venerdì 9 agosto 2019

Per cosa sarà ricordato il Movimento 5 Stelle? Di Lucia Chessa



Quando hanno fatto irruzione sulla scena politica italiana, rappresentavano una grandissima speranza. Interpretavano una grandissima urgenza di cambiamento e sembravano dare voce a tanti che sfiduciati, delusi e disgustati. A tanti che avevano lasciato il pd scacciati dal renzismo di destra che faceva la buona scuola, aboliva l’articolo 18, precarizzava il lavoro, proteggeva e a volte coccolava i corrotti, proponeva una riforma costituzionale indegna e produceva, dopo quelle del centro destra, altre leggi elettorali incostituzionali pesantemente lesive del diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti.

A quel tempo, i 5 stelle parlavano di leggi elettorali proporzionali con preferenze, parlavano di Rodotà alla presidenza della repubblica, parlavano di due mandati, parlavano di emergenza corruzione. Molti amici, che stimo con tutto il cuore, hanno fatto questa scelta, e non nascondo che anche io li osservavo aperta a considerarli una possibilità per questo paese scalcinato.

Ma non mi avevano convinto. Non mi piaceva il loro scambiare le consultazioni su Rousseau una forma di democrazia a tutti gli effetti. Non credevo molto ad una intrinseca onestà degli aderenti al movimento perché i partiti sono pezzi di società e purtroppo, l’illegalità piccola e grande, è così diffusa dappertutto e sarebbe troppo facile, ad anche bello, se si polarizzasse in un luogo lasciandone indenne un altro.

Non mi piaceva l’abitudine all’insulto e il vaffa generalizzato lo trovavo troppo simile alle rottamazioni renziane oltre che troppo semplicistico e privo di ragionamento. Mi sfuggiva il progetto e questo mi rendeva diffidente. Non mi sbagliavo quando ho capito che non erano loro l’alternativa ma non prevedevo neanche il peggio di cui sono stati portatori.

Sono andati al governo, dopo aver detto che non erano alleabili con nessuno, con la foglia di fico del contratto, con una Lega appena ripitturata a nuovo. Portatrice di una carica razzista e xenofoba, intimamente autoritaria, che ha criminalizzato la solidarietà, la povertà, la diversità. A quella destra hanno fornito gli strumenti del governo e il ruolo nelle istituzioni per accreditarsi , sdoganarsi, farsi propaganda. Li hanno salvati negando autorizzazioni a procedere quando c’era il sospetto che avessero violato la legge. Hanno minimizzato le truffe, i rapporti internazionali sospetti e affatto trasparenti, l’odio che andavano fomentando a tutto campo.

Si sono resi ostaggio di una minoranza votandogli nefandezze quali i due decreti sicurezza che secondo l’ONU violano i diritti umani e secondo molti saranno smontati non appena la Corte verificherà se rispettano i dettami della nostra Costituzione alla quale, con il pensiero, mi aggrappo ogni volta che vedo tanto tracimare. Ma a niente è servito essere così remissivi. Salvini era li di passaggio, giusto il tempo per crescere nei sondaggi e uscire prima di dover scrivere un’altra finanziaria trovando soldi che non ci sono per rifinanziare quota cento, reddito di cittadinanza, diminuzione delle tasse, contenimento dell’IVA.

Per questo saranno ricordati i 5 stelle. Per essere stati un esperimento andato male, per aver spianato la strada alla destra autoritaria che li ha dissanguati e fatti fuori. Per aver portato alla ribalta uno che oggi chiede agli elettori, con parole testuali: “ Pieni Poteri”. O Salvì, guarda che in democrazia non esistono “pieni poteri”. Chi sempres che calas tue puru.

Di Lucia Chessa

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