lunedì 8 luglio 2019

Sandro Pertini. il Presidente più amato.


"La libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero.” (Sandro Pertini)

(08 Luglio 1978) Viene eletto Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In un'Italia ancora profondamente scossa dall'omicidio Moro, Pertini è il miglior interprete dei bisogni degli italiani. E' un uomo dal carattere diretto e schietto, la cui vicenda personale lo avvicina ancor più ai cittadini. Nato a Stella, in provincia di Savona, Pertini mette più volte in gioco la sua vita per gli ideali socialisti. Durante gli anni del regime fascista subirà più volte il carcere e il confino. Medaglia d'oro della Resistenza, nel 1948 Pertini è eletto Senatore e poi per 2 volte Presidente della Camera.

A differenza dei predecessori, Pertini improntò la sua azione a un notevole dinamismo, dando un'interpretazione più attiva della carica e delle funzioni di presidente della Repubblica. Dotato di grande comunicativa e di un linguaggio semplice ed efficace, riscosse in anni difficili ed in circostanze spesso drammatiche il larghissimo consenso di chi vedeva in lui il rappresentante di un'Italia diversa, non toccata dagli scandali. I suoi interventi politici furono condotti in uno stile schietto e talvolta duro, come avvenne nel novembre 1980, dopo il terremoto in Irpinia, quando in un messaggio alla nazione si scagliò contro i pubblici poteri per la lentezza dei soccorsi e la grave inefficienza dimostrata dallo stato.

Nella crisi di governo iniziata nel gennaio 1979 affidò per la prima volta l'incarico governativo a un laico, il repubblicano Ugo La Malfa, che non riuscì nel suo intento per i veti incrociati della DC e del PCI. Fu ancora Pertini ad affidare l'incarico a un altro repubblicano, Spadolini, nel giugno 1981, e al socialista Bettino Craxi nell'agosto 1983. In campo internazionale perseguì sempre un coerente pacifismo, esprimendosi a favore di un disarmo «totale e controllato» (aprile 1983), oppure dichiarando che il contingente italiano inviato in Libano avrebbe dovuto ritirarsi in caso di guerra (dicembre 1983). Terminato il mandato presidenziale (giugno 1985), divenne, di diritto, senatore a vita della Repubblica. Tra i suoi scritti il memoriale Sei condanne, due evasioni (1970); nel 2012 un'ampia selezione di testi e discorsi dell'uomo politico è stata pubblicata a cura di P. Pierri sotto il titolo Gli uomini per essere liberi.

La sua costante presenza nei momenti cruciali della vita pubblica italiana, nelle situazioni piacevoli come nei momenti difficili, è stata probabilmente uno dei motivi della sua grande popolarità. Spesso è stato definito come il "presidente più amato dagli italiani", ricordato per l'amore verso l'Italia, per il suo carisma, per il suo modo di fare schietto e ironico, per l'onestà, per l'amore verso i bambini (a cui prestava molta attenzione durante le visite giornaliere delle scolaresche al Quirinale) e per aver inaugurato un nuovo modo di rapportarsi con i cittadini, con uno stile diretto e amichevole («amici carissimi, non fate solo domande pertinenti, ma anche impertinenti: io mi chiamo Pertini... »).

La schiettezza e la pragmaticità di Pertini si riflesse inoltre anche nella sua azione politica ed istituzionale, facendolo apparire come un presidente che puntava alla concretezza, rifiutando compromessi e imponendosi con il suo rigore morale. Nel periodo della sua permanenza al Colle contribuì a fare della figura del Presidente della Repubblica l'emblema dell'unità del popolo italiano. La sua statura morale contribuì al riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni, in un momento difficile e costellato di avvenimenti delittuosi come quello degli anni di piombo.




Nessun commento:

Posta un commento