giovedì 7 novembre 2019

Ilva, un mistero italiano. Di Toto Dessopiu.




Ilva, un mistero italiano. Di Toto Dessopiu.

Un tempo fu l'Italsider, anche nella madrepatria le stesse idee che unificano i destini al SUD. Il porto di Taranto era in buona parte appannaggio della marina militare, oggi quelle aree son quasi totalmente abbandonate, destino comune ad altri siti. Lo Stato usa e getta, contentini al meridione per tacitare e cercare di modificare quel che storicamente e culturalmente era ed è appannaggio delle popolazioni locali. ILVA come fabbrica di benessere, questo il modello che la famiglia Riva, vendeva agli italiani, peccato che il benessere riguardasse esclusivamente le loro tasche.

Dopo le peripezie Italsider, esperienza industriale nata con l'egida statale, ci furono dismissioni e regalie, perché chiamare cessioni la vicenda SIP o l'Alfa Romeo, è offendere il buon senso. I Riva subentrarono allo Stato a condizioni ridicole, dopo tre anni di commissariamento e dopo la dismissione degli stabilimenti di Bagnoli, da cui lucrò la famiglia Agnelli.

Capitalismo assistito, modello tipicamente italiano, stiamo parlando di questo sconcio, nessun intervento degli operai o di chi abita al quartiere Tamburi, silenzio sui tumori provocati dai fumi dell'acciaieria. Dopo un sequestro giudiziario appare all'orizzonte un nuovo gruppo industriale, mette sul tavolo la sua offerta economica dimenticando (casualmente) di presentare il piano industriale e di ripristino-salvataggio ecologico.

Il crollo della richiesta d'acciaio, il disimpegno cinese nella gestione dei container, e l'affare sfuma, le dichiarazioni fatte da Di Maio mesi fa, col plauso di Salvini, vengono puntualmente smentite dai fatti. La vocazione marinara dei tarantini deve ancora trovar spazio, il porto militare è ancora zona morta, di conseguenza anche in questo territorio,

i fattori immateriali dello sviluppo non son stati considerati ed anzi, totalmente sottovalutati. Chi si assumerà la responsabilità di dar valore alle morti legate ai fumi?, o queste vanno iscritte a bilancio come "effetto collaterale non prevedibile" garantendo l'ennesimo scudo al padrone di turno? Fare qualcosa per i lavoratori è l'interesse primario di una vera sinistra, senza concessioni che mettano a repentaglio l'utenza interna ed esterna. L'acciaieria rappresenta posti di lavoro? È  valida solamente se quest'attività non equivalga a sicura condanna a morte, la schiavitù è stata nominalmente abolita, non istituzionalizziamola.

Toto Dessopiu


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