mercoledì 25 luglio 2018

Rassegna stampa 25 Luglio 2018


Unione Sarda

Mura, siluro di Di Maio «Deve dimettersi subito»
Imbarazzo M5S nel giorno chiave delle “regionarie”: Puddu candidato

Il Movimento 5 Stelle chiude le porte in faccia ad Andrea Mura, arrivato al capolinea dell'avventura con i pentastellati. Non serviranno chiarimenti e non ci sarà appello visto che a mettere il cerchietto rosso sul velista è stato lo stesso leader Luigi Di Maio: «Avrebbe già dovuto dimettersi».

Mario Puddu anche se «umanamente vicino e rispettoso del momento che sta vivendo Andrea», ricorda il rigore del Movimento e «il dovere di dare risposte ai cittadini. Mi aspetto una decisione sul suo futuro da politico e sono convinto e spero che faccia la scelta giusta». Una tempesta nel giorno in cui si sono chiuse le regionarie dei penstastellati che aspirano a una candidatura per le regionali.

Il modello è sempre blindato, l'unica certezza è che Puddu sarà in corsa per la candidatura a governatore e l'ex senatore Roberto Cotti per il Consiglio regionale. Inoltre, agli aspiranti è proibita l'autopromozione sul web e quindi difficilmente ci saranno annunci sui social.

L'ADDIO Di Maio non usa scorciatoie per dare l'addio a Mura, colpevole, inoltre, di dichiarazioni «inaccettabili». L'alternativa da «testimonial» non regge perché «i parlamentari sono privilegiati e sono i primi che devono stare chiusi lì dentro a lavorare sui provvedimenti». Poi, aggiunge: «Quelle considerazioni, unite al livello di assenze dovrebbero indurlo a dimettersi». Aggiunge il carico anche Di Battista che invita Mura «ad andare pure in barca, senza essere parlamentare e restituendo gli stipendi che ha preso fino a oggi senza aver lavorato adeguatamente».

Eppure, il comportamento di Mura non dovrebbe essere una sorpresa, visto che il deputato, intervistato da Videolina il 28 gennaio scorso, in occasione della presentazione dei candidati diceva: «Non posso perdere il contatto con il mare. Non sarà facile coniugare i due impegni ma è anche vero che le regate si concentrano in un periodo molto breve».

IL RIGORE Davanti alle regole dell'M5S non c'è amicizia che tenga, nemmeno quella che Puddu riserva ad Andrea Mura. «Il Movimento ha un suo rigore e anche se non reputo giusto il linciaggio e sono solidale con lui, il nostro dovere è dare risposte e lo dico da ex sindaco e coordinatore della campagna elettorale».

LA TEMPESTA Il Movimento 5 Stelle cerca di uscire da una situazione imbarazzante e lo fa tentando di superare al più presto questa tempesta che nasconde, però, anche qualche crepa tutta sarda sulla scelta del candidato per il collegio uninominale. La vicenda di Mura è un problema per i pentastellati, impegnati a tenere a bada la rete sempre più sul piede di guerra. Ci tenta la deputata Emanuela Corda, «orgogliosa del nostro progetto che non sarà un Mura o chiunque altro a offuscare».

Ci sono alcuni passaggi, però, che evidenziano una certa tensione anche tra i 5 Stelle sardi perché più volte Corda ha ribadito che la candidatura di Mura all'uninominale «è stata una scelta, qualcuno l'ha condivisa qualcun'altro no». Corda tranquillizza la rete: «il Movimento sarà implacabile», e invita a «concentrarsi sulle cose buone che stiamo facendo, grazie agli attivisti che lavorano con passione».

LO STIPENDIO Arriva un nuovo affondo dal deputato Ugo Cappellacci in riferimento alle dichiarazioni di Mura sui 20 mila euro di onorevole stipendio e sul fatto che avrebbe guadagnato di più se avesse fatto solo il velista. «Innanzitutto non è vero che prendiamo 20 mila euro, ma abbiamo un'indennità di 5.000 euro più 7mila che servono per un collaboratore con contratto regolare e le spese come l'affitto della casa».

Chiariti i conti, Cappellacci ribadisce che «per un parlamentare che lavora onestamente è sufficiente, ma chi non sta mai a Roma si tiene tutti i soldi in tasca». Dunque se Mura ritiene di fare un calcolo di convenienza «non è una cosa che fa onore e vada a fare altro».

DENUNCIA CODACONS Per il velista arriva un'altra tegola, questa volta dal Codacons che lo ha denunciato alla Procura della Repubblica di Roma. L'esposto chiede di procedere penalmente perché «non esistono giustificazioni», dice il presidente Carlo Rienzi, «il deputato ha ricevuto un preciso mandato da parte dei cittadini che lo vincola a svolgere il proprio ruolo nelle sedi opportune, e tra queste non rientrano barche a vela e vacanze in mare».

Matteo Sau

L'azienda rimane chiusa, non si presenta in barca né all'appuntamento
in palestra Una giornata nell'ombra per il velista cagliaritano

Nel tardo pomeriggio la veleria è deserta. Un lucchetto di ferro
grigio al cancello e nessun segno di vita dentro il caseggiato
nascosto tra le stradine sterrate di Medau Su Cramu, a Cagliari. A
rompere un insolito silenzio ci pensano solo l'ululato di un grosso
cane che abbaia senza sosta al di là di una recinzione instabile e
qualche macchina di passaggio.

Ma di Andrea Mura, diventato in
quarantott'ore l'uomo più ricercato d'Italia, non c'è alcuna traccia.
Non sanno nulla neppure i vicini, che non sembrano appassionarsi
troppo all'argomento. «Guardi, non ne so niente, lo conosco solo di
vista», taglia corto un giovane a bordo di un'utilitaria parcheggiata
lì vicino. «Ma sinceramente mi auguro che si dimetta dopo questa
pessima figura», commenta prima di ripartire.

Non una parola di più,
così come alla darsena del porto cagliaritano, dove alcuni passanti si
fermano qualche secondo a osservare la sua barca ormeggiata lì, nel
posto di sempre. Ma le speranze di trovarlo svaniscono in fretta. A
fine sera, con un tramonto rosso fuoco che accarezza la città ma non
regala risposte. Inutile anche provare a raggiungerlo al telefono: il
cellulare del deputato-velista squilla a vuoto per lungo tempo.
Risulta occupato per l'intero pomeriggio.

È solo attorno alle 19 che
ritorna raggiungibile. Ma i diversi tentativi di contattarlo non danno
alcun risultato, se non il silenzio più assoluto. Così come per i
messaggi inviati su WhatsApp, che non ricevono risposta, nonostante
risultino visualizzati e lui sia in linea. Mura, finito al centro di
una polemica che cresce a velocità supersonica, non ha voglia di
commentare, ed è evidente che non abbia voglia neppure di farsi
trovare.

Almeno per ora. Di certo ieri non era nei soliti posti dove
probabilmente in tanti sono andati a cercarlo. Non si è presentato in
veleria, non era a bordo della sua Vento di Sardegna e pare abbia
saltato anche l'appuntamento in palestra.
Sara Marci


Usai, l'astro nascente: «Il Pd può ripartire se pensa ai più deboli»

Ha un ufficio con vista sui giovani: è un caso, ma sembra una scelta
programmatica. «Adesso - dice al telefono Mauro Usai, neo sindaco di
Iglesias - nella scuola qui di fronte vedo ragazzi che giocano a
basket, altri fanno breakdance. In campagna elettorale siamo andati da
loro, a parlare e ad ascoltarli». Non è solo per questo che ha vinto
le Comunali, un mese fa: bandierina Pd piantata nel Sulcis
ipergrillino, ora che il Pd non vince neanche a briscola. Ma il senso
di Usai per i giovani - lui che farà 30 anni a novembre - è centrale
nella sua politica: «Loro, gli anziani, le piccole e medie imprese.

Il mio partito deve ripartire da qui», riflette il sindaco a pochi giorni
dall'assemblea regionale che sabato potrebbe eleggere il nuovo leader.
Lei che cosa si aspetta che succeda, dopo l'assemblea?
«La stessa cosa che mi aspetto dal Pd nazionale: che si decida chi
vogliamo rappresentare. L'esperienza di Renzi insegna che il partito
della nazione non esiste: non puoi rappresentare tutte le realtà
sociali. Noi dobbiamo riprendere a rappresentare i più deboli. Abbiamo
perso le elezioni perché veniamo percepiti come una forza d'élite, ma
noi siamo un partito popolare».

Serve un Pd più a sinistra?
«La distinzione destra-sinistra è diversa dal passato: oggi la
contrapposizione è tra i populismi e chi crede nella politica per
risolvere i problemi delle persone. Le forze democratiche devono
mettersi insieme su programmi rivolti ai più deboli».

E giovani, anziani e microimprese sono i più deboli?
«I giovani perché non trovano lavoro, gli anziani perché sono le
vittime invisibili della crisi. Le piccole e medie imprese sono i tre
quarti dei settori produttivi».

Non crede più nell'industria?
«Certo che sì, siamo per la ripartenza del comparto di Portovesme, non
c'è contraddizione: molte piccole aziende nascono nell'indotto delle
fabbriche».

Nei sondaggi Lega e M5S volano, si parla di un Paese senza
opposizione. Perché a Iglesias i pentastellati si sono fermati?
«Anche qui il M5S è andato bene, sono persone stimabilissime, molto
corretti in campagna elettorale. Noi abbiamo vinto parlando dei
problemi della gente senza raccontare frottole».

Ma anche per l'intesa con l'Udc di Oppi, criticata da alcuni.
«È un partito d'ispirazione cattolica che nel precedente mandato aveva
votato alcune nostre proposte. E ha portato in Consiglio gente giovane
e in gamba».

Formula che si può allargare a livello regionale?
«Non vedo perché non si possa quanto meno dialogare».
Anche con Forza Italia?
«Questo è un po' troppo».

E le forze a sinistra del Pd?
«È giusto ricucire, sulla base di programmi più incisivi in favore di
chi sta peggio».

Per chi sta peggio la Giunta Pigliaru non ha operato bene?
«Ha fatto cose ottime, come il Reis. La riforma sanitaria è importante
ma nei territori è percepita male: si doveva parlare di più con la
gente. Ad alcuni assessori consiglierei un giorno da sindaco. A
Iglesias, per esempio, va bene l'ospedale unico, ma devi farlo
funzionare davvero».

Ritornando al Pd: lei è per la svolta generazionale?
«Non credo al giovanilismo e alle rottamazioni. Né a impianti
leaderistici in cui, se cade il leader, cade tutto. Credo alla
discussione sulle cose».

Ma nella rissa di Abbasanta c'erano gli stessi che litigavano dieci
anni fa quando si dimise Soru. Non servono volti nuovi?
«Sì. Ma se ci sono sempre loro è colpa della mia generazione. Nessuno
ci lascerà spazio, dobbiamo prendercelo».

Un po' come ha fatto lei. Qualcuno l'ha paragonata a Massimo Zedda, le
fa piacere?
«Massimo lo conosco da quando ero un ragazzino e ci troviamo su molte
cose, mi fa piacere se si vede un solco comune. Ma io sono Mauro, ho
le mie idee, i miei modi. E vorrei vedere tanti altri giovani che si
impegnano a fondo nella politica».

Giuseppe Meloni

La Nuova

Di Maio al velista: «Mura dimettiti»
Per il vicepremier avrebbe già dovuto farlo: «Cosa aspetta?»

di Gianna Zazzara
SASSARI«Non dovrebbe, Andrea Mura doveva già dimettersi». A dare
l'ultimatum al velista-deputato è stato ieri il capo politico dei 5
Stelle in persona, il vicepremier Luigi Di Maio. «Le sue sono
dichiarazioni che non solo sono inaccettabili, ma bisogna considerare
che i parlamentari, incluso io, sono dei privilegiati, hanno un lavoro
da privilegiati con uno stipendi da privilegiati. Sono i primi che
devono stare chiusi lì dentro, alla Camera e al Senato, a lavorare
sulle leggi e sui provvedimenti per migliorare la qualità della vita
degli italiani. Quindi quelle considerazioni, unite al livello di
assenza, dovrebbero indurre il parlamentare Mura a dimettersi».

Duro anche Alessandro Di Battista, ex deputato 5S ora attivista: «Ci
andasse pure in barca, senza essere parlamentare e restituendo gli
stipendi che si è preso fino ad oggi senza aver lavorato
adeguatamente». Due giorni fa erano stati i capigruppo M5S alla Camera
e al Senato, Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, a chiedere un passo
indietro a Mura, uno dei velisti più famosi a livello internazionale,
che in soli 5 mesi di legislatura ha collezionato alla Camera
addirittura il 96% di assenze.

Intervistato dalla Nuova Sardegna il
velista, vincitore per tre volte di seguito della Ostar, una delle più
dure e temibili regate transatlantiche, si è giustificato così: «L'ho
detto fin dall'inizio al Movimento che non volevo fare il parlamentare
ma il testimonial per salvare gli oceani dalla plastica». E ancora:
«Un giorno la settimana sono a Roma per la commissione trasporti.
Parto col primo volo della mattina e rientro con l'ultimo. In ogni
caso, con la maggioranza schiacciante che i 5 Stelle hanno alla Camera
dei Deputati, che io sia presente o meno non fa alcuna differenza».

Per concludere: «Meglio in barca che stare seduto a Montecitorio e
passare il tempo a scattarsi i selfie come fanno molti
parlamentari».Andrea Mura da due giorni si è chiuso nel mutismo più
assoluto. Non risponde alle telefonate dei giornalisti né ha fatto
sapere se intende dimettersi o se rinuncerà alle regate per passare
più tempo alla Camera. «Domani (oggi, ndr) lo aspetto qui in Aula dove
lavoreremo tutta la settimana, sabato e domenica compresi, per votare
il decreto dignità», lo sfida Ugo Cappellacci,

il deputato forzista
che ha diffuso i dati delle presenze di Mura a Montecitorio: appena 8
presenze su 220 votazioni. «E non hai rinunciato ai 20 mila euro di
indennità parlamentare: perché non ti dimetti?», ha scritto
Cappellacci in un post al veleno. «Non vedo l'ora di vedere Mura
seduto qui alla Camera, anche sabato e domenica, invece che in giro
per gli oceani», scherza Cappellacci che aveva una (ex) amicizia di
vecchia data col velista. «Pensi che tutte le regate che lo hanno
fatto diventare famoso le ha sponsorizzate la Regione quando io ero
governatore.

Mi dispiace, credevo che gli sportivi avessero un animo
nobile, invece mi sbagliavo», va giù duro il deputato forzista.
Intanto ieri è spuntato in rete un video di Luigi di Maio e Andrea
Mura insieme in campagna elettorale, il 4 febbraio scorso, al mercato
Sant'Elia, a Cagliari. «Andrea ci onora con la sua candidatura, fa
parte di una delle super competenze cui abbiamo aperto le candidature,
è una marcia in più per arrivare al governo del Paese - prometteva Di
maio - Sono sicuro che in Parlamento ci metterà testa e cuore». E Mura
in risposta: «È una nuova impresa e come tutte le imprese le porteremo
in porto».Sempre ieri il Codacons ha denunciato il deputato-velista
alla Procura di Roma.

L'accusa è di peculato. «Non esistono
giustificazioni al comportamento di Mura - spiega il presidente
dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi - Il deputato ha
ricevuto un preciso mandato da parte dei cittadini che lo vincola a
svolgere il proprio ruolo nelle sedi opportune, e tra queste non
rientrano barche a vela e vacanze in mare. Ruolo che viene lautamente
ricompensato attraverso lo stipendio da parlamentare che riceve ogni
mese, con tutti i privilegi connessi».

La lista nera degli "scomparsi": alla Camera in testa c'è la Brambilla

SASSARI
Nonostante la bufera sul deputato 5S Mura - che ha totalizzato finora
il 96% di assenze- non è lui la maglia nera di Montecitorio. Il
deputato più assenteista, infatti, è la forzista Michela Vittoria
Brambilla, alla sua terza legislatura, ministro del Turismo dal 2009
al 2011 con il quarto governo Berlusconi, testimonial - anche lei come
Mura - della lotta per i diritti degli animali, al punto da aver
fondato in Parlamento un supergruppo trasversale «in difesa di chi non
ha voce per esprimere i propri diritti».

Sarà per questo che anche
lei, proprio come Mura, l'altro testimonial del parlamento, alla
Camera non si fa vedere molto spesso. Il suo tasso di assenza, in
questi primi mesi di legislatura, è del 99,55%: in pratica si è
presentata solo una volta in aula per votare. Come ha fatto Leonardo
Salvatore Penna del Movimento Cinque Stelle, anche lui con un tasso di
assenza del 99,55%.

Poi ci sono la grillina Iolanda Nanni (solo 6
votazioni su 220) e, appunto, Andrea Mura. Questa curiosa classifica
dei campioni dell'assenteismo è elaborata da OpenParlamento,
l'associazione che misura l'indice di produttività di deputati e
senatori. Nella top ten troviamo, al quinto posto, Piero Fassino,
storico segretario dei DS, presente a sole 17 votazioni su 220 con un
tasso di assenteismo del 92,27%.

Al nono posto, un altro nome famoso:
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia con 32 presenze. A Palazzo
Madama, invece, i più assenteisti della legislatura in corso sono i
senatori a vita Renzo Piano e Carlo Rubbia: zero presenze su 201
votazioni. Poi, Paolo Romani (FI), che si è fatto vedere solo una
volta, e altri tre senatori di Forza Italia: Giacomo Caliendo
(93,03%), Licia Ronzulli (87,56%) e Niccolò Ghedini (92,04%) che, a
dir la verità, è recidivo dal momento che ha conquistato lo scettro di
senatore più assente anche nella precedente legislatura.

A parte il
velista Mura, gli altri 24 parlamentari sardi eletti a marzo fanno
tutti una bella figura nella classifica di OpenParlamento. Alla Camera
sfiorano il 100% di presenze tutti i deputati pentastellati: Pino
Cabras, Luciano Cadeddu, Paola Deiana, Mara Lapia, Lucia Scanu, Andrea
Vallascansas. En plein - 220 presenze su 220 votazioni - per Alberto
Manca, Nardo Marino e Mario Perantoni. Solo Emanuela Corda si
distingue dal resto del gruppo: per lei appena il 23% di presenz alle
votazioni in aula, anche se ha un tasso di presenza del 76% nella
commissione difesa di cui è componente.

Sempre presenti sui banchi di
Montecitorio, oltre ai forzisti Cappellacci e Pietro Pittalis, il
leghista Guido de Martini (100%) e i deputati del Partito Democratico:
Gavino Manca e Romina Mura. Risultati lusinghieri anche per i senatori
sardi. Anche se il dato più eclatante è il 99,50% della senatrice del
M5S, Vittoria Bogo Deledda, finita dopo la sua elezione nella bufera
con l'accusa di essere un'assenteista sul lavoro. Questa volta,
invece, il suo lavoro la senatrice lo sta prendendo molto sul serio.
(g.z.)

Tra loro anche l'ex senatore Cotti. Puddu punta alla poltrona di governatore
Domani i vertici di Fi da Berlusconi per designare Pittalis come coordinatore

Stop alle Regionarie M5s oltre cento candidati

CAGLIARI
C'è una folla di iscritti del Movimento Cinque stelle che vorrebbe
candidarsi per le elezioni regionali del 2019. In tutto gli aspiranti
presidenti o consiglieri dovrebbero essere oltre 150, ma solo oggi la
piattaforma Rousseau svelerà i nomi. Sono ore decisive anche sul
fronte opposto, quello di Forza Italia. Domani, a Roma, parlamentari,
consiglieri regionali e sindaci sono stati convocati da Berlusconi,
che subito dopo dovrebbe nominare il nuovo coordinatore
regionale.Cinque stelle.

Come previsto dall'organizzazione del
Movimento, ieri entro mezzogiorno sono usciti allo scoperto gli
aspiranti candidati presidenti e consiglieri regionali di Sardegna,
Abruzzo e Basilicata, che andranno alle urne nel 2019. I
«pentastellati» sardi pare che abbiamo preso d'assalto la Piattaforma
per caricare la loro autocandidatura. Subito dopo la scadenza, i nomi
sono secretati dallo Staff politico e oggi dovrebbero essere
pubblicati quelli che hanno superato la prima selezione. Qualche
indiscrezione però è trapelata: tra i candidati-presidenti c'è di
sicuro il coordinatore regionale Mario Puddu, da sempre indicato come
il più probabile leader del Movimento fra un anno.

L'ex senatore
Roberto Cotti, che a marzo s'era visto sbarrare la strada verso
Palazzo Madama da una decisione inappellabile della struttura politica
dei 5 stelle, avrebbe optato per la carica di consigliere. Tra le
candidate dovrebbe esserci invece la consigliera comunale di Sassari
Desirè Manca. Dopo l'iniziale setaccio, tutti quelli che l'avranno
superato dovranno comunque passare un'altra selezione, la più
importante: le Regionarie. È il voto online fra gli iscritti e sarà
alla fine dell'anno.Forza Italia.

Domani, a Roma, Silvio Berlusconi ha
convocato parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali
di Forza Italia. È una riunione nazionale, con all'ordine del giorno
un argomento molto delicato: «Il rilancio o dopo le elezioni di marzo»
e soprattutto «quale strategia adottare dopo che la Lega - l'alleato
storico - ha deciso di far parte del governo gialloverde». Non c'è
dubbio: Forza Italia ha bisogno di rinserrare le fila e capire come
andare avanti. Ma sarà una giornata decisiva soprattutto per la
delegazione sarda.

Dopo le dimissioni da coordinatore regionale di Ugo
Cappellacci, Berlusconi ha fatto sapere che sempre fra domani, o al
più tardi venerdì, sceglierà il successore. Il nome più probabile
dovrebbe essere quello del deputato Pietro Pittalis. (ua)

Sassari - Attacco frontale al sindaco di Serra (PdS) e Bazzoni che
lascia il gruppo del Pd
Le opposizioni: siamo allo sbando, giocano a Risiko mentre la città affonda
Nuovi assessori in aula la maggioranza scricchiola

di Giovanni Bua
SASSARI
Le scosse di assestamento erano (quasi) tutte ampiamente annunciate. E
la maggioranza le ha incassate con qualche deciso scricchiolio ma
rimanendo comunque in piedi. Col sindaco che, in una pausa della
"caliente" seduta del consiglio di ieri pomeriggio ha commentato: «In
questi anni di mandato sono cambiate tante opinioni e posizioni. Il
cambio della giunta segue una linea ben precisa e concordata di
inclusione, allargamento, rispetto della parità di genere. E, per
qualcuno che toglierà il suo appoggio, ci sono altri che si sono
avvicinati, o si avvicineranno».Si vedrà, anche perché la situazione è
a dir poco magmatica.

E gli unici punti "ufficiali" segnati ieri,
subito dopo la presentazione delle due nuove assessore Manuela Palitta
(Upc) e Rossana Serratrice (Pd), sono gli interventi di fuoco di
Giancarlo Serra (Pds) e Pierpaolo Bazzoni (Pd). Con il primo che ha
dato le sue dimissioni da vicepresidente del consiglio, e ha
annunciato che domani chiederà alla segreteria cittadina del Partito
dei Sardi di poter passare all'opposizione «stanco di essere guidato
come una marionetta da un sindaco che non ha mai rispettato i patti».

E il secondo che ha lasciato il gruppo consiliare del Pd (che perde il
secondo consigliere dopo Lisa Benvenuto e passa a 12, con i due che
comunque rimangono in maggioranza anche se nel Misto) prendendosela
con Nicola Sanna: «Se le novità sulla composizione della giunta e le
strategie di governo le devo leggere sui giornali - ha detto - tanto
vale che esca dal gruppo.

Il sindaco non ha mai dimostrato
disponibilità nei miei confronti, nonostante la mia lealtà e il mio
impegno. Ne prendo atto».Due bordate che si aggiungono a quelle
sparate di prima mattina da parte dei monogruppo che, pur con diverse
e ancora non pienamente chiare gradazioni (Era si è completamente
smarcato e approva il rimpasto, Dau, neo entrato, ha chiesto di
lasciargli il tempo di guardarsi intorno e farsi un opinione, Tedde
non si è proprio presentato) hanno annunciato che lasceranno la
maggioranza.

Numeri che, dando per fatto il passaggio all'opposizione
di Marco Manca e Nanna Costa, dovrebbero comunque lasciare margini
alla maggioranza per andare avanti. Anche se sarà necessario far ben
di conto. «Per ora - tuonano le opposizioni unite in una pausa dei
lavori - il numero legale lo garantiamo noi. E non abbiamo intenzione
di andare avanti.

La maggioranza gioca a risiko pensando alle elezioni
mentre la città affonda. Chiederemo al sindaco di chiarire una volta
per tutte come ha intenzione di andare avanti. Lo spettacolo di oggi
in aula era imbarazzante e doloroso, inequivocabile segnale di una
maggioranza e di un sindaco completamente slegati dalla città».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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