mercoledì 31 luglio 2019

Uomo di potere e gruppo di potere. Cancro e metastasi del territorio. Di Maurizio Onnis




Più affonda le sue radici nel territorio e più il politico locale diventa uomo di potere. Quando intreccia le radici con le radici di altri uomini di potere nasce il gruppo di potere. In realtà, la metafora “verde” è stupida. L’uomo di potere è un cancro per il territorio e il gruppo di potere è la sua metastasi, una via obbligata e senza uscite.

Gruppo di potere. Solo uomini, le donne non sono ammesse. Uomini al governo locale da dieci, venti, trent’anni: è il tempo che serve alle radici per approfondirsi, se non in presenza di ascendenti che hanno già frequentato i municipi e preparato il terreno ai rampolli giovani. Non contano nulla colore e ideologia. Non contano istruzione e competenze. Conta molto essere in maggioranza. Poi, compiuta l’ascesa, è tollerabile passare in minoranza. In maggioranza si accumulano crediti: spingere la nomina per un ufficio, dare gambe a una pratica che non cammina, affidare un lavoro in più del giustificabile, chiudere un occhio su un servizio malfatto. In minoranza si esigono i crediti e si vive di rendita.

L’uomo di potere accentra, è capace, sfrutta con talento le circostanze. Ma non crescerebbe se non incontrasse consimili impegnati nella stessa gara, che oggi danno qualcosa e rinunciano al proprio perché domani prenderanno e saranno gli altri a rinunciare. Il gruppo di potere matura così: la regola è nota e accettata. Perciò lasciano il tempo che trovano gli insulti in virgolettato e a mezzo stampa. Sono capaci di dirsene di tutti i colori, in faccia e alle spalle. Ma quando serve eccoli di nuovo insieme, rossi e neri, maggioranza e minoranza, a difendere l’interesse comune: il potere.

Chi è dentro non può uscirne: si tengono per le palle a vicenda. Chi stringe più forte è il più potente. È anche quello che appare di meno. Analfabeti dei social, maestri degli appalti. L’opera pubblica è la causa e l’effetto del gruppo di potere. Smuovere soldi, soddisfare aziende, aprire cantieri. Chiuderli è un altro discorso. Un altro discorso ancora è trasformare quelle opere pubbliche in sviluppo. Chimere, se manca il disegno totale. Intanto, il gruppo di potere prospera. Tra mal di pancia e favori da rendere, ma prospera. La politica fatta in questo modo non cambia niente. È potere per il potere. È malattia profonda: delle coscienze e del territorio

Di Maurizio Onnis

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