giovedì 21 novembre 2019

Anche in Sardegna, un movimento di Sardine. Di Lucia Chessa.




Io, come diceva Leonardo Sciascia, ho stima del popolo italiano e per ciò non mi unisco al coro di quelli che guardano con scettica sufficienza alle piazze piene zeppe di “Sardine”. Anzi, trovo in esse grande conforto e una grande speranza.

Viceversa, noto che, soprattutto a sinistra, o meglio dentro i partiti che oggi si definiscono sinistra, quelle piazze non violente, spontaneamente mobilitate per esprimere dissenso rispetto alla nuova destra italiana antidemocratica, nazionalista, pericolosa e sprezzante dei diritti umani sono guardate senza entusiasmo e derubricate a fenomeni sostanzialmente inutili, occasionali e senza prospettive. Non sono d’accordo. Dovrebbe interrogarsi meglio il mondo dei partiti del cosiddetto centrosinistra che in ogni occasione chiede il voto utile proponendosi come l’unico in grado di contrastare l’avanzata delle destre, mentre trascura di ricordare che a quella avanzata ha steso tappeti rossi.

Io non sono d’accordo, credo che sia necessario guardare meglio a quel mondo che si muove convocato via fb e che si rifiuta di rispondere alla chiamata che viene dalla sinistra ufficiale. Io, per dirla chiaro chiaro, spero che quanto prima, in Sardegna ci sia alla mia portata una piazza di “Sardine” perché io intendo tuffarmici a pesce.

Di Lucia Chessa.

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