lunedì 22 maggio 2017

Rassegna stampa 22 Maggio 2017

La Nuova Sardegna

Migranti negli ex hotel dal turismo al business. Si moltiplicano i casi di riconversione delle strutture turistico-ricettive. Un giro d’affari a molti zeri che genera occasioni di lavoro. Di Silvia Sanna.

SASSARI I primi, alcuni anni fa, furono guardati come marziani: un hotel che diventa centro d’accoglienza per migranti, sembrava fantascienza. Ora è quasi la normalità. Nell’isola si sono moltiplicate le strutture turistiche che abbandonano sogni di gloria e si gettano a capofitto nell’accoglienza. Con due certezze: c’è bisogno di spazi per ospitare i profughi e il guadagno è sicuro. C’è chi grida allo scandalo, denunciando i business che si fanno sui migranti. E c’è invece chi plaude alla riconversione economica che porta lavoro e fa girare l’economia. Tre anni fa i primi “esperimenti” guardati con sospetto.

Oggi, tra i 120 Cas – Centri d’accoglienza straordinaria – della Prefettura, circa l’80 per cento sono stati aperti in strutture di tipo turistico-ricettivo che hanno voltato pagina. Il fenomeno è diffuso in tutta l’isola: dagli hotel a quattro stelle agli alberghi finiti all’asta, dall’agriturismo che faticava a far quadrare i conti al bed & breakfast che funzionava soltanto d’estate. Ma nel lungo elenco ci sono anche strutture polivalenti (per esempio ristorante e spazi per attività sportive) che dopo un breve periodo di gloria hanno conosciuto un rapido declino. E poi le discoteche: regni del divertimento negli anni 80 e 90, poi abbandonate. Ora si inventano una nuova vita.

La mappa. Tra i primi a inaugurare il nuovo corso, furono i gestori del Baja Sunaiola, un centro vacanze all’ingresso di Lu Bagnu, frazione di Castelsardo. La struttura lavorava con le colonie estive ma i guadagni non erano soddisfacenti. Dal 2014 l’ex albergo è gestito da una coooperativa e accoglie 200 migranti. A una ventina di chilometri di distanza, lungo la litoranea di Platamona, ecco il Toluca: hotel e ristorante che ha vissuto tempi d’oro, location amatissima sino al 2000 per ricevimenti di nozze. Poi il declino. Anche qui, dopo un intermezzo come residenza per anziani, ora ci sono i migranti. Anche a Sorso il nuovo corso ha interessato agriturismo e B&B. Situazione fotocopia in Gallura: oltre a due hotel ad Aglientu e a Santa Teresa di Gallura, nella frazione Paduledda a pochi chilometri dall’Isola Rossa, il numero di migranti supera quello dei residenti.

Anche nell’Oristanese e nel Nuorese il fenomeno è diffuso. C’è l’ex hotel Summertime a Cabras, di recente a Bonarcado qualcuno ha cercato di bloccare con il fuoco il progetto di trasformazione dell’hotel Su Lare in un centro d’accoglienza integrato aperto anche a un gruppo di migranti. A Nuoro le storie simili arrivano da Dorgali e da Ilbono, centro di duemila abitanti che conta due centri d’accoglienza, di cui uno in un ex agriturismo. Più giù, nel Cagliaritano e nel Sulcis, i casi si moltiplicano. Dall’hotel I Lecci di Villanovaforru al Janas di Sadali sino al lussuoso Antas di Fluminimaggiore, quattro stelle e un sogno di gloria mai realizzato. Il business. È stato valutato che nel 2016 l’accoglienza migranti ha prodotto in Italia un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. Una fetta di questo fiume di denaro è arrivata in Sardegna.

Dove, al momento, dei circa 5500 migranti presenti sul territorio territoriale, poco più di 200 vivono in centri Sprar di seconda accoglienza: si tratta di minori, prevalentemente, ospitati in strutture più piccole, spesso con i genitori, in grado di garantire un livello di integrazione superiore rispetto ai mega centri prefettizi. Qualche calcolo: per ogni migrante il gestore delle strutture riceve dai 33 ai 35 euro, 45 se si tratta di un minore. Moltiplicando 35 euro per 5300 (il numero di migranti nei Cas) per 365 giorni viene fuori un totale di quasi 68 milioni di euro. È questo il giro d’affari – comprensivo naturalmente di vitto e alloggio e del pocket money, l’importo mensile per gli ospiti – che ruota intorno ai migranti e alle cooperative in Sardegna. Le offerte di lavoro. Molti soldi che producono molto lavoro: basta dare una occhiata ai principali siti di annunci per rendersi conto che da un anno a questa parte le figure più richieste sono quelle dei mediatori, degli interpreti ma anche degli psicologi indispensabili per offrire un supporto a chi arriva in Sardegna dopo un lungo viaggio e lasciandosi alle spalle storie dolorose. A queste persone serve anche assistenza legale: ecco allora la richiesta di avvocati che possano affiancarli nella fase di richiesta dello status di rifugiato.

I bandi delle prefetture, con il passare dei mesi e il moltiplicarsi dei numeri, sono diventati molto più dettagliati: non è più sufficiente offrire spazi per l’accoglienza, quegli spazi devono essere riempiti di figure professionali in grado di dare assistenza e sostegno. Ecco allora che ex hotel, ex ristoranti e agriturismo si popolano di figure in camice, di inservienti e di insegnanti. Le strutture turistiche in declino rinascono. E non esistono più le stagioni, ora si resta aperti tutto l’anno.

L’Antas di Fluminimaggiore doveva diventare un centro congressi ma non
c’è copertura telefonica I profughi nel resort di lusso mai decollato
di Tamara Peddis

FLUMINIMAGGIORE Era un albergo quattro stelle con beauty farm, spa,
piscina, centro congressi, oggi l'Antas hotel, situato nel comune di
Fluminimaggiore, è un centro di accoglienza, che dal giugno del 2016
ospita oltre cento migranti ed è gestito dall'associazione Diomira.
L'ex struttura alberghiera sorge in un bosco di 170 ettari in località
Sant'Angelo, nelle colline tra Iglesias e Fluminimaggiore. L'hotel
Antas è stato inaugurato nel 2004 e costruito con i finanziamenti
pubblici della legge 221 del 1990 sulla riconversione mineraria con
l'obiettivo di creare attività economiche alternative a quella delle
miniere. L'hotel è stato realizzato per diversificare lo sviluppo del
paese favorendo il settore turistico in un territorio che mostrava già
i segni di una crisi che nel tempo sarebbe diventata sempre più
difficile. Immersa in un contesto naturalistico di grande pregio, poco
distante dal tempio punico romano di Antas e dalle grotte di Su
Mannau, la struttura ricettiva è stata costruita con 140 camere,
pavimenti in marmo, un ristorante con ampia terrazza panoramica,
piscina, beauty farm e spa, dotata di quindici cabine per massaggi e
trattamenti, centro fitness, una sala congressi polifunzionale con 400
posti, un ampio parco immerso nella natura per ogni tipo di
escursione. Una struttura di prestigio in un posto bellissimo, ma
isolato dove per di più non c'è mai stata copertura per la telefonia
mobile.

Un fatto che ha sempre creato dei problema agli ospiti, in
particolare a coloro che soggiornavano nell'albergo per congressi e
conferenze. Ma ciò che ha impedito il decollo dell'attività ricettiva
è stata la cattiva gestione da parte delle società che facevano capo
anche ad imprenditori del nord e che nel tempo si sono resi
irreperibili lasciando svariati debiti anche nel comune di
Fluminimaggiore, perché non pagavano i tributi locali. «Si tratta di
una struttura sulla quale il comune e il territorio avevano puntato
tanto per lo sviluppo turistico, ma alla fine ne abbiamo ottenuto solo
un danno economico di circa centinaia di migliaia di euro, una cifra
importante per un piccolo comune come il nostro», dice il sindaco
Fernando Pellegrini. Fino al 2009 l'hotel è stato gestito da Db
Software, con sede legale a Bene Vaggiena (Cn), e sede operativa a
Fluminimaggiore.

Per la gestione dell’Antas Hotel la ditta aveva
sottoscritto un contratto di subaffitto a giugno 2005 con la società
affittuaria dell’immobile, “Antas Hotel Srl” di Cagliari. Per gli anni
in cui ha operato la Db Software è stata oggetto di verifica fiscale
da parte della Guardia di finanza in quanto evasore totale per ricavi
(che riguardavano anche le gestione di un'altra struttura alberghiera
di Iglesias) stimabili intorno al milione di euro. Dal 2011 l'hotel è
stato chiuso e abbandonato e nel 2012 è stata avviata la procedura di
fallimento da parte del Tribunale di Cagliari. Dopo quattro anni di
abbandono lo scorso anno la struttura è stata riaperta dalla
prefettura per ospitare i migranti. A Narcao (nel basso Sulcis) si
trova un'altra struttura alberghiera quattro stelle diventata centro
per migranti. Si tratta dell'hotel Rosas in località Terrubia. Era in
stato di abbandono da quasi dieci anni e dal 2015 la prefettura, in
seguito alla proposta di gestione di una cooperativa, ha deciso di
trasformarlo in centro di accoglienza.

Nel Sassarese il Toluca e la Stella del Mediterraneo
La crisi non ha lasciato scampo e il declino è stato rapido

Dopo gli anni d’oro oasi del divertimento fallite e finite all’asta
di Salvatore Santoni wSASSARI Un tempo i loro nomi erano sinonimo di
qualità dell’offerta ricettiva del Sassarese. Pullulavano di clienti
da ogni parte del mondo. Oggi l’hotel Toluca e la Stella del
Mediterraneo sono diventati i fantasmi dei loro anni d’oro,
riconvertiti in centri di accoglienza per migranti che pompano
liquidità nelle tasche dei gestori ma tengono alla larga i turisti.
L’hotel Toluca. Costruito alla fine degli anni ’70, l’hotel Toluca
diventa subito uno dei magneti di una Platamona che un tempo attirava
migliaia di turisti. Il boom dura fino alla fine degli anni ’90, con
ristorante, bar, sala convegni, terrazza coperta e due piani di stanze
da tutto esaurito. Poi il declino. Per un paio di anni il Toluca fa
notizia per l’inaugurazione di una casa anziani. Negli ultimi anni,
invece, il colosso ricettivo è andato a spegnersi nelle pagine delle
vendite giudiziarie.

La svolta è arrivata l’anno scorso, quando la
coop Sdp di Pier Paolo Cermelli si è fatta avanti con una soluzione
rivoluzionaria. L’imprenditore ha chiuso un accordo d’affitto col
Tribunale di Sassari – che per anni ha visto andare deserte le aste di
vendita – e ha riscritto i connotati dell’ex hotel facendolo diventare
un centro di accoglienza per richiedenti asilo. È il mercato bellezza:
se da una parte il turismo non tira, i migranti garantiscono un buon
margine di profitto. Turismo addio. Oggi il Toluca 2.0 ospita poco più
di cento migranti. Anche se nel prossimo futuro alla Sdp potrebbero
riaccendere le vecchie cucine del ristorante, ma soltanto per lanciare
i corsi di una scuola alberghiera. Cioè attività di insegnamento
destinate alle ragazze e ai ragazzi ospiti del centro, in linea con la
logica dell’integrazione.

Per i gestori, immaginare che un domani la
struttura riprenda il suo tratto turistico è una chimera. «L’edificio
è stato completamente ristrutturato – spiega Cermelli – con
l’investimento che abbiamo fatto è stato tutto rimesso a norma e
potrebbe essere già pronto per ospitare i turisti». Il problema è
quello che c’è attorno all’ex Toluca. «Se non sistemano l’ex lido
Iride e il primo pettine – riprende l’imprenditore – c’è poco da fare
turismo. Non andrà mai nessuno a fare le vacanze lì». La Stella. La
Stella del Mediterraneo era un’oasi nel cuore di Ottava, lungo la
statale 131 a metà strada tra Sassari e Porto Torres. Fino a pochi
anni fa andavano in scena feste private, ricevimenti e concorsi di
bellezza. La discoteca attirava giovani da tutta la provincia e i
campi da calcetto erano molto frequentati. Il vecchio sito internet
dei tempi d’oro, tra il 2010 e il 2011, parlava di «una location unica
e accattivante per emozioni senza fine» con l’obiettivo ambizioso
dell’allora proprietà di «creare una scenografia suggestiva che sappia
raccontare, emozionare e anche che stupire». Poi lo stile elegante, le
atmosfere soffuse e i colori morbidi e avvolgenti hanno ceduto il
passo al fallimento aziendale. E la struttura è finita all’asta. Anche
in questo caso la coop Sdp, che qui ospita altri 34 migranti. «Anche
in questo caso – sottolinea l’imprenditore – l’immobile stava
marcendo. E noi l’abbiamo salvato».

Berlusconi disponibile sul sistema tedesco e al voto presto. Martina:
noi ci siamo Grillo ci ride sopra. Altolà di Salvini: patti chiari, ci vuole un
sistema maggioritario Prove di nuovo Nazareno Il Cav apre, il Pd è pronto
di Michele Esposito

ROMA Il sistema tedesco in cambio del voto in autunno: sono due i
pilastri del patto che Silvio Berlusconi offre a Matteo Renzi. Un
patto destinato a rivoluzionare il dibattito sulla legge elettorale e
che vede il Pd disponibile al dialogo. «Se è un'apertura vera siamo
pronti a un confronto serio con tutti per dare agli italiani una legge
di stampo europeo», assicura il vicesegretario del Pd Maurizio
Martina. Un'apertura che, se dovesse essere messa «nero su bianco»
porterebbe all'accantonamento del Rosatellum e darebbe, allo stesso
tempo, una scossa imprevedibile alla tenuta del governo. «Io spero e
credo che si potrà tornare a ragionare in modo costruttivo col Pd »,
spiega in un'intervista al «Il Messaggero» Berlusconi, ben consapevole
delle difficoltà che il Rosatellum - che torna a bocciare in maniera
netta - potrebbe incontrare al Senato. Rosatellum dal quale il Pd al
momento non si discosta.

Ma ai Dem non sfugge un dato: l'apertura al
sistema tedesco che arriva sia da Mdp che da Sinistra Italiana.
Un'apertura che renderebbe l'iter della legge ben più semplice e
rapido di quello che si preannuncia con il Rosatellum. E Renzi,
infatti, sembra intenzionato a «contare» quanti siano i gruppi che
chiedono il sistema tedesco prima di abbandonare la proposta
maggioritaria. Nei prossimi giorni, i contatti con Fi potrebbero
quindi infittirsi. E in queste ore, torna in auge l'ipotesi di andare
alle urne il 24 settembre, in contemporanea proprio con la Germania. I
renziani, a tal proposito, si dicono convinti che a Berlusconi andare
alle urne ad ottobre converrebbe in quanto accadrebbe prima di una
sentenza di Strasburgo che Berlusconi - è la loro tesi - sa di poter
perdere. Per questo, si ragiona tra i Dem, il voto in autunno
consentirebbe all'ex Cavaliere di essere non solo leader di Fi, ma
anche a capo del centrodestra. Le parole di Berlusconi sono seguite
dal silenzio dei «big» azzurri, mentre l'offerta del Cav accende
ulteriormente il dibattito.

E il sistema tedesco (non corretto e
quindi di impianto proporzionale) trova un consistente parterre di
estimatori. «Siamo disponibili e favorevoli ad un'intesa», spiega
Alfredo D'Attorre di Mdp. E un'apertura al dialogo arriva anche da
Sinistra Italiana. Diversi i toni che giungono dal mondo del
centrodestra. Matteo Salvini, «alleato» di Renzi sul Rosatellum e
favorevole al voto anticipato coglie l'occasione per una nuova
stoccata a Berlusconi: «Se qualcuno vuole fare una coalizione e vuole
veramente vincere ci vuole un sistema elettorale maggioritario». Da Ap
arriva una reazione che rasenta il «gelo» sia per le modalità, che non
vedrebbero l'alleato di governo come primo interlocutore della
costruzione del «patto» Pd-FI, sia per la soglia del 5%, considerata
troppo alta. E il M5s? Pur non essendo allergico all'impianto
proporzionale boccia l'ipotesi di un nuovo Nazareno tra Renzi e
Berlusconi e Grillo ci ride sopra.

Unione Sarda

Pd, la rosa (di nomi) e le spine Oggi la prima assemblea dopo l'elezione di Cucca: subito tensioni nella maggioranza interna
Lite sulle scelte per Autorità portuale e assessorato ai Trasporti

Comincia con alcune grane da risolvere l'era della segreteria Pd
targata Giuseppe Luigi Cucca. Un clima da guerra fredda precede la
prima assemblea, questo pomeriggio ad Arborea, dopo il congresso.
Servirà tutta la diplomazia del neo segretario per evitare di iniziare
l'avventura all'insegna della rottura interna. A poche ore
dall'esordio Cucca ha cercato di limare tutti gli spigoli residui,
aspettandosi per oggi «molta buona volontà da parte di tutti».
LA MICCIA L'annuncio del ministro Delrio sull'imminente nomina del
presidente dell'Autorità portuale sarda è stato l'innesco per
riaccendere le tensioni. Infatti su Massimo Deiana, attualmente
titolare dei Trasporti, a denti stretti si mormora che la nomina non
sia «così scontata». Difficilmente se ne parlerà durante l'assemblea
di stasera, ma il clima teso, innescato dall'affare dell'Autorità
portuale, non aiuterà a risolvere altri nodi più strettamente legati
ai ruoli all'interno del Pd.

GLI OSTACOLI Con molti veti tra i dem sulla corsa dell'assessore ai
Trasporti, si riapre uno degli argomenti più delicati in casa Pd,
ossia l'equilibrio di forze interne. Malessere che cresce quando si
percepisce che, per la sua sostituzione in Giunta, il percorso risulta
tutto interno all'area popolare-riformista. Per questo motivo tra gli
esponenti democratici pronti a resistere si parla di «ipotesi
irrealizzabile».

La tesi dell'area renziana, sostenuta anche dai soriani, è che ci
sarebbe un'eccessiva concentrazione di potere in una sola corrente,
soprattutto per la parte più vicina a Cabras. Che a questo punto si
ritroverebbe ad avere la Fondazione Sardegna, la presidenza del Cda
del Cacip, l'amministratore unico di Tecnocasic e anche l'Autorità
portuale unica della Sardegna.

IL TICKET Via Deiana, dentro uno tra Antonio Solinas, Pietro Morittu o
Carlo Careddu con quest'ultimo favorito. Questo sarebbe la soluzione
ipotizzata in casa dei popolari-riformisti per l'assessorato ai
Trasporti. Per chiudere il cerchio, però, servirà superare le
resistenze degli alleati al congresso, che non vogliono rinunciare a
tutte e due le nomine (Authority e assessorato).
I renziani di Cagliari avrebbero già pronti anche i propri candidati
per governare i trasporti sardi. Per il primo incarico ci sarebbe il
docente universitario Italo Meloni, oltre al più volte citato Chicco
Porcu. Per la Giunta un nome valido può essere l'ex assessore del
Comune di Cagliari, Mauro Coni, gradito anche ai soriani. C'è poi da
vedere come gestirà la faccenda il presidente Pigliaru. Nel rimpasto
di febbraio discusse l'ingresso di Pier Luigi Caria e Barbara Argiolas
con le rispettive correnti, con la supervisione dell'allora garante,
Gianni Dal Moro. Questo perché il Pd non poteva contare su un
segretario in carica. Dall'area popolare-riformista, però, si
aspettano che ora il modus operandi sia lo stesso: magari con la
sintesi in capo a Cucca, ma comunque la pratica riguarda una parte del
Pd. Potrebbe rientrare in ballo anche il ruolo di amministratore unico
dell'Arst, ora occupato da Franco Marras, ex capo di gabinetto di
Deiana.

L'ASSEMBLEA Prima, però, c'è da superare senza traumi l'assemblea che
questo pomeriggio sarà chiamata a prendere le prime decisioni
importanti per la vita politica dei dem.
Il primo passo da fare è quello sulla nomina della presidenza e delle
componenti degli organi interni, nell'ottica di «arrivare a una
definizione unitaria che consenta alla nuova gestione del partito di
partire con il piede giusto», come ricorda Cucca. Non è un mistero che
la minoranza soriana si aspetti un gesto di apertura, con la
presidenza dell'assemblea a uno tra i sostenitori di Francesco Sanna
al congresso. Difficilmente il neo segretario cederà a questa
richiesta: anche se ottenesse il lasciapassare dalla sua area, sarebbe
scontro aperto con i popolari-riformisti, che puntano a quel ruolo
sulla base dell'alleanza congressuale.
Matteo Sau

Ipotesi di voto in autunno
Legge elettorale, asse Berlusconi-Pd sul sistema tedesco

ROMA Una legge elettorale ispirata al modello tedesco: «Con un patto
su questo sistema si può votare in autunno», propone Silvio
Berlusconi, che - in un'intervista al Messaggero - aggiunge: «Io spero
e credo che si potrà tornare a ragionare in modo costruttivo col Pd».
Il sistema attuale è «confuso e pericoloso», perché potrebbe non
portare a una maggioranza chiara. Questione di strategie: Berlusconi è
convinto che la proposta Pd, metà maggioritaria e metà proporzionale,
sarebbe letale per Forza Italia. Ecco il perché della mano tesa a
Renzi sull'anticipazione del voto: in cambio, però, dovrebbe arrivare
una modifica dell'assetto della legge.

«Se è un'apertura vera il Partito democratico è pronto a un confronto
serio con tutti per dare agli italiani una legge di stampo europeo»,
ha replicato ieri il vicesegretario del Pd Maurizio Martina. «Spiace
dirlo ma perfino Berlusconi dimostra maggior buon senso rispetto a
Renzi sulla legge elettorale», ha detto Nicola Fratoianni, segretario
nazionale di Sinistra Italiana.

La Nuova Sardegna

Pd, oggi l’assemblea per scegliere il nuovo presidente
Esordio per il nuovo segretario Giuseppe Luigi Cucca
Vertice pre incontro per trovare un’intesa sulle nomine
SASSARI Riduttivo pensare che oggi ci sarà la prima assemblea del Pd
dopo la vittoria di Giuseppe Cucca alle primarie. Troppo facile. Il
partito democratico è un delicato equilibrio di pesi e correnti. Ad
Arborea, nella sala congressi dell'Horse Country, il faccia a faccia
servirà per mettere a punto strategie e teorie. Per pesare correnti e
capire come sarà il partito dopo il voto che ha incoronato come
segretario regionale Cucca. Ma ha anche per trovare un’intesa su chi
sarà il presidente del Pd. Escluso che la poltrona spetti a Francesco
Sanna, lo sfidante di Cucca. Come vuole la tradizione democratica il
nome uscirà solo all’ultimo, nella riunione ristretta prevista per il
primo pomeriggio. Qualche ora prima dell’inizio ufficiale
dell’incontro. Il dibattito è ancora aperto, ma potrebbe a sorpresa, e
per questioni di equilibrio tra le correnti, essere indicato un membro
della minoranza.

Forse una donna. Ma chi pensa che il voto per la
segreteria abbia stravolto il peso delle correnti è destinato a
ricredersi. Da una parte l’area Fadda-Cabras, poi i soriani, i
renziani, e l’area ex Ds. Un quadro che si dovrà definire anche a
livello di alleanze. Il rito prevede la ratifica dell’elezione di
Cucca a segretario. La scelta del presidente e del direttivo. Di cui
dovrebbe fare parte, e questa è una novità assoluta per il Pd sardo,
un coordinatore, una sorta di vice segretario. Il voto per l’elezione
del segretario in molti casi ha visto liste trasversali, con candidati
di diverse correnti in un’unica lista. Difficile leggere il voto,
anche se la crescita dei renziani è netta. Difficile che domani non si
parli di un altro tema caldo sul tavolo: il dopo Deiana. L’assessore
regionale ai Trasporti sarà il prossimo presidente dell’Autorità
portuale. Al suo posto dovrebbe essere nominato un altro esponente del
Pd dell’area Fadda-Cabras. E chi siederà sulla poltrona di Deiana
dovrà si troverà anche una serie infinita di questioni spinose. Dalla
continuità territoriale alle polemiche sulla sovvenzione delle low
cost, al caro traghetti. Una poltrona forse non ambitissima, in ogni
caso con molta probabilità anche questa nomina sarà sul tavolo delle
trattative tra le correnti per mantenere gli equilibri delle correnti
all’interno del Partito democratico. Ma i Dem non hanno più tempo per
pensare alle spaccature interne.

Terzo sbarco dell’anno a Cagliari 643 profughi A bordo della nave spagnola Canarias anche un neonato e alcune donne incinte Dopo i controlli sanitari sono stati trasferiti nei centri di accoglienza dell’isola
di Stefano Ambu

CAGLIARI Un neonato e un pancione che protegge un altro bambino che
nascerà in Sardegna nei prossimi giorni. Due storie di speranza per un
presente e un futuro che – dopo l’arrivo nell’isola – saranno lontani
da guerre e fame. La fiducia in un domani migliore è più o meno negli
occhi di tutti i 643 migranti sbarcati dalla nave spagnola Canarias
sul molo del Porto Canale. Fuga dal passato. Il peggio è alle spalle
ma sarà difficile da dimenticare perché nei giorni scorsi se la sono
vista brutta. Erano a bordo di diciassette piccole imbarcazioni che
tentavano di attraversare il Mediterraneo, dopo essere partiti dalla
Libia. Sono stati recuperati e salvati in tre distinte operazioni.
Ieri, poi, la prima giornata della nuova vita per 579 uomini e 64
donne. Provengono da Bangladesh, Marocco, Nigeria, Egitto, Senegal,
Gambia, Sudan e Costa D’Avorio. Il più piccolo è un bambino appena
nato. Ma ci sono anche altri minori. Una ragazza è incinta al nono
mese: partorirá prestissimo. Non è l’unica, altre migranti sono in
stato interessante. Le prime ad abbandonare il porto sono state
proprio le donne e i bambini.

Dentro i pullman che facevano la spola
con la Fiera c’erano anche gli uomini più provati dalla traversata.
Clima sereno. Qualcuno dal finestrino sorrideva e salutava. Le
condizioni fisiche generali sono discrete: «Non c’è stato segnalato –
ha assicurato la dottoressa Silvana Tilocca della Asl di Cagliari –
alcun caso di Tbc». La novità di ieri è stata proprio la prima
accoglienza allestita lontano dal porto, al padiglione “E” della
Fiera. In banchina soltanto alcune tende per il soccorso, in caso di
situazioni critiche. Ma tutto è filato liscio. Il resto era in viale
Diaz con otto ambulatori e punti ristoro al coperto, al riparo da
vento e caldo. Per i trasferimenti dal porto industriale alla città è
stato necessario ricorrere alle navette: cinquanta sul primo pullman,
altri cinquanta sul secondo.

E poi via verso Cagliari. Il trasporto. I
mezzi erano sempre pronti a raccogliere i nuovi arrivati una volta
scesi dalla nave. Il cambio di strategia, insomma, non ha creato
problemi o ritardi nella macchina organizzativa. «Le operazioni – ha
spiegato la neo prefetta di Cagliari, Tiziana Costantino – si sono
svolte con la solita efficienza». Durante lo sbarco due persone sono
state identificate dagli uomini della Guardia di Finanza. Come capita
in questi casi, si cerca di individuare chi ha condotto le barche
prima del salvataggio. Dopo il completamento dello screening sanitario
i migranti si sono rimessi in viaggio per raggiungere le strutture di
accoglienza sparse in tutta l'isola: la distribuzione, anche in questo
caso, è stata “pesata” provincia per provincia tenendo conto di
territorio e popolazione residente.

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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca


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