lunedì 22 aprile 2019

L’opinione nega la dimensione della politica, propria dei movimenti sociali. Di Luca Pusceddu.




Più che pensare ad usare la tecnica di diffusione delle idee del meme per affermare una egemonia bisognerebbe rompere l’incantesimo che fa sovrapporre formazione dell’opinione pubblica e sviluppo dei movimenti sociali, opzioni distinte, che hanno solo pochi punti in comune – la costruzione del consenso – ma che sono antitetiche, perché l’opinione nega la dimensione della politica, prerogativa invece dei movimenti sociali.

Il primo aspetto condanna la società a essere spettatore passivo dell’operato del sovrano, riservandosi solo l’opzione di esprimere apprezzamento o critica. Il secondo aspetto, invece, attiene al Politico, cioè all’organizzazione delle forze, alla definizione del nemico e delle possibili alleanze. Elementi sempre più cogenti nella Rete.

Il meme, i selfie, il nichilismo evidenziano dunque le derive di un sociale dal quale è bandita la possibilità dell’azione politica. E’ cioè il campo di azione dove la dimensione del potere e dei rapporti sociali di produzione devono essere occultati in nome di un riconoscimento del sé e delle propria, parziale e esiziale identità. Il nichilismo digitale è dunque l’orizzonte di una politica identitaria del riconoscimento che conferma sempre, indipendentemente dalla postura ribelle che mette in scena, lo staus quo che ormai come una tela di ragno avvolge nel suo bozzolo la network culture anche nella sua variante radicale.

Di Luca Pusceddu

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