giovedì 25 luglio 2019

L'ordine del giorno Grandi e la caduta del Fasciamo


(25 Luglio 1943) Si riunisce il Gran Consiglio del fascismo, in una seduta che rimarrà per sempre scritta nella storia. Durante una tempestosa riunione, durata dieci ore, il Duce viene messo in minoranza. L'ordine del giorno redatto da Dino Grandi, che aveva ottenuto l’assenso di Galeazzo Ciano (il genero di Mussolini) e Giuseppe Bottai, chiedeva che Mussolini restituisse i poteri attribuiti al Re dallo Statuto, e che il capo del fascismo aveva sottratto a Vittorio Emanuele III. Il documento rappresentava di fatto una aperto ripudio di tutto l’operato del Duce. L’ordine del giorno passa con 19 voti favorevoli contro 8 contrari e una astensione e induce il re a chiedere le dimissioni di Mussolini e farlo arrestare.

L'indomani Mussolini si recò a Villa Savoia, residenza reale all'interno del grande parco che oggi è Villa Ada (all'epoca residenza privata del sovrano), per un colloquio con il Re, che aveva fatto sapere che lo avrebbe ricevuto alle 17. Mussolini non aveva nessuna idea di ciò che presto sarebbe accaduto: la sua idea era di recarsi nelle Dolomiti, ed abbandonare per sempre la politica, ma la storia non giocò a suo favore e lo mise dinanzi alle sue responsabilità. L’avanzata degli alleati era alle porte da sud, mentre da nord l’esercito tedesco si preparava ad andargli incontro. L’Italia del ventennio era stata messa a durissima prova dalla guerra: Vittorio Emanuele III, forse per salvarsi, cercava un capro espiatorio.

Mussolini si recò a Villa Savoia accompagnato dal segretario De Cesare, con sotto braccio una cartella che conteneva l'ordine del giorno Grandi, varie carte, e la legge di istituzione del Gran Consiglio, secondo cui l'organismo aveva solo carattere consultivo. Il Re gli comunicò la sua sostituzione da presidente del consiglio con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio lo fece arrestare.

Il capitano dei carabinieri Paolo Vigneri fu incaricato di eseguire l'arresto. Venne convocato telefonicamente con il collega capitano Raffaele Aversa intorno alle ore 14:00 del 25 luglio dal tenente colonnello Giovanni Frignani, il quale espose loro le modalità di esecuzione dell'ordine di arresto spiccato nei confronti del Duce. Vigneri ricevette termini drastici per la consegna ad ogni costo del catturando e si avvalse, per portare a termine la missione, oltre che di Aversa di tre sottufficiali dei Carabinieri (Bertuzzi, Gianfriglia e Zenon), i quali, in caso di necessità, erano autorizzati a usare le armi.

Badoglio (a cui il re aveva affidato il potere) instaurò un governo militare. Dietro suo ordine il 26 luglio il capo di stato maggiore, generale Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni sarebbe passato immediatamente per le armi.

La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio di ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente oltraggiato i superiori o le istituzioni sarebbe stato immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.

Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon («Operazione Quercia»), i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona, tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944; Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblichini riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944.





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