venerdì 2 agosto 2019

2 agosto: per ricordare i martiri, senza dimenticare i miserabili.



Fra le vittime della strage di Bologna c'era Maria Fresu e la sua bambina, Angela. Di Maria non è mai stato trovato il corpo, solo frammenti di cose e il suo documento d’identità. Maria era figlia di emigrati sardi, padre e madre con otto figli partiti dal mio paese nei primi anni ’60 e trasferitisi in Toscana; lontane, sfocate, immagini di persone umili e della loro casa che ancora ricordo.

Francesco Cossiga, anche lui sardo, stessa provincia, presidente del Consiglio all'epoca della strage, definì di stampo fascista l'attentato. Nel '91, undici anni dopo, divenuto presidente della Repubblica, volle che l'appellativo, fascista, fosse cancellato da quella frase. «In questo Paese, la certezza della pena è quella che provano le vittime e i loro familiari». (cit) Quel 2 agosto di 39 anni fa, mani fasciste, coperte dai servizi segreti, innescarono la bomba nella stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. 

Fu strage di Stato;
39 anni di attesa di verità, di un movente, dei mandanti e intermediari. Gli unici condannati all'ergastolo come esecutori furono i terroristi neri, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, leader fascisti e fondatori dei Nar insieme a Massimo Carminati: sì, proprio lui, quello di Mafia Capitale.

Fioravanti e Mambro, che hanno scontato tre mesi e mezzo di carcere per ogni vittima di quella strage, grazie all'impegno del partito Radicale, di Pannella ed Emma Bonino, ottennero la semilibertà nel 1999 e oggi sono liberi cittadini. Entrambi fanno parte ed operano per l'associazione Radicale "Nessuno tocchi Caino", che di toccare Abele se n'erano occupati prima.

Così, per ricordare lo stato dell’arte di una storia mai finita.

Di Giovannimaria - Mimmia - Fresu

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