mercoledì 3 ottobre 2018

Mia nonna me lo diceva: non sarei sempre stata viva. Di Elisa Lai.



Mia nonna faceva gli anni il giorno dopo di me. Festeggiavamo sempre insieme ma la distanza non avrebbe potuto essere più grande. Con settemila nipoti, gli ultimi finivano per essere solo "bellina" e "taddinanta". Io ero la penultima, sa fill'e Eugenia. Mi invitò a pranzo la prima volta a 15 anni, e non perché lo volesse, ma perché obbligata. Mi disse che era importante pensare alla mia anima perché non sarei sempre stata viva.

Per me, lei era ansia di morire di una morte che non arrivava ancora ma non si sa mai, maglioni ad agosto e gite di un mese a Chianciano Terme, che valeva come Lourdes per una che non ha mai avuto mezza malattia seria a parte quelle immaginarie tipo l'infezione alla prostata. Era brusca e fredda, il suo cane si chiamava Johnny ma tutti in vicinato pensavano si chiamasse Bennainnoi.

Mi faceva regali bellissimi come profumini al muschio radioattivo e bambole assassine vestite di verde con la scritta VIENI A CHIANCIANO stampata sul petto. Non era bella, la chiamavano Martininca (scimmia). "Però ero molto simpatica", diceva sempre (non a me), "Eliseo l'ho conquistato così". Per questo in famiglia nessuno si spiega la conquista.

Quando è morta, dentro la chiesa ci hanno dato le condoglianze con sorrisi tristi, invece fuori ho sentito due signore dire: fiada una segament'e scallonisi, fiada ora. Se le avesse sentite in vita, non so se l'avrebbero passata liscia. Forse sono morte male. Ho sempre invidiato le nonne di tutti gli altri che arrivavano come quella di Heidi portando regali e marionette. Una ce l'avevo pure, mi dava pane e cioccolata e aveva affetto per tutti. Lei ci dava caramelle scadute.

Ma l'antipatica e pungente Martininca ha comunque lasciato un po' di lei in ciascuno di noi. In alcuni, fastidio e aneddoti ("deu mi pensammu chi fianta signorinasa a cappeddeddu e invecisi fianta bagassasa"), in altri tanti piccoli tic e errori di funzione, come l'incapacità di avere un contatto fisico spontaneo o di chiedere scusa.

A me ha lasciato l'ipocondria e l'acidità, trasmesse per osmosi nei compleanni comuni. Ma soprattutto, mi ha insegnato che non si è sempre come ti vogliono gli altri, non si è sempre eroi. Mi ha lasciato la voglia di provare a capire, perché tutti abbiamo una storia. E lei rimane a oggi uno dei misteri più grandi della famiglia. Il mistero della Martininca di giada.

Di Elisa Lai

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