mercoledì 10 aprile 2019

L'intervista/ Il Nuovo presidente Michele Pais: sarò super partes la minoranza stia tranquilla.


La Nuova Sardegna.

CAGLIARI «Sono sorpreso, che Dio mi aiuti». L'algherese Michele Pais s'è emozionato non poco quando al voto numero 31, il centrodestra ha battuto le mani con ritmo incessante. Ecco, «abbiamo eletto il nuovo presidente del Consiglio regionale». Ma «chi è, quello con la barba?», ha chiesto Giorgio Oppi, il decano dell'assemblea, pronto a cedergli ruolo, poltrona e microfono. Dentro cui l'avvocato civilista, 45 anni, dirà ancora più tremante, dopo aver incrociato fra il pubblico lo sguardo di parenti e amici. «Entrando in quest'aula, giovedì scorso, mai avrei immaginato di essere chiamato a presiedere il Parlamento dei sardi. È per questo onore e onere ricevuto che chiedo l'aiuto di Dio».

È stato questo il primo discorso ufficiale, metà a braccio e metà scritto su un foglietto che gli tremava fra le mani. Poi è cominciata la festa, durata fino al passaggio di consegne, campanella compresa, con il predecessore Gianfranco Ganau.

Presidente, il suo è stato un trionfo.
«La nostra maggioranza ha dimostrato grande compattezza. Ho
ottenuto 36 voti su 36».
Voti controllati, a uno a uno, grazie allo stratagemma su come ogni alleato avrebbe dovuto scrivere il nome sulla scheda.
«Ogni consigliere è stato libero di scrivere come voleva: Michele Pais, Pais Michele, l'avvocato Pais. Non ci vedo nulla di strano».
Lei s'è votato e ha scritto?
«Michele Pais. A scuola me lo ripetevano spesso: mai il cognome davanti al nome».
Quindi come tutti gli altri leghisti.
«Non ci ho badato».
Dopo la sua elezione, arriverà il resto della Giunta?
«Le due situazioni non erano e non sono collegate fra loro».
C'è chi invece continua a dire il contrario: se Pais non fosse stato eletto con 36 voti, sarebbe stato un disastro.
«Non credo proprio. Da una parte c'è il presidente Solinas che, con grande capacità, sta lavorando per garantire alla Sardegna un governo autorevole. Dall'altra, c'è la mia grande felicità che ho voluta subito condividere con l'intera maggioranza. Il resto fa parte della normale dialettica fra i partiti. Non parlerei di litigi in
corso, c'è un confronto in atto che finirà bene».
È il primo presidente leghista del Consiglio della Sardegna.
«Sono orgoglioso di essere un sardo autonomista. Sono felice di rappresentare un partito che proprio sull'autonomia, dovrà essere sempre più forte a favore delle Regioni, ha costruito la sua storia».
Ma il Nord, quello della Lega, è di solito un Nord poco generoso col Sud.
«Dopo un'esperienza in Alleanza Nazionale, alla Lega mi sono avvicinato in punta di piedi. Mi sono messo a studiare e 18 anni fa, eletto consigliere comunale ad Alghero, ho capito sul campo che gli obiettivi politici del partito e quelli miei erano gli stessi».
Quali sono?
«Il diritto delle Regioni di rivendicare maggiori spazi. Da sempre la nostra Sardegna è in grande credito col governo nazionale».
Governo Che da oggi in poi rischia di essere una sua controparte, nonostante Salvini.
«Mai cerco lo scontro, ma il confronto. Col dialogo, questo Consiglio farà tutto il possibile per rivendicare le prerogative della nostra terra e su questo sarò e saremo inflessibili».
Il primo obiettivo politico.
«Dare più voce e forza ai Comuni. È dalle periferie che dobbiamo far ripartire la Sardegna».
Che carattere ha?
«Parlo schietto e diretto. Mi piace guardare le persone negli occhi. Non sopporto i troppi tatticismi».
Dovrà essere imparziale.
«Lo sarò sempre. La minoranza può stare più che tranquilla».
Sui grandi temi solleciterà l'unità del Consiglio regionale?
«Sarà indispensabile per trattare alla pari con il Governo».
I problemi sono un'infinità.
«Prima di tutto, voglio studiare bene ogni articolo e comma del regolamento del Consiglio, per far sì che il nostro compito di legislatori possa davvero migliorare la vita quotidiana della nostra terra. Alghero compresa, perché con la mia città natale, ho un legame speciale».
Sa che rischia di essere l'unico politico del Nord Ovest ad avere un posto di comando.
«Quello che contano sono i risultati che riusciremo a portare non solo per la mia Provincia, ma dovunque». (ua)

Intervista tratta da “La Nuova Sardegna” del 10.04.2019

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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca


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