mercoledì 31 ottobre 2018

Rassegna stampa 31 ottobre 2018


La Nuova

Zedda pronto a dire sì: guiderà il centrosinistra
Il sindaco di Cagliari dovrebbe sciogliere la riserva entro pochi giorni. Ma restano le incognite delle primarie e del rapporto con il Partito dei sardi

CAGLIARI

La settimana prossima sarà quella decisiva per il centrosinistra. Fra qualche giorno, il sempre più possibile candidato presidente Massimo Zedda dovrebbe sciogliere la riserva, mettendo così fine al lungo periodo di riflessione ormai cominciato diversi mesi fa. Da diverse parti fanno sapere che il sindaco di Cagliari sarebbe sempre più vicino ad accettare la proposta di guidare la coalizione. Quindi, avrebbe scelto «l'amante», per seguire il filo del racconto da lui stesso proposto al congresso nazionale dell'Anci, l'Associazione dei Comuni: «Sono profondamente innamorato della mia città e ho un'amante che mi piace tantissimo, la mia regione, ed è per questo che sono molto combattuto», le sue parole di pochi giorni fa.

È un dilemma che Zedda starebbe per sciogliere e, secondo alcuni, avrebbe già pronta una squadra pronta a sostenerlo in campagna elettorale. Però, al di là delle indiscrezione sui tempi del sì o del no alla candidatura, il percorso per arrivare all'investitura ufficiale è comunque ancora abbastanza lungo.

Primarie o primarias? Nel centrosinistra, c'è chi comunque vorrebbe arrivare alla scelta del candidato presidente attraverso le primarie di coalizione, con una data probabile intorno ai primi di dicembre. Però all'orizzonte ci sono anche le primarias (o primarie della Nazione sarda) organizzate dal Partito dei sardi. A questo punto, stando così le cose, potrebbero esserci addirittura due primarie parallele prima di arrivare a una nomination unica sempre che la coalizione di centrosinistra (tutta ancora da definire) e il Pds finissero per presentarsi insieme alle Regionali di febbraio.

Primarie e primarias diventerebbero alla fine una sorta di doppia semifinale in attesa della scelta definitiva fra i vincitori delle competizioni pre elettorali. Ma questa ipotesi è considerata da più parti complicata e sopratutto destinata a scatenare confusione.

Allora, stando a un'altra ricostruzione, i diversi candidati potrebbero partecipare invece solo alle primarias organizzate dal Pds. Se così fosse, i tempi sarebbero strettissimi: il 15 novembre - come previsto dal regolamento - è la scadenza per presentare le candidature alle primarias. C'è però anche un altro problema: nello stesso regolamento, c'è scritto: i candidati alla presidenza della regione dovranno presentare, in allegato, «un programma sintetico di obiettivi rispetto a 18 punti» che vanno dallo Statuto all'energia. Proprio questo passaggio sarebbe stato però considerati da alcuni gruppi del centrosinistra «troppo restrittivo».

Soprattutto perché la votazione on line per il candidato viaggerà insieme a un'altra scheda. È la numero uno, cioè quella sul futuro della Nazione sarda e sul diritto ad autodeterminarsi. Ed è proprio questo referendum ad aver sollevato qualche perplessità fra chi sarebbe disposto a partecipare alle primarias. C'è dunque una situazione di stallo che finora ha reso difficile le trattative per trovare una sintesi fra primarie e primarias.

Grandi distanze. Sul suo blog Sardegna e libertà il segretario del Pds, Paolo Maninchedda ha scritto: «le primarie nazionali della Sardegna... si svolgeranno esattamente come sono state programmate e nei tempi previsti, e cioè on line, aperte a tutti, trasparenti e democratiche, senza rinvii e negoziati di alcun tipo».

Quindi, stando a queste frasi l'ipotizzata sintesi sembra oggi impossibile da raggiungere. Qualcosa potrebbe cambiare fra pochi giorni con la discesa in campo di Massimo Zedda e la sua eventuale decisione di partecipare alle primarie nazionali della Sardegna.

Il gruppo dei 130. Dopo la lettera inviata settimane fa a Massimo Zedda, «ti chiediamo di candidarti», il gruppo dei 130 sindaci sembra essere scomparso nel nulla e qualcuno ha insinuato questo dubbio: è mai esistito? Esiste e starebbe per organizzare una convention per chiedere ufficialmente a Zedda di proporsi come il «sindaco della Sardegna». È una convention che i 130 vorrebbero organizzare lo stesso giorno in cui Zedda dovrebbe sciogliere la riserva, con un «Sì, accetto». (ua)


CAGLIARIIl centrodestra comincia ad avere una folla di possibili
candidati presidenti per le elezioni regionali

La Lega può scegliere
fra almeno tre nomi: Christian Solinas, Ines Pisano e Angelo Binaghi,
ma dalla segreteria del Carroccio rimbalza anche una quarta misteriosa
ipotesi su cui starebbe lavorando da giorni il segretario Matteo
Salvini. Forza Italia, dal canto suo, potrebbe giocare presto sia la
carta dell'eurodeputato Salvatore Cicu sia quella dell'emergente
Stefano Tunis. Poi ci sono i Fratelli di Italia, che hanno proposto il
capogruppo Paolo Truzzu e infine ora anche i Riformatori hanno fatto
sapere di avere un loro nome. «Lo proporremo - ha confermato il
coordinatore Pietrino Fois - al prossimo tavolo della coalizione».

Tirate le somme, in pochi giorni il numero dei papabili, è lievitato
fino ad arrivare a quota sette. Chi vincerà la corsa finale? I
candidati della Lega, in particolare il senatore sardista Christian
Solinas, continuano ad avere le maggiori chance, ma in queste ore
anche Forza Italia ha ripreso coraggio. È successo dopo che da Roma è
arrivata la conferma di una riapertura dei giochi intorno alla mappa
delle candidature nelle quattro regioni al voto il prossimo anno:
Sardegna, Piemonte Basilicata e Abruzzo. Una delle tante indiscrezioni
che rimbalzano dalla Capitale è questa: fra la Lega e Forza Italia
sarebbe in corso un confronto per un possibile scambio alla pari fra
la Sardegna (finora assegnata al Carroccio) e il Piemonte, che gli
Azzurri sarebbero pronti a cedere a Salvini.

È una trattativa in
evoluzione e le prossime settimane saranno decisive.Primarie. A
proporle sono i Riformatori. «Circolano tante indiscrezioni - ha detto
il coordinatore Fois - e credo che i partiti abbiano il diritto di
sapere il nome prima che il leader della Lega o chi per lui l'annunci
ufficialmente». Quindi, secondo i Riformatori, è indispensabile che
«prima di qualunque investitura ci sia un passaggio al tavolo del
centrodestra, fermo restando che se non ci dovesse essere condivisione
sul nome proposto, noi chiederemo le primarie di coalizione».

Mostrare
i muscoli. Al di là delle voci romane, la Lega ha già messo in moto la
macchina elettorale. In attesa del tour di Salvini in Sardegna, sarà a
metà novembre e durerà almeno due giorni, venerdì il coordinatore
regionale Eugenio Zoffili ha organizzato un convegno a Nuoro con
Claudio Borghi. Oltre a essere deputato e presidente della commissione
bilancio della Camera, Borghi è considerato da tutti il primo
consigliere economico di Salvini ed è stato sempre lui a scrivere gran
parte del contratto di governo fra la Lega e i Cinque stelle. A parte
l'ospite, è chiaro che i leghisti sembrano decisi a caratterizzare la
loro marcia elettorale con una forte presenza nelle zone interne. Dopo
l'avvio qualche settimana fa del tour #tralagente, in Barbagia, e il
convegno di venerdì, è sicuro che quando Salvini arriverà in Sardegna
una delle tappe sarà Nuoro.

Coalizione più larga. Anche il tavolo del
centrodestra è sempre più affollato. Dopo Lega, Psd'Az, Forza Italia,
Udc, Riformatori ed Fdi, un mese fa c'è stato l'ingresso dell'Uds.
Nella prossima riunione, prevista a metà novembre, dovrebbero essere
invitati anche Energie per l'Italia, «Noi ci consideriamo già parte
della coalizione e porteremo il nostro contributo d'idee», fa sapere
il coordinatore Tore Piana, e Sardegna Venti.20, il movimento fondato
da Stefano Tunis. Presto della coalizione dovrebbe entrare a far parte
anche un movimento capeggiato da alcuni sindaci di centrodestra, con
in testa quello di Castelsardo, Franco Cuccureddu.

Invece, non
sarebbero state ancora avviate le trattative con Fortza Paris: «Per
ora sparano nomi di candidati peggio dei fuochi d'artificio e questa
fiera a noi non interessa», ha scritto Gianfranco Scalas, il ondatore
del movimento.I due candidati.

Un primo confronto c'è stato fra Tunis
(Fi) e Truzzu (Fdi). In un faccia, hanno detto uno dopo l'altro «Da
qualunque parti si guardi la coalizione, è evidente la necessità di
una guida giovane e lontana dai vecchi modi di fare politica», il
primo. Poi Truzzu ha aggiunto: «Il centrodestra di oggi dev'essere ben
altra cosa rispetto a quello di cinque anni fa e chi non l'ha capito è
fuori dalla storia». (ua)

Unione Sarda

«Il Pd? Noi restiamo critici» Augusto Cherchi (Pds): ma un accordo è
ancora possibile

«Questa giunta e questa maggioranza hanno commesso errori gravi e
fatto cose buone. Ma preferisco restare ed essere una spina nel fianco
e un pungolo e combattere per cambiare le decisioni sbagliate
piuttosto che non esserci».

Augusto Cherchi, 56 anni, medico anestesista, consigliere regionale
del Partito dei sardi, ha idee chiare sul percorso che il
centrosinistra deve fare da qui al voto di febbraio.
Vi alleate di nuovo con un partito a trazione nazionale?
«Noi abbiamo messo in campo una proposta che parte da un assunto: il
governatore lo scelgono i sardi, non proconsoli romani o di altre
regioni, attraverso le primarie anche on line».

Forse per questo il Pd non si è ancora espresso.
«Manca un mese e mezzo alle nostre Primarias del 16 dicembre e non
hanno deciso. Vorremmo che lo facessero quanto prima. Il Pd non sembra
più il partito che si voleva mettere in discussione dopo le elezioni
politiche italiane, ma ha ripreso a concepirsi come il partito che
vuole occupare il centro del tavolo pur non potendolo più fare».
Se vi alleaste con il Pd il vostro candidato, Paolo Maninchedda,
potrebbe soccombere contro Massimo Zedda.
«Siamo democratici e le primarie saranno libere e decisive, se
accadesse lo accetteremmo sostenendo il vincitore».

Una delle riforma chiave di questa maggioranza, quella del governo del
territorio, è fallita. Perché, a suo avviso?
«Perché la riforma immaginata era molto legata al referendum di Renzi,
che è fallito. Guardi che cosa sta accadendo ora sulle province: si
pensa di istituire quella gallurese».

Lei è d'accordo?
«I sardi si sono espressi in modo netto e non si può non tenerne
conto. Ma se si apre la porta alla Gallura non si può non ragionare
anche sugli altri territori».

L'agenzia sarda delle entrate stenta a decollare.
«Non concordo. Ha avuto un avvio lento ma la macchina inizia a
camminare. Ora bisogna che acquisisca nuovi poteri».

Quali?
«Ottenere l'inversione del flusso delle entrate. I soldi dei sardi
devono essere conteggiati in Sardegna ed essere riversati allo Stato,
non il contrario».

Invece la Giunta si è accordata col governo sugli accantonamenti,
salvo pentirsene.
«È stato un errore madornale, una vergogna. Ritirare quei ricorsi alla
Corte costituzionale ci ha fatto uscire sconfitti: altre regioni che
hanno tenuto il punto hanno ottenuto ciò che noi chiedevamo».

Lei ha fatto a pezzi la riforma sanitaria di questa Giunta. Perché?
«Perché è assurdo che la Giunta e il Consiglio regionale abbiano
approvato norme e ne mettano in atto altre».

A che cosa si riferisce?
«La riforma della rete ospedaliera è ancora al palo, i dispositivi per
i diabetici non ci sono, non esiste il monitoraggio del piano
triennale. È folle che accada questo. Se una legge che abbiamo
modificato con un lavoro duro non va bene si torna in aula e si
cambia, altrimenti si applica».

Fabio Manca

CENTRODESTRA.
Anche i Riformatori pronti a presentare un candidato
Tensione sull'alleanza per Villa Devoto. 
Ma la Lega ribadisce: «Il nome lo facciamo noi»
Coalizione ancora in ordine sparso L'ombra dell'altolà di Berlusconi

In meno di 48 ore due partiti alleati della Lega hanno fatto sapere di
avere pronto un nome per la guida del centrodestra per le regionali.
Alla faccia dell'accordo nazionale Berlusconi-Salvini-Meloni che
prevede un'opzione del Carroccio sulla scelta del leader per la
Sardegna. Il ministro dell'Interno ha già detto che sarà nell'Isola
entro il 15 novembre per un tour nei territori, rigorosamente tra la
gente, e per indicare il nome.

Le tensioni
Mancano meno di due settimane e la sensazione è che più tardi arriva,
più candidati trova. Ma delle altre forze politiche alleate. Superate
le divisioni interne, Forza Italia ha lasciato trapelare che non
intende rinunciare a un confronto sul prescelto. «Rivendichiamo una
forza che all'interno della coalizione non può essere conteggiata
sulla base di sondaggi ma di dati certi», ha detto Salvatore Cicu,
probabile uomo di punta degli azzurri.

La linea di Berlusconi
Il nuovo corso di FI Sardegna “risente” chiaramente dell'ultimatum di
Silvio Berlusconi a Salvini: «Ci saranno tra poco elezioni regionali e
cittadine e non so come potremmo andarci con una Lega che continua a
ignorare il programma con cui si è presentata agli elettori», ha detto
a Milano, durante la presentazione di un libro su Craxi. E forse non è
casuale la frase pronunciata da Cicu poche ore prima, dopo il vertice
di FI in Consiglio regionale: «È molto importante ciò che dice
Berlusconi che dialoga con noi in modo continuo». E poi: «Dobbiamo
ragionare in prospettiva, guardare alla possibilità che questo governo
non regga e che ci siano nuove elezioni rispetto alle quali mica
possiamo dismettere il ruolo da protagonisti».

I Riformatori
Sulla scia degli azzurri, anche i Riformatori sardi hanno annunciato
di avere un nome pronto da proporre per la guida del centrodestra. «Lo
ufficializzeremo al prossimo tavolo della coalizione - ha chiarito il
coordinatore regionale, Pietrino Fois - ma non prima, per rispetto
della dignità di questo tavolo che deve essere sempre garantita». Sul
fatto che sarà Salvini a individuare il candidato: «Facciamo parte
della coalizione. Ci piacerebbe conoscerlo prima, e se non ci dovesse
essere condivisione insisteremo sulle primarie di coalizione».

Trattative in corso
Fratelli d'Italia il suo candidato ce l'ha già ed è Paolo Truzzu. Il
capogruppo in Consiglio regionale ha sempre detto di essere
disponibile a un passo di lato per il bene della coalizione. Ma
intanto c'è. E potrebbe diventare protagonista, se gli accordi di
spartizione delle quattro regioni al voto cambiassero all'ultimo
momento. Secondo lo schema pattuito, in Piemonte e Basilicata il nome
lo fa Forza Italia, in Abruzzo FdI, e in Sardegna la Lega. A quanto
pare FI non sarebbe tanto contenta del nome FdI per l'Abruzzo:
potrebbe subentrare la Lega che a quel punto lascerebbe libera la
Sardegna. Altro scenario: la Lega in Piemonte è forte, e FI ha
dimostrato di “tenere” nell'Isola. Uno scambio non è da escludere.

L'alleanza
Dubbi sui candidati ma anche sugli equilibri dell'alleanza regionale,
a questo punto legati a filo doppio con le questioni nazionali,
saranno sciolti al prossimo tavolo della coalizione che però non si
terrà prima della prossima settimana. Ma, anche alla luce delle
ambizioni altrui, il coordinatore del tavolo, il deputato Eugenio
Zoffili, ribadisce che «l'intestazione del nome del candidato
governatore è in capo alla Lega». Silenzio assoluto, però, sui
papabili in esame. Restano in pole il senatore Psd'Az Lega, Christian
Solinas, e il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi.

Arriva Borghi
Intanto il commissario per la Sardegna prepara il terreno per l'arrivo
di Salvini. Venerdì a Nuoro ci sarà il presidente della commissione
Bilancio della Camera, Claudio Borghi. All'incontro pubblico in
programma alle 18 lo stesso Zoffili, Guido De Martini e il consigliere
comunale Pierluigi Saiu.
Roberto Murgia

M5S. La proposta di Cabras e Manca «Un dibattito tra candidati prima
delle Regionarie»

Il contratto con la Lega non si tocca, nemmeno sotto la minaccia di
Berlusconi. Per il parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle
l'ultimatum del presidente di Forza Italia al Carroccio è «un disco
rotto, una sparata fatta perché si accorge di perdere consenso», dice
il deputato Pino Cabras.

Ma se a Roma il governo tiene, la situazione in Sardegna è ancora in
alto mare: ancora non si parla di una data per le regionarie,
necessarie a sostituire Mario Puddu, e i tempi rischiano di dilatarsi.

La proposta
Cabras pensa a una leggera modifica nello stile delle regionarie,
soprattutto per quando riguarda i tempi: «Sarebbe bene - dice - se ci
fosse un processo per consentire ai candidati di farsi conoscere
bene». Dunque, non un preavviso di 48 ore per l'apertura della
piattaforma Rousseau, ma «un vero e proprio dibattito tra i candidati,
perché sarebbe una cosa positiva». Sulla stessa linea il collega,
Alberto Manca, che precisa: «Sono d'accordo con questa proposta, è
anche vero, però, che i candidati fanno parte del mondo degli
attivisti e dunque sono conosciuti».

I tempi
Nessun problema nemmeno sui tempi che rischiano di allungarsi: «Non
siamo in ritardo», sottolinea Cabras, «considerando anche la
situazione delle altre forze politiche». Alberto Manca, invece,
ammette che il Movimento «ha perso il vantaggio di aver fatto tutto in
anticipo, ma il programma e i candidati consiglieri ci sono». Inoltre,
la corsa in solitaria «non ci costringe a perdere tempo con gli
alleati a litigare per la scelta del candidato come fanno gli altri».
(m. s.)

TENSIONI. Bruxelles: manovra incompatibile
Borsa in calo, vola lo spread. Il Pil si ferma, Di Maio: colpa del Pd
Decreto sicurezza, la fronda M5S. Toninelli: la Tav non si farà

ROMA Una nuova missiva da Bruxelles indirizzata al governo italiano.
Ad annunciarla, una nota del Mef che spiega: «La Commissione Europea
ha inviato al ministero dell'Economia e delle Finanze una lettera in
cui chiede di fornire una relazione sui cosiddetti fattori rilevanti
che possano giustificare un andamento del rapporto Debito/Pil con una
riduzione meno marcata di quella richiesta». La risposta del Mef - si
legge nella nota - «con la quale si giustificherà la traiettoria di
discesa del rapporto debito/Pil indicata nel Dpb, sarà inviata a
Bruxelles rispettando la scadenza del 13 novembre».

Fronda pentastellata
Una premessa importante per una giornata politicamente movimentata.
Iniziata con la fronda pentastellata - composta da Gregorio De Falco,
Paola Nugnes, Matteo Mantero ed Elena Fattori - che non intende votare
il decreto voluto fortemente dal ministro dell'Interno Matteo Salvini.
I quattro parlamentari chiedono delle modifiche e hanno presentato
degli emendamenti sulla parte dell'accoglienza. «Per noi sono
irrinunciabili», hanno fatto sapere. «Il decreto è migliorato, ma non
è del tutto ancora accettabile - ha sottolineato De Falco - così non
lo voteremo». Intanto, sul decreto sicurezz
a si va verso il voto di
fiducia.

Toninelli e Tav
«Ci metteremo d'accordo con la Francia per non fare la Tav», ha detto
il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. «Mi
risulta che Macron abbia escluso la Tav dalle priorità
infrastrutturali proprio dopo aver valutato costi e benefici - ha
aggiunto il ministro - e non ha stanziato risorse per finanziare il
percorso dalla galleria a Lione. Io sto aspettando le risposte dei
tecnici. In ogni caso la geognostica è costata all'Italia soltanto 617
milioni. Il rimborso di due miliardi? Lo vedremo, ma dalle prime
avvisaglie direi che non è assolutamente una cifra che sta in piedi».

Spread e Pil
Il forte rimbalzo di lunedì si è già raffreddato a Piazza Affari, dove
hanno prevalso le vendite con lo spread risalito a 312 punti base e il
rendimento del decennale al 3,49%. Delusa dalle stime del pil,
invariato nel terzo trimestre per la prima volta dal 2014, la Borsa di
Milano chiude in calo. Il prodotto interno lordo si ferma, non
mostrando alcuna evoluzione nel terzo trimestre dell'anno rispetto ai
tre mesi precedenti e limitandosi a un +0,8% su base annua. Una brusca
frenata, quella stimata dall'Istat, che riflette il perdurare della
debolezza dell'attività industriale - tra giugno e agosto la
produzione ha segnato una flessione dello 0,2%, col Pmi manifatturiero
ha indicato stagnazione a settembre - alla quale i servizi e la
domanda domestica non sono riusciti questa volta a fare da

contrappeso.
«Tutta colpa del Pd»
«È bene che tutti sappiate che il risultato del 2018 dipende dal
Bilancio approvato a dicembre 2017, che è targata Partito democratico.
Tutti sanno che la nostra Manovra deve ancora essere approvata e non
può aver avuto nessun effetto sul rallentamento in atto», ha scritto
il vicepremier Luigi Di Maio su Facebook commentando i risultati sullo
stato di salute dell'economia italiana. La replica di Teresa Bellanova
(Pd), ex vice ministro all'Economia: «Non intendo più perdere tempo a
commentare la produzione industriale delle sciocchezze di Di Maio e il
suo perenne e indecente scaricabarile. La perdita di 40mila posti di
lavoro col suo Decreto è il migliore commento alla sua arroganza e
alla sua insipienza».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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