lunedì 15 maggio 2017

Rassegna stampa 15 Maggio 2017

Unione Sarda

La carica dei candidati unici-Hassan (Anci): «In molti casi ci sono
piccoli centri, amministrare è sempre più difficile»
In 21 Comuni su 64 una sola lista. Erriu: segnale preoccupante

Una sola lista e un solo candidato sindaco: prendere o lasciare. Non
c'è alternativa o scontro politico e ai cittadini spetta solo il
compito di decidere se rendere valide o meno le elezioni. Succede in
21 comuni sardi su 64, che domenica 11 giugno andranno a votare. Un
segnale che lo stesso assessore regionale agli Enti locali, Cristiano
Erriu, ha definito «preoccupante» perché rappresenta l'allontanamento
dei cittadini dalla politica. In questi Comuni le elezioni saranno
valide soltanto se si supererà il 50 per cento dei voti previsti. A
questi 21 si aggiungono Austis e Soddì, paesi nei quali non è stata
presentata nemmeno una candidatura.

I PICCOLI Le mono-liste rappresentano quasi il 33% del totale dei
Comuni al voto, anche se un altro dato che salta agli occhi è il
numero di elettori totali coinvolti. Su 229.175 aventi diritto, i
cittadini con la scelga obbligata sono 27.131, ossia l'11,8%
dell'esercito che si recherà alle urne.

«POCA DEMOCRAZIA» I numeri non piacciono all'assessore Erriu, perché
un numero così alto di liste uniche evidenzia «la mancanza delle basi
per la democrazia». Per l'esponente della Giunta, il fenomeno più
allarmante è che «la gente non si misura e a risentirne è soprattutto
la mancanza di un confronto e proposte politiche differenti».
L'epilogo di questo ammutinamento in chiave elettorale potrebbe essere
«la demotivazione e il rischio che molte persone rinuncino al voto»,
spiega l'assessore.

IL SEGNALE È vero che il fattore abitanti gioca un ruolo fondamentale,
ma dai centri più grossi il messaggio che arriva è molto diverso. «Da
un lato potrebbe sembrare un segnale di unitarietà», sottolinea Omar
Hassan, presidente dell'Anci Sardegna per i piccoli comuni, «ma è il
risultato di una grande debolezza». L'assenza di una competizione per
la guida del Comune impedisce a chi governa di «avere un controllore,
ruolo importantissimo svolto dalle opposizioni», spiega Hassan.
L'assenza di un progetto per costruire una classe politica si lega
anche alla paura di molte persone di esporsi eccessivamente: «Con le
difficoltà quotidiane e l'impossibilità di risolvere le situazioni
critiche di tante persone, si creano molte inimicizie e non tutti sono
disposti a rischiare».

LE DIFFICOLTÀ Amministrare un Comune, soprattutto uno medio piccolo,
diventa sempre più difficile. Il rapporto tra i sindaci e lo Stato o
la Regione è spesso conflittuale: nel primo caso il problema riguarda
soprattutto le regole, eccessivamente stringenti, sulla finanza
pubblica e, di conseguenza sul personale. A questo si aggiunge
l'abbandono dei presìdi statali, in grado di tenere vivo un paese
periferico. Con la Regione la questione riguarda più che altro i
provvedimenti che hanno ricadute dirette sul territorio come il
Reddito di inclusione sociale (avviato dopo una lunga trattativa con
l'Anci) o la riforma della rete ospedaliera.
LE CIVICHE Quelle di giugno saranno in gran parte le elezioni dei
“piccoli” e delle liste civiche. Esclusi i Comuni con oltre 15.000
abitanti, come Oristano e Selargius, negli altri si contendono il
Municipio formazioni con simboli non direttamente riconducibili ai
partiti tradizionali. Questo permette alleanze spesso trasversali
costruite per un progetto strettamente legato al territorio.
I NUMERI Sono 229.175 gli elettori chiamati a scegliere tra 130
candidati alla carica di primo cittadino. La maggior parte dei Comuni
al voto si trova nella provincia di Sassari (18) per un totale di
55.031 aventi diritto, poi in provincia di Oristano (16), Sud Sardegna
(15), Nuoro (12) e soltanto 3 all'interno della Città Metropolitana di
Cagliari. Il Comune più popoloso, nonché capoluogo di provincia, è
Oristano con i suoi 31.155 abitanti, seguito da Selargius (28.684).
Soltanto in questi due casi è previsto l'eventuale turno di
ballottaggio se nessuno dei candidati superasse il 50% dei voti al
primo turno. Il paese più piccolo è Semestene, un centro di 171
persone in provincia di Sassari. Infine, i candidati consiglieri sono
in tutto 2.210 che si sfideranno per gli 826 posti disponibili nei
consigli comunali.
Matteo Sau

La Nuova

Una chiesa stracolma ha ospitato i funerali dell’ex senatore e sottosegretario
Alle esequie compagni e avversari della sua lunga stagione politica,
dalla Dc al Pd
A Olzai l’addio a Ladu «Mancherà alla Sardegna»
OLZAI C’erano tutti gli amici di una stagione politica lunghissima,
costellata di incarichi importanti e contraddistinta da quell’umiltà
barbaricina che è sempre stata la sua forza e il suo scudo contro
tutte le intemperie. Era stracolma l’antica chiesa di San Giovani
Battista per l’ultimo saluto a Salvatore Ladu, 72 anni, ex senatore
della Repubblica, l’ultimo uomo politico di quella Democrazia
Cristiana che negli anni si è persa in mille rivoli e decine di nomi
fino alla confluenza nel Partito democratico.

Stagioni che Salvatore
Ladu ha vissuto sempre con quella stessa passione che fin da ragazzino
l’aveva spinto a intraprendere la carriera politica dai banchi del
Comune del suo paese. Che è sempre stato il suo rifugio di pace e
serenità. E Olzai non ha dimenticato «quel politico umile sempre
pronto a fermarsi lungo le strade del suo paese a parlare con la
gente, ascoltare i problemi e poi trasferirli a livello nazionale – ha
detto nella sua omelia il parroco di Olzai, don Nicola Porcu che ha
concelebrato la messa funebre con don Pietro Borrotzu, amico e
confessore di Salvatore Ladu, soprattutto in questi ultimi anni di
sofferenze –. Lui c’era sempre – ha sottolineato don Porcu – veniva in
chiesa con la moglie e con i figli. Viveva la vita della nostra
comunità. è una grande perdita per Olzai». La chiesa era stracolma gi.
da un’ora prima dell’inizio del funerale. Decine di politici hanno
voluto salutare per l’ultima volta il senatore che, finchè la malattia
gliel’ha permesso, ha dispensato consigli e messo la sua esperienza a
disposizione del Partito democratico, del quale è stato uno dei
fondatori. In rappresentanza della giunta regionale gli assessori
Cristiano Erriu e Filippo Spanu e i consiglieri Gavino Manca e Giorgio
Oppi. E poi, i senatori Silvio Lai e Ignazio Angioni e i deputati Gian
Piero Scanu e Roberto Capelli.

E poi gli amici del Partito
democratico, quelli più recenti con i quali ha condiviso le bollenti
stagioni politiche dall’Ulivo in poi: Giacomo Spissu, Giovanni Giagu
(figlio del suo grande amico Nino con il quale ha condiviso decine di
battaglie negli anni 70, 80 e 90 nelle file della Democrazia
Cristiana), Francesca Barracciu, Paolo Fadda, Roberto Deriu, Francesco
Licheri, Peppino Pirisi e il suo “figlioccio politico” Giuseppe Luigi
Cucca, attuale segretario regionale del Partito democratico che Ladu
aveva guidato nei primi passi nel mondo della politica in Regione e
che poi l’ha sostituito al Senato. Tra i banchi della chiesa il
segretario regionale Ignazio Ganga e quello provinciale Michele Fele
del sindacato Cisl, al quale Ladu è sempre stato molto vicino. E poi
gli amici di una vita , quelli con i quali il senatore Ladu aveva
condiviso quasi tutta la sua carriera politica: da Angelo Rojch, a
Giosuè Ligios, a Gonario Gianoglio, Franco Mariano Mulas, Mario Pinna,
Antonio Satta, Silvestro Ladu e tanti altri. Alla fine della funzione
religiosa, don Nicola Porcu ha lasciato la parola a Giuseppe Luigi
Cucca . Il segretario regionale del Partito Democratico, con la voce
rotta dall’emozione, ha ricordato la carriera politica del suo
mentore. «Un politico di immensa statura, rispettoso dei ruoli
istituzionali, innamorato della Politica e del suo Partito – ha detto
il senatore Cucca –. Ha dedicato alla Sardegna e al Nuorese la sua
vita. Non ha mai dimenticato le sue origini e l’umiltà è sempre stata
la sua forza. Ci mancherà, mancherà molto alla Sardegna». (plp)

Il nuovo segretario: «La giunta Pigliaru ha disatteso le nostre aspettative»
Sinistra italiana, eletto Licheri

TRAMATZA Antonello Licheri è il primo segretario regionale di Sinistra
italiana. L’ex capogruppo in Consiglio regionale di Rifondazione
comunista è stato eletto all’unanimità a Tramatza. Sarà lui a guidare
il partito che a livello nazionale ha Vendola, Fratoianni e Fassina
come leader nella creazione di una piattaforma di sinistra alternativa
al Pd. Insieme a lui sono stati eletti il tesoriere Alessandro Vinci e
la presidente dell’assemblea Franca Dessì. Durante il congresso di
Tramatza il neosegretario ha ribadito la posizione del partito
rispetto alla giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru. «Noi
siamo all’opposizione – dice chiaramente Licheri –. Noi avevamo
sostenuto Pigliaru, io con la Sinistra autonomista ho dato il mio
contributo per la sua vittoria, ma tutte le aspettative che avevano
sulla sua azione di governo sono state disattese. La giunta ha fallito
sul piano politico, programmatico e organizzativo. Basta vedere quello
che sta accadendo in questi giorni su tutti i temi più importanti.
Sanità, lavoro, ambiente, sviluppo. La giunta regionale non c’è e
quando c’è è subalterna al governo nazionale. Serve una netta
inversione di rotta rispetto a questa maggioranza». La road map di
Licheri prevede un dialogo con tutte le forze a sinistra del Pd. «Il
nostro è un partito autonomo, non autoreferenziale. Deve essere capace
di tessere rapporti con tutte le forze di sinistra, con i comitati del
No al referendum, con le associazioni della pace, con chi oggi si è
allontanato da questa politica». Interlocutori sono il Mdp di Bersani
e D’Alema, Possibile di Civati, i Rossomori, i Comunisti italiani,
Rifondazione. Ma non il Campo progressista di Pisapia. «Lui vuole fare
il centrosinistra con il Pd. Ma tra noi e Renzi non ci può essere
alcuna convergenza».


ORISTANO
La commissione riunita per tutta la giornata di ieri non ha ancora
terminato il lavoro sull’ammissione delle liste
Sei o otto candidati? Oggi il verdetto

Sarà lotta a sei o partita a otto? L’attesa
continua e, passata un’altra notte dal momento della consegna delle
liste avvenuta entro mezzogiorno di sabato, la commissione elettorale
non ha ancora emesso il verdetto. Il lavoro è andato avanti anche per
tutta la giornata di ieri, ma ancora non c’è il responso ufficiale dei
funzionari che devono dare il via libera alle liste e ai loro
candidati. La lente d’ingrandimento è puntata in particolare sulle
liste di Meris che sostiene Cristina Puddu quale candidato sindaco e
su quella denominata “Vogliamo tutti ricchi” che punta su Alfio
Pirastu. Per la prima dovrebbero esserci problemi sul numero di firme
raccolte per l’ammissione, dal momento che ci si sarebbe fermati sotto
soglia di una decina o poco più rispetto alle duecento necessarie.
Sulla seconda invece il problema sarebbe l’autenticazione delle firme
e la presenza del candidato sindaco anche tra i candidati consiglieri.

C’è poi il dilemma su un candidato che compare in due liste. Il nome
di Giampaolo Enna che, a meno di strani casi di omonimia e di
coincidenze di età improbabili, dovrebbe essere la stessa persona
presente nella lista di NoiOr che sostiene la coalizione del
centrosinistra e sardista, e di Fortza Paris che invece sostiene la
coalizione di centrodestra. Che ci sia stato un errore appare
evidente, ma adesso bisogna capire come la commissione dipanerà questa
questione. L’esclusione del nome da entrambe le liste appare la
soluzione più probabile, ma ovviamente non è possibile anticipare il
responso che spetta ai funzionari. Intanto l’aria che tira in città è
quella dell’imminente comunicazione dell’esclusione delle due liste e
quindi di una competizione a sei.

Per questo motivo la il toto
elezioni è già partito e i ragionamenti degli esperti di piazza si
basano su quel che a tutti appare scontato ovvero che alla volata per
palazzo degli Scolopi parteciperanno sei candidati sindaco. Sono, in
ordine alfabetico, Patrizia Cadau per il Movimento 5 Stelle; Andrea
Lutzu uomo su cui punta il centrodestra con le liste di Forza Italia,
Fortza Paris, Riformatori, Fratelli d’Italia e Un’altra Oristano;
Filippo Martinez alla guida di una coalizione civica di tre liste che
si chiama Capitale Oristano; Maria Obinu candidata sindaco per la
coalizione centrosinistra e sardista, che conta sull’appoggio del Pd,
del Partito Sardo d’azione, del Partito socialista e delle civiche
NoiOr, Valore Comune e Oristano nel cuore; Vincenzo Pecoraro per la
coalizione centristra composta da Partito dei Sardi, Udc, Idee
Rinnovabili e Cittadini per Oristano; Anna Maria Uras sostenuta dalla
lista civica Coraggio e libertà. Sei o otto, quindi? L’ardua sentenza
arriverà oggi.


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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