mercoledì 17 ottobre 2018

Cappellacci: Berlusconi contrario al mio addio. Il coordinatore regionale: il presidente non voleva cambiamenti nel partito a ridosso delle elezioni.



Cappellacci sotto attacco, ma «certo non mi sono chiuso a riccio... non l'ho fatto prima e mai lo farò... lo ripeto sono pronto al dialogo, nella direzione regionale di venerdì, a Oristano, anche con la minoranza interna». Da Roma il coordinatore e deputato di Forza Italia non contrattacca una seconda volta. Quello che aveva da dire, lo ha scritto nel comunicato dell'altro giorno, quello a caldo dopo aver letto la lettera a Berlusconi dei ribelli interni.

Però non è rimasto fermo ad aspettare gli eventi: pare abbia consegnato una prima relazione sul «caso Sardegna» allo staff del Cavaliere. Secondo alcune indiscrezioni, presto potrebbe esserci anche un incontro a Roma con il fondatore di Forza Italia.

Cari amici. È l'inizio della lettera inviata il 14 ottobre da Cappellacci ai parlamentari e ai consiglieri regionali per convocare la direzione a Oristano. Quindi, un giorno prima della rivolta del gruppo formato dall'europarlamentare Salvatore Cicu, dal deputato Pietro Pittalis, dalla capogruppo Alessandra Zedda e da altri tre consiglieri regionali (Antonello Peru, Stefano Coinu e Marco Tedde) su nove.

Per proseguire con una rivelazione: «In questa fase delicata di avvicinamento alle elezioni regionali e apertura della stagione congressuale (in Sardegna si concluderà a fine ottobre) il presidente Berlusconi ha deciso di non cambiare il coordinamento regionale». In una frase sola, il Cavaliere gli ha confermato la fiducia, e lo ha fatto, secondo questa ricostruzione, subito dopo che Cappellacci, a settembre, aveva ritirato le dimissioni proprio da coordinatore. Per essere ancora più sintetici: Berlusconi è dalla mia parte, è il senso della rivelazione.

L'armistizio. Oggi potrebbe offrirlo Cappellacci ai ribelli, ma prima - scrive - «vi ricordo che soprattutto c'è stato raccomandato dal Presidente». Quando? All'inizio di ottobre, nell'incontro a Palazzo Grazioli con una delegazione sarda che era già in subbuglio.

«È stato proprio il Presidente - è un altro passaggio - ad averci chiesto di superare le eventuali incomprensioni e portare avanti un buon lavoro di squadra in vista delle imminenti sfide in Sardegna». Così non è stato. A poco più di dieci giorni dal viaggio romano, c'è stato invece il patatrac.

Candidato governatore. Tutti, in Forza Italia, sanno da sempre che il leader del centrodestra per le elezioni di febbraio lo designerà la Lega. È stata una rinuncia obbligata per gli azzurri di Sardegna, dopo la spartizione a Roma dei candidati governatori delle regioni al voto, nel 2019, fra Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni di Fdi. Ma secondo Cappellacci potrebbe esserci ancora uno spiraglio e infatti auspicava, nella lettera, che «venerdì sia quindi possibile trovare una scelta condivisa destinata ad esaltare le potenzialità al nostro interno».

Però qualche giorno prima, a Carbonia, un'investitura comunque c'è stata: quella di Stefano Tunis, consigliere regionale di Fi e fondatore del movimento Sardegna Venti.20, e in gran parte avallata dallo stesso Cappellacci. Forse però è stato proprio questo passo in avanti del coordinatore verso Tunis ad aver acceso la miccia e scatenato l'ultima palese rivolta del gruppo ribelle.

Spirito di squadra. Era questo l'auspicio di Cappellacci per «avvicinarci, con lo spirito giusto, alla direzione regionale», ma si sa com'è andata a finire. L'appello è caduto nel vuoto, e venerdì la riunione di Oristano potrebbe essere disertata dai ribelli. (ua)

Articolo dalla "Nuova Sardegna" del 17.10.2018

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