giovedì 1 agosto 2019

Ferragosto a Bibbiano per Giorgio Cremaschi. Di Roberto Loddo.



Tra le tante voci della strumentalizzazione politica sui fatti di Bibbiano emerge anche il nome di Giorgio Cremaschi. A produrre le tante bufale crudeli sulla pelle dei bambini, funzionali ad alimentare gli istinti peggiori di una parte della nostra società, non si sono distinti solo fascisti, cinque stelle, cantanti e i leghisti. Nel carro degli odiatori seriali che urlano all’orrore dei bambini strappati ai loro genitori nel silenzio della stampa e del Pd ora ci si aggiunge anche Potere al Popolo con un post a firma di Giorgio Cremaschi, ex sindacalista ed ex presidente del Comitato Centrale della FIOM, i metalmeccanici della CGIL che da gennaio 2019 è portavoce nazionale di Potere al Popolo.

Personalmente mi dispiace leggere queste parole, perché ho sempre considerato Potere al Popolo una delle poche organizzazioni politiche della sinistra radicale con una sensibilità garantista e libertaria. Una dote rara di questi tempi. È infatti merito di Potere al Popolo aver acceso i riflettori sul tema spinoso del regime dell’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario e anche delle condizioni inumane delle persone private della libertà personale, comprese quelle imprigionate nelle galere per migranti che scappano da fame e guerre.

In questa calda estate Cremaschi è diventato, pure lui, come Laura Pausini e Nek, un esperto di affidi sui minori e di sistemi di protezione sociale a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Contrariamente a ciò che lui scrive evocando “Bambini strappati illegalmente ai genitori dalle istituzioni ed affidati ad altri, pare anche con qualche giro di soldi” lo strumento dell’affido, (che nel caso di Bibbiano riguarda solo 6 casi) rappresenta un complesso ma prezioso intervento che ha una lunga storia e che costituisce ancora oggi un efficace strumento di tutela. Questo istituto è previsto e regolato in Italia dalla legge 184 del 1983 (poi modificata dalla 149 del 2001). A differenza dell’adozione, si tratta di una misura temporanea e non prevede un distacco totale tra il bambino e la famiglia originaria.

Cremaschi nella sua riflessione punta il dito, come hanno fatto varie sfumature di fasci, lega e cinque stelle sul facile bersaglio del PD, che “ha risposto solo lamentando le strumentalizzazioni, come se il fatto in sé non meritasse invece la giusta importanza”. 

Probabilmente non sa (come molti che si sono limitati a leggere i titoli dei giornali senza approfondire le notizie) che il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti è coinvolto nell’inchiesta solo con l’accusa di abuso di ufficio e falso in atto pubblico e che con gli abusi contestati agli psicoterapeuti lui e il suo partito c’entrano nulla. Cremaschi si è addirittura spinto ad attaccare il rapporto tra il comune e lo psicologo della Onlus “Hansel e Gretel” senza scrivere o citare la decisione dei giudici del riesame di scarcerare Claudio Foti.

A Cremaschi non interessa scrivere che un’inchiesta non è una condanna. E proprio su questa delicata vicenda che coinvolge minori e famiglie prima di scrivere qualsiasi cosa, bisognerebbe contare fino a mille, leggere le carte, riflettere e dotarsi di sensibilità e rispetto per le persone fragili coinvolte. A Cremaschi, rappresentante della vera sinistra, interessa aggredire solo quella che lui definisce “finta sinistra” che si è sottomessa alle grandi privatizzazioni imposte dal mercato e alla speculazione finanziaria.

L’idea di fondo della riflessione è che l’affido dei minori definito nel suo articolo “bambini rubati nel nome della legge” sia una questione di classe, una questione connessa con l’assenza di lavoro e reddito, con la povertà, in particolare quella delle donne e delle famiglie che vivono esperienze di forte disagio sociale. È un po’ come scrivere che gli abusi e i maltrattamenti accadono solo nelle famiglie dei poveri, nelle famiglie che vivono nel profondo le contraddizioni della globalizzazione neoliberista.

Anche a me come Cremaschi piace immaginare la riconquista dell’eguaglianza e della solidarietà come possibile medicina per fermare la barbarie che dilaga. Ma gli abusi e i maltrattamenti sui minori non passano solo per la dimensione economica. Non basta scrivere un articolo che pone l’accento sulla difesa delle garanzie collettive, dei diritti sociali e dell’uguaglianza con un titolo acchiappaclick. Non basta nemmeno applicare all’articolo la foto strappalacrime tratta dal film Il monello (The Kid), il bambino che ama Charlot, allevato nella povertà, e che lo stato cattivo e crudele vuole portare via.

Per parlare di cronaca giudiziaria e di questa particolare inchiesta bisogna prima di tutto, prima di emettere sentenze, avere la pazienza di leggere le carte che, come ha notato la cronista Angela Azzaro su Il Dubbio: “in pochi, anche nelle redazioni, lo hanno fatto”. Noi persone di sinistra abbiamo un ruolo più complicato di fronte a queste vicende giudiziarie. Abbiamo il dovere di difendere anche i diritti individuali e le libertà personali. Compresi i diritti di coloro che sono stati colpiti in maniera feroce e violenta dalla sete di giustizia.

Abbiamo già una opinione pubblica fortemente forcaiola. Il maggiore partito di governo, i cinque stelle, hanno una concezione della giustizia autoritaria, irrazionale e fondata sulla vendetta del processo penale e del carcere. Abbiamo una destra dominata da pulsioni giustizialiste che sconfinano nel razzismo e nella xenofobia. Abbiamo magistrati Robespierre sostenuti da una parte della stampa che deve le sue fortune al populismo giudiziario. Ci manca solo una sinistra amante della ghigliottina.

Di Roberto Loddo


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