giovedì 18 ottobre 2018

Rassegna stampa 18 ottobre 2018


La Nuova

«Cappellacci era il dominus di un'operazione illegale» Il gip conferma le accuse di corruzione e peculato ma dice no all'arresto Imprenditore in cella, manager ai domiciliari. Indagato il commercialista Vacca. Mauro Lissia

CAGLIARI

Ugo Cappellacci era il dominus, il deus ex machina dell'operazione di finanziamento con soldi pubblici riferiti al Fondo Ingenium della società Fm Fabbricazioni metalliche dell'amico Flavio Mallus, una società in stato prefallimentare che non poteva aver diritto ad alcun prestito pubblico.

A sostenerlo è il gip Giuseppe Pintori nell'ordinanza con la quale conferma i «gravi indizi di colpevolezza» a carico dell'ex governatore per i reati di corruzione e peculato, conferma che Cappellacci avrebbe incassato attraverso una società costituita per utilità private una «tangente di 80 mila euro» dallo stesso Mallus ma respinge la richiesta di arresto avanzata dai pm Emanuele Secci e Diana Lecca perché l'ex presidente è ormai privo di potere di influenza sugli uffici regionali e nelle vesti di parlamentare di minoranza non esiste il rischio che il coordinatore di Forza Italia possa reiterare i reati o inquinare le prove.

Il gip ha invece accolto le richieste di misura cautelare per Flavio Mallus e Roberto Bonanni, il primo imprenditore "salvato" dal fallimento grazie al prestito pubblico e il secondo manager che doveva controllare il diritto della Fm a ricevere i primi 750 mila euro del finanziamento. Mallus è in carcere a Uta, Bonanni agli arresti domiciliari. L'altra novità è che gli indagati da nove sono diventati dieci: compare il nome del notissimo commercialista cagliaritano Sergio Vacca, accusato di falso in attestazioni perché avrebbe edulcorato la situazione disastrosa della Fm. Gli altri indagati sono la consigliera regionale Alessandra Zedda, i commercialisti colleghi nello studio di Cappellacci Piero Sanna Randaccio e Tonino Tilocca, quest'ultimo ex presidente della Sfirs e dal 2016 a capo della Fondazione Dinamo.

Quindi Fabio Sanna e Carlo Alberto Zualdi, amministratore e liquidatore della Fm, mentre sul commercialista Carlo Dessalvi -  scrive il gip - non sussistono gravi indizi di colpevolezza. L'accusa di corruzione è ipotizzata per Cappellacci, Sanna Randaccio, Tilocca e Mallus, quella di peculato è condivisa con Zedda, Bonanni, Sanna Randaccio e Tilocca, mentre Mallus deve rispondere anche di truffa e di bancarotta, quest'ultima accusa estesa a Sanna Randaccio, Zualdi e Bonanni.Tutto ruota attorno al bando della programmazione regionale, anno 2009, per gestire il fondo "Ingenium Sardegna" cui la società Zernike aveva partecipato in perfetta solitudine.

Si tratta di 17 milioni cofinanziati in parte dalla Regione e destinati ad aiutare imprese impegnate in progetti innovativi purché avessero conti in ordine e bilanci in equilibrio. Fallita la Fm, la polizia tributaria decide di dare un'occhiata all'insieme delle pratiche di finanziamento per scoprire subito che i criteri sono stati rispettati solo in parte: alcune imprese non avevano i requisiti previsti dal Por 2007-2013. Le tracce portano a Cappellacci, il cui studio viene perquisito su ipotesi di truffa.

Tra documenti sequestrati e testimonianze, gli investigatori ricostruiscono i passaggi del prestito concesso alla Fm attraverso la Zernike e sostengono che a fare pressioni su Bonanni perché all'ormai decotta Fm arrivassero i 750 mila euro sarebbe stato Cappellacci. I passaggi successivi, nell'ipotesi accusatoria, riguarderebbero Alessandra Zedda, difesa da Agostinangelo Marras, chiamata in causa per essersi interessata da assessore regionale all'industria alla vicenda Fm. La colpa di Sanna Randaccio e Tilocca sarebbe quella di aver ideato l'imbroglio mettendo in contatto Mallus con Cappellacci. In pillole: la Fm avrebbe incassato la somma grazie a un bilancio del 2011 addomesticato da Mallus per ottenere i soldi e ai buoni uffici degli amministratori di centrodestra. In cambio Mallus avrebbe versato la tangente alla "Omen", acquisita da Sanna Randaccio per conto di Cappellacci, nascondendola alla voce "finanziamento soci".

La Omen, secondo il giudice, farebbe capo a Cappellacci e servirebbe a mascherare affari privati dell'ex governatore: oltre la presunta tangente, un appartamento in via dei Punici, due posti auto, una Porsche Carrera 911, una Bmw 740D da 86 mila euro ceduta poi fittiziamente all'amico Natale Ditel, suo ex consulente e oggi segretario dell'Autorità portuale.

Pd, l'appello di Scanu: «Subito le primarie»
L'ex senatore chiede una scossa:
«Un appello trasversale al partito per ripartire
Allarghiamo la coalizione e pensiamo a un rapporto diverso con lo Stato»

SASSARI
Stanco di fare lo spettatore, l'immobile soprammobile del
centrosinistra. Il Pd cerca di darsi una scossa. E la proposta arriva
da uno dei senatori del partito, Gian Piero Scanu, che fa da portavoce
a un movimento trasversale che va al di là del territorio gallurese e
abbraccia una fetta del partito. Più che una richiesta è una scossa
che si vuole dare al partito. Attraverso l'accelerazione delle
Primarie. Ma anche attraverso una maggiore considerazione
dell'autonomismo che il Pd sardo deve coltivare.

Appello che Scanu e
altri esponenti del Pd consegneranno al segretario Emanuele Cani
Perché questo appello?«Viviamo in tempi difficili. Essere democratici
oggi vuole dire resistere attivamente e lottare. In questo quadro, ti
sollecitiamo a mettere fine a una sbagliata inibizione culturale. La
sinistra sarda non può avere reticenze nel dire che la Sardegna è una
nazione. Non mi pare ci possa essere che questo tipo di sentimento.
Siamo una comunità unita da una cultura, da una storia, da una lingua
e da comuni e specifici interessi.

Dobbiamo impegnarci immediatamente
per dare voce alla nostra coscienza comune e, subito dopo, aprire il
giusto dibattito politico su come interpretare questo sentimento
nazionale».Mi scusi, ma lei tira la volata a Maninchedda?«No. Non è un
appello pro Maninchedda, e non deve esserlo. La nostra è
un'esortazione a un partito immobile. Si devono fare le primarie. Si
deve allargare nel modo più inclusivo possibile la coalizione. E chi
vuole partecipare lo deve fare. Sia Maninchedda, o Zedda o altri». Ha
in mente un modello?«Non per forza.

Ci sarà chi penserà a un
autonomismo spinto, chi a una riforma federale della Costituzione, chi
anche all'indipendenza conquistata legalmente. Ma ora ci si deve
impegnare questo sentimento comune di appartenenza. Questa è una
grande opportunità culturale e un luogo della resistenza e
dell'impegno democratico. In questo senso a noi pare una grande
opportunità poter partecipare a primarie nazionali sarde. Anche
Martina ha detto che chi si vuole candidare alla presidenza si deve
sottoporre alla valutazione dei sardi. Dunque, cosa spettiamo
ancora?».

Ha un riferimento? «Penso a quello che è successo in Baviera
in cui i Verdi hanno avuto un grande successo. L'area progressista
deve avere attenzione per l'ambiente. È rimasta indifferente a
emergenze nella nostra isola. Al degrado urbano e industriale,
all'atomizzazione di certe forme di abusivismo e non ultimo a quello
delle aree militari. Il successo dei verdi in Baviera è una fiamma che
si accende nel buio pesto del sovranismo».

Qual è la linea secondo
lei? «Se si parla di programmi dobbiamo farlo in linea orizzontale con
le cose da fare in Sardegna, ma anche in maniera verticale. Dobbiamo
chiederci che tipo di atteggiamento istituzionale mantenere con lo
Stato italiano. Noi conserviamo l'europeismo. Ma dobbiamo discutere su
un diverso rapporto con lo Stato italiano. Va superata la sindrome
dello statista che ha colpito alcuni politici sardi che hanno avuto
ruoli istituzionali, ma hanno trascurato la loro sardità per non
apparire affetti da provincialismo».

Il suo è un appello per le
primarie? «Non solo. È un appello per aggregare le forze e le
sensibilità affini. Per esaltare il fronte progressista e identitario,
che per sua natura si deve opporre a quell'ossimoro politico che è
l'unione tra Lega e Psd'Az. Un qualcosa che è contrario a ciò di cui
ha bisogno la Sardegna. Questo non è solo un mio pensiero, ma è il
sentire comune di molta parte del Pd. E non solo in Gallura. Questo
appello verrà fatto al segretario Emanuele Cani che in questi giorni
sarà in Gallura». (l.roj)

Il 16 dicembre le "Primarias" del Pds
Per candidarsi a governatore bisogna riconoscere la Sardegna come nazione

SASSARI
Tutto pronto per le "Primarias" del Partito dei sardi. L'appuntamento
è per il 16 dicembre, ma le candidature a governatore andranno
presentate entro il 15 novembre. La prime primarie della nazione
sarda, per dirla come il leader del Pds Paolo Maninchedda. Alle
primarie possono candidarsi tutti, a condizione che però riconoscano
la Sardegna come nazione.

Per il Partito dei sardi, infatti,
l'appuntamento del 16 dicembre vuole andare oltre la scelta del
candidato governatore, vuole essere una discussione sulla visione di
Sardegna, sulla sua identità, sui suoi poteri e sulle soluzioni da
attuare per migliorare la vita dei sardi e renderli più indipendenti
dal governo di Roma. Prove generali di Sardexit a due mesi dalle
regionali. Una consultazione che punta a ridefinire il ruolo della
Sardegna nei rapporti con lo Stato.

Ciascun candidato deve
sottoscrivere la Carta dei valori, in cui sono indicati i principi
fondanti delle Primarias, a partire dal diritto di ogni popolo ad
autodeterminare le sue istituzioni, fino al dovere di ogni cittadino
europeo di costruire l'Europa dei popoli. Per presentare la
candidatura occorre sottoscrivere l'impegno a sostenere alle regionali
il candidato che risulta vincitore. Inoltre, ogni candidato dovrà
presentare un programma in cui indicare qual è il suo pensiero su
determinati temi: dallo Statuto ai rapporti con lo Stato, dalla sanità
ai trasporti, dal fisco agli accantonamenti, dal turismo alle servitù
militari.

Agli elettori saranno consegnate due schede. La prima sulla
nazione sarda: sì o no all'idea di una Sardegna intesa come nazione,
ovvero «una comunità portatrice di diritti e interessi propri, che in
quanto tale necessita di maggiori poteri per interpretarli, difenderli
e affermarli». La seconda ovviamente sul candidato, ovvero su quale
governatore puntare per le regionali. Le candidature, come già detto,
vanno formalizzate entro il 15 novembre.

Chi vi prenderà parte? Per
ora l'unico nome certo dovrebbe essere quello del leader Pds Paolo
Maninchedda. Di sicuro non ci saranno il M5s, che ha già scelto Mario
Puddu con una votazione on line, né gli indipendentisti, che puntano
su Andrea Murgia. Nonostante qualche apertura da Forza Italia, anche
il centrodestra, orientato sul leader sardista Christian Solinas,
diserterà le Primarias. Non resta che il centrosinistra, dove prende
sempre più corpo la candidatura di Massimo Zedda, che chissà che non
decida di partecipare alle "Primarias" con l'obiettivo di allargare il
più possibile la coalizione che si dovrà presentare alle elezioni
vere. (al.pi.)

Riformatori: stop alla bagarre nel centrodestra
Fois: «Dannose le tensioni interne». Forza Italia, direzione generale
di domani a rischio diserzione

CAGLIARI
La faida dentro Forza Italia, ormai spaccata in due tronconi, ha messo
in subbuglio il Tavolo sardo del centrodestra e preoccupa molto gli
alleati quando mancano una manciata di mesi alle elezioni regionali di
febbraio. A lanciare l'allarme è stato Pietrino Fois, coordinatore dei
Riformatori. «Le tensioni interne ai partiti - scrive in un comunicato
- vanno scongiurate. Alla coalizione non servano primi della classe,
ma spirito di sacrificio.

Dev'essere questa la strada per arrivare a
un candidato governatore che sia condiviso da tutti e soprattutto
piaccia ai sardi». L'invito sembra essere un altolà alla bagarre di
questi giorni fra gli azzurri di Berlusconi. «Così non va - aggiunge
Fois senza entrare nel merito della contrapposizione fra il
coordinatore di Fi Ugo Cappellacci e una parte di Forza Italia -
Perché solidità e credibilità della coalizione sono di sicuro legati
alla qualità del programma che presenteremo e all'autorevolezza delle
persone che sceglieremo per realizzarlo, ma saranno anche decisivi i
rapporti interni alla coalizione e il clima che si respira all'interno
delle forze politiche che la compongono».

Basta, poi, è la conclusione
del coordinatore dei Riformatori anche con le «iniziative personali
che portano solo confusione e disorientamento nell'elettorato, noi non
vogliamo essere complici di chicchessia in un clima di scontri che non
ci appartiene». Ai Riformatori, puntualizza Fois, «non mancano certo
figure autorevoli da proporre per la presidenza della Regione, ma ci
siamo sottratti dal fare annunci di qualsiasi tipo per il bene della
coalizione».

Intanto dal fronte di Forza Italia non arrivano segnali
di pace. Si sa che il «caso Sardegna» è all'attenzione del presidente
Berlusconi, ma pare che nessun portavoce delle due anime (uno è
Cappellacci, l'altro il deputato Pietro Pittalis, insieme
all'eurodeputato Salvatore Cicu) sarebbe stata convocata a Palazzo
Grazioli, a Roma, per un confronto chiarificatore. Però i tempi sono
stretti: oggi è la vigilia della direzione regionale del partito,
convocata proprio da Cappellacci ma che potrebbe essere disertata dai
ribelli.

Duro attacco della segretaria della Cgil Nurra al congresso
Lavoro, diritti, sviluppo e sicurezza per aiutare il territorio
«La politica sarda non è stata in grado di dare certezze»

di Gianni Bazzoni
SASSARI
"Vivo, partecipo. Perciò odio chi non partecipa, odio gli
indifferenti": le parole di Antonio Gramsci sotto la scritta "Il
lavoro è", e a seguire tutte le declinazioni positive che ogni persona
dovrebbe coltivare (diritti, progresso, salute, dignità...).Ci sono
questi elementi nella relazione della segretaria uscente Francesca
Nurra che ieri sera - nella sala gremita dell'Hotel Carlo Felice di
Sassari - ha aperto il 6° Congresso territoriale della Cgil di
Sassari.Sviluppo, lavoro, sicurezza, diritti e uguaglianza: ecco i
temi ricorrenti emersi e sottolineati nell'intervento di Francesca
Nurra.

Una relazione che è partita dalla «gravità e profondità della
crisi» della Sardegna e del territorio, dall'assenza di regole e di
tutele che producono illegalità, annullano la sicurezza e fomentano la
guerra tra poveri. E in mezzo ci sono i giovani: «La crisi per loro è
stata peggio di una guerra. La disoccupazione di lunga durata è
diventata una malattia talmente endemica che la ricerca del primo
impiego riguarda ormai una moltitudine di trentenni». La
disoccupazione giovanile è un segnale preoccupante di una società che
sta invecchiando, che non è proiettata verso il futuro.

«L'impegno
della Cgil a tutti i livelli - ha detto ancora Francesca Nurra - deve
esserefinalizzato a recuperare futuro e progresso sociale. Le nostre
energie devono essere dedicate ad affrontare la crisi economica».

Il
pensiero è andato poi agli incidenti mortali sul lavoro, che sono in
crescita e sono l'indicatore di un calo di attenzione e di tutele,
frutto di una precarietà che ormai appare inarrestabile.«Non è più
tollerabile per un paese civile che un lavoratore o una lavoratrice
escano di casa al mattino per andare al lavoro e potrebbero non
rientrare più. Le tragedie non devono più ripetersi: servono rispetto
delle norme, controlli su appalti e subappalti e una lotta decisa al
lavoro precario».

Poi la pagina dedicata al governo regionale.
Francesca Nurra non ha fatto sconti alla giunta di Francesco Pigliaru
e al sistema istituzionale nel suo complesso. «La politica sarda non è
stata in grado di affrontare le emergenze e spesso non ha ritenuto di
volersi confrontare con le parti sociali».

Dal massimo esponente della
Cgil del sassarese arriva un «giudizio pessimo sulle riforme portate
avanti». A cominciare da quella del sistema sanitario regionale, poi
il nuovo sistema di governance delle autonomie locali «che vede ancora
le Province commissariate, svuotate in parte delle competenze,
sottofinanziate, senza avere la possibilità di svolgere i compiti di
tutela affidati dalla Costituzione».

Così anche le poche cose fatte
bene (Reis e Iscol@) sono passate in secondo piano. Nella parte
centrale della relazione di Francesca Nurra, il quadro del nord
Sardegna che ha grandi potenzialità, con una straordinaria ricchezza
di beni ambientali e parchi naturali, un patrimonio importante sotto
il profilo archeologico, culturale e storico-paesaggistico. «Tutte
risorse valorizzare in modo insufficiente e per ora non contemplate
seriamente in un nuovo modello di sviluppo».

Agricoltura e pesca,
settori dove resistono eccellenze storiche e dove serve legare
l'innovazione allo sviluppo locale. Infine i trasporti, la necessità
di rafforzare l'aeroporto di Alghero e il porto di Porto Torres, il
sapere e la formazione «con il pieno sostegno alla nostra Università».

Ma anche il dramma della lunga attesa per il Protocollo della chimica
verde «da sette anni in larga parte disatteso, l'ennesino grande
inganno di Eni ai danni dei lavoratori. E le risposte che non arrivano
sulla miniera di Olmedo»." É il lavoro", il motore per il rilancio
vero dell'economia.

Unione Sarda

CENTRODESTRA.
Tunis: «Forza Italia ritrovi l'armonia  Solinas? Lo sosterrei con piacere»
Il consigliere: la coalizione punti sul lavoro

Lettere e veleni incrociati che scorrono nelle vene sarde di Forza
Italia non scalfiscono il sorriso di Stefano Tunis: «Mi sento estraneo
a queste vicende. Sono concentrato su altre questioni, come la messa a
punto del programma per le regionali».

Cappellacci dice che le lamentele sulla gestione del partito vengono
da una minoranza. Lei da che parte sta?
«Sento di far parte di un partito che deve ritrovare la comunità
d'intenti per un unico obiettivo: vincere le prossime elezioni col
centrodestra».

Qualcuno sostiene che la prima spallata agli azzurri l'abbia data lei
con Sardegna 20Venti.
«Io ho presidiato un'area civica che è stata di supporto al
centrodestra e ora vede in me un punto di riferimento. Il movimento
non è in competizione con altri soggetti della coalizione, né con FI.
Non sto facendo nulla che non abbia preparato nel corso degli anni».

Ma lei è in campo come candidato presidente o no?
«Non c'è una mia candidatura, perché non c'è una scelta da parte della
coalizione. Non c'è la mia e non ce ne sono altre».

Sarà Salvini a decidere.
«La Lega, visto il quadro nazionale, avrà questo potere. Scelta che al
momento trovo sensata, per quanto riguarda i numeri, ma è da calare
all'interno della realtà sarda».

L'ipotesi di Christian Solinas?
«La trovo una scelta autorevole sul piano personale, centratissima dal
punto di vista della caratterizzazione politica. Il centrodestra ha
bisogno di una guida dall'impronta civica e sardista. Lo sosterrei con
piacere».

Cappellacci però ha fatto il suo nome.
«In realtà non lo ha fatto nessuno. Sono tra le persone prese in
considerazione, per caratteristiche personali e politiche. Non ho mai
chiesto una candidatura, né in pubblico né in privato. Cappellacci ha
detto che il mio è un ottimo nome di Forza Italia».

Alessandra Zedda sostiene che non c'è stata nessuna consultazione.
«Non so come abbia interpretato le parole di Cappellacci, forse c'è
stata un'incomprensione».

E se qualcuno le proponesse una candidatura alle suppletive per la Camera?
«Non ho mai ragionato sull'ipotesi di spostare il mio impegno altrove,
fino ad oggi».

Quante liste faranno parte del centrodestra?
«Una decina. Occorre una grande espressione territoriale per essere
competitivi».

Ci sarà anche Mauro Pili?
«Non ho notizie a riguardo».

Su cosa deve puntare il centrodestra per le regionali?
«Sul lavoro. È il primo punto del mio programma, il miglior sistema di
redistribuzione della ricchezza. Bisogna cambiare approccio.
L'assistenzialismo del centrosinistra, ora preso in prestito dal M5S,
non combatte la povertà, ma la contagia».

Michele Ruffi

L'INIZIATIVA. Il Pd non scioglie i dubbi sulla propria partecipazione
A dicembre le primarie sarde
Candidature entro un mese. Maninchedda: «Sarà vero dibattito»

Trovare il candidato alla presidenza della Regione non è l'unico
obiettivo delle primarie nazionali sarde che si terranno il 16
dicembre. La consultazione popolare, lanciata dal segretario del
Partito dei sardi, Paolo Maninchedda, il 23 settembre ad Abbasanta,
interroga i sardi sulla propria coscienza di nazione. È on line il
sito primarias.eu.

Un referendum

Chi parteciperà alle “Primarias” dovrà esprimersi su argomenti
specifici e soprattutto a sposare una linea di correttezza nei
confronti degli avversari. Entro il 15 novembre dovranno essere
formalizzate le candidature, mentre da oggi ci sarà spazio per il
dibattito pubblico in rete. Per Maninchedda, le primarie nazionali,
organizzate in questo modo rappresentano «un vero spazio di
partecipazione di cui la Sardegna ha bisogno».

Regole e carta dei valori

Primo obiettivo: evitare che la competizione diventi uno scontro
frontale tra candidati e un referendum personale. Chiunque si candidi
dovrà garantire il proprio appoggio e quello dei sostenitori a
chiunque vinca. Inoltre, le regole impongono un'etica che mantenga la
competizione nei limiti della dialettica politica, lasciando fuori
polemiche, attacchi personali e dileggio nei confronti degli
avversari.

Gli argomenti in campo

La scheda della candidatura impone di presentare una propria visione
su 18 temi: Statuto, rapporti con lo Stato italiano, riforma
amministrativa della Regione, riequilibrio dei poteri e delle risorse
tra Comuni e Regione, riequilibrio dei poteri e delle risorse tra le
città e i paesi, sanità, trasporti interni e continuità territoriale
aerea e marittima, fisco, accantonamenti, educazione, urbanistica,
lingua, cultura, turismo, bonifiche, servitù militari, rifiuti e
energia. «Sarà un dibattito vero su argomenti precisi», dice
Maninchedda.

Il senso delle primarie

Chiedere di esprimersi sulla Sardegna intesa come nazione apre
l'orizzonte della consultazione e potrebbe far rompere gli indugi ai
dubbiosi. Un rischio che l'assemblea di Abbasanta ha deciso di correre
per stimolare i sardi ad un'assunzione di consapevolezza. Se la
maggior parte dei partecipanti non penserà di vivere in una nazione,
gli organizzatori ne prenderanno atto. Anche chi non la pensa così,
però, dovrà partire dal presupposto che l'Isola ha il diritto di
scegliere pacificamente proprie forme di autogoverno.

Dall'esterno

Il segretario regionale del Partito democratico, Emanuele Cani, parla
di un «progetto interessante che vale la pena prendere in seria
considerazione». Poi, c'è la parte relativa alle regole da seguire,
per cui «sarebbe bene avere una condivisione collettiva di tutti i
soggetti che decideranno di partecipare a questo momento di
consultazione». Ma è ancora presto per capire se il Pd parteciperà
alle primarias: «È un tema su cui si sta discutendo e non possiamo
avere certezze, ma stiamo osservando con grande attenzione».
L'esponente di Campo progressista, Francesco Agus, reputa le primarie
uno «strumento utile, a patto che non diventino una conta tra partiti
o correnti».

Le perplessità

Il passo avanti nel decidere le regole e nella scelta della data
lascia qualche dubbio: «Le forze che contrastano la deriva del governo
populista hanno il dovere di provare a stare insieme e affrontare un
dialogo. Proprio per questo prima di fissare date e metodi credo sia
più utile ricercare l'unità». Il segretario di Progres, Gianluca
Collu, guarda con favore alle primarie fatte su «un perimetro che ci
contraddistingue». L'obiettivo, però, non deve essere solo il prossimo
appuntamento elettorale delle Regionali, ma «un progetto che duri nel
tempo».
Matteo Sau

L'APPELLO.

«Basta tensioni interne ai partiti, la coalizione sia unita»
Fois (Riformatori): servono più spirito di sacrificio e impegno

«Le tensioni interne ai partiti vanno scongiurate, al centrodestra non
servono i primi della classe, ma laboriosità e spirito di sacrificio
che portino ad un nome che sia condiviso da tutti e che soprattutto
piaccia ai sardi: verso le elezioni lo schieramento deve essere unito».

È l'appello rivolto agli alleati dal coordinatore regionale
dei Riformatori, Pietrino Fois. Un invito che arriva due giorni dopo
il secondo tavolo della coalizione e lo strappo interno a Forza
Italia. «Così non va - dice Fois - solidità e credibilità sono legati
alla qualità del programma che presenteremo e all'autorevolezza delle
persone che sceglieremo per realizzarlo, ma anche dai rapporti interni
alla coalizione e dal clima che si respira all'interno delle forze
politiche che la compongono».

Basta, poi, con le «iniziative personali
che portano solo confusione e disorientamento nell'elettorato». Ai
Riformatori, conclude il coordinatore, «non mancano certo figure
autorevoli da proporre per la presidenza della Regione, ma ci siamo
sottratti per il bene della coalizione».
Ro. Mu.


IL GIALLO.
Pace fiscale, Di Maio: testo manipolato «Cambiato il documento inviato
al Colle». La Lega: «Noi gente seria»
Il vicepremier annuncia la presentazione di un esposto in procura

ROMA «È accaduto un fatto gravissimo! Il testo sulla pace fiscale che
è arrivato al Quirinale è stato manipolato. Nel testo trasmesso alla
presidenza della Repubblica, ma non accordato dal Consiglio dei
Ministri, c'è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi
evade. Noi del MoVimento 5 Stelle in Parlamento non lo votiamo questo
testo se arriva così. Questa parte deve essere tolta.

Non ho mai detto
che si volevano aiutare i capitali mafiosi. Non so se una manina
politica o una manina tecnica, in ogni caso domattina si deposita
subito una denuncia alla Procura della Repubblica perché non è
possibile che vada al Quirinale un testo manipolato».
Il presunto complotto

È un vero complotto quello denunciato ieri sera da Luigi Di Maio su
Instagram. «In questo governo stanno avvenendo tante cose inedite,
tanti giochini. Ciò che metteremo in campo dopo la denuncia in Procura
ci farà capire», ha aggiunto a “Porta a Porta”. Alla domanda su chi
sospettasse, il leader M5S ha poi aggiunto: «Tengo ad escludere
responsabilità politiche, perché mi fido delle persone con cui siamo
al governo», ma «in questo governo stanno avvenendo tante cose strane,
tanti giochini: ciò che metteremo in campo dopo la denuncia alla
Procura ci farà capire delle cose». Sospetta di Giorgetti? «Non mi
permetterei mai». Poi ha aggiunto: «Questo è il governo col più alto
numero di nemici, ma non mi sorprende. Hanno già provato a farci
giochetti con il decreto Dignità», aggiunge.

La smentita
Un complotto ridimensionato dopo il chiarimento del Colle: «Non
abbiamo ricevuto nulla», ha chiarito una nota dell'ufficio stampa
della presidenza. «Ai miei uffici è stato riferito che quel testo è
stato mandato al Quirinale. Se non è così torno a Palazzo Chigi,
accertiamo tutto. Non ci sarà bisogno di riunire un nuovo consiglio
dei ministri. Basta stralciare quella parte dal testo», ha detto Di
Maio.

«È stato il Mef»
In ogni caso i sospetti dei pentastellati si concentrano sui tecnici
del ministero dell'Economia. «E stato qualcuno all'interno del Mef»,
ha detto a un'agenzia di stampa un importante esponente M5S del
governo Conte. Mentre fonti leghiste chiariscono: «Noi siamo gente
seria e non sappiamo niente di decreti truccati, stiamo lavorando
giorno e notte sulla riduzione delle tasse, sulla legge Fornero e
sulla chiusura delle liti fra cittadini ed Equitalia».

«Condono a loro insaputa»
Nel frattempo si scatenano le reazioni degli avversari politici:
«Approvano un condono tombale per gli evasori. E ora cercano manine e
nemici. Imbroglioni. Un grande paese come l'Italia non merita tutto
questo», scrive su Twitter il segretario del Pd Maurizio Martina. «Di
Maio è imprigionato in un episodio della Famiglia Addams: è
perseguitato dalla Mano, dalla manina e dalla manona. Denunce in
Procura? Ammetta una buona volta che i Cinquestelle hanno dato il via
libera ad un condono fiscale a loro insaputa», ironizza Mara Carfagna,
deputata di Forza Italia. «Di Maio è un uomo disperato. Vota a sua
insaputa un condono, poi grida allo scandalo. Non capisce il senso dei
testi che vota», attacca duro Matteo Renzi.

L'ORDINANZA.
Corruzione, l'inchiesta è chiusa  Il gip nega l'arresto di Cappellacci
perché non ha più un ruolo di rilievo
Secondo l'accusa l'ex governatore avrebbe incassato una tangente da 80mila euro

Ugo Cappellacci è parlamentare, dunque «non ha più un ruolo politico
di rilievo» a livello «regionale e nazionale»: fa parte di «una
compagine politica di minoranza senza posti di potere di rilievo» ed è
«all'opposizione nel governo regionale e nazionale». Non può più
influire nelle decisioni locali come quando era governatore, e i fatti
contestati sono di anni fa.

Dunque non serve la misura cautelare (il
carcere) chiesta per lui dalla Procura nel 2017 in un'indagine
incentrata su una presunta tangente di 80 mila euro incassata nel 2013
dal coordinatore regionale di Forza Italia. Però la «gravità delle sue
condotte» è «evidente»; Cappellacci è stato «il vero deus ex machina»
del finanziamento (ritenuto illecito) alla base dell'inchiesta; da
presidente era stato «in grado di influenzare gli organi politici e
gli apparati competenti» nel «valutare la pratica di accesso alle
erogazioni» di denaro pubblico; a suo carico ci sono «gravi indizi»
per il peculato e la corruzione.

L'ordinanza
È quanto sostenuto dal gip Giuseppe Pintori nell'ordinanza con cui ha
disposto l'arresto degli imprenditori e manager Flavio Mallus
(«principale protagonista delle condotte criminose») e Roberto
Bonanni, mandati a Uta e ai domiciliari. Operazione eseguita dalla
Guardia di finanza le cui verifiche (disposte dai pm Emanuele Secci e
Diana Lecca) hanno consentito di ricostruire la nascita della società
al centro della presunta corruzione, il passaggio dei soldi e il
comportamento delle altre persone sotto accusa: Alessandra Zedda (ex
assessora regionale all'Industria, peculato), i commercialisti Piero
Sanna Randaccio e Antonio Graziano Tilocca (colleghi di studio di
Cappellacci, corruzione e peculato), Fabio Sanna e Carlo Alberto
Zualdi (ad e liquidatore della società “Fm” di Mallus in diversi
periodi, bancarotta), i commercialisti Sergio Vacca (falso in
attestazioni) e Carlo Dessalvi (bancarotta).

La Zernike
Tutto ruota attorno alla società d'investimento “Zernike Meta Venture
capital” che, vinto il bando sotto l'amministrazione di centrodestra,
gestiva il fondo pubblico “Ingenium Sardegna”: 17 milioni di euro
regionali da destinare «all'investimento in imprese innovative».
Cappellacci, nell'ipotesi della Procura, nel febbraio 2013 da
governatore avrebbe «istigato Bonanni», amministratore della spa, a
far avere «750 mila euro» pubblici alla “Fabbricazioni metalliche” di
Mallus nonostante fosse «priva dei requisiti» previsti dal bando Por:
era in «stato di dissesto», situazione «che non poteva sfuggire ad
amministratori, commercialisti, esperti del fondo Ingenium e Regione».

La Fm «aveva falsificato i dati contabili per un maquillage
finanziario illecito utile ad accedere ai finanziamenti», e l'aumento
di capitale con la Zernike (da 33 mila euro a 1,4 milioni) era
arrivato grazie «a contatti» di Mallus «ai più alti livelli della
politica regionale, in particolare con l'assessora Zedda» la quale si
informava e aveva incontri con Bonanni, che si occupava delle pratiche
per investimenti ed erogazione del denaro. In definitiva, per il gip
«l'istruttoria» per concedere il denaro «fu inquinata», con «ingerenze
anche sui responsabili della gestione del fondo».

La tangente
In questo modo, facendo concedere quel finanziamento da 750 mila euro
Cappellacci - per i pm -aveva ottenuto gli «80 mila euro» versati da
Mallus come «finanziamento soci» in un'azienda costituita dieci giorni
prima su «specifica indicazione di Tilocca e nell'interesse esclusivo
di Cappellacci»: la Omen. Il socio al 95 per cento era Sanna Randaccio
«per non ricondurre la società» all'ex governatore.

Mallus riferì agli
inquirenti di essere diventato tanto intimo di Tilocca che questi,
saputo «dell'esistenza di un'indagine e temendo una perquisizione»,
gli aveva chiesto «di nascondergli denaro». Gli diede «una busta con
120 mila euro» che Mallus nascose «nel controsoffitto del suo ufficio»
e restituì nel 2013. Gli 80 mila euro invece furono versati dalla Fm
il giorno dopo l'arrivo dei fondi Ingenium. Poi, fallita la “Fm”,
partì l'inchiesta per ricostruire le modalità di distribuzione del
denaro e capire quali aziende ne avessero beneficiato.

La Omen
La Omen, fa notare il gip, è il nome della barca di Cappellacci letto
al contrario: Nemo. Una «operazione fraudolenta» per «nascondere la
corresponsione degli 80 mila euro». Cioè «la tangente». Il
parlamentare in questa inchiesta «è uno dei protagonisti principali,
la gravità della sua condotta è evidente. Si era interessato alla
pratica Fm pur non avendone diritto» e «aveva percepito una rilevante
utilità economica». Comportamenti però «risalenti nel tempo», quindi
non è necessario l'arresto.

Gli altri
La Procura aveva chiesto anche il carcere per Sanna Randaccio (gli si
contesta «solo una condotta omissiva») e i domiciliari per Zualdi e
Sanna, ma il gip ha detto no. Rifiutata inoltre la richiesta di
sospensione dall'attività per Vacca e Dessalvi: per lui «può essere
esclusa una sua evidente responsabilità».

La difesa
«La vicenda è stata letta in modo errato», è il commento di Guido
Manca Bitti, difensore di Cappellacci, «tutte le operazioni sono più
che trasparenti e legittime, ma ora abbiamo necessità di vedere gli
atti e la documentazione dei pm». L'avvocato Agostinangelo Marras a
sua volta spiega che l'ex assessora Zedda «non si occupava di
istruttoria né di prestiti, seguiva in generale tutte le pratiche e le
aziende che si sono rivolte a Ingenium senza mai alcuna ingerenza. Non
aveva alcun potere decisionale». L'inchiesta è praticamente chiusa.
Oggi l'interrogatorio di garanzia per Mallus.
Andrea Manunza


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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