere regionale, accetta la nuova
sfida.

È pronto a raccogliere l'invito per un cambio generazionale?
«È giusto che il partito cominci a guardare quello che sta succedendo
attorno alla politica. Un ricambio è necessario se non vogliamo
rimanere indietro rispetto agli altri».

In questo senso, le dimissioni del coordinatore saranno d'aiuto?
«Di sicuro rappresentano un gesto importante e da apprezzare perché
fatto in prima persona».

Ora si aspetta altri passi “di lato”?
«Se ognuno di noi nel proprio piccolo potesse prendere esempio da lui,
il rinnovamento sarebbe assicurato».

Pensa che questo sarà sufficiente per vincere le Regionali?
«Il rinnovamento deve riguardare anche le idee, per poter costruire e
presentare una nuova visione della politica».

Lasciare il comando di Forza Italia ai giovani è rischioso?
«Lo sarebbe molto di più non farlo».

Pensa che gli elettori apprezzeranno?
«Dobbiamo candidare persone che ispirano fiducia e siano vicine ai
territori. Serve un mix perfetto di esperienza e novità».

Lei è pronto a mettersi a disposizione?
«Ognuno di noi deve dare il proprio contributo al partito dal quale ha
avuto tanto. In momenti difficili come questo è meglio dare che
ricevere». M. S.

La Nuova

Segreteria del pd
Verdetto romano: assemblea il 23 Cani in campo: ora ripartiamo

CAGLIARI È ufficiale. Per la Commissione nazionale di garanzia, lunedì
prossimo dovrà essere eletto il segretario regionale del Pd. Ma la
data potrebbe slittare ancora, perché la presidente del partito, Lalla
Pulga, ha sì preso atto della decisione romana, ma ha fatto sapere
anche: «Spetta a me decidere, giorno, luogo e ordine del giorno
dell'assemblea». Dunque, nonostante l'intervento dei garanti, che tra
l'altro hanno escluso una volta per tutte il possibile
commissariamento del partito, non tutto è ancora chiarissimo.

Per rispettare i tempi tecnici previsti dallo statuto, la presidente
dovrebbe convocare l'assemblea entro oggi, ma sembra di capire invece
che si prenderà un altro bel po' di giorni prima di inviare le
lettere. A questo punto, è possibile che la Commissione sia costretta
a intervenire una seconda volta e stavolta potrebbe essere quella
definitiva. Con anche qualche effetto collaterale proprio per la
presidente Pulga: i garanti le hanno contestato di non inviato i
verbali dell'ultima assemblea, quella in cui è stata sfiorata la rissa
fra le correnti, e aver sollecitato, nonostante non fosse nelle sue
competenze, il commissariamento del partito. Però di contro proprio
Lalla Pulga ha fatto sapere che «molti iscritti sarebbe intenzionati a
ricorrere contro la decisione dei garanti».

Perché? Perché la
riterrebbero una ingiustificata interferenza. Nell'attesa di scoprire
chi e come sbroglierà gli ultimi nodi della matassa, il
candidato-segretario indicato dalle correnti popolari-riformisti,
renziani ed ex Diesse, è uscito allo scoperto. Con un comunicato,
Emanuele Cani si augura che «dopo la decisione della Commissione,
possa essere superata una brutta pagina per il Pd sardo e che da
lunedì prossimo tutti insieme riprendiamo finalmente a costruire una
prospettiva per la Sardegna, come ci chiedono elettori, iscritti e
dirigenti».

Proprio lunedì, in apertura dell'assemblea, sempre che sia
convocata, Cani dovrebbe presentare ufficialmente la sua candidatura?
Sarà una corsa solitaria o avrà degli avversari? Almeno sulla carta
una dovrebbe esserci: è l'autocandidata Dolores Lai, che avrebbe
voluto - come i soriani il congresso straordinario - ma ora potrebbe
decidere di scendere in campo da subito.


Fasolino: «Forza Italia è viva ma serve una scossa»
Nuovo coordinatore: il consigliere regionale punta su Pittalis

di Silvia Sanna SASSARI
Da 9 anni indossa la fascia di sindaco del suo Comune, Golfo Aranci.
Dal 2014 siede in consiglio regionale tra i banchi dell'opposizione.
Alle politiche di marzo, aspirante deputato, è stato l'unico a dare
filo da torcere alla valanga a 5 stelle. Per questo Giuseppe Fasolino,
45 anni, è considerato uno dei pezzi forti di Forza Italia, sul quale
il partito punta per cercare di risalire la china. La parola d'ordine
è rinnovamento, a iniziare dalla guida nell'isola.

L'ex coordinatore
Ugo Cappellacci si è appena dimesso e la nomina del successore è
urgente: le Regionali del 2019 sono alle porte ed è necessario
individuare candidati all'altezza della sfida. Fasolino sparge
ottimismo: «Forza Italia è un partito vivo e vivace, non certo
orientato verso l'estinzione né in Sardegna né in ambito nazionale.
Anzi, siamo prontissimi a nuove sfide».Il coordinatore regionale Ugo
Cappellacci si è dimesso.

Un giudizio sul suo operato. «All'interno
del partito si parla troppo spesso di rinnovamento; con le sue
dimissioni Cappellacci ha avuto il coraggio di dare un segnale ed una
scossa al partito. Come spesso capita a chi lavora, non sempre tutti
ne condividono scelte ed azioni, ma queste sono le "regole del
gioco"».Lei è considerato un "pupillo" di Silvio Berlusconi. Ha avuto
modo di incontrarlo dopo le Politiche di marzo?«Ci siamo incontrati
all'indomani dei risultati elettorali: era molto dispiaciuto perché
credeva particolarmente nella mia possibile elezione.

L'ho trovato
molto motivato e con una gran voglia di fare e questo spirito mi ha
subito ricaricato».Alle politiche di marzo anche Forza Italia è stata
travolta dal successo del M5s. Ha pesato la scelta delle candidature
da parte dell'ex coordinatore Cappellacci? «Era un vento talmente
forte che in nessun caso le singole scelte del coordinatore avrebbero
potuto placarlo». Lei è stato l'unico, nonostante la sconfitta, a dare
filo da torcere al M5s nel suo collegio. Si aspetta qualcosa in
cambio? «Certamente no, ci sono elezioni in cui si viaggia con il
vento in poppa ed è il partito a dare ed altre in cui ci si deve
mettere a disposizione e dare anche se si può perdere tutto».«Ci sono
alcuni nomi in corsa per assumere il ruolo di coordinatore di Forza
Italia in Sardegna.

Sinora il suo nome non è stato fatto. Perché? Le
interesserebbe ricoprire quel ruolo?«Al di là del nome di chi sarà
chiamato a ricoprire il ruolo, fare il coordinatore regionale è
sicuramente una grande responsabilità e ci sarà bisogno della spinta
di tutti; ritengo che ognuno di noi debba mettersi a disposizione per
affiancare il nuovo coordinatore nel suo incarico».Ma se fosse lei a
scegliere, su chi punterebbe?«Su Pietro Pittalis: sarebbe un buon
coordinatore perché ha la giusta esperienza e ha buoni rapporti in
tutti i territori della Sardegna. Tra le donne dico invece Alessandra
Zedda»

.Cappellacci sostiene che il partito debba rinnovarsi per non
morire. Condivide questo pensiero? «Certo, non solo nei nomi ma anche
nelle idee e nel modo di fare politica».Da sindaco e consigliere
regionale a parlamentare, il sogno per ora è sfumato. Ma che cosa vede
nel suo futuro?«Spero di poter contribuire alla crescita di nuove
giovani leve e mettere la mia esperienza a disposizione del partito e
di tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi perché ne condividono
gli ideali ed i valori. Ognuno di noi ha un suo destino ed io non
conosco il mio».

Di lei si dice che potrebbe essere il candidato
governatore del centrodestra alle prossime Regionali. Una sfida ad
alto rischio, se la sente di affrontarla?«Sarà una competizione
durissima in cui spero prevalga la sana politica e gli argomenti e non
i classici spot elettorali e la nuova antipolitica».Come sceglierebbe
il candidato giusto?«Farei un sondaggio tra le 5-6 figure più forti di
Forza Italia. Il vincente sarebbe il candidato da portare al tavolo
della coalizione».

Per battere gli avversari cosa deve fare Forza
Italia?«Ad affrontare la sfida delle prossime regionali dovrà essere
il candidato più forte. Penso che in questo caso saranno gli altri che
dovranno battere la concorrenza di Forza Italia»

La Lega alle scorse
politiche faceva parte dell'alleanza di centrodestra con Forza Italia
e Fratelli d'Italia. Ora invece è al governo con il Movimento 5
stelle. Che cosa succederà secondo lei a livello regionale?

«Sono
sicuro che la Lega sarà all'interno di una coalizione di centrodestra
e che potremo contare su alleati leali e corretti».Tra i grandi temi
in discussione nell'isola ci sono la legge urbanistica e la
realizzazione del metanodotto. Quale è la sua opinione su i due
argomenti?«È fondamentale approvare una Legge importante che dia
risposte all'economia della Sardegna, frutto non di un approccio
ideologico, ma che affronti prima di tutto le reali esigenze della
nostra isola. Da troppo tempo soffriamo il gap infrastrutturale e gli
alti costi legati alla mancata metanizzazione dell'isola: questa è una
questione strategica sulla quale non bisogna perdere la
concentrazione».Dia un voto complessivo da 1 a 10 all'attuale
amministrazione regionale di centrosinistra.«4,5 perché è mancato
totalmente un progetto di Sardegna».

Dia un voto da 1 a 10
all'opposizione di cui lei fa parte.«Ovviamente 8: abbiamo cercato di
fare una opposizione costruttiva fornendo, quando era il caso, il
nostro contributo sulle tematiche più importanti».Giunta regionale:
chi promuove, chi boccia e chi rimanda a settembre.«I Professori, in
questo caso, siedono tra i banchi del Governo regionale di
centrosinistra e solitamente non mi piace bocciare. Posso, invece,
fare i nomi dei sicuri promossi: Paci ed Erriu. Nutro una grande stima
anche per i due assessori galluresi, Caria e Careddu, e per
l'assessore al Turismo Barbara Argiolas».

Come giudica l'attuale azione
di governo Lega-M5s? Pensa che l'alleanza sia destinata a durare? «È
ancora presto per giudicare l'attuale azione di governo, si sta
andando avanti a spot e a proclami. Penso che sui temi caldi possano
emergere le vere differenze tra le due compagini».M5s- Pd- Lega: di
chi si fida di più?«Certamente della Lega».
E tra M5s e Pd?«Pd tutta lavita».
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Federico Marini
skype: federico1970ca


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