venerdì 15 novembre 2019

Il lento trattato tra Israele e la Palestina


(15 Novembre 1988) Riunitosi ad Algeri, il Consiglio nazionale palestinese proclama la nascita di uno stato palestinese indipendente comprendente i territori occupati da Israele nel 1967 (il 22% dell'antica Palestina), rivendicando allo stesso tempo per Gerusalemme il ruolo di capitale del nuovo stato che sorgerà ed avrà il nome di Palestina. Il CNP approva inoltre le risoluzioni 181 e 242 dell’ONU, accettando il diritto all’esistenza dello stato d’Israele. Dieci giorni dopo ben 54 paesi del mondo riconoscono il nuovo stato palestinese.

La prima Conferenza di pace per il Medio Oriente si celebrò a Madrid dal 30 ottobre al 4 novembre del 1991, con il patrocinio tanto degli Stati Uniti che della Russia. Le delegazioni arabe chiesero all’unanimità che i negoziati si sviluppassero sulla base delle risoluzioni numero 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in cui si rifiutava l’annessione dei territori attraverso la forza e si auspicava la loro cessione esclusivamente perseguendo la promessa di un concreto impegno di pace.

La Conferenza per il Medio Oriente proseguì poi in dicembre, a Washington, senza registrare concreti passi avanti nella questione palestinese. Dopo le elezioni israeliane del giugno del 1992, il nuovo premier, il laburista Yitzhak Rabin, decise di bloccare l’insediamento dei coloni nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Ciononostante, la ripresa dei negoziati, restava di difficile attuazione.

Le trattative segrete fra l’OLP ed il governo israeliano, con l’attiva partecipazione tra l’altro della diplomazia norvegese, approdarono allo storico mutuo riconoscimento fra i due stati del 13 settembre 1993, avvenuto a Washington. In quella circostanza, inoltre, Arafat e Rabin firmarono una dichiarazione di principio sull’autonomia dei territori occupati che fu il primo documento di pace approvato congiuntamente dallo stato d’Israele e dall’OLP. L’accordo raggiunto prevedeva un’autonomia limitata con autogoverno palestinese per la striscia di Gaza e la città di Gerico per un periodo di cinque anni, trascorsi i quali l’autonomia si sarebbe estesa anche alla Cisgiordania.

Pochi giorni dopo il Parlamento israeliano ratificò il riconoscimento dell’OLP e la dichiarazione di principio sottoscritta a Washington. Da parte sua, il Consiglio centrale dell’OLP approvò il testo sull’autonomia. Hamas e Hezbollah, da parte palestinese, così come i coloni insediatisi nei territori occupati e l’estrema destra, sul versante israeliano, si opposero energicamente all’accordo. La ritirata militare israeliana da Gaza e da Gerico, inizialmente fissata per il 13 dicembre, fu posticipata.

Nel maggio del 1994 Rabin ed Arafat apposero la propria firma all’accordo d’autonomia definito “Prima di tutto Gaza e Gerico”, mentre nel frattempo continuava la ritirata israeliana, rendendo possibile il ritorno di contingenti militari appartenenti all’Esercito di liberazione della Palestina dall’esilio in Egitto, Yemen, Libia, Giordania o Algeria. Arafat intanto giunse a Gaza nel luglio del 1994, e assunse l’incarico di presidente dell’Autorità nazionale palestinese (AP). Lo scontro fra il leader dell’OLP e i suoi avversari dell’ala più radicale, contrari a qualsiasi accordo con Israele, divenne sempre più aspro.

Gaza si ritrovò sull’orlo di una nuova guerra civile nell’aprile del 1995, quando, nel crollo di un edificio, raso al suolo da un attentato, rimasero uccise sette persone, fra cui Kamal Kaheil, uno dei leader delle brigate terroristiche Ezzedin-El-Kassam. Arafat voleva che Hamas prendesse parte alle elezioni politiche palestinesi del gennaio del 1996, intuendo che la partecipazione di Hamas avrebbe dato maggiore legittimità alla propria leadership. Dopo varie indecisioni, i fondamentalisti decisero di boicottare il voto. Arafat venne eletto presidente con l’87% dei voti e i candidati filogovernativi ottennero 66 seggi sugli 88 contesi.




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