venerdì 26 luglio 2019

La storia di Evita e Juan Domingo tra mito e realtà



(26 Luglio 1952) Muore a Buoenos Aires una delle donne più influenti del Novecento: Evita Peron. Moglie del presidente argentino Juan Domingo Peron, la coppia diventa subito molto popolare in tutta l’Argentina: lei bellissima, ex attrice radiofonica, lui, un astro nascente della politica, già ministro della guerra. Una volta eletto presidente, il 4 gennaio del 1946, Evita assume l’incarico di ministro del lavoro.

Insieme elaborano e portano a termine numerose riforme economiche, tuttavia, proprio al culmine del suo successo personale, Evita si ammala di cancro, di cui muore nel 1952. Per gli argentini è un dolore immenso. Il giorno dei funerali a Buenos Aires non è più possibile trovare un solo fiore, sono tutti deposti davanti al suo feretro. Nel 1955, un golpe militare costringe Peron a rifugiarsi in Spagna.

Juan Domingo Peron fu educato nelle scuole militari e percorse la carriera nell'esercito. Secondo una teoria pseudostorica sostenuta e argomentata da alcuni studiosi sardi tra cui Peppino Canneddu, Gabriele Casula, Giovanni Maria Bellu, Perón sarebbe stato un emigrato sardo, tale Giovanni Piras di Mamoiada, inventatosi natali argentini per sfuggire alla coscrizione durante la prima guerra mondiale. La notizia del Perón sardo appare per la prima volta nel marzo del 1951.

Il cognome Peròn risulta essere comune soprattutto nella regione francese della Bretagna, mentre Peron è diffuso in Italia, ma in Veneto e non in Sardegna, soprattutto nelle province di Padova e Vicenza. Secondo un giardiniere della Casa Rosada, anche lui di origine sarda, Perón avrebbe, invece, confidato di avere un nonno proveniente dal Regno di Sardegna (che all'epoca comprendeva anche Piemonte e Liguria).

Al di là di presunte o reali vicende, Peron fu membro del governo di E. J. Farrell come ministro della Guerra, poi del Lavoro, in questa veste ottenne larghissimo appoggio dai sindacati operai, da lui favoriti con una vasta politica di concessioni. Questi lo sostennero allorché dovette per breve tempo ritirarsi a vita privata, nell'ottobre 1945 (sposò allora la popolare attrice Eva Duarte); e contribuirono poderosamente alla sua elezione a presidente della Repubblica. Eletto il 24 febbraio 1946, fu confermato l'11 novembre 1951.

Sostenuto dall'esercito e soprattutto dai lavoratori organizzati nella Confederación general del trabajo, e cme già detto fortemente sostenuto dalla popolare moglie, Peron svolse una politica «giustizialista», «a metà strada fra comunismo e capitalismo». In campo internazionale questa ebbe forme di nazionalismo, specie contro gli USA e la Gran Bretagna, mentre Peron tentava di estendere la sua influenza nei paesi vicini; in campo interno, invece, comprese elementi di corporativismo, di produttivismo e d'autarchia, in cui al tentativo di violenta trasformazione dello stato da agricolo a industriale si univa una serie di misure sociali.

Tale politica provocò una grave svalutazione della moneta, che perse più dei 4/5 del suo valore, mentre i tratti autoritari del regime accrescevano il malcontento delle classi abbienti. Il peggioramento della situazione economica, i contrasti con gli USA e l'ostilità della chiesa cattolica contribuirono a indebolire Peron, che nel settembre del 1955 fu rovesciato da un colpo di stato militare. Rifugiatosi in Spagna, ritornò in Argentina nell'estate 1973, in seguito alla vittoria elettorale dei peronisti, assumendo quindi la presidenza della Repubblica. Alla sua morte, l'anno dopo, gli successe la seconda moglie, già vicepresidente, M. E. Martínez de Perón.





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