martedì 2 aprile 2019

Family day, familiy night (i panni sporchi come perno dell'istituzione familiare). Di Gian Luigi Deiana


Secondo me l'ultima edizione del congresso mondiale della famiglia, il family day di Verona è stata un evento decisamente salutare: e questo perché i panni sporchi, quelli che appunto si tengono "in famiglia", sono saltati fuori tutti insieme, come se da tempo immemorabile non ne vedessero l'ora; e poi hanno preso a giostrare, a cambiare la funzione loro ascritta e mettersi a svolazzare qua e là fra palchi, cortei, ministri e tv: ora potrebbero fare di tutto, tranne che a tornare ubbidienti là dentro; i panni sporchi delle relazioni sociali primarie: qui sta la traccia se si vuole provare a capire qualcosa della famiglia; tuttavia io sono anche intimamente dispiaciuto di tutto il disastro provocato dallo zelo fanatico del family day, se considero che io stesso non ho trovato nulla al mondo che mi sia più caro della mia famiglia. Sono nato in una famiglia e poi ho contribuito a farne una nuova, e l'una e l'altra sono la scena creativa e la storia amorevole della mia vita, con tutte le complicazioni che possono capitare; ma la sola idea che questo valore sia portato in piazza da paranoici del familismo non solo mi porta ai conati di vomito, ma mi fa temere per la dissipazione irredimibile del valore stesso; ma: se io amo la mia famiglia e tuttavia odio il familismo, c'è forse una contraddizione nel mio pensiero? Nossignore, c'è piuttosto un equivoco nell'oggetto, cioè un equivoco o una rete di equivoci nel concetto di famiglia in quanto tale; l'equivoco più strombazzato in questi giorni di family day è la definizione costituzionale della famiglia come "società naturale" e per di più "fondata sul matrimonio" (art. 29 cost.); nella realtà antropologica e storica si coglie piuttosto il fatto che la famiglia a relazione matrimoniale è "una" delle forme di regolazione dei sistemi di parentela, i quali a loro volta affondano la loro genesi e la loro necessità nel controllo dei vincoli di esogamia e di endogamia e dei reciproci riconoscimenti di proprietà sulle cose e di diritto ereditario sulle stesse, in quanto esigenze vitali per la conservazione del gruppo sociale. Si tratta certo di forme sociali maturate in diecimila anni e percepite fino a ieri come fossero "naturali", ma sono soltanto le provvisorie soluzioni umane rispetto al problema della riproduzione sociale in genere; e sono soluzioni provvisorie intrise fin dai primordi anche di pregiudizio e barbarie: l'ancestrale recinzione psicologica, linguistica e sociale nei confronti di chi non corrisponde al modello: nascere gemelli, essere qualificata come zitella, o non poter avere figli o persino restare orfano o vedova; e allora la costituzione? Il dettato fondamentale della costituzione italiana a riguardo di questa materia non sta nell'art. 29, ma nell'art. 2 (di cui lo stesso art. 29 va inteso come una specifica subordinata); l'art. 2 dice: "la repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità"; questa formulazione intende che la famiglia è "una" delle formazioni sociali in cui si svolge la personalità dell'uomo, il quale è assunto come titolare di diritti inviolabili a prescindere, sia come singolo sia come soggetto sociale; quindi fondazione sul matrimonio, eterosessualità dei genitori, maternità e paternità ecc. sono argomenti socialmente seri gettati in pasto a paranoie claniche o peggio a demagogie populiste ciniche e idiote; poichè a chiunque può capitare di dover uscire dalla forma sociale in cui ha vissuto e di assumerne un'altra, per es. costituire una unione non matrimoniale, adottare un bambino ecc... Il compito dell'istituzione di garanzia e della cultura comune non è di cospargere di pene alcuni modi di vincolo affettivo in favore di un modello uniformato; non è inneggiare alla formula " finchè morte non separi" o distinguere figli e figliastri, ma evitare di trasformare una aspirazione relazionale in una via del calvario; posto che la famiglia cosiddetta "tradizionale" ha il suo più mortale nemico proprio nel fanatismo tradizionalista, è importantissima la comprensione clinica della malattia familistica; la malattia familistica si è costituita nei millenni con due deformazioni fisiologiche e psichiche contigue e per molti aspetti terrificanti: il maschilismo e il patriarcato; familismo, maschilismo e patriarcato sono la sacrilega trinità da cui ha avuto origine ciò che le società sono oggi, il razzismo, il disconoscimento delle società altre, descrive e prescrive lo "spazio vitale" perseguito da ciascuna di esse a danno delle altre forme di civiltà e di societàLa fratellanza universale, unica vera "società naturale" del genere umano, è da esse integralmente rinnegata; così, come l'odore dei soldi è la pista migliore per chi indaga sui crimini finanziari, così l'odore dei panni sporchi è la pista migliore per la comprensione del concetto di famiglia oggi, nel bene e nel male, perché la crisi di delirio dei familisti fanatici non è generata dalle famiglie di fatto, dalla normalità omosessuale o dai modi della procreazione, ma è generata dai panni sporchi connaturati al loro modello di famiglia: la violenza contro le donne, il ripudio di chi non fa parte del "noi", e il vuoto di valore creato nelle aspettative dei propri figli; la fratellanza universale fondata sul reciproco riconoscimento è l'unica vera "società naturale".

Di Gian Luigi Deiana

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