venerdì 29 novembre 2019

Il massacro lungo il Sand Creek



"Si son presi il nostro cuore
sotto una coperta scura
Sotto una luna morta piccola
dormivamo senza paura.
Fu un generale di vent'anni
Occhi turchini e giacca uguale
Fu un generale di vent'anni
Figlio d'un temporale
Ora I bambini dormono
sul fondo del Sand Creek"
(F. De André)

(29 novembre 1864) Truppe americane attaccano a tradimento un accampamento di circa 600 nativi americani membri delle tribù Cheyenne e Arapaho, situato in un'ansa del fiume Big Sandy Creek (oggi nella Contea di Kiowa nella parte orientale dello Stato del Colorado). Il reggimento era formato da 700 soldati della milizia statale comandati dal colonnello John Chivington, a dispetto dei vari trattati di pace firmati dai capi tribù locali con il governo statunitense.

Visto lo scarso numero di guerrieri armati e capaci di difendersi presenti nel campo, l'attacco dei soldati si tradusse in un massacro indiscriminato di donne e bambini, con un numero di morti tra i nativi stimato tra le 125 e le 175 vittime (oltre ad altri 24 morti e 52 feriti tra gli stessi militari attaccanti); come riferito da molti testimoni oculari, i corpi dei nativi uccisi furono scalpatie in molti casi ripetutamente mutilati da parte dei soldati.

Proprio in questi giorni i discendenti di quelle tribù ricordano il massacro. Celebrano le loro vittime, ma anche chi, quel giorno, sul fronte degli americani, si rifiutò di compiere un atto di tale vigliaccheria. Infatti, due ufficiali, il capitano Silas Soule e il tenente Joseph Cramer, si rifiutarono di partecipare alla scrittura di una delle pagine più cruente della storia americana.

Durante quel periodo, si pensava ad un accordo tra indiani e soldati del reggimento americano. Un capo cheyenne, Pentola Nera. dietro assicurazione che nulla sarebbe accaduto, obbedì all'ordine di
accamparsi lungo il Sand Creek, poco lontano da Fort Lyon. Alla sua tribù si unì quella degli Arapaho del capo Mano Sinistra. Il giorno dell'attacco, la maggior parte dei maschi adulti dell'accampamento si trovava a decine di chilometri "sulla pista del bisonte". La fiducia nei bianchi era tale che all'alba di quel 29 novembre del 1864 la comunità indiana scambiò il rimbombo del terreno calpestato dagli zoccoli del 3° Reggimento proprio per una mandria di tatanka in rotta di collisione con il villaggio. Quando il pericolo mostrò il suo vero volto, era ormai troppo tardi. E nell'accampamento fu l'inferno.

Il capo Pentola Nera cercò ancora di rassicurare i membri dell’accampamento, dicendo loro che i soldati non avrebbero fatto loro del male. Attese così l'arrivo del 3° Reggimento davanti alla sua tenda, dove aveva piantato una bandiera dell'Unione in cima a un palo. 
Nonostante gli accordi, il colonnello Chivington fece circondare l'accampamento e incurante di quella bandiera diede l'ordine di attaccare. Alla fine, i pochi sopravvissuti conservarono la vita solo perché il 3° Reggimento non era ben addestrato e composto da mercenari ubriachi Nel suo rapporto ufficiale, Chivington scrisse di aver perso 9 uomini. Molti furono vittime del fuoco amico.

Il colonnello Chivington lasciò l'esercito e scampò così al giudizio della Corte Marziale. Ma le sue ambizioni politiche annegarono presto nello sdegno che gli americani provarono nell'ascoltare un giudice dell'esercito affermare formalmente che "Sand Creek era stato un atto di profonda codardia e una strage perpetrata a sangue freddo, un gesto sufficiente a coprire i colpevoli di infamia indelebile, e nel contempo, a suscitare indignazione in tutti gli americani".


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