martedì 16 ottobre 2018

Rassegna stampa 16 Ottobre 2018


Unione Sarda

Parla Daniela Forma, consigliera regionale Pd, pronta a scendere in campo per il secondo mandato. La  frase «Con Massimo Zedda candidato il centrosinistra invertirà la rotta»

«Con Massimo Zedda candidato governatore credo che alle prossime regionali il centrosinistra possa invertire la rotta e ottenere risultati importanti». Daniela Forma, 41 anni, consigliera regionale del Pd, non ha dubbi: «Auspico che si possa trovare l'unità attorno al sindaco di Cagliari, figura carismatica e riconosciuta da tutti come buon amministratore e politico di spessore». Lei è una delle artefici della doppia preferenza di genere.

«Abbiamo fatto una grande battaglia per raggiungere questo risultato. Siamo quattro donne in questa legislatura, di diversa estrazione, e abbiamo fatto un bel gioco di squadra, collaborando per un'operazione che ha richiesto parecchio tempo e tenacia. È stata un'esperienza preziosa, non è una cosa scontata questa solidarietà a prescindere dai partiti».

Speriamo continui ora che ci avviciniamo al voto. «Certo, e la cosa emergerà anche nell'appuntamento di giovedì a Oristano, quando le donne amministratrici dell'Isola si ritroveranno per discutere di programmi e di partecipazione. Il nostro contributo è importante non solo per i contenuti ma anche nel metodo: abbiamo schiettezza, trasparenza e caparbietà. Io purtroppo non potrò presenziare, perché per noi è giorno di lavoro in commissione, e tra l'altro inizieremo le audizioni per la legge sul gioco d'azzardo, a cui tengo particolarmente».

Si ricandiderà? «Sì, certo. Sono uscente dal primo mandato e sono pronta a impegnarmi ancora con grande passione».
Come sta il Pd? «Ha già attivato il percorso della conferenza programmatica, sono state mobilitate tutte le federazioni provinciali che a loro volta stanno coinvolgendo i circoli. Contestualmente la segreteria regionale sta portando avanti le consultazioni con i possibili alleati, e a breve ci saranno novità importanti».

È favorevole alle primarie? «Servono se ci sono più candidati spendibili, altrimenti, nel momento in cui ci si dovesse rendere conto che esiste una persona ideale per portare avanti un programma condiviso, va bene anche un accordo politico. L'importante è ricompattarci intorno a un buon programma e a un buon candidato».

Che per lei è Massimo Zedda. «Sì, è la mia posizione personale, ma spero che il suo nome infine venga fuori dal percorso che sceglieremo di intraprendere. È una figura di garanzia che porterà avanti con efficacia gli obiettivi che vogliamo raggiungere».

Come vede il progetto di Maninchedda? «La nostra dev'essere una coalizione accogliente, che a differenza di altre non pone veti. Le porte sono aperte a chiunque voglia ragionare su un progetto condiviso».

Un giudizio sulla Giunta Pigliaru. «Sono stati portati avanti diversi buoni provvedimenti grazie al lavoro congiunto tra esecutivo e Consiglio: Iscol@, sia per l'infrastrutturazione che per la didattica; investimenti importanti sul territorio per creare sviluppo e occupazione; il piano Lavoras. Per quanto riguarda la Rete ospedaliera, penso che la proposta del Consiglio sia ottima, ma ora per concretizzarla servono atti organizzativi e risorse».

Lei è l'unica politica che in maniera netta e alla luce del sole ha detto di essere contraria al contratto regionale per i lavoratori di Forestas. «Sì, e sono stata attaccata da molti. Sulla questione c'è il massimo trasversalismo, in commissione hanno votato tutti a favore. Io invece non sono d'accordo a far transitare 4200 operai in un contratto per amministrativi. In più c'è un aggravante: ci sono 1250 semestrali - delle province di Nuoro, Ogliastra e dell'Oristanese che non vengono tutelati da questa operazione».

Cristina Cossu

La nostra dev'essere una coalizione accogliente che, a differenza di
altre, non pone veti a nessuno. Le porte sono aperte a chiunque voglia
ragionare su un progetto condiviso.
Daniela Forma

Centrodestra, strappo dentro Forza Italia Nel giorno del vertice di
coalizione arriva la lettera di fuoco: «Partito svenduto in Sardegna»
Denuncia a firma Cicu-Pittalis-Zedda-Coinu-Peru-Tedde. Nel mirino
Cappellacci. Intanto si rafforza Solinas

Lo strappo si consuma poche ore dopo il tavolo della coalizione dove
il cerchio sul nome del candidato governatore si sta chiudendo attorno
al segretario del Psd'Az Christian Solinas. «Forza Italia non può
essere svenduta, siamo sconcertati da ciò che sta accadendo, chiediamo
al presidente Berlusconi una nuova e immediata guida del partito».
Firmato: il deputato Pietro Pittalis, l'europarlamentare Salvatore
Cicu, e i consiglieri regionali Alessandra Zedda, Stefano Coinu,
Antonello Peru e Marco Tedde.

Contro il coordinatore
I sei chiedono un nuovo coordinatore regionale in sostituzione
dell'attuale Ugo Cappellacci. «La direzione di FI in Sardegna -
scrivono i sei in una lettera inviata a Berlusconi - è da troppo tempo
sminuita da un coordinamento regionale che sta svendendo la storia e
il percorso del partito a scapito di tutti». Parlano di «mancato
coinvolgimento dei territori e dell'esclusione dalle scelte più
importanti: da troppo tempo assistiamo ad un'azione arbitraria, priva
di risultati politici ed elettorali, che sta conducendo FI in un
pericoloso baratro». E oggi, «abbiamo sentito il dovere di dire
basta».

La replica di Cappellacci
La reazione di Cappellacci arriva in serata: «Un partito aperto al
dialogo è sempre pronto ad ascoltare tutte le posizioni, anche quelle
espresse da una minoranza». Il deputato ricorda che è convocata una
riunione del partito in settimana: «Resto pertanto aperto al confronto
ma con il metodo democratico negli organi di partito».
Scossa nel centrodestra

La scossa minerà le fondamenta del tavolo del centrodestra? Chi
sottoscrive la lettera parla di un partito svenduto, ma Pittalis, Cicu
e i consiglieri sanno bene che l'opzione Lega per l'Isola è il
risultato di un accordo nazionale stretto da Salvini, Meloni e dallo
stesso Berlusconi. Quel che è certo: sembra lontanissimo il giorno
della foto di gruppo degli esponenti sardi al vertice romano con
Berlusconi e Tajani.

La coalizione
Ieri, prima che partisse la lettera si è tenuto il tavolo degli
alleati in vista delle regionali di febbraio: presenti, oltre ad FI
con Ugo Cappellacci e Lega con Zoffili, anche FdI con Paolo Truzzu e
il deputato Salvatore Deidda, i Riformatori, l'Udc con Giorgio Oppi e
l'Uds di Mario Floris.

Arriverà Salvini
Non c'è nulla di ufficiale, ma si rafforza l'ipotesi che a guidare la
coalizione sarà Solinas. «È uno dei profili presi in considerazione,
ma sarà Salvini, in Sardegna entro il 15 novembre, a dare
l'indicazione dopo aver ascoltato i sardi e gli stessi rappresentanti
di questo tavolo», ripete Zoffili. All'ordine del giorno ci sono però
l'allargamento del perimetro della coalizione e il programma.
Dell'alleanza faranno parte anche Energie per l'Italia, Fortza Paris,
Sardegna 20Venti e movimento civico Sardegna.

Il programma
Quanto al programma per le regionali, gli alleati hanno già buttato
giù una decina di punti di riferimento: la sanità, i temi
dell'autonomia, l'insularità, zona franca, giovani, agricoltura, i
trasporti, il turismo e i problemi legati alla sicurezza e
all'immigrazione, territorio.
Roberto Murgia

CARBONIA. Tanti (di maggioranza e opposizione) concordano: occorre
cambiare linea
«Troppe riunioni e quasi sempre inutili»B Commissioni e Assemblea
civica, viaggio tra stakanovisti e assenteisti

Da un lato c'è chi risponde sempre all'appello. Dall'altro chi, per
mille motivi, ha deciso di diradare le presenze se non in Consiglio
municipale, ma senza dubbio nelle riunioni di commissione. Anzi, più
che diradare, qualcuno è arrivato al punto di azzerare quasi del tutto
la propria partecipazione.

Le presenze
Succede con evidenza in questo strano 2018: ha già registrato rispetto
al 2017 un'impennata non indifferente delle spese per pagare i gettoni
di presenza i quali saranno pur sempre spese al lordo (quindi il netto
percepito dai politici cittadini si riduce a poco più della metà
secondo i rispettivi redditi) ma tali da costringere il Comune a
versare il resto comunque all'erario. E così se alle sedute c'è chi
partecipa con capillarità (in cima le 700 presenze di Federico
Fantinel, 699 di Fabio Usai, 520 di Massimo Usai, 505 di Michele
Stivaletta e 478 di Elio Loi che peraltro dà in beneficenza tutti i
gettoni) e chi ci crede sempre meno. Riflessioni amare che, colpo di
scena, arrivano dall'opposizione ma pure da componenti della
maggioranza M5S.

Incontri inutili?
Fra le assenze spiccano quelle di Pietro Morittu, Pd, uno dei più
votati alle ultime amministrative: da luglio 2016 ad agosto 2018 si
contano solo 32 presenze. «Una scelta precisa - ammette Morittu -
quella di delegare i miei colleghi e in linea con quanto iniziai a
fare quando ero in maggioranza e che accentuo ora: sono stato eletto
per rappresentare i cittadini ma dovrebbe esserci un punto di incontro
fra le esigenze e le risposte che dovrebbe dare l'esecutivo». Morittu
però anticipa: «Fra alcuni mesi sarò più presente». Molto più severo
invece il giudizio dell'ex sindaco Pd Giuseppe Casti (57 presenze).

Anche per lui «impegni di lavoro» ma sottolinea che «le commissioni
sono quasi inutili, svuotate di competenze e pure il Consiglio non
affronta più scelte fondamentali per la città e lo sviluppo del
territorio: tuttavia ammiro chi garantisce una massiccia
partecipazione». Delusione che traspare senza filtri pure dalle parole
di Daniela Garau, opposizione con Patto Civico: «Da circa un anno le
sedute di commissione sono raramente proficue, con ordini del giorno
vaghi e orari assurdi: le motivazioni tornano forti solo in
Consiglio».

Critiche unanimi
Sui temi all'ordine del giorno pure il sindaco Paola Massidda, giorni
fa, aveva espresso l'auspicio che fossero davvero indispensabili.
Auspicio che sapeva di monito. Ma di motivazioni messe alla prova
parla pure Massimiliano Zonza, M5S, ex presidente dell'Assemblea
civica, ora consigliere ma con sole 22 presenze in un anno e mezzo:
«Questioni di lavoro mi portano fuori città, ma in effetti alcuni temi
di diverse recenti sedute non sono parsi così basilari». Rammaricato
pure Mauro Uccheddu,

M5S (92 presenze): «Impegni lavorativi da un
lato, dall'altro dubito che le riunioni siano sempre utili». A
difendere però a spada tratta il ruolo delle commissioni è uno dei
presidenti, Marco Serafini, Lavori pubblici: «Gli assenti hanno sempre
torto: non ci sono riunioni superflue». Andrea Scano

La Nuova

Il leader spetta alla Lega Solinas verso la candidatura
Il Tavolo del centrodestra: l'isola assegnata a Salvini, che punta sul sardista
Il commissario Zoffili traccia l'identikit: dovrà essere un giovane di
esperienza

di Umberto Aime
CAGLIARI
Nessuno si faccia illusioni. Mai Salvini lascerà la Sardegna ad altri.
Nonostante «siamo una splendida famiglia naturale in cui c'è grande
armonia», dirà un entusiasta Ugo Cappellacci di Forza Italia, a
febbraio il Carroccio non sarà generoso e altruista con gli alleati
nazionali e neanche con quelli indigeni. Sarà la Lega a scegliere e
punterà sul sardista Christian Solinas.

Giochi fatti. Da mesi il
Tavolo nazionale del centrodestra ha deciso: la prima scelta per le
Regionali sarde spetta alla Lega e così sarà. A questo punto al
Tavolo, questa volta solo regionale e che lunedì dopo un mese si è
riunito per la seconda volta, qualcuno dovrà adeguarsi, fare un passo
di lato, o perché no abbassare la cresta. Arriva Salvini. Quando,
intorno al 15 novembre, il ministro dell'Interno sbarcherà, a Cagliari
o a Olbia, quel nome in esclusiva l'avrà in tasca di sicuro. Forse
ancora prima di «confrontarsi con gli amici sardi», come ha annunciato
che vorrebbe fare.

Bene, quel nome, salvo colpi di scena sempre
possibili, sarà quello del senatore Christian Solinas, segretario
nazionale del Psd'Az e da marzo alleato, in questo momento vitale, di
Salvini.L'identikit. «Perché per noi della Lega il governatore ideale
dovrà essere un giovane, con la Sardegna e i sardi nel cuore e con
alle spalle una solida esperienza politica e amministrativa», ha detto
Eugenio Zoffili, commissario isolano del Carroccio, al termine del
Tavolo sardo. Il profilo sembra essere un abito cucito su misura per
Solinas.

Ha 42 anni ed è stato assessore regionale ai trasporti nella
giunta Cappellacci. In più «lui metterebbe d'accordo tutti nel
centrodestra nazionale e in quello sardo», ha rivelato chi era
presente al vertice. Manca solo la foto del senatore per completare
l'identikit.La rosa. E le altre possibili candidature? Sono ancora sul
tappeto - da Stefano Tunis di Forza Italia a Paolo Truzzu per Fdi, dal
magistrato Ines Simona Pisano ad Angelo Binaghi, presidente nazionale
della Federtennis - ma con sempre meno probabilità di arrivare in
porto.

Anzi, se due settimane fa Solinas avesse sciolto la riserva, ha
ottenuto ancora qualche giorno di riflessione, forse la sua
investitura sarebbe stata ufficializzata, sempre dalla Lega, sin da
settembre.Condivisione. Alla fine della riunione cagliaritana, il
senatore però è rimasto sulle sue: «Sono il segretario di un partito
che partecipa a questo tavolo. È vero, sono stati fatti tanti nomi,
compreso il mio, ma un candidato governatore dovrà essere l'esito di
un percorso politico e del dialogo fra partiti amici».

Perché tra
l'altro, dirà Pietrino Fois, coordinatore dei Riformatori, «mai
vorremmo sapere il nome del prescelto dai giornali», e aggiungere:
«L'investitura nazionale va bene, ma in Sardegna dobbiamo poter
condividerla comunque e qualunque potrebbe essere da qui a qualche
settimana».Nuovi alleati. Prò al Tavolo sardo per ora di candidature
non avrebbero parlato. 

Lo hanno giurato, uno dopo l'altro, i presenti:
Giorgio Oppi dell'Udc, Paolo Truzzu e Salvatore Deidda di Fdi, Dario
Giagoni, vicecoordinatore della Lega, Guido De Martini, deputato del
Carroccio, Roberto Frongia dei Riformatori, Ivan Piras, vice di Forza
Italia, oltre ai già citati Zoffili, Solinas, Cappellacci e Fois.

Nella seconda riunione, la prima a settembre, è stata discussa, «in un
clima sereno e costruttivo», diranno tutti, la bozza del programma
elettorale, ed è venuto fuori un decalogo. Poi su chi far entrare nel
perimetro della coalizione. Una sigla nuova, oltre al quintetto di
partenza, c'è da subito: è l'Uds.

Nel 2014, L'Unione democratica sarda
faceva parte dell'alleanza e quindi è stata ammessa d'ufficio, con
l'arrivo a metà incontro di Mario Floris, il leader, e del segretario
Antonio Nicolini. Altri ingressi ci saranno presto: Fortza paris,
Energie per l'Italia e forse il Movimento Sardegna civica. Lo sta
mettendo in piedi il sindaco di Castelsardo ed ex consigliere
regionale, fu eletto nove anni fa da Mpa,

Franco Cuccureddu.
Il decalogo. Dovrà essere sgrossato e ci penserà un comitato ristretto. I
punti forti sono comunque in quest'ordine: sanità, autonomia,
insularità zona franca, lavoro e giovani, trasporti, sicurezza e
migranti, turismo e il territorio, qui inteso come zone interne e
urbanistica. «Non abbiamo deciso quando riunirci per la terza volta ma
siamo a buon punto», ha detto Zoffili. Dopo essersi lasciato sfuggire
un primo criterio sulla composizione delle liste, «saranno fresche e
formate da gente perbene» e il nome di una possibile candidata
consigliera della Lega: Annalisa Mele, medico del pronto soccorso di
Oristano.

Gli anti Cappellacci: ci porta nel baratro
La sua replica: sono una minoranza
CAGLIARI

Lo strappo era nell'aria da una vita. Settimane fa Berlusconi ha
provato a metterci una pezza. È stato inutile. Così, concluso il conto
alla rovescia, Forza Italia Sardegna è scoppiata al suo interno. Ora i
tronconi sono due e contrapposti. D una parte l'eurodeputato Salvatore
Cicu, il deputato Pietro Pittalis e i consiglieri regionali Alessandra
Zedda, capogruppo, Marco Tedde, Antonello Peru e Stefano Coinu,
quattro su nove. Dall'altra, Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore
regionale, più il resto dei consiglieri regionali: Alberto Randazzo,
Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Edoardo Tocco e Stefano Tunis,
cinque su nove. Stoccata e controstoccata.

Il primo gruppo ha preso
carta e penna per scrivere al Cavaliere: «È tempo di chiarezza. Forza
Italia non può essere più svenduta. Siamo sconcertati da ciò che sta
accadendo». Cioè, senza mai citarlo nell'appello, non vogliono più
Cappellacci come coordinatore regionale. Cappellacci, con un contro
comunicato, ha replicato: «Sono sempre pronto al dialogo soprattutto
con una minoranza», e per lui la minoranza è formata da chi gli ha
puntato la prua addosso.

Per poi confermare: «Venerdì, a Oristano, ho
convocato la direzione regionale per discutere della situazione
politica». Lo scontro. A far scoppiare il bubbone potrebbe essere
stata la decisione, al Tavolo nazionale, di lasciare alla Lega la
nomina del futuro candidato ma è improbabile. Oppure, è molto
probabile, l'investitura ufficiosa, sabato a Carbonia, di Stefano
Tunis come candidato alternativo al nome che sarà proposto dal
Carroccio. Qualunque sia il motivo ,ora la faida è alla luce del
sole.

La lettera. Una pagina fitta, indirizzata a Berlusconi, in cui i
sei della rivolta (Pittalis, Zedda e più) hanno scritto: «Se ci sono
delle certezze che da sempre hanno guidato la nostra azione politica,
le nostre scelte, la nostra appartenenza a Forza Italia, queste sono
rappresentate dai valori fondanti del partito e dalla continua e
ininterrotta fiducia nel presidente Berlusconi.

Ebbene, a fronte di
queste certezze, spiace invece constatare come oggi, la gestione in
Sardegna, sia da troppo tempo improntata e sminuita da un
coordinamento regionale con una gestione individuale, senza confronto,
contraria ai principi dettatati dalla nostra carta dei valori, che,
sta letteralmente svendendo la storia e il percorso del partito a
scapito di tutti». Fino all'affondo: «Siamo sconcertati dal mancato
coinvolgimento dei territori, dei sindaci, degli amministratori
locali. Sconcertati dall'esclusione continua dalle scelte più
importanti per il destino del partito.

Per troppo tempo abbiamo
assistito a un'azione solitaria ed arbitraria, (il riferimento è a
Cappellacci) priva di risultati politici ed elettorali, che sta
conducendo Forza Italia in un pericoloso baratro». Ancora: «Il
partito, la sua base, i suoi esponenti, i territori sono stati esclusi
ed espropriati dei propri ruoli guida in nome di un agire che mai ha
contemplato parole come partecipazione, condivisione, collegialità».
Ed ecco l'appello: «Oggi sentiamo il dovere di dire basta.

Occorre chiarezza e unità che solo l'autorevole e necessario intervento del
presidente Berlusconi può garantire... (a questo punto) chiediamo una
nuova e immediata guida del partito per realizzare quell'unità che
compatti la migliore squadra di Forza Italia e favorisca l'alleanza di
un centrodestra più ampio e coeso possibile».La replica. Quella di
Cappellacci è stata di questo tenore: «Forza Italia è da sempre aperta
al dialogo e sempre pronta ad ascoltare tutte le posizioni, anche
quelle più distanti ed espresse da una minoranza.

Le regole basilari e
la responsabilità suggeriscono di confrontarsi, discutere e perfino
scontrarsi nelle riunioni interne, peraltro già convocate, anziché
attraverso comunicati stampa. Resto pertanto aperto al confronto, alla
sola condizione che si svolga nel suo alveo naturale, con il metodo
democratico negli organi di partito. Invito al confronto chi oggi
esterna senza riflettere, assicurando che anche le minoranze saranno
sempre ascoltate, coinvolte e valorizzate».Come finirà? Se non
interverrà il Cavaliere, in un modo o nell'altro e al più presto,
Forza Italia rischia di camminare sempre più su un campo minato e
saltare in mille pezzi prima delle elezioni regionali. (ua)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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